Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Stephanie86    26/06/2016    2 recensioni
Tutti vogliono salvare Emma.
Tutti vogliono trovare un modo per liberarla dall'oscurità prima che la divori.
Ben presto, però, Regina - e gli altri - si rende conto che per raggiungerla e aiutarla avrà bisogno di aiuto. E non di un aiuto qualsiasi.
Lily è sempre stata legata ad Emma, fin dal principio. Ha sempre dovuto lottare contro il potenziale oscuro che gli Azzurri e l'Apprendista hanno trasferito in lei. Cosa accadrà quando la sua oscurità incontrerà quella della nuova Emma? Dove la condurrà il filo rosso che la unisce al nuovo Signore Oscuro?
Regina diventerà davvero la Salvatrice?
[Spoiler! per chi non segue la messa in onda americana | Pairing: principalmente Swan Queen e Swan Star]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Lily, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

19

 

«Dimmi di nuovo che cosa stiamo per fare», disse Owen
«Salviamo il mondo.»
«E dimmi che cosa diventeremo... ho bisogno di sentirmelo dire.»
«Eroi», affermò Henry. Poi chiuse gli occhi. Nell’arco di pochi secondi si addormentò.

[Stephen King, L’Acchiappasogni]

 

 

 
- Bene, eccoti. Hai ricevuto il mio messaggio. – disse Tremotino, quando Belle entrò in negozio.

- Sì, ma non capisco perché tanta fretta... sta succedendo qualcosa? – Belle si guardò in giro, cercando forse qualche cambiamento nella disposizione degli oggetti. E in lui.

- No, affatto. Ma tieni. – Le porse un’ampolla. Il tempo stringeva. La luna era quasi al suo apice, quindi doveva fare in modo che lei se ne andasse il prima possibile.

- Che cos’è?

- Ti servirà per uscire dalla città.

Belle batté le palpebre, perplessa. - Vado da qualche parte?

Lontano dalla morte.

- Dipende da te. Hai sempre desiderato vedere il mondo. Beh... il mondo è proprio là fuori. – Tremotino si sorprendeva a parlare con una scioltezza che non si sarebbe mai aspettato. Credeva che la sua voce avrebbe tradito tutto quello che cercava di tenersi dentro. Il terrore. Il terrore di quel marchio infuocato sul polso. Il terrore che gli provocava la sola idea di tornare negli Inferi. Il Tartaro. Il Tartaro sarebbe stata la sua casa. Era sicuro che le poche buone azioni che aveva commesso non sarebbero bastate a salvarlo. E se anche non fosse finito subito nel posto peggiore, ci sarebbero state delle persone pronte a tormentarlo. Persone che aveva ucciso. Persone a cui aveva distrutto l’esistenza. - Parti appena puoi. Vedi tutte le meraviglie che hai sempre sognato. E quando le avrai viste tutte... allora torna. E raccontamele.

- Perché non puoi venire con me? – domandò Belle, continuando a fissarlo e aggrottando la fronte, dubbiosa.

- Ho delle cose da fare qui. E poi credo che questo non sia il posto giusto per te, al momento. Hai bisogno di un po’ di tempo, ne sono sicuro.

- Non credo che Emma verrà a cercare me. E nemmeno Lily.

- Non puoi sapere quali sono i piani di un Oscuro. Sono sempre nascosti. Fidati di me, lo so bene. Non voglio che tu corra rischi inutili. – sentenziò, energicamente.

- È davvero questo... ciò che vuoi che io faccia?

Lui la strinse a sé e gli venne spontaneo, ma si sentiva un impostore. Stava pensando a come terminare il più in fretta possibile quella conversazione, prima che tutti andasse a rotoli. - Sì. Voglio... voglio che realizzi il tuo sogno.

Belle ricambiò la stretta e poi prese le chiavi che Tremotino le stava porgendo.

- Le chiavi dell’auto. – disse lui. Le parole parvero echeggiargli nella mente con un fragore sinistro. Gli sembrava già di udire il rumore della barca di Caronte che fendeva le acque del lago. Gli sembrava di scorgere il baluginare degli occhi del traghettatore, antichi come il mondo e circondati dalle fiamme. - Goditi la vita, Belle.

Lei prese le chiavi e aprì l’altra mano, lasciando cadere l’ampolla.

Prima che lui potesse intervenire, era andata in pezzi e Belle aveva schiacciato alcuni frammenti sotto il tacco della scarpa.

- Belle! – gridò lui, sbalordito.

