Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Call it Maglc    23/06/2016    2 recensioni
Elsa non avrebbe mai dovuto fare la conoscenza del traditore nelle prigioni. Hans non avrebbe mai dovuto rivelare i segreti più oscuri della sua famiglia alla regina che aveva cercato di uccidere. Ma le aspettative esistono per essere infrante.
{ Hans/Elsa | Long fic | 101648 parole | Fire!Hans | Traduzione di Hiraeth | In revisione }
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ventotto

«Bhumi, mi faresti il favore di cominciare?» chiese la regina e la principessa annuì, allontanandosi da Elsa per spostarsi nell’area della caverna dove stavano i Westergard. Davanti a Elsa si trovavano una regina data per dispersa e dotata di poteri magici, una principessa più sanguinaria di quanto Hans aveva sostenuto che fosse e due principi agghiacciati, chi più inorridito dell’altro.
 «Incontrai vostro fratello Charles ad Aruna» iniziò a raccontare Bhumi. «Cercava di aprirsi una breccia per ottenere il trono. Ma io lo smascherai e lo torturai fino a quando non mi rivelò il vostro grande progetto. Quindi presi le redini della situazione per rimediare agli errori di questa famiglia. Avrei salvato tutti i paesi che stavano per cadere nelle mani dei Westergard».
 «Bhumi catturò me e il re» proseguì la regina Carol. «Annunciò che stava per giungere la fine del nostro regno del terrore e che avrebbe assassinato tutti i nostri figli». Rise come se quello fosse stato un equivoco da niente e non un eccidio. «E io le dissi: “Ti prego, non averla a male con loro. Puoi avere Charles e il re, ma risparmia gli altri”».
 «E allora li uccisi» terminò Bhumi, un sorriso graffiante sulle labbra. «La regina Carol mi portò in un luogo remoto dove deporli: alla Calanca di Cruorenero».
 Hans si riscosse dal suo stato di apatia. Non c’era un angolo del suo viso che non fosse terso dalle lacrime. «Li avete uccisi in questa caverna?»
 «Vostro padre esalò il suo ultimo respiro proprio qui».
 Hans emise un suono strozzato e incavò talmente forte le unghie nei propri palmi da far temere a Elsa che sarebbero sanguinati.
 «Eppure non fui soddisfatta quando mi resi conto che si trattava della stessa famiglia che mi aveva ospitato nel loro castello diversi anni addietro. La stessa famiglia il cui figlio mi aveva tormentato perché possedevo dei poteri magici. Mi siete costato molto più di quanto voi non crediate. Vi voglio morto».
 «Io pensavo lo fossi già. Ero certa che fossi perito in mare» spiegò la regina. «Ma Bhumi mi convinse a dare un’occhiatina a dove ti nascondevi, giusto per esserne sicure. E ammirate, quando mi concentrai su di te e mi teletrasportai, arrivammo ad Arendelle! Scoprimmo che ti tenevano prigioniero: ero stupefatta. Così ci fu un cambio di piani».
 «Incastrarvi per gli omicidi affinché le nostre fedine risultassero completamente pulite» illustrò Bhumi, passeggiando con indifferenza mentre parlava. «Una semplice strategia: la regina mi avrebbe fatto da trasporto, trasferendomi nella dimora di ogni principe, che avrei eliminato e abbandonato ad Arendelle con allegato un biglietto con la vostra firma. La protesta generale sarebbe stata meravigliosa. Forse non vi avrei nemmeno dovuto toccare, visto il potenziale oltraggio che si sarebbe scatenato.
 «Per primo esibimmo il re. Decidemmo che disporre i corpi per ordine di nascita sarebbe stato di maggiore impatto».
 «Io non sono pazza». La regina Carol si rivolse ai suoi figli. «Mi riterrete spietata per aver permesso che i vostri fratelli soccombessero. Ma era tutto parte di un disegno. Ho concluso che, se avessi lavorato abbastanza, lei avrebbe stipulato un patto con me. E l’ha fatto. Ha promesso che, dopo Charles, avrebbe accantonato i tuoi fratelli minori e che avrebbe risparmiato te, Jørgen caro. Escludendo lui, ha accettato di fermarsi». Annuì brevemente in direzione di Hans.
