Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Lory221B    26/06/2016    7 recensioni
Una nuova scena del crimine e una serie di indizi che portano ad un'ipotesi sconvolgente.
Sherlock e un avvocato d'ufficio, vecchio amico del detective, si lanciano in una lotta contro il tempo per dimostrare l'innocenza dell'unico indagato: John Watson.
(Johnlock)
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gioco di specchi


John rispose ad innumerevoli domande, firmò tutte le carte che gli erano state messe davanti e ore dopo, finalmente, poté lasciare Scotland Yard.

Victor, che era andato con lui, in qualità di avvocato, lo accompagnò fino alla porta e gli rivolse un ultimo sorriso prima di salutarlo « Prenditi cura di Sherlock, ne ha bisogno »

John sorrise a sua volta e ringraziò quell’uomo che lo aveva aiutato, e gli aveva fatto scoprire che c’era stato un tempo in cui, anche Sherlock Holmes, aveva avuto delle relazioni sociali.

Una volta in strada, cercò l’inconfondibile cappotto di Sherlock, ma non c’era da nessuna parte. Non era venuto a prenderlo. A volte gli risultava incomprensibile come ragionasse il detective.

Si avviò alla ricerca di un taxi, quando una figura in cappotto scuro lo prese per un braccio. John si girò, aspettandosi di vedere gli occhi cristallino di Sherlock, invece si trovò davanti un’altra persona e dalla delusione passò allo sconcerto.

« Mary? »

« Dovevo salutarti, prima di sparire »


***** *****

Due mesi prima

Mary aveva appena vestito la piccola, con mani tremanti. Avrebbe dovuto essere un giorno felice, di festa. Stavano per battezzare la figlia, assieme a tutti gli amici. Ma il suo passato era tornato per tormentarla, nelle vesti di Sebastian Moran.

La piccola Sophie le sorrideva dalla culla e la donna non poté non tremare. Sperava che tutto il male che aveva fatto in passato, fosse ormai alle sue spalle.

John le passò accanto, indifferente alla sua presenza.  Da tempo il marito era freddo e scostante e Mary aveva capito che ormai il loro matrimonio era naufragato. Se John aveva già avuto difficoltà a perdonarla, ancora più difficile era stato prendere atto che aveva quasi perso Sherlock, di nuovo, per colpa dei suoi segreti.

Lei  aveva capito che tra loro era finita, sulla pista dell'aeroporto che stava portando via Sherlock. Quando aveva visto lo sguardo distrutto del marito che fissava l’aereo di Sherlock che se ne andava, cambiare repentinamente all’atterraggio dello stesso aereo, aveva avuto la conferma di quello che John provava per il detective.

Era la persona più felice del mondo e la sua mano, che lei aveva stretto mentre l’aereo partiva, lui l’aveva prontamente lasciata per raggiungere l’amico. 


***** *****

Un mese prima

John entrò come una furia nella clinica e Mary capì subito che John sapeva. Aveva notato che negli ultimi giorni era stato molto più attento, forse le aveva anche controllato il cellulare.

« Perché non mi hai detto di lui, pensavi non lo scoprissi? » le urlò contro.

« John, non qui » sussurrò lei.

« Non ti permetterò di rovinarmi di nuovo la vita »

La donna fece un sorriso triste « Non è mai stata mia intenzione »

John fece uno sbuffo infastidito « Ormai credi ti perdoni qualunque cosa? »

Mary scosse la testa, lo prese per un braccio e lo trascinò in un luogo più appartato.

« John, ti fidi di me? »

« No, Mary. Mi dispiace, non più »

« Dovrai fidarti, John. Non vedo altre soluzioni. So come eliminare Moran e tutta la sua rete, ma sarà complicato. Dovremo fingere la mia morte »

« Cosa? » chiese incredulo, il dottore.


***** *****

Due giorni prima a casa Watson

Moran era appena uscito dalla casa, dopo la litigata con John e quello che doveva sembrare l’omicidio di Mary. John aveva caricato la pistola a salve e inaspettatamente, si era rivelato un attore credibile.

« Ok, adesso? » chiese John, frenetico, rivolgendosi a Mary.

« Dobbiamo muoverci, i vicini avranno sentito gli spari » rispose, rimettendosi in piedi e correndo a prendere il corpo che aveva saccheggiato da un obitorio, di un piccolo paesino fuori Londra.

« Non funzionerà » esalò John, guardando il cadavere, molto somigliante a Mary.

« Sì, invece » ribatté la moglie.