- Tu pensavi che mi sarei bevuta tutto questo, vero? – Era una domanda, ma il suo sguardo azzurro ora lo accusava. - Perché, come sempre... credi di potermi raggirare. Hai una grande opinione della mia intelligenza...

- No, io...

- Ma è anche colpa mia, Tremo. Sono io che ti ho permesso di pensare questo di me.

- Belle, io cerco di proteggerti! Tu non hai nessuna colpa...

- Sì, invece! – lo interruppe, superandolo e andando verso il bancone. – Quindi adesso mi spiegherai che cosa succede e perché ti stai liberando di me.

 

 
Ovviamente Belle non volle sentire ragioni e si rifiutò di lasciare la città. Lo disse con un tono che non ammetteva repliche e Tremotino seppe che non sarebbe riuscito a convincerla nemmeno se l’avesse supplicata in ginocchio.

“Tu pensavi che mi sarei bevuta tutto questo, vero?”

Lo sperava. Lo sperava per il suo bene. Belle meritava di vivere la propria vita.

Meritava anche un uomo migliore di lui.

La campanella del negozio trillò. Udì la porta sbattere e poi un rumore di passi.

- Siamo chiusi! – disse, entrando in negozio.

Ma non erano dei clienti qualsiasi. Erano Emma e Regina. E non avevano l’aria di chi se ne sarebbe andato senza discutere.

- Per favore, andatevene.

- No. Non ci arrenderemo senza combattere. – gli rispose Regina. – Scommetto che ci sono molte persone nell’Oltretomba che sarebbero felici di rivederci.

- Ce lo siamo meritato. E non ha importanza. Non ci sono alternative.

- Forse sì, invece. – ribatté Emma. – Ma ho bisogno di alcune cose. Per affrontare Lily. Prendere tempo.

- Lily non intende fare del male a lei, signorina Swan. Lei sopravvivrà. E anche Henry e Malefica. Anche se andasse da Lily disarmata...

- Ma potrebbe servire a Regina. Sa benissimo che ci sono gli altri Oscuri a cui pensare. – Emma Swan aveva in mente qualcosa, quello era chiaro. – Io devo recuperare Excalibur.

- L’unico modo in cui Excalibur potrebbe esserci utile sarebbe se Emma...

- Se Emma trasferisse in se stessa tutta l’oscurità. E usasse la spada per distruggerla. – concluse Regina, per lui. Lo fece con voce forzata, come se dovesse vincere una grande resistenza interna per cacciar fuori le parole.

Capì. Emma Swan avrebbe voluto trasferire quell’oscurità in Zelena, ma la strega non era più a disposizione.

- Uccidendosi. – disse Tremotino.

Non risposero.

C’era una strana energia fra quelle due. Qualcosa che non riuscì ad afferrare. Qualcosa di nuovo. Quando entravano in scena insieme, dimostravano una certa sintonia. Come due facce della stessa medaglia. Come se potessero dare il meglio di loro solo quando agivano in tandem. Ma quella sera c’era una vibrazione diversa.

- Di che cosa avete bisogno? – chiese l’ex Oscuro.

Regina aggrottò la fronte. – Non vuoi fare un accordo?

- No. – Lui scosse il capo.

Emma gli fece un elenco di incantesimi che potevano essere utili, se non per fermare Lily, almeno per guadagnare tempo. Tremotino cercò il necessario e diede le ampolle a Regina.

- Sei molto coraggiosa, Emma Swan. – commentò. E lo pensava sul serio. Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, di sacrificare la propria vita. Era già abbastanza terrorizzato da quel marchio.

Emma si limitò ad un breve cenno del capo ed uscì dal negozio. Regina fece per andarle dietro.

- Non lo farai. – disse Tremotino.

Regina si fermò con una mano sul pomolo della porta. Si voltò. – Come?

- So che cosa vuole Emma. Avrà bisogno di aiuto, per questo siete venute qui insieme. Vuole che tu... – Punto l’indice contro di lei. – Vuole che tu usi Excalibur... per ucciderla.

Regina aveva una strana sensazione di febbre. Si umettò le labbra ed ebbe l’impressione di avvertire ancora il sapore di quelle di Emma... che la baciavano come se non avessero mai desiderato altro.

Scacciò quei pensieri. - Emma mi ha chiesto di... di rispettare la promessa che le ho fatto a Camelot. Non c’è altra soluzione.

- No, non c’è. Ma non sarai tu a farlo. Non sei in grado, Regina.

