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Autore: Light Lynx    24/06/2016    3 recensioni
Una giovane coppia troppo impegnata a salvare Parigi per nascere. Sempre contrastata nel scoprire chi si cela sotto la maschera, chi è il reale oggetto del proprio amore.
Quella che andrò a narrare sarà la storia di questi due eroi, e della loro storia, delle loro peripezie e delle loro avventure nel sconfiggere un nemico che mai avrebbero creduto potesse esistere. Una minaccia ben maggiore di Paplion, e molto peggiore del non poter stare assieme per sempre.
enjoy
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il “toc toc” sulla botola si propagò nel silenzio e nell'oscurità della sua stanza. Alle orecchie di Marinette non era ne più ne meno del rumore intenso e doloroso del suo battito cardiaco. Tikki la guardò nel buio prima di dileguarsi per lasciarli soli. -Vieni micio.- annunciò la ragazza con voce flebile, coscia che i sensi felini di lui gli avrebbero permesso di sentirlo.
La botola si aprì con un leggero cigolio lasciando che la luce smorta del tardo pomeriggio invernale illuminasse la stanza. Chat Noir balzò giù, pesante e poco aggraziato accompagnato da uno spasmo di dolore.
-Ho l'akuma.- bisbigliò con tono rotto dal dolore mentre l'allarme del suo anello gli copriva il flebile suono della voce. Marinette nascosta nell'oscurità annuì lievemente in risposta: -Lo so.-
La ragazza si alzò, zoppicante, muovendo qualche timoroso passo verso l'amico. Lo yo-yo stretto tra le mani pulsava alla presenza di un akuma vicino. Chat Noir, sdraiato a terra in posizione fetale e tremante aprì le mani messe a coppa l'una sull'altra, lasciando che la farfallina nera svolazzasse per la stanza in cerca di un terreno fertile per i suoi poteri.
L'arma della Lady iniziò a roteare nelle sue mani, un fascio circolare di luce bianca illuminò la stanza. Con un colpo di frusta l'akuma venne catturato: “ciao ciao, piccola farfalla.”
Il gatto si tirò su con uno sforzo sedendosi a gambe incrociate, lo sguardo fisso sulla ragazza nascosta nel buio mentre guardava la luce timida entrante, con lo sguardo cercava ancora la farfalla bianca nel cielo grigio parigino, nessun cielo era mai stato tanto grigio nella mente del gatto. Gli occhi, ridotti a due fessure per la luce puntata su di lui, scrutavano la figura dell'eroina senza maschera: il volto ancora bagnato dalle lacrime, il battito cardiaco irregolare, la caviglia ancora ferita, l'odore di sangue presente in tutta la stanza, i grandi occhi color cielo.
Chat Noir sospirò, nella sua mente la natura di quel sospiro era sconosciuta: delusione forse, dolore, amareggiamento, sospirò e basta, senza voler mostrare particolari suoi pensieri. -Forse è meglio che io vada.- annunciò con un tono rammaricato.
Marinette si mosse di scatto verso di lui distogliendo lo sguardo al cielo: -Ancora un attimo, non ho finito.-
La mano libera dall'arma, tremante, chiusa a pugno, nascondeva a suo interno qualcosa.
-Miraculous Ladybug?- chiese ironicamente il gatto ridacchiando.
Marinette annuì, muovendo qualche passo verso di lui. -Dopo essermene andata- cominciò -ho usato il Lucky Charm, speravo mi desse qualcosa di speciale, di potente che potessi usare per tornare da te e sconfiggere insieme l'akuma.- I leggeri singhiozzi le impedivano di parlare fluentemente.
-Ma?- chiese Chat aiutandola a riordinare le idee. L'allarme dell'anello non era diventato che un sussurro nelle loro orecchie.
-Ma mi diede questo.- La ragazza aprì il pugno cadendo sulle ginocchia inondata dalla luce. Il capo chino, le mani tese verso l'amico quasi in segno di preghiera e singhiozzi furono lo spettacolo offerto al gatto. Nelle mani poco stabili lei capeggiava una garza rossa a pois neri. -Il mio potere, Ladybug, Tikki, o non so cos'altro non voleva che io combattessi al tuo fianco. Ovunque mi voltassi non c'era nulla che potesse interagire con sinergia con le bende, fino a che non ho visto te, combattere. Il tuo sangue, le tue ferite, è vedendo quelle che il mio potere ha palpitato, lì ho capito.-
Prese a singhiozzare rumorosamente, i capelli sciolti le si attaccavano al volto appiccicoso.