« Se Moran andasse a vedere il tuo corpo in obitorio, si accorgerebbe che c’è qualcosa che non quadra, non ti ha sparato in faccia »

« Non lo farà e poi non vedi in che condizioni è? Non capisco come a Scotland Yard non si siano accorti che ormai è un tossico senza speranza. La morte di Moriarty lo ha devastato. Scambierò il test del DNA. Nessuno potrà capire che non sono io, la faccia è deturpata ed è davvero somigliante a me. Tu basterai, come riconoscimento ufficiale »

« E Sherlock? Lui si accorgerà che non sei tu » fece John, pensando che non era stata una buona idea nascondere il piano al detective. Avrebbe voluto coinvolgerlo, ma non lo trovava giusto, non dopo che Mary gli aveva sparato e lui aveva ucciso Magnussen, solo per metterli in salvo.

« Sherlock non è così attento, quando si tratta di me. Non mi conosce così bene come crede, non mi ha mai osservata a lungo. Ha scelto di non vedere, John. E confido che anche tu, ormai, sappia il perché » fece Mary, con una leggera punta di malinconia. Aveva capito da tempo i sentimenti del detective per John; quello che non le era mai stato chiaro era se il marito lo ricambiava o meno.

 
« Siamo stati bravi a trovare un cadavere che avesse le ferite che facevano al caso nostro, è andata proprio come mi aspettavo. Se Sherlock controllasse la scena del crimine, capirebbe che tu non c'entri. Lo darà per scontato e per un po' lo terrà occupato, il tempo che io mi occupi della rete di Moran »

John sospirò, gli dispiaceva mentire a Sherlock, ma era per il suo bene. Per una volta voleva essere lui a mettersi in gioco per proteggerlo.

« Ora viene il difficile
» Continuò Mary « Dovrai recitare bene, John. Quando avrò stanato tutti gli uomini di Moran, allora ricomparirò sana e salva e tu sarai libero. Dobbiamo far credere a Moran che il suo folle piano, di far soffrire Sherlock, sia riuscito; si rilasserà ed io avrò il tempo di uccidere gli uomini che lavorano per lui, altrimenti non saremo mai al sicuro »


****** *****


Due giorni prima, nella cella di John

John si aspettava una visita da parte dell’agente Moran, era scontato che sarebbe venuto a gongolare. L'uomo arrivò con il passo trionfale di uno che aveva vinto una guerra, non una semplice battaglia « Watson, dietro le sbarre. Non potrei essere più felice »

John non disse niente, temeva che potesse farsi scoprire, che avrebbe detto la parola di troppo che avrebbe fatto saltare il piano.

Moran si aspettava quella reazione, per cui sorrise e continuò « Per la cronaca, Mary era d’accordo con me. Lo so che è viva e che ha finto la sua morte. Credi davvero che non riconoscerei degli spari a salve? » sussurrò malevolo.

Il battito di John accelerò, non poteva essere vero, non poteva essersi fatto incastrare in maniera tanto stupida. Sollevò lo sguardo verso Moran, che sorrideva spiritato.

« Presto qualcuno ti accompagnerà dal tuo amichetto, vuole parlarti ovviamente. Non una parola, Watson. Se racconti tutto, Sophie morirà, tua sorella morirà ma per primo ucciderò Sherlock. Sarà una morte lenta e dolorosa, voglio che assapori ogni secondo, pensando che sarebbe stato meglio morire gettandosi da un tetto »

Sebastian Moran lasciò la cella, ridendo, mentre John sentiva che tutto il suo mondo era crollato definitivamente e non c’era più speranza di rimetterlo insieme. A breve avrebbe dovuto vedere Sherlock e mentirgli, confonderlo, non poteva metterlo in pericolo, né lui né la figlia. Magari sarebbe riuscito a convincerlo, John sapeva che Sherlock non avrebbe creduto alla sua colpevolezza, non facilmente, ma alla fine avrebbe dovuto farsene una ragione. Era l'unico modo per tenerlo al sicuro.


***** *****

Oggi


« Mary? Come, cosa? » fece John, tremando. La moglie era davanti a lui, non era scappata all'estero, non aveva rapito la figlia. Era lì e gli sorrideva dolcemente.

« Tranquillo John, davvero hai pensato che fossi d’accordo con Sebastian? » fece lei, avvicinando una mano alla guancia del marito.

« Hai fatto il triplo gioco? In effetti, non so perché mi stupisco » rispose, scuotendo il capo.