- E cosa te lo fa pensare?

- Non sei più quel genere di persona. – Tremotino la scrutò. Le sorrise. – La Regina che ho conosciuto molto tempo fa... quella che ho forgiato... l’avrebbe fatto. La Regina che conosco ora... no.

- Forse non mi conosci così bene. – Ma la sua voce suonava distante alle sue stesse orecchie, mentre si sentiva pervadere da un senso di gelo.

- Oh, mia cara, è proprio perché so chi sei che ti dico questo. – Tremotino le voltò le spalle, andando dietro al bancone. – Ma sappi una cosa: se vuoi davvero andare fino in fondo, tira fuori quella parte di te in grado di uccidere qualcuno che ama. Perché se esiterai... ti sarà fatale. Sarà fatale a te e anche alla tua famiglia.

 

 
David camminava rapido e sicuro, con una mano sull’elsa della spada, pronto ad affrontare anche tutti gli Oscuri. Killian lo seguiva di malavoglia.

- Vuoi fermarti, amico?

- Non adesso, Uncino.

In mezzo alla strada, proprio davanti a loro, comparvero tre... Coccodrilli incappucciati. Un attimo prima la via era libera, ora gli Oscuri erano proprio là. Erano venuti a prenderli.

Nimue regalò ai due un sorriso beffardo. – Avete fretta, per caso?

David e Killian riuscivano a scorgere gli altri due tirapiedi. Quello a destra aveva dei folti baffi rossi. Quello a sinistra una faccia larga, i lineamenti marcati e crudeli, la pelle simile a quella di Tremotino, verde oro.

- Lasciate che vi dia una mano. È il momento di farla finita. – Nimue sollevò entrambe le mani.

I marchi sui loro polsi sfrigolarono e si incendiarono. Killian e David lanciarono grida stupefatte, mentre il mondo intorno a loro diventava bianco e svaniva nella luce accecante. 

 


Malefica entrò nella camera della figlia e cominciò a riordinare gli indumenti gettati alla rinfusa. Non aveva idea del perché lo stesse facendo, ma intuiva che, qualunque cosa fosse successa, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di quel disordine.

Trafficava da appena cinque minuti quando sentì le gambe molli come gelatina e dovette sedersi sulla sedia accanto alla finestra. La vista del letto disfatto nel quale Lily non dormiva da giorni, la luce malaticcia gettata dai lampioni in strada... le sembravano tutte cose crudeli. Come l’assenza di Lily. Come l’idea di essere stata costretta a riempirla di oscurità per salvarle la vita. Una parte di lei era convinta di aver commesso un terribile errore, eppure quale madre avrebbe lasciato morire il proprio figlio? Quale madre l’avrebbe fatto?

Si portò un mucchio di magliette al viso per cancellare la vista della stanza vuota. E sentì l’odore di Lily. L’odore dello shampoo che usava. L’odore del bagnoschiuma al muschio bianco.

Oh, era terribilmente ingiusto.

Forse, come madre, se lo meritava. Se lo meritava, certo, ma era troppo crudele.

Malefica gettò via le magliette e uscì dalla stanza.

 

 
Tutti i marchiati si ritrovarono davanti al lago. Gli Oscuri richiamati da Lily stavano a pochi metri da loro, in fila e in apparente attesa.

- Neve! – gridò David.

Lei sollevò appena la testa. Era pallida, con i polsi chiusi nelle pesanti catene, che abbracciavano il tronco a cui era legata. Aveva almeno una decina di ferite sparse sul corpo, nessuna mortale, ma tutte dolorose e sanguinanti.

- Che cosa diavolo le hai fatto?! – urlò David a Lily, quando la vide avviarsi verso di loro, con Excalibur in pugno.

- Non preoccupati, principe. Non l’ho ferita con questa spada. – Lily la sollevò e lama mandò un barbaglio argento, colpita dai raggi della luna, ormai all’apice.

Regina si guardò intorno. Henry non c’era. Tastò le ampolle che aveva in tasca per assicurarsi che fossero ancora al loro posto.

- Dov’è Roland? – chiese a Robin.

- Al sicuro con le fate. Si occuperanno anche di Neal. – rispose, mettendosi accanto a lei.

- Quindi è davvero la fine. – sentenziò Tremotino, occhieggiando gli Oscuri.

- Sì. – disse Lily. Poi puntò la spada verso il lago alle loro spalle. – Guardate. Ecco il vostro passaggio per l’Oltretomba. Giusto un tempo.