 Elsa era esterrefatta dall’insensibilità della donna. Hans l’aveva descritta come una pessima madre e come una crudele manipolatrice. Ma Elsa non avrebbe mai immaginato che potesse spingersi a tanto.
 «E ho persino convinto quest’angelo di principessa a ridestare il resto dei tuoi fratelli. E una volta finita qui, andremo ad Arendelle e ci riprenderemo tutti, tranne Charles, purtroppo. Lui non era negoziabile».
 «L’hai… l’hai aiutata ad ammazzare i tuoi stessi figli?» sussurrò Jørgen.
 «Era solo una situazione temporanea, caro».
 «Li hai guardati morire?» ringhiò Hans. «Ci hai goduto
 «Sta’ zitto» scattò la regina. «Non sei nella posizione per ribattere. Saluta tuo padre da parte mia».
 «Sei malvagia» mormorò Jørgen, scuotendo il capo e incespicando all’indietro, rischiando di inciampare nella sedia.
 «Jørgen… tesoro, non contrariarti: mi sono assicurata che non ti facesse del male! Non avrei mai consentito che il mio figlio preferito restasse ferito. Ora, perché non ci ricongiungiamo con i tuoi fratelli là fuori? La principessa Bhumi si occuperà di Hans e poi partiremo e recupereremo i tuoi fratelli».
 Bhumi s’irrigidì di colpo. A Elsa l’idea della regina Carol parve assurda. Credeva che i suoi figli fossero..?
 «Là fuori non ci sono i nostri fratelli» replicò Jørgen, timoroso di sua madre. «Siamo gli unici rimasti».
 La regina Carol era spiazzata. «Cosa?»
 Bhumi fece del suo meglio per rimanere impassibile. Quella scena la deliziava.
 La regina non aveva un’aria molto felice sapendo di essere stata ingannata. Si girò con una faccia velocemente avvampata dalla collera. «Bhumi. Avevamo un patto: ti saresti fermata al settimo!»
 «E l’ho fatto» rispose la principessa. «Ho risparmiato il tuo settimo fortunato».
 «Non è così che ci siamo messe d’accordo!» sputacchiò la regina. «Riportami i miei figli adesso!»
 Bhumi incrociò le braccia e scosse la testa. «No. Accontentati di quello». Il suo sguardo divenne gelido come la pietra. «Riflettici due volte prima di provare a conquistare i regni altrui».
 «Oh, squallida—» iniziò a insultare la regina, ma Bhumi la interruppe con una mano distesa, il dito puntato in avanti.
 «Carol, non ti dispiacerebbe se toccassi te o tuo figlio, vero?» La regina non ribatté, ma le lanciò occhiatacce. «Ti consiglio di levarti dai piedi. Considerati fortunata se ti lascio scappare. I rapporti di diplomazia tra Aruna e le Isole del Sud cessano per sempre».
 La regina era rossa dalla furia. Elsa capì da chi l’aveva ereditato Hans. «Bene» latrò. «Ma non finisce qui. Mai tradire Carol Westergard. Nelle prigioni di Corona mi avanzano due figli: due malviventi che ti rovineranno la vita. Puoi tenerti gli altri! Me ne bastano tre per impadronirmi del mondo
 Carol afferrò Jørgen per il polso e lui urlò. Si voltò verso Elsa, la paura che gli stravolgeva il viso, prima di scomparire insieme alla madre, come se non ci fossero mai stati.
 Sulla caverna calò il silenzio. Elsa era in grado di sentire solo il battito del suo cuore e quello che supponeva si trattasse del respiro di Hans, che ansimava pesantemente. Guardò Bhumi con gli occhi sgranati, all’oscuro di che aspettarsi. La principessa di Aruna aveva le braccia conserte e non un capello ribelle sfuggiva dal suo manto. Aveva un’espressione troppo compiaciuta per essere appena stata minacciata dalla regina Carol.
 La principessa improvvisamente scrutò Elsa, come se fosse consapevole di essere osservata dall’ex regina. Se fosse stata un’altra occasione, Elsa avrebbe distolto lo sguardo, leggermente in imbarazzo per essere stata colta in fallo. Invece continuò a studiarla, sforzandosi di capire a cosa mirasse Bhumi. Che avesse mentito anche sull’uccidere Hans? Era un sogno inverosimile, ma forse…
 «E voi cosa c’entrate?» domandò Bhumi, analizzando Elsa. «Perché la regina che ha incarcerato Hans è venuta a supportarlo? Vi ha corrotto? Ricattato? Siete libera di andarvene, i vostri debiti sono pagati».