-Hei, Hei. Tranquilla.- provava a dirle il gatto avvicinandosi a lei. La mano di lui provò a cercare un contatto con lei, le ferite ai polsi gli avevano ricoperto il guanto di sangue. -Mari…- sussurrò sfiorandola sotto all'occhio per prenderle una lacrima. Un segno rosso marchiò il volto di lei.
L'odore ferroso del sangue le arrivò violento addosso, alzo lo sguardo verso di lui, spaventato e rattristato per l'aver imbrattato il volto dell'amata. La ragazza passò con una mano sulla macchietta di sangue pulendosi. -Fammi vedere le ferite.- il tono era duro.
Chat Noir mosse la testa in segno di dissenso.
-Chat!- urlò lei irritata -Fammi vedere quelle ferite! Sono qui per questo!- concluse alludendo alla garza.
Il gatto sospirò: -La schiena, i polpacci, le caviglie e i polsi sono i più feriti, ma credo di avere spine ovunque.- disse infine con voce bassa e tono arreso.
Marinette si avvicinò a lui, ancora seduto in ginocchio: -Cominciamo dalla schiena…-
-Mari…- La ragazza si voltò verso il gatto chiedendogli con lo sguardo cosa volesse. -Puoi chiudere la botola e accendere la luce?- Lei annuì alzandosi.
La luce gialla della lampada irradiò la stanza rendendola quasi più accogliente e calda. Le pupille del gatto divennero una fessura per un attimo, tornando poi dei tondini. Marinette osservò le ferite che la luce le permise di vedere meglio, altre lacrime bagnarono il suo volto: -Fossi rimasta con te non saresti in questo stato…-
Il gatto la fissò: -No, peggio, saremmo entrambi così, e saremmo stati sconfitti.-
Merinette mosse qualche incerto passo zoppicante verso il ragazzo, ponendosi alle sue spalle. L'allarme dell'anello cessò avvolgendo il ragazzo tra fulmini verdastri togliendogli la tuta e la maschera. Plagg si dileguò all'istante, lasciandoli soli.
La camicia era squarciata sulla schiena, la maglietta era in brandelli e i pantaloni erano stati tagliati ad altezza ginocchio. Marinette continuava a deglutire per strozzare i singhiozzi: -Mi dispiace.- continuava a ripetere. -Non è colpa tua.- le veniva risposto ogni volta. Non poteva ancora guardarlo in faccia ma sapeva che anch'egli stava piangendo silenziosamente.
-La spalla fa male?- chiese con un sussurro.
-Un po'.-
-Posso spostare un pochino la camicia? Devo vedere cosa hai…- Rossore le comparve sul volto immaginando la scena di lui spogliato lentamente.
Adrien sorrise, invisibile a lei: -Aspetta.- annunciò.
Dolorante e con movimenti calcolati al centimetro si tolse la camicia e strappò via gli ultimi brandelli di maglietta ancora attaccati: -Meglio?- chiese ridacchiando.
Marinette arrossì violentemente all'improvviso: -Sì.- bisbigliò provando a sfiorare la schiena nuda e perfetta del ragazzo. Un ghigno di dolore uscì dalla bocca di Adrien. -Scusa.- sussurrò un'ultima volta chinando il capo. -Non è nulla- rispose, -fa solo male.-
La ragazza prese la garza stretta tra le dita: -Comincio.- annunciò sussurrandoglielo all'orecchio.
La benda miracolosa iniziò ad avvolgere guidata dalla mano di lei la schiena e la spalla del ragazzo.
Un sussulto di godimento scappò al ragazzo. Imbarazzata chiese: -Tutto bene?-
Adrien annuì: -Sento le ferite guarire in un istante, è bellissimo.-
Un sorriso compiaciuto comparve sul volto di Marinette. Adrien tiro in dietro la testa, percorso da un nuovo vigore ed energia. La ragazza sbirciò il volto godereccio di lui: la bocca semi aperta, gli occhi chiusi, le gote arrossate.
Le ferite sulla schiena scomparvero senza lasciare traccia. La pelle di Adrien iniziò riprendere colore, abbandonando la tonalità cadaverica.
Ridacchiò. Una risata allegra, spensierata. Marinette incrociò brevemente il suo sguardo divertito, arrossendo all'istante.
-Sei fantastica, Mia Lady.-
Il rossore sulle gote di lei aumentò. Un'ondata di calore divampò su tutto il suo corpo. -Tutto a posto?- chiese lui, notando l'improvviso calore. La ragazza annuì bisbigliando un segno di assenso.
Le garze stavano compiendo il loro effetto guaritore sulla schiena e le spalle del ragazzo.
-Sicura?- la voce vibrò per l'improvviso per uno spasmo di piacere.