Una nuvola di fumo bianco si allargò sulla superficie dello specchio d’acqua, portando con sé un’ombra nera. La barca guidata dal traghettatore, Caronte.

- Lily! – gridò Emma, facendosi largo tra gli Oscuri e raggiungendo gli altri. – Lily, ti prego, aspetta.

In quel momento, tutti udirono un ruggito. Si alzò un vento improvviso, che scosse le chiome degli alberi e increspò le acque.

Regina guardò il cielo e vide il drago piombare su di loro. Il vento era provocato dallo sbattere delle sue grandi ali membranose. Il corpo ricoperto di scaglie nere era un proiettile scagliato a tutta velocità.

- A terra! – urlò Uncino.

Malefica spalancò le fauci e gettò un’onda di fuoco sul gruppetto di Oscuri. Nimue deviò le fiamme, che tinsero gli alberi di una luce sanguigna. Il drago si allontanò dal luogo dell’attacco, descrivendo un ampio arco in aria.

- Lily, non è ancora troppo tardi. Puoi fermarti. – disse Emma. – Ricordi quello che ti ho detto a Camelot? Io non ti volterò mai le spalle. Ti aiuterò.

- Nessuno può aiutarmi, Emma.

Regina estrasse una delle ampolle dalla tasca della giacca e le scagliò contro il contenuto. Un liquido azzurrato la raggiunse, corrodendo il tessuto della giacca di pelle nera che indossava. Gridò, quando la pozione sfrigolò contro la pelle, ma non lasciò la spada. Menò un fendente nel vuoto, producendo un’onda d’urto che li fece cadere tutti, come tanti birilli.

Il drago, intanto, atterrò presso il lago fronteggiando gli Oscuri.

- Lily... è ora di smetterla. – disse Regina, tirandosi su.

- Abbiamo appena cominciato.

- Non puoi davvero uccidere un’intera famiglia.

- E perché no? – Si appoggiò la lama di Excalibur su una spalla.

- Te ne pentirai. E nel tuo caso... pentirti vorrebbe dire convivere con le tue colpe per l’eternità.

- Anche tu dovrai farlo. Tutti voi. Nell’Oltretomba. Ci sono un sacco di persone che vi aspettano. Avrete molto da fare. Non vi annoierete mai.

Il drago ruggì ed eruttò fuoco. Gli Oscuri stavano costringendo Malefica ad arretrare.

- Guarda laggiù, Lily. Tua madre sta combattendo contro gli esseri che hai richiamato. – Regina fece un passo verso Lily, con le mani bene in vista. Emma era vicino a lei. Poteva sentire il suo respiro accelerato. – Vuoi che le facciano del male? So che c’è del buono in te. Altrimenti avresti marchiato tutti.

- Già. Gli Oscuri sanno che non devono fare del male a mia madre. Così come sanno che non devono fare del male ad Henry. – Il tono di Lily possedeva una strana inflessione. Era calmo e anche rassegnato. C’era molta stanchezza nella sua voce. – Io elimino solo chi se lo merita.

- Prendi me, allora. – intervenne David. – Prendi solo me. Lascia andare mia moglie.

- Un’offerta interessante. Non ti preoccupare, verrà anche il tuo turno.

- So bene che cosa significa lottare contro l’oscurità. – ricominciò Regina. – Credimi. Ho passato anni nell’oscurità. Mi ha consumata...

- Oh, hai passato anni nell’oscurità? – la interruppe Lily, ridendo. – Io ho passato la vita intera nell’oscurità! Ovunque andassi l’oscurità era con me, mi seguiva. Qualsiasi decisione prendessi mi si rivoltava contro. E questo è accaduto perché qualcuno ha avuto la brillante idea di maledirmi! È anche per questo che adesso siamo qui!

- Abbiamo commesso tutti degli sbagli. – disse Regina. – Ma se ci ucciderai... non ti sentirai meglio. La vendetta... non mi ha mai fatta sentire meglio. E una volta... era l’unica cosa che desideravo. Pensavo che mi sarebbe bastata. Che mi avrebbe resa felice. Ma non è così.

La luna era al suo apice. I raggi si riflettevano sulla superficie del lago. La barca del traghettatore avanzò di qualche metro. Con una lentezza esasperante, ma anche implacabile. Il lungo bastone con cui Caronte spingeva in avanti l’imbarcazione fendette le acque. Tremotino lo fissò, sconvolto dai cerchi di fuoco che lampeggiavano sul volto antichissimo del demone. Rivolse nuovamente l’attenzione agli Oscuri. Uno di loro lo guardava con insistenza. Era l’uomo con i capelli e i baffi rossi. Rothbart.