 Avendo difficoltà a elaborare quelle parole, Elsa si concesse un momento per riflettere, per poi scuotere il capo. «No» fu tutto ciò che disse.
 La principessa alzò le sopracciglia. «Non vi difendete, regina delle nevi?»
 «Lasciatela in pace» l’avvertì Hans, crollato sulle proprie ginocchia. Elsa mosse lo sguardo da Bhumi all’uomo, che pareva aver affrontato guerre intere sebbene ciò che avesse affrontato negli ultimi minuti erano delle confessioni. «Lei non ha niente a che fare con gli affari della mia famiglia».
 Era una menzogna palese e Bhumi la fiutò. «Dunque la regina di Arendelle non è immischiata con il ritrovamento dei cadaveri comparsi nel suo regno?»
 Con una certa fatica, Hans si levò dal pavimento di roccia. «Non avete nulla contro di lei, non coinvolgetela».
 Bhumi inclinò il capo. «Ooh, comincio a credere diversamente. Lei è speciale, principe Hans? Il prigioniero rinnegato si è preso una cotta per la regina? Oh, ma che cosa interessante, non è vero? La famiglia Westergard è piena di ipocriti. Voi e vostra madre siete così avversi alla magia da condannare coloro che la possiedono, eppure vi siete innamorato di lei?»
 Si voltò in direzione di Elsa con un sorriso cospiratorio, come se solo loro due fossero in grado di percepire l’ironia. Elsa non ricambiò. «E voi che ne pensate? Vi rendete conto che questo miserabile, orribile—»
 «Sì» replicò Elsa, troncando la donna. «Sono al corrente dei suoi sentimenti. E ne sono onorata». Hans adesso era in piedi ed Elsa cercò con tutte le sue forze di restare tranquilla, mentre si dirigeva con calma verso il principe.
 Gli occhi di Bhumi si affilarono dalla confusione. «Temo… temo di non comprendere. Carol mi ha detto che Hans ha provato a conquistare Arendelle e che, dopo aver tentato di assassinare vostra sorella, aveva una spada volta al vostro collo. È corretto?»
 Elsa si morse il labbro. «Sì… ma è cambiato molto da allora». Si avvicinò a Hans e gli allungò una mano perché lui gliela afferrasse. Lui gliela prese con riconoscenza, stringendogliela come se ne dipendesse la sua vita. E dopotutto, forse era vero. Se Elsa riusciva a far parlare Bhumi, Hans avrebbe potuto coglierla di sorpresa, lanciarle contro del fuoco e insieme sarebbero scappati via.
 «Non vi capisco» obiettò Bhumi, guardando le mani congiunte con disgusto. «Tuttavia non torcerò un capello a voi. Pertanto fatevi da parte. Se mi ostacolate, vi ucciderò».
 Elsa si spostò davanti a Hans. Tese le braccia in fronte a lui in maniera protettiva, formando una barriera umana. «No. Non lo toccherete».
 «Elsa» sussurrò Hans. «Spero che tu abbia—»
 «Morirà in ogni caso» lo interruppe Bhumi. «Toglietevi di mezzo».
 «Un piano?» bisbigliò Elsa, ignorando Bhumi. «Più o meno. Quasi». Contava sulla propria velocità per costruire un muro di ghiaccio e distanziare se stessa e Hans da Bhumi in caso venissero attaccati. Magari rinchiudendola dentro la caverna l’avrebbero bloccata alla Calanca di Cruorenero, sfuggendo alla sua furia. Più Elsa ci ragionava sopra, più ne era certa. Il suo cuore spiccò il volo: finalmente sarebbero stati fuori pericolo.
 «Ne sei sicura?» domandò Hans.
 Elsa si girò per lanciargli un’occhiata e garantirglielo con un sorriso. Ma nell’istante in cui si voltò, il viso di Hans si contorse dall’orrore. Elsa non ebbe il tempo per volgersi, ma si rese subito conto del proprio raccapricciante errore. Non ebbe il tempo per costruire un muro di ghiaccio. Non ebbe il tempo per agire.