« Scusa, John, ma tu non sei un bravo attore e Sebastian non era così facile da ingannare. Solo avendo la sua fiducia potevo arrivare ai suoi uomini. Quando l’ha capito, era troppo tardi. Mi spiace di non aver fatto in tempo a fermarlo, prima che andasse da Sherlock, ma per fortuna sei arrivato tu »

John la guardò sorpreso e si rese conto di non averla mai capita davvero, di aver sposato una perfetta sconosciuta « Stavi andando a salvarlo? »

« Quando ho capito che Moran aveva intuito il mio bluff, sapevo che sarebbe impazzito » rispose lei.

I due si fissarono, senza sapere cosa dire. A John passarono davanti agli occhi, gli ultimi due anni: i primi appuntamenti, il primo bacio, la prima volta che era rimasto a dormire da lei, la proposta di matrimonio interrotta da Sherlock, le nozze e Sophie. Sembrava un'altra vita, che stava per essere archiviata.

« E adesso? » fece lui, titubante.

« Adesso non c’è più nessuno della rete di Moriarty. Mary Morstan è morta e io devo ricominciare una nuova vita. L’MI6 mi ha offerto un lavoro interessante e l’ho accettato » rispose, cercando di mantenere una certa compostezza, nonostante le si spezzasse il cuore ad abbandonare John.

« Ma Sophie? »

« Starà meglio con te. So che volevi lasciarmi, John, ma eri dispiaciuto per nostra figlia. Non voglio che lei diventi la zavorra che ti tiene ancorato a me e ti dirò la verità, questi due giorni mi sono sentita viva come non lo ero da tempo. Mi è mancato il mio lavoro da spia »

John si guardò le scarpe, non sapeva esattamente cosa doveva dire. Da un lato, negli ultimi tempi, non aveva pensato ad altro che lasciare Mary, ma dall’altro lato, si sentiva egoista a non preoccuparsi, prima di tutto, a quale era la cosa migliore per la figlia.

« Basta sentirti in colpa, John! » fece lei, con piglio autoritario « Mi spiace solo essermi messa in mezzo tra te e Sherlock, ma ti ho amato davvero »

La donna si avvicinò e posò un casto bacio sulle labbra, per l’ultima volta « Addio John Watson, cerca di essere felice »


***** *****


Sherlock era in piedi, vicino alla finestra. Il fedele violino appoggiato sulla spalla e gli occhi chiusi. La sua Baker Street silenziosa, poco trafficata, giusto il rumore della pioggia che batteva leggermente sui vetri.

Una sensazione di calma apparente, dopo essere quasi morto, per l’ennesima volta ed essere stato salvato da John, ancora una volta.

Watson era andato in centrale con Lestrade e da allora non lo aveva più visto né sentito. Firmate tutte le carte sarebbe andato da Harriet a prendere la piccola Sophie, e poi chissà, Sherlock non osava sperare di riaverlo con lui, non voleva cullarsi in un’idea che rischiava di rimanere soltanto un’illusione.

Fletté l’archetto in aria, pronto a suonare, ma l’improvviso aprirsi della porta, seguito dall’ancor più improvviso sbattere della porta stessa, lo colse alla sprovvista. Doveva essere davvero perso nei suoi pensieri, per non accorgersi che John era arrivato In Baker Street.

« John?» fece Sherlock, dubbioso. Credeva che il dottore sarebbe andato dalla sorella a prendere la figlia, invece era da solo, ancora vestito con gli abiti che aveva quando era stato arrestato.

Lo sguardo furente non lasciava dubbi, era arrabbiato. Ma perché?

« Credevo saresti venuto alla centrale a prendermi, credevo ti importasse! » sbottò John, coprendo velocemente la distanza che li separava, lasciando il detective più sbigottito che mai.

« Perché stai urlando? » chiese, appoggiando il violino e preparandosi alla sfuriata.

« Perché sono stufo di doverti sempre decifrare, senza capirti » affermò mesto John, credendo che ormai fosse evidente il punto in cui erano arrivati.

« Tu? Hai coraggio di dire questo, dopo che mi hai negato le informazioni per il caso? Se avessi parlato subito, saresti stato fuori in un’ora! » ribatté Sherlock, senza capire davvero  cosa intendesse il dottore.

John scosse la testa, lanciando gli occhi al cielo  « Se avessi parlato subito, Moran avrebbe ucciso Sophie, Harriet e te » rispose, calcando “te”, come se stessero di nuovo facendo il discorso sul testimone di nozze, quando il detective lo fissava senza capire.