- È tempo. – sentenziò Nimue. Strinse i pugni e levò la testa al cielo, che ora era sgombro, a parte qualche straccio di nube. Le fredde stelle ricambiarono il suo sguardo, come occhi indifferenti di un altro mondo. Alzò una mano e gridò un paio di parole in una lingua abietta che solo lei conosceva. Uno spicchio di foresta prese fuoco all’istante. Feroce e concentrata, Nimue incendiò una fetta dopo l’altra fino a formare un anello di fiamme che tagliò fuori Malefica. Il drago mosse qualche passo per superare il muro di fuoco, ma il potere la respinse. Emise un ruggito basso e frustrato. Nimue continuò a fissare l’anello, soddisfatta, per alimentare la magia.

Un globo di luce sfrecciò dalla mano di Emma e colpì il primo Oscuro in pieno petto. Nimue vacillò, ma non perse l’equilibrio.

- Finiscili. Adesso. – disse Nimue a Lily.

Lily sollevò la spada.

Emma si frappose fra lei e il resto del gruppo.

- Levati dai piedi, Emma. – le intimò Lily.

Lei lanciò un’occhiata a sua madre, che cercò di sollevare il capo, ricambiando il suo sguardo. Aveva occhi opachi e febbricitanti. Il fuoco le sibilava intorno, minacciandola.

- Dammi quella spada. Sistemerò tutto io. – disse Emma.

- Credi di poter risolvere tutto con il tuo solito tono ragionevole? Non è così che funzionano le cose. Questa è una mia scelta.

- Questa non è una tua scelta! È l’oscurità. Ti sta usando!

- Lo ha sempre fatto. L’ho combattuta, ci ho provato... ma è stato inutile. Non puoi lottare contro l’oscurità. Non contro questa oscurità. Per quanto tu possa essere forte... ti inghiotte. Con te farà lo stesso, Emma.

- Non è vero! Non è sempre stato così! A Camelot mi hai aiutata e hai creduto in me!

Lily avvertì la pressione della mente di Emma. La pressione che cercava di costringerla ad abbassare le barriere. Emma usò tutta la forza che aveva. Lily la stava bloccando, ma lei continuò a spingere, a scavare... per arrivare oltre il muro.

- No... basta, Emma. – disse Lily.

Non era abbastanza. Aggredì di nuovo le strenue difese erette intorno alla mente di Lily. Aprì una breccia. Lily si piegò su un ginocchio.

Un fiume di immagini la avvolse all’improvviso, scorrendo nella sua coscienza.

 

“La maledizione...”.

“Deve essere spezzata. E sarà Emma a farlo. Tuttavia è ancora presto. Passeranno parecchi anni prima che il suo destino si compia. Il suo e... il tuo”.

“Il mio?”

“Questa non è stata l’ultima volta, Lily”. L’Apprendista si voltò di nuovo, incrociando i suoi occhi sbarrati e ripieni di furia. “Tu ed Emma siete legate e così sarà per sempre. Un giorno la rivedrai. Emma sarà la Salvatrice, ma l’oscurità incombe per tutti. L’oscurità... minaccia chiunque”.

 

Lily la respinse. Tentò di controllare il torrente di ricordi, ma la loro forza era soverchiante.

 

“Perché sei fuggita?”

Anche allora erano davanti ad un lago. Era giorno e avevano appena usato la carta di credito del padre di Lily per fare la spesa in un supermercato.

“Una ragazzina che viveva con me, Cecilia... è stata adottata. L’ho vista salire su una Station Wagon... con una coppia perfetta. E in quel momento ho capito che nessuno mi guarderà mai come quella coppia guardava lei. Sono troppo grande. Ho perso la mia occasione... non aveva senso continuare a restare lì e sentirmi...”

“Invisibile?”

Era proprio la parola che cercava.

“So che cosa significa vivere in un posto dove hai l’impressione che a nessuno importi di te, che nessuno riesca a capirti...”

 

“Ehi, che cos’hai sul polso?”

Lily mostrava la voglia a forma di stella impressa sul suo polso. “Non so... cosa sia successo. Ce l’ho sempre avuta. Mi piace pensare che sia una specie di simbolo in stile... Harry Potter, più o meno”.

“Come se tu fossi... unica e speciale”.

“Sì, lo so. È stupido”.

“No, non è vero”.