Marinette sorrise: -Sicura.- rispose con tono gentile.
-Sento le forze che mi tornano. Non sono neanche guarito del tutto e già mi sento rinato.-
Seduto a gambe incrociate prese a dondolare lievemente avanti e in dietro ritmicamente, un leggero sorrisino felino gli marcava le faccia. Marinette era alle sue spalle, rapita dalla visione dei capelli biondi ondeggianti o della risanata e lucida schiena. -Adrien…- sussurrò sperando quasi di non essere sentita.
-Si?- rispose lui allegro tirandosi in dietro per guardarla negli occhi.
Il cuore le batteva a mille, per la prima volta si guardavano negli occhi consci delle loro identità, dell'amore provato l'uno per l'altra. Non sapeva cosa rispondere, mille possibili parole scomposte si affollarono nella mente di lei: “Sei bello.” “Ti amo.” “Baciami.” “Abbracciami.” nessuna sovrastava nessun'altra frase lasciandola muta a inghiottire aria.
Adrien le sorrise come sempre: -Sono sempre io… Chat… Non avere timore di me.- si lasciò cadere all'indietro nel suo dondolio atterrando dolcemente sulle gambe di lei. L'odore di sangue permeava ancora la stanza e i loro vestiti a causa delle ferite ancora aperte. -Troppo impulsivo?- le chiese Adrien notando il suo sguardo stupito puntato agli occhi di lui. Il ragazzo mugolò per il dolore tirandosi su dal caldo giaciglio che erano le gambe di lei. Rapidamente, con un gesto impulsivo, gli prese le spalle, tirandolo giù nuovamente. -Lascia che ti guarisca i polsi.- Le sue piccole ani si staccarono dal corpo del ragazzo intrecciandosi ai capelli dorati di lui.
Il ragazzo le porse i polsi, una goccia di sangue gli colò sul braccio da poco sotto il dorso della mano. Ammanettandolo gli cinse entrambi i polsi con la garza miracolosa, legandolo in quella situazione quasi fatata. Il cuore di lei batteva quasi dolendole nel petto.
-Non avere paura.- le bisbigliava -Mi stai aiutando molto.-
Gli occhi di Adrien si poggiavano su di lei teneramente, come se i due avessero ancora i costumi a nasconderli, a proteggerli dalle loro paure e sentimenti.
Con un gesto deciso Marinette recise la garza che costringeva le mani di lui come manette.
Uno sguardo distrutto le sfuggi e subito venne colto dal ragazzo.
Rinvigorito dal potere miracoloso della compagna provò a muovere una mano verso di lei, il dolore era sparito. Come poche ore prima sulla panchina una ciocca le venne spostata dolcemente.
-Hey…-
Distolse rapidamente lo sguardo, non voleva che la vedesse.
-Mari…- il suo bisbiglio aveva tono caloroso, voeeva metterla a suo agio. Non ci riusciva.
-Non chiamarmi così.- rispose lei secca.
I grandi occhi verdi incrociarono quelli color cielo. -Perché non posso neanche chiamarti ora?-
La sfumatura scocciata del suo tono la rattristò ulteriormente: -Non dovresti neanche essere qui.-
Il tono tremante era in linea con i suoi lievi movimenti maldestri.
-Ancora con questa cosa? Mi stai salvando ora-
Il no secco della ragazza lo interruppe. -Tu non dovresti sapere, e io neanche.-
Adrien si lasciò cadere sulla schiena risanata, usando la mano come cuscino: -Non ti capisco.-
Le sembrava davvero di parlare con Chat Noir, stesse movenze, stessi pensieri, eppure davanti a lei c'era Adrien.
-Vuoi che ti curi anche le gambe?-
Il ragazzo sollevò una mano mostrando il pollice alzato.
I pensieri erano confusi: da che entrò nella sua vita sperò di avere tale rapporto con Adrien, ma ora che aveva scoperto di averlo lo sentiva come non giusto.
Un intenso rossore e calore le invase il volto mentre le mani si avvicinavano lentamente ai pantaloni per toglierli. Sentì lo spasmo del ragazzo non appena lo toccò alla cintola.
Con un doloroso scatto Adrien si allontanò, il rossore delle gote e il respiro affannoso erano chiari segni del suoi pensieri: -Bastava chiedere che me li togliessi.-
Marinette prese a sbattere gli occhi rapidamente sbiascicando delle scuse.
-Meglio, se vado da solo a medicarmi le gambe, che dici?- La ragazza annuì guardandolo strisciare faticosamente verso un punto appartato dell'attico.