 L’unica cosa che Elsa avvertì fu un freddo dito contro il collo, poi il nulla.

Aveva l’impressione che qualcuno le avesse riempito i polmoni con il piombo. Elsa annaspò come se in vita sua non avesse mai respirato. Stava fissando la soffitta della caverna – quando era caduta a terra? Una voce echeggiò nelle sue orecchie: una risata? Elsa emise un suono strozzato e continuò ad affannarsi, provando a rammentare quello che era avvenuto.
 Lei era in una grotta, era alla Calanca di Cruorenero con Hans e Jørgen— no, solo Hans. Jørgen era stato portato via dalla madre, che possedeva dei poteri magici. Elsa ricordò di essere… deceduta. La principessa Bhumi l’aveva toccata: lei era deceduta. Elsa era deceduta.
 Strizzò gli occhi, la luce delle torce che divampò maggiormente. La luce delle torce… ma come faceva a vederla?
 Le risate si protrassero ed Elsa riconobbe Bhumi. L’ex regina osò sedersi, nonostante le vorticasse la testa e si sentisse dolorante.
 Hans, che solo alcuni attimi prima era dietro di lei, aveva la schiena contro il muro. Indietreggiando, era finito per cadere a terra e in faccia gli si era congelata un’espressione inorridita. Pareva un uomo che avesse perso ogni cosa. La luce delle torce divampava perché Hans aveva perso il controllo delle sue emozioni.
 Le risa cessarono. «Sapete, sono capace di rendere tutto questo molto più divertente. I morti non restano morti per sempre».
 Elsa guardò Bhumi, che le era vicino, il profilo che si stagliava sull’ex regina.
 «Per cui noi due non abbiamo fretta, Hans» sibilò Bhumi. «Sono in grado di prendere le cose con quanta più calma e sofferenza voi riusciate a concepire».
 Hans tentò di parlare, ma si limitava ad aprire e chiudere la bocca, che copriva con la mano per lo shock. Se Elsa non fosse già consapevole della sua devozione, glielo avrebbe rivelato lo sguardo che aveva negli occhi in quell’istante.
 «Lei è importantissima, giusto?» chiese Bhumi, le dita che si libravano sopra la testa di Elsa, sfidando Hans a controbattere.
 «Vi prego, non fatele ancora del male» la implorò, cercando di alzarsi in piedi. «Sono cambiato. Non sono più quel ragazzino che vi ha preso in giro alle Isole del Sud. Mi dispiace. Se voi—».
 «Non m’importa se siete cambiato, quello che è successo è successo!» lo contestò, il tono più aspro rispetto a prima.
 «Non posso rimediare in qualche—»
 «Non potete rimediare!» urlò Bhumi. «Non potete rimediare a ciò che è accaduto!»
 Si trattava di qualcosa di più terribile delle prese in giro. Le dita sopra Elsa si chiusero in un pugno e poi si distesero. Il rancore di Bhumi era motivato da cause ben più profonde di quanto avessero anticipato.
 «Avete… avete detto che abbiamo tutto il tempo che volete» rimarcò Hans con cura. «Vi prego. Prima di uccidermi, spiegatemene il perché».
 Bhumi si sforzò a rifiutare la proposta. Finalmente, dopo aver atteso a lungo, il momento che tanto bramava era giunto. Ma la prospettiva di spiattellare la verità era troppo irresistibile.
 La principessa cedette, ma senza abbassare la guardia. «Quando la mia famiglia lasciò le Isole del Sud, mio padre, il sultano di Aruna, era talmente furibondo che tagliò i ponti con il mondo esterno. Ma non si adirò solamente con la vostra famiglia, ma con me. Credeva che io avessi esagerato e che avessi rovinato i nostri rapporti internazionali! Era colpa mia se l’accordo era andato a rotoli. Avevo dieci anni, che crimine avevo commesso?»
 Gli occhi di Bhumi bruciavano dalla rabbia che non era diretta unicamente a Hans. La luce delle torce incorniciò le ombre del suo viso.