 

Lily scattò in piedi e caricò, la spada levata contro di lei, dimenticandosi di erigere nuove barriere contro la sua invasione.

 

“Promettiamoci di restare amiche. Qualsiasi cosa accada non ci sarà niente che non potremo superare”.

“Okay. Sì. Promesso”.

“Per sempre”.

“Per sempre”.

 

Lily non abbassò la spada. Emma ritirò la manica della sua giacca per mostrarle la stella che aveva disegnato sul polso.

- Lo vedi? Io non l’ho mai dimenticato, anche se ci siamo separate. – disse Emma. Piangeva davvero, adesso. Aveva le guance rigate di lacrime. Eppure sorrideva anche. - Non c’è niente che non possiamo superare.

- Mi stai ingannando! È quello che fanno tutti gli Oscuri! – gridò Lily, ma la sua voce era debole. Spezzata. Perdeva sicurezza.

 

“Quello che intendo fare, lo farò anche per il bene di Henry. Di tutti”.

“Ma tu sei la Salvatrice, no? Tu sei superiore a tutto questo”.

Emma andò molto vicino a Lily. “Sono la Salvatrice, ma sono anche l’Oscuro. E ho bisogno di Merlino. Il piano di riserva è necessario. Devo coprirmi le spalle. Non possiamo fallire e riprovare perché non avremo un altro momento per riprovare. Artù sta aspettando che i miei genitori riportino il pugnale. Se non sospetta ancora niente, inizierà molto presto”.

Si allontanò da lei, dirigendosi verso l’uscita.

“Sai una cosa, io so che cosa vuol dire lottare contro l’oscurità. L’ho sempre dovuto fare”, disse Lily, costringendola a fermarsi. “Tutta la mia vita è stata oscura e tu lo sai bene. Non sarà mai come la cosa che si è impossessata di te... ma mi ha fatto fare delle cose. Non mi permetteva... di controllarmi. L’Oscuro sta facendo lo stesso con te. Se lo ascolti, perderai il controllo”.

 

- Quando stavo facendo la cosa sbagliata, tu hai cercato di convincermi a non farlo. Quella volta ho usato i tuoi ricordi per prendermi ciò di cui avevo bisogno. – Emma era vicinissima. Avrebbe potuto allungare una mano e toccarla. – Ora... li sto usando per aiutarti a capire... voglio ricordarti quello che hai detto anche a me, quel giorno. Quello che io... non ho voluto ascoltare.

 

“Mi ripeto sempre che non cederò all’oscurità. Però ho già ceduto. Ho già ferito te e volevo ferire mio figlio”.

“E avresti potuto uccidermi poco fa. Sarebbe stato facile. Eppure hai deciso di risparmiarmi. Come hai fatto... quando mi hai trovata. Questo vuol dire che puoi vincere la tua oscurità”.

“Mi sono fermata perché qualcuno mi ha fermata...”

“Ti saresti fermata comunque”.

“Non credo”.

“Regina ti ha dato una mano, va bene? Però la decisione spettava a te. Se io fossi stata al tuo posto avrei sparato. E un attimo fa ti avrei uccisa. Ma tu sei migliore di così”.

 

 
Lily si prese la testa fra le mani e lasciò cadere la spada. Emma si affrettò a prenderla e poi si chinò davanti all’amica, appoggiandole una mano sul collo perché sollevasse la testa.

- Ci penserò io.

Gli occhi di Lily erano sbarrati e iniettati di sangue. - Che cosa vuoi fare, Emma?

- Già. – disse Nimue, venendo avanti. – Che cosa pensi di fare? Non puoi fermarci! È tardi, ormai!

- Non è tardi.

Un’insospettabile riserva di energia divampò dentro di lei. Dopo la battaglia mentale contro Lily si sentiva frastornata e non era sicura di potercela fare, ma riuscì a richiamare il potere dai più profondi recessi del suo essere. Attinse da una coscienza più antica e vasta della sua. Le sue dita si strinsero intorno all’elsa di Excalibur e sollevarono l’arma. La tenne in orizzontale davanti al proprio viso. Si era messa davanti a Lily come a farle da scudo.

Excalibur fiammeggiò di luce rossa, la lunga lama percorsa da una vampa senza calore.

Prima l’incredulità e poi la rabbia deformarono i lineamenti di Nimue. Con un ringhio sprezzante, puntò il dito indice contro Emma, ma la spada la respinse e la costrinse ad inarcare la schiena.