Sì voltò lasciandogli la sua privacy. Sola con i suoi turbinosi pensieri, immagini di Chat Noir si sovrapponevano a quelle di Adiren e viceversa. “Per quanto ho amato la persona che rifiutavo? E positivo tutto questo? Andava tutto così bene prima...”
Il flusso di pensieri era così intenso da impedirle di sentire i passi felini di Adrien alle sue spalle. Le mani rinvigorite di lui si poggiarono sui suoi fianchi facendola sobbalzare.
Il dolore alla caviglia le impedì di rimanere in piedi dopo lo spavento, crollando tra le braccia pronte di lui.
-Se hai finito dammi le bende, devo concludere il mio lavoro.- disse guardandolo negli occhi mentre le parole le uscivano dalla bocca come fosse un robottino.
-No.- rispose avvicinando il volto al suo -Tocca a te.-
Con un rapido gesto Adrien poggiò la ragazza a terra sollevandole i bordi dei pantaloni insanguinati. Strappò le bende dalle sue gambe per poggiarle sulla caviglia di lei.
-Adrien…- Una strana sensazione la invase chiamandolo per nome in quella situazione -Non ce ne è bisogno.-
Il ragazzo sollevò lo sguardo puntandolo al volto di lei con un sorriso sincero; avvicinò il volto al suo accarezzandole i fianchi: -Sì invece, mia lady.- le bisbigliò concludendo il suo lavoro.
Un'ondata di adrenalina la invase facendola sentire per un istante in sintonia col mondo.
-Capisci perché ansimavo?- le chiese guardando ironicamente l'espressione godereccia e rossastra di lei.
Marinette annuì, buttando il capo all'indietro, frustando l'aria con i capelli ancora umidicci per il pianto. Il ragazzo gatto le tolse le bende, strappandole quella sensazione di benessere innato che la stava avvolgendo. Muovendo il volto a scatti cercava la
benda che era in grado di darle tanta gioia. Adrien la guardava intensamente sorridendole, gli occhi stretti e compassionevoli la mangiavano con lo sguardo. Con uno scatto in avanti il ragazzo si fiondò al collo di lei come mille altre volte aveva fatto in altre occasioni e con altri costumi. L'abbraccio la distolse dalla ricerca di quella che in qualche istante era divenuta la sua droga. Le lunghe braccia di Adrien la cingevano dai fianchi fino alle scapole impedendole ogni movimento col busto che non fosse il ricambiare la coccola. Titubante posò le mani sui fianchi ancora nudi di lui cercando di non sfiorare ferite ancora non guarite del tutto. Le mani la strinsero con più forza al petto di lui. Un lungo caldo abbraccio li intrappolò per un tempo che sembrava eterno, realizzando in un attimo tutti i loro sogni.

-Non posso credere di averti avuta così vicina per tutto questo tempo.-
Le bisbigliò con voce rotta dalla gioia. Ricambiando l'abbraccio Marinette socchiuse gli occhi umidi.
-Cosa non va mia lady?- chiese il gatto allontanandola un po' da sé per guardarle il volto nuovamente disperato.
Marinette prese un lungo respiro, non voleva essere interrotta nel suo discorso:
-Sarò rapida perché devo concludere il mio lavoro.- incominciò
-Non posso credere che sia tu. Sei così diverso dal Chat Noir che conosco, così chiuso, così inesperto. Ho condiviso tanto con Chat Noir, da quanto ormai? Un anno? Siamo cresciuti assieme come eroi, abbiamo salvato questa città nonostante la
giovane età. Ho lottato costantemente nella mia testa per reprimere i sentimenti per “te” mentre combattevo o eri minacciato, e non sempre ci sono riuscita. Chat Noir è stato la mia spalla su cui piangere quando non riuscivo neanche a parlare con “te” presente. Sai fin troppo di me, se davvero tu sei il gatto che con me ha salvato questa città allora sai troppo di me, sono troppo vulnerabile sotto i tuoi colpi o i tuoi pensieri. Conosci le mie debolezze con o senza maschera e questa mi strugge. Avrei potuto evitare tutto ciò, accettando le tue avanche e rivelandomi a te in maniera meno violenta che questa. Non so ora cosa mi abbia spinto ad accettare questa situazione e a mostrarti il mio volto scoperto però…-

Il volto di lui si allungò cercando di strapparle la fine di quella frase. -Però non mi dispiace così tanto in fondo. Il mio migliore amico è anche colui per cui ho una cotta, anche se non lo sapevo., non è così male in fondo.-
Una risatina isterica accompagnava le sue parole dette con tono delirante. -Nel senso, al momento non so neanche se sto parlando con Chat Noir o con il magnifico Adiren Agreste…
Però, però, qualcosa ha voluto che tu mi vedessi senza maschera, che tu venissi spogliato della tua indentità difronte a me. Qualcosa ha voluto che noi sapessimo di “noi”. Destino forse, o i nostri poteri direttamente. Si può davvero parlare di destino in una situazione come la nostra? Ragazzi scelti tra tanti nel mondo per indossare gioielli magici. Ragazzi! Siamo giovani… siamo giovani per sopportare tutte queste responsabilità e tutti i nostri problemi privati. Ho combattuto più volte con me stessa per ottenere il tuo amore che contro Akuma o criminali e ora sei qui affianco a me a guardarmi senza capire se sia pazza o cosa…- Marinette mosse qualche passo incerto verso di lui, appoggiò con decisione la schiena al muro lasciandosi cadere affianco al ragazzo. Strinse le ginocchia con le braccia appoggiandoci sopra il mento. Non osava né guardarlo né toccarlo, ancora mezzo nudo, con i boxer insanguinati e lievemente lacerati.