 «Fui punita diventando il boia di Aruna. Mio padre voleva insegnarmi la crudeltà della gente. Ladri, adulteri, assassini: tutti condannati al mio tocco. Sosteneva di avere buone intenzioni, ma avevo dieci anni! Ed ero costretta ad ammazzare ogni criminale di Aruna. Mio padre era dell’opinione che si trattasse del metodo più efficiente, niente sangue versato! Era così semplice!» Bhumi iniziò a ridere senza divertimento, una risata che reggeva il fardello degli anni.
 «Fui il boia di Aruna per nove anni e mio padre aveva ragione: imparai la crudeltà della gente. E imparai io stessa a esserlo. Perché dopo due anni mi feci apatica. Mi disinteressavo degli occhi supplichevoli o delle preghiere o delle giustificazioni. Non m’importava di nessuno. Tuttavia pensavo sempre a quel ragazzino che mi aveva forzato in quella posizione, il principe Hans delle Isole del Sud. Avete distrutto la mia vita. Hanno tutti paura di me, persino mia madre. Sono tutti convinti che io sia senza cuore. E forse non ce l’ho più. Me lo avete reciso dal petto, Hans Westergard».
 Bhumi si bloccò, trattenuta da un’idea improvvisa. Le sue labbra s’incurvarono ed Elsa era certa che non consistesse in nulla di buono.
 «Oh…» sospirò, il tono di voce frivolo. «Mah, temo proprio che non vi ucciderò, Hans. La giustizia poetica è una vendetta più dolce».
 «Bhumi» l’ammonì lui.
 «Mi avete reciso il cuore dal petto, Hans Westergard» ripeté lei. «E se vi ricambiassi il favore?»
 Elsa percepì la presenza della mano di Bhumi sopra la propria testa. L’ex regina, terrorizzata, chiuse le palpebre per rimanere in controllo delle proprie emozioni. Le lezioni con Hans l’avevano aiutata, ma non era nemmeno lontanamente pronta all’eventualità della morte.
 «Bhumi, vi prego, non fatelo» la scongiurò Elsa senza respiro. «Ricordatevi della tristezza, della paura che voi—»
 «Non mi avete ascoltato quando ho detto che non m’importa più? Per me uccidere è come bere un bicchiere d’acqua! E oh, quest’omicidio mi ricompenserà per gli anni trascorsi».
 «Bhumi, non fatelo» ringhiò Hans.
 Elsa avvertì le dita di Bhumi che erano sul punto di sfiorarle i capelli, quando una repentina onda di calore la fece sussultare e spalancare gli occhi. Bhumi si era lanciata all’indietro, lontana da Elsa di almeno un metro e mezzo.
 Hans si avvicinò a Elsa, la faccia precedentemente spaventata e agghiacciata che ora esibiva pura collera. Le sue sopracciglia erano aggrottate, i suoi denti in bella mostra e inspirava, come se anche lui come Elsa fosse appena tornato dall’aldilà. Aveva gettato al vento la cautela ed era determinato ad arrostire la mano di Bhumi prima che lei toccasse Elsa ancora una volta.
 Elsa annaspò e saltò in piedi. Si avvinghiò a Hans, adesso capendo perché prima lui si fosse stretto a lei come ancora di salvezza.
 Lo sguardo di Bhumi si affilò. «Va bene, Westergard. Colui che odiava la magia e che mi ha rovinato la vita. Voi contro di me».
 Hans abbracciò forte Elsa, poi balzò all’azione, scagliando sfere di fuoco contro Bhumi, che le schivò tutte, evitandole proprio come aveva evitato gli attacchi di Elsa quando si erano scontrate al porto delle Isole del Sud. Di certo era veloce, quello non lo si poteva negare.
 Hans fendette l’aria con gesti taglienti e di colpo la luce sparì.
 «Venite a prendermi!» urlò, la voce che rimbombò contro le rocce della caverna.
 Ma non ci fu alcuna risposta. Non un suono che provenisse da Bhumi, neanche un sussurro. Elsa cominciò ad agitarsi.
 «Hans» lo chiamò, con l’intenzione di chiedergli di riaccendere le luci.
 Le fiamme delle torce tornarono a danzare, ma Elsa gridò quando vide che nel buio Bhumi era sgattaiolata alle spalle di Hans, conoscendo perfettamente la sua posizione. E con un semplice tocco, prosciugò la vita dal volto di Hans e il corpo del principe cadde a terra con un tonfo angosciante.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Call it Maglc