Nimue emise un rantolo. E il suo corpo divenne trasparente. Sotto non c’erano più né ossa né carne, ma solo un turbinio tenebroso. Nimue si lacerò dalla testa ai piedi, liberando l’oscurità che si divise in tanti rivoli neri, pronti a fuggire se la spada non li avesse fagocitati.

Agli altri Oscuri toccò la medesima sorte. Videro il cerchio di fiamme estinguersi e il loro corpi sgretolarsi. Cornelius si strappò la maschera a forma di teschio. Dietro di essa si celava una faccia brutale e piena di cicatrici. La bocca era aperta, ma invece di parole ne sgorgò un ululato terrificante. Rothbart inveì contro tutto il mondo, prima di trasformarsi in fiumi di nera oscurità ed essere risucchiato.

Excalibur li imprigionò dentro di sé. Emma venne scaraventata all’indietro e la spada le sfuggì, infliggendole una scarica che le percorse il braccio, paralizzandola per qualche istante.

Regina raccolse la spada. Era terribilmente pesante.

“Ma sappi una cosa: se vuoi davvero andare fino in fondo, tira fuori quella parte di te in grado di uccidere qualcuno che ama. Perché se esiterai... ti sarà fatale. Sarà fatale a te e anche alla tua famiglia”.

- Presto, Regina. Gli Oscuri non rimarranno intrappolati a lungo. – Emma si alzò, scrollando il capo. Vedeva la lama pulsare e capiva bene che presto l’oscurità si sarebbe riversata di nuovo all’esterno.

- Emma! – gridò sua madre. Le catene si erano dissolte e Neve strisciava sull’erba per raggiungere la figlia. David accorse in fretta.

- Emma, no! Non farlo! – urlò Uncino.

- State indietro! Non c’è altra soluzione! – gridò Emma.

Regina impugnò l’elsa con entrambe le mani. Le braccia tremavano per lo sforzo. Un maglio le penetrò nel cervello, annebbiandole la vista. Ma alla fine sollevò la spada sopra la testa, puntando la lama contro il petto di Emma.

I loro occhi si incontrarono. Verde e nocciola. Per un attimo ebbe l’impressione di vedere se stessa dall’alto, come se non fosse più dentro al proprio corpo, ma si stesse librando in aria. Si vedeva con Excalibur in alto, la lama pronta a colpire. Lily inginocchiata sull’erba.

Regina non scorse alcuna traccia di paura nello sguardo dell’altra. C’era determinazione. Durezza. Voleva davvero che lei lo facesse. Che la distruggesse, eliminando quindi l’oscurità una volta per tutte.

“Non sei più quel genere di persona. La Regina che conoscevo molto tempo fa l’avrebbe fatto. La Regina che conosco ora... no”.

Regina esitò.

Tremotino aveva ragione, naturalmente.

Aveva ragione.

- Mio Dio... – mormorò, rendendosi conto di ciò che stava per fare. Abbassò le braccia. Era spossata. Un rivolo di sudore le scivolò lungo il viso andando a posarsi sul labbro superiore, sulla cicatrice.

Lily le sottrasse le spada. - Non puoi, Emma. Devo essere io a morire. Tutto questo è stata opera mia.

- No. Non è questo che meriti.

- Nemmeno tu! La tua famiglia ha bisogno di te!

- Ti ho portata io a questo! Sono stata io ed io distruggerò l’oscurità. – Emma tese una mano verso di lei. – Aiutami a farlo.

Lily prese quella mano e la strinse forte. Il palmo della sua era caldo. L’elsa di Excalibur stava bruciando. E stava diventando sempre più pesante. Gli Oscuri imprigionati si agitavano nella lama. Sentiva uno sciabordio di voci. Imprecazioni. Grida. Profezie di vendetta. Rimbalzavano nella sua testa. Cercavano di acciuffarla, di far breccia dentro di lei.

- Non voglio... – mormorò Lily. – Non è giusto.

- Lo è, invece.

Lily abbassò la testa ed Emma fece in modo che gliela appoggiasse qualche istante sulla spalla. Lily vide se stessa attraverso gli occhi dell’altra. Un’ultima volta. Era come guardare in uno specchio magico. Vide la se stessa di adesso, con la spada in pugno, e vide la ragazzina che era stata, quella che guardava il mondo come se fosse una cosa totalmente ingiusta, quella che si aggrappava al suo ciondolo quando gli incubi la svegliavano nel cuore della notte, quella che ammirava la sua voglia a forma di stella, quella che aveva disegnato una stella simile sul polso di Emma...