Si sentiva esposto. John che rischiava tutto per lui, John che era accorso in suo aiuto, le loro mani strette nella prigione. Sbatté più volte le palpebre, cercando di tornare a quella che doveva essere la realtà.

« Ci saremmo attivati, John. Ti avremmo aiutato »

« È un poliziotto, Sherlock. Come potevo essere sicuro che non ci fossero altri complici nella polizia? Aveva altri uomini che lavoravano per lui » rispose paziente, attendendo che il detective elaborasse la situazione.

« Sei un idiota, dovevi venire da me, appena hai scoperto dell’esistenza di Moran »

Il dottore fece una risata, poco convinta « Ero sul punto di lasciare Mary, non riuscivo più a fingere che tutto andasse bene. Poi ho scoperto che stava architettando qualcosa. Temevo volesse andare via con Sophie, invece era peggio. Era rispuntato questo vecchio “collega” dal passato. Credevo che eliminato Magnussen, l’incubo sarebbe finito. Lei voleva uccidere Moran e io ero preoccupato di cosa potesse accadere. Abbiamo elaborato il piano insieme, Sherlock. Mary ed io »

Sherlock strabuzzò gli occhi, come se fosse stato schiaffeggiato ripetutamente in faccia.

« Mary mi ha raccontato tutto, della piscina, del fatto che lavorava per Moriarty, di come si fosse innamorata di me dopo avermi tenuto d’occhio per due anni. Non hai idea di come mi sono sentito. Abbiamo messo in atto il piano, ma non sapevo che Mary ne stava portando avanti uno da sola. Ha fatto finta di essere d’accordo con Moran ed io ho creduto davvero di aver perso tutto. Ora siamo salvi, Mary si è occupata di tutti gli uomini e…. » fece una pausa, carica di dispiacere per tutto quello che era accaduto  « … e se ne è andata. Immagino che Moran non ti abbia raccontato che Mary era viva, non avrà voluto darti alcuna speranza che le cose potessero risolversi. Voleva distruggerti ed essere certo che non avessi la forza di reagire »

Sherlock sembrava sotto shock « Avresti comunque dovuto lasciare che me ne occupassi io, tu hai troppo da perdere » sbraitò, irragionevole, non capendo come John avesse potuto tenerlo all’oscuro, senza rendersi conto che era quello che lui faceva sistematicamente nei confronti del dottore e per lo stesso motivo: tenerlo al sicuro.

« Certo, così avresti rischiato tu, la vita. Avresti risolto i problemi di Mary, di nuovo, ed io ? » rispose John, alzando il tono di voce.

« Tu cosa? I problemi di Mary coinvolgono te, è ovvio che l’avrei fatto per te. Farei qualunque cosa per... »

Ma John lo interruppe, prima che potesse dire “te” « Non sta volta, non te lo avrei lasciato fare, di nuovo »

Seguì un silenzio irreale, interrotto solo dal rumore della pioggia che batteva sui vetri, sempre più forte.

Sherlock abbassò lo sguardo per un attimo, per poi guardare di nuovo i profondi occhi blu del dottore, che tanta sicurezza gli avevano sempre dato « Tu sei importante, John. Io sono soltanto un sociopatico che risolve casi per non annoiarmi »

« Stai dicendo che la tua vita non conta? Come puoi anche solo pensarlo? Tu, sei molto di più! » affermò, con la voce leggermente incrinata.

Sherlock cercò di ricacciare indietro una lacrima, che stava cercando, con forza, di uscire dal suo occhio destro.

Ancora un passo e John aveva annullato ogni distanza tra loro, sia fisica che mentale « Non sono niente senza di te, Sherlock »

Il detective si ritrovò paralizzato, sotto il peso di quella confessione, non capendo quale fosse la cosa da giusta fare. Era lì, con John, che stava dicendo quello che aveva sempre voluto sentirsi dire.

John sorrise e allungò la mano, per recuperare quella lacrima che stava rigando il viso di Sherlock « Sta tremando, signor Holmes » scherzò, per strappargli un sorriso, lasciando la mano appoggiata sul suo volto.

« Non so cosa devo fare » rispose sincero.

John sorrise  « Solo fidarti »

Entrambe le mani di John, si spostarono sui fianchi di Sherlock, non staccando gli occhi da lui, agitato ed emozionato, mentre l’abbraccio si faceva più stretto e la respirazione  più rumorosa, finché John non poté più trattenersi e si buttò sulle labbra del detective.