-In questo momento vorrei che Chat fosse qui a consolarmi…- rivelò con un sussurro affondando la testa tra le ginocchia sperando di poter sparire in un puff.
-Forse è meglio che questo casino venga risolto prima che il grande Chat Noir faccia la sua comparsa.- il ragazzo le porse le bende insanguinate a pois con un sorriso.
Il volto umidiccio accettò il pegno senza mostrarsi all'ospite.
-Miracolus Ladybug- bisbigliò Marinette singhiozzando.
Il potere della creazione scaturì violentemente dalle mani della ragazza espandendosi ripidamente in tutta la città: le radici tornarono alla loro forma originale, le crepe vennero riparate, i palazzi ricreati. Una leggera scossa percorse Parigi mentre tutto tornava alla normalità.
Adrien chinò il capo mentre l'energia dell'eroina lo avvolgeva donandogli nuovi abiti.
-Sei sempre incredibile, mia lady.
I due sguardi si incrociarono rapidamente, lasciando che gli occhi color giada si riflettessero ancora una volta in quelli azzurri di lei. -Avrei dovuto capirlo da quegli occhi.- si colpevolizzò Adrien alzando lo sguardo al soffitto.
-Ho sempre avuto un interesse per Ladybug, anzi… più che per lei per quello che sta dietro di lei, tu dici che è troppo, ma lo hai affrontato mille volte e col cuore in subbuglio. Sono stato salvato da te milioni di volte. Tutto grazie al tuo fare strategie, al pensare ogni evenienza, al capire sempre come usare i tuoi doni. Fin dal primo istante ho amato non tanto la tua figura di super eroina ma te. Ho amato te, come persona, per quanto non sapessi chi si nascondesse sotto la maschera, io ti amavo.-
Marinette guardava il volto del ragazzo marcato da un sorriso quasi irreale, gli occhi socchiusi rivolti al cielo rendevano la sua figura quasi angelica.
-Effettivamente, avrei dovuto capirlo subito, solo una ragazza straordinaria come te poteva essere LadyBug.-
-Non sono straordinaria.- mugolò lei.
Adrien si volse di scatto poggiandole le mani sulle spalle bloccandola al muro: -Cosa?!
Marinette devo ricordarti di quando hai confezionato in meno di 24 ore due abiti per me?-
-È facile se il tuo committente è un famoso modello parigino! Avevo già tutti i carta modelli su misura per te… ho solo dovuto cucire e tagliare.-
adrien strinse le dita sulle spalle di lei: -No! Hai ideato quei modelli, li hai pensati, mi hai chiesto le stoffe hai tagliato minuziosamente, non è normale fare una cosa del genere mia lady, non è normale.-
Marinette tremava stretta contro il muro dalla forte presa del ragazzo, gli occhi timorosi incrociarono quelli di giada di lui. Adrien mollò la presa istantaneamente: -Non volevo spaventarti.- bisbigliò ritirandosi.
Marinette scattò in avanti buttando la testa sul petto di lui, caddero insieme sulla schiena appena risanata del ragazzo. La ragazza stringeva con forza la camicia del ragazzo quasi strappandogliela: -Non lasciarmi.- bisbigliava tra le lacrime.
Il respiro di Adrien si fece irregolare mentre la ragazza si accoccolava sul suo petto usandolo come cuscino. Mosse una mano con timore verso i capelli ancora sciolti della ragazza. Il potere di poco prima non aveva cancellato anche le lacrime piante. Fece passare la mano tra i capelli corvini dai riflessi blu lasciando che i nodi si incastrassero tra le dita.
-Mai.- sussurrò.

   
 
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