Infine Lily la trafisse. Spinse Excalibur nel corpo di Emma.

La lama insanguinata uscì dalla sua schiena.

Qualcuno lanciò un grido. Ma non Emma. Emma non emise neanche un suono.

Lily chiuse gli occhi ed estrasse la spada.

Quando alzò ancora lo sguardo su Emma, si accorse che era tornata normale.  Emma era di nuovo Emma, con i suoi capelli biondi, il maglione bianco, i jeans scuri infilati in un paio di stivali. Gli stessi abiti che aveva quando aveva usato il pugnale per salvare Regina.

Erano entrambe di nuovo normali.

Excalibur si sgretolò.

Della spada non rimasero altro che granelli di polvere nera, che precipitarono sull’erba e si dissolsero.

Emma scivolò in avanti e Lily ne accompagnò la caduta. Stava piangendo anche lei e il peso del corpo dell’altra la trascinò giù.

- Lily. – disse Emma, sfiorandole la guancia. Sorrideva e pronunciò alla perfezione le sue ultime parole. La sua voce era chiara e limpida. – Ti voglio bene, Lily.

 

 
I paramedici misero il corpo senza vita di Emma su una barella e poi lo coprirono con un telo bianco.

Tutto quello che era avvenuto dopo la sua morte era confuso. Regina rivedeva le immagini come una serie di istantanee. Lei che sollevava Excalibur. L’esitazione, quella che poteva costarle cara. La consapevolezza che non sarebbe mai riuscita ad ucciderla. Lily che lo faceva al posto suo. Lily che veniva spinta via in malo modo. Ricordava l’uncino scintillante del pirata pronto ad abbattersi sull’amica di Emma. Ricordava Tremotino che colpiva Killian alla nuca con il suo bastone. Mano Monca che finiva lungo disteso, con ancora quell’espressione furiosa che gli deformava i lineamenti. Malefica che accoglieva la figlia tra le sue braccia. I singhiozzi della ragazza. David che sollevava Emma. La testa bionda che ricadeva all’indietro. Il grido di Biancaneve. Si era portata le mani al volto e l’urlo era arrivato tra le dita socchiuse. Un urlo così pieno di orrore e sbigottimento che Regina temette che la sua mente fosse partita.

Forse anche la sua, di mente, stava partendo.

Regina intuiva di dover dire qualcosa, di dover reagire in qualche modo a quelle urla. Ma non poteva. Aveva perso le forze.

“E Henry? Chi penserà ad Henry?”

“Tu. Lui sarà con te”.

Cosa avrebbe detto ad Henry? Cosa gli avrebbe raccontato?

“Ha già perso suo padre, Emma! Non può perdere anche sua madre. E mi odierà! Mi odierà non appena farò ciò che mi chiedi”.

“No. Non lo farà. Ci penserò io”.

Si avvicinò alla barella. Chiese ai due paramedici di aspettare e poi scostò il telo. Il volto di Emma era immobile e sereno. Quasi stesse solo dormendo.

“Certo! Sei l’unica che può preoccuparsi, vero? Ci sono persone che tengono a te, qui, Emma!”

“Te l’ho detto. Non abbiamo scelta!”

Uncino le aveva rimesso al collo la catenina con l’anello.

“E Henry? Chi penserà ad Henry?”

“Tu. Lui sarà con te”.

Regina aprì le mani, con i palmi rivolti verso l’alto. Tremavano. Tremavano come quando, a Camelot, aveva rivissuto la morte di Daniel.

“Ricordi la promessa fatta a Camelot? Che avresti fatto tutto il possibile per eliminare l’oscurità? Ho bisogno che tu mantenga quella promessa. E devi giurarmi che non lo dirai a nessun altro”.

Comparve la giacca di pelle. Quella rossa. Quella che Emma adorava.

Gliela appoggiò sul petto. Le dita sfiorarono il suo mento e una ciocca di capelli biondi. Era ricaduta maldestramente sul viso e lei, dopo un istante di esitazione, gliela scostò.

Infine la ricoprì con il telo e lasciò che il corpo venisse portato via.

 

__________________

 

 
Angolo autrice:

 

Eccoci arrivati al penultimo capitolo. Dopo questo c’è solo l’epilogo.

 
Non allarmatevi. La storia prevede un seguito. Spero comunque che abbiate apprezzato questa season 5A rivisitata da me, nonostante abbia deciso di non concluderla bene.


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stephanie86