Cerò di essere dolce, ma lo aveva desiderato per troppo tempo, per riuscire a controllarsi. Il bacio divenne sempre più profondo, man mano che Sherlock si rilassava tra le sue braccia. Entrambi iniziarono ad accarezzare i capelli dell’altro: John aveva sempre voluto passare una mano in mezzo ai suoi riccioli e Sherlock trovava adorabile, al tatto, la consistenza morbida dei capelli brizzolati del dottore.

Volevano questo, da sempre, ed ora finalmente ne avevano preso coscienza. Era sufficiente per un nuovo inizio, avevano tutto quello che avevano sempre desiderato e mai osato ammettere di volere.

John gli sorrise, controllando che il detective stesse bene, non era sicuro di come Sherlock avrebbe reagito a quel tipo d approccio. Dopo uno scambio curioso di sguardi, scoppiarono a ridere.

« E’ stato piacevole  » esordì il detective, con un braccio ancora stretto a John, come se non volesse più lasciarlo andare.

« Perché tanto stupore. Credevi baciassi male? » fece John, già immaginando che la reazione Sherlock non sarebbe stata normale. E lo adorava per questo.

« Certo che no, altrimenti non si sarebbero spiegate tante ragazze » lo schernì il detective.

« Quindi? »

« La prima volta, con Victor, non mi era piaciuto » affermò semplicemente, ricordando il primo ed unico bacio che avesse ma dato.

John rimase a bocca aperta « Aspetta, Victor il mio avvocato?  Hai baciato il mio avvocato? »

« Era ancora studente, fa differenza? » rispose sarcastico.

« Beh, cavolo, credevo di essere il primo » fece John, fintamente oltraggiato. Ma Sherlock lo prese sul serio, temendo di aver rovinato il momento « È stata una cosa patetica e comunque è più importante essere l’ultimo bacio di qualcuno »

Il dottore sorrise, arricciando le labbra « A parte baciarvi... »

« Nient'altro » gli confermò il detective, prima che la fantasia di John galoppasse, immaginando momenti tra Sherlock e Victor.

« Bene » esalò soltanto, in risposta.

Non sapeva perché gli desse fastidio che il detective avesse un passato, anche lui lo aveva e piuttosto ingombrante. Un passato, che poteva essere definito tale da nemmeno due giorni. Eppure, nonostante tutto, era come se lo avesse già lasciato alle sue spalle, perché aveva maturato da tempo l’idea di tornare a Baker Street.


Il dottore sorrise leggermente, ancora leggermente tremante e confuso dal bacio che si erano appena scambiati «
 Posso chiederti una cosa? Almeno per un attimo, hai dubitato della mia innocenza? »

Sherlock lo guardò stupito, come poteva crederlo? « Mai, John. Nemmeno per un secondo. Non potrei mai dubitare di te, sei la mia parte migliore »

« Molte volte sono stato sul punto di dirti tutto. Speravo capissi, ma al contempo temevo per la tua incolumità. Non sapevo cosa fare e mi sentivo tanto stupido. Temevo di averti deluso, in maniera definitiva »

« Non potresti mai deludermi, John. Non tu » rispose Sherlock, nuovamente commosso.

« Vieni con me a prendere Sophie? E’ ora che facciate conoscenza » fece soltanto John, con gli occhi lucidi, allungando una mano, in attesa che Sherlock la prendesse.

Il detective sorrise, immaginando una vita che non sapeva nemmeno di volere, fatta sì di casi e avventure, ma anche di uscite romantiche, di carezze, di Sophie che lo aiutava negli esperimenti di nascosto da John, di recite scolastiche, di un mondo di cose nuove da imparare ed esperienze da fare. In un attimo si immaginò loro due, con i capelli bianchi, che battibeccavano come sempre, anche da anziani, finiti ad abitare lontano dalla città, in un cottage nel Sussex e i figli di Sophie che correvano per la casa chiamandolo nonno.

« Ti amo » sussurrò soltanto Sherlock, con tutto il coraggio che poteva avere. Trattenne il fiato, in attesa di una qualche risposta da parte di John.

« Ti amo anch’io »

Il dottore gli prese la mano e lo trascinò fuori dall’appartamento, per iniziare un nuovo capitolo delle avventure di Sherlock Holmes e John Watson.

T H E  E N D

***** *****
Angolo autrice:
Ciao a tutti, eccoci qui, al gran finale.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e chi ha  inserito la storia in una delle categorie.
Un grazie particolare e tanto amore per Evola_Love_Beatles, CreepyDoll, Emerenziano, Gely_9_5, Blablia87, Mikimac, origami, sabdoesntcare, SpankHello per aver recensito.
Un abbraccio e alla prossima!


   
 
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