Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Call it Maglc    26/06/2016    3 recensioni
Elsa non avrebbe mai dovuto fare la conoscenza del traditore nelle prigioni. Hans non avrebbe mai dovuto rivelare i segreti più oscuri della sua famiglia alla regina che aveva cercato di uccidere. Ma le aspettative esistono per essere infrante.
{ Hans/Elsa | Long fic | 101648 parole | Fire!Hans | Traduzione di Hiraeth | In revisione }
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ventinove

Il principe Hans delle Isole del Sud era morto.
 Elsa adesso capiva perché Hans fosse stato tanto inorridito quando lei era tornata in vita. Mentre guardava lo spettacolo raccapricciante e il cadavere steso a terra, rifletté che non si trattava della prima volta che osservava la sagoma inanimata di qualcuno che le era caro. L’immagine di Anna al fiordo colpì Elsa come un mattone. Le sue ginocchia tremavano, ma lei era talmente concentrata su Hans da non notare il fremito dei propri muscoli. La sua bocca cacciò uno strillo e lei incespicò per raggiungere l’uomo.
 Non prestò alcuna attenzione a Bhumi, la cui figura si stagliava sulle spoglia della propria vittima. Elsa era completamente intorpidita. Vedeva solo Hans. Quando si avvicinò al corpo, cadde sulle ginocchia. Sebbene ce la stesse facendo tutta per trattenersi, si accorse che il ghiaccio aveva cominciato a diffondersi per il pavimento, incrinandosi e circondando i resti di Hans. Una leggera neve cadeva pigramente, invece di rimanere sospesa nel vuoto come accadeva normalmente quando Elsa era sconvolta.
 Prese la mano di Hans, posandola sul proprio grembo. Lui pareva dormiente. Una fredda lacrima gli si posò sulla fronte mentre Elsa scuoteva la testa per l’incredulità.
 «Vi prego, ridatemelo» implorò con voce rotta.
 «Quel che è fatto è fatto» sentenziò Bhumi, le parole gravi e risolute.
 Elsa cercò di farle cambiare idea, accarezzando i capelli di Hans con una mano vacillante. «Voi non volete questo. Nel vostro profondo, sapete che è sbagliato». In gola aveva un bruciore terribile e un groppo le aveva incrinato il timbro.
 «Voi non non conoscete i miei desideri» ribatté la principessa. «Siate felice per essere stata risparmiata».
 Elsa scosse il capo e poi lo poggiò contro la fronte del defunto, il petto che si gonfiava per i singhiozzi. «Vi prego, ridatemelo. Dovete farlo».
 Sebbene Elsa non riuscisse a scorgerla, Bhumi stava rimuginando. Se davvero era senza cuore, se ne sarebbe andata non appena avesse ucciso colui che le aveva rovinato la vita. Eppure era rimasta.
 «Ringraziatemi» replicò infine Bhumi. «Ha rovinato la vita anche a voi. È lui la causa della vostra destituzione».
 La corona era irrilevante. Elsa ormai l’aveva quasi scordata. Finché Anna era sana e salva, avrebbe sacrificato tutte le corone che c’erano al mondo per regalarle a Ingvalda. «Non è stata solo colpa sua».
 «Quest’uomo ha tentato di uccidervi!» insistette Bhumi con disprezzo. «Come potete essere così ingenua? Vi ha guardato con occhi dolci e chiesto scusa? Come avete fatto a perdonarlo con tanta facilità?»
 Elsa negò, mantenendo salda la sua presa su Hans con l’impressione che, se lo avesse lasciato crollare al suolo, lo avrebbe perduto per sempre. Chinò la testa e pianse silenziosamente, le due fronti congiunte. Non sapeva come rispondere.
 «Siete patetica» mormorò Bhumi ed Elsa intuì che stava per voltarle le spalle.
 Avrebbe dovuto essere furiosa. Avrebbe dovuto attaccare la principessa, trafiggendole il cuore con uno stalattite, ma non ne era capace. Non possedeva una goccia di rabbia, ora che stava annegando in un mare di angoscia assoluta. Inoltre, con Bhumi fuori gioco, non avrebbe più avuto alcuna possibilità di resuscitare Hans. Ma forse, con un discorso convincente… Aveva un’ultima chance per persuadere la principessa omicida.
 «Io non l’ho perdonato».
 I passi si fermarono.
 «Che?»
 Elsa inspirò profondamente. «Non ho mai perdonato Hans per ciò che ha commesso. E non importa cosa faccia, non importa quanto mi supplichi, io non lo perdonerò mai».
 Bhumi era muta. Elsa ebbe il timore che se ne fosse andata e si girò verso il punto in cui si trovava la principessa. Ma lei era ancora lì, il volto che esibiva sentimenti contrastanti.
 «Non gli avete mai concesso il perdono. Eppure lo difendete» osservò lentamente, gli occhi assottigliati mentre cercava di capire.
 Elsa aveva difficoltà a contemplare le spoglia che reggeva senza che le venisse da vomitare. Mai aveva avuto il desiderio di stringere nuovamente il cadavere di qualcuno che le era caro: due volte erano già troppo.
 «Hans ha tentato di uccidermi e aveva intenzione di abbandonare mia sorella tra le braccia della morte. Un tempo credevo che farlo marcire in prigione fosse la sua giusta punizione. Ma… le circostanze sono mutate. Mi ha raccontato la sua storia. Avevamo poche cose in comune, ma quello che ci accomunava ci ha unito. E sono del parere che Hans sia diverso dall’uomo che era un anno fa e che non sia più il ragazzino che vi ha fatto piangere».
 Bhumi incrociò le braccia, la stoffa del manto che gettava ombre sul viso. Le parole di Elsa avevano iniziato ad aprire una breccia all’interno della sua coscienza.
 «Non lo perdonerò mai per l’uomo che era. Niente può scusarlo. Ma non si può modificare il passato. Dovete comprendere che il delitto per cui lo avete condannato ha perso il suo valore: adesso lui sta provando a rimediare agli errori compiuti».
 Elsa notò Bhumi arricciare il labbro, mordendolo in maniera pensosa, e sperò per il meglio.
 «Vostra sorella» chiese Bhumi, la voce bassa e sommessa, «approva la vostra relazione con il suo aspirante omicida?»
 Elsa soffocò una risata piagnucolosa. «Oh, no, niente affatto. Si sforza di non rivolgergli il saluto e il suo fidanzato lo tratta anche peggio. Ma si rendono conto di quello di cui sono capace e che sono consapevole delle mie azioni. E si rendono conto che, se io sono felice, Hans deve essere cambiato».
 La principessa era di nuovo silenziosa, le labbra contratte. Come poteva considerare l’idea di mandare in fumo tutto ciò per cui aveva tanto faticato? Il corpo di Hans tra le mani tremanti di Elsa diventava sempre più pesante a ogni secondo che trascorreva.
 «Quella vile donna, Carol» rispose infine Bhumi, «ha intenzione di conquistare i dodici paesi dell’accordo. Non ero in grado di uccidere i gemelli a Corona senza l’aiuto di Carol, per cui ha ancora con sé due forti soldati. Non le permetterò di attuare il suo piano».
 «Noi vi aiuteremo» la implorò Elsa, internamente grata a Bhumi per averle offerto una seconda possibilità per convincerla. «Consentiteci di combattere contro la tirannia. Ma ridatemi Hans».
 «Cosa proponete in cambio?» domandò Bhumi con le braccia conserte e un’espressione che indicava come, dentro di sé, la principessa era sicura che in seguito avrebbe rimpianto quella decisione.
 «Hans sarebbe lieto di assistervi nella disfatta di Carol. Vi forniremo navi, uomini e—»
 «Siete a conoscenza della prossima mossa di Carol?» la interruppe Bhumi.
 Hans non era mai stato invitato ad ascoltare i dettagli del progetto che Carol aveva architettato per impadronirsi degli altri regni: se interrogato al riguardo, non sarebbe stato di alcuna utilità. Elsa vide l’opportunità sfuggirle dalle mani. Meditò freneticamente, alla ricerca di qualcosa che li avvantaggiasse. Quello di cui avevano bisogno era uno dei Westergard… o nove fratelli e un re.
 «Rianimando i fratelli, vi prometto che riusciremmo a entrare nella mente di Carol».
 Bhumi si allarmò al mero suggerimento. «Neanche per sogno. Non lascerò che quegli oppressori ritornino e continuino a infestare queste terre».
 «E se non riacquistassero mai pienamente il controllo? Teneteli per alcuni anni al vostro servizio come castigo. Quando sentiranno parlare dell’immediatezza con cui la madre si è disfatta di loro, passeranno dalla nostra parte».
 «E se non lo facessero? E se si schierassero contro di me?»
 «Allora avrete il diritto di riprendervi le loro vite» le assicurò Elsa con fermezza. Stava scommettendo sui destini altrui nonostante non ne avesse le facoltà, ma era una donna disperata. Era sul punto di resuscitare le spoglia che aveva tra le braccia.
 Bhumi rifletté ancora e l’attesa fu pura tortura. Elsa era incuriosita dalla battaglia interna dentro la coscienza della principessa.
 «Non permettete al mondo di indurirvi il cuore, Bhumi» disse Elsa sommessamente, senza prestare attenzione alle lacrime che le colavano dal mento al pavimento di pietre e che si trasformavano a mezz’aria in ghiaccio, gocciolando e frantumandosi a contatto con il suolo. «Vi prego, da strega a strega».
 Finalmente la principessa cedette. «Allontanatevi dal cadavere».
 A Elsa balzò il cuore in gola. Annuì e posò con cura il capo di Hans a terra, indietreggiando a sufficienza in modo da consentire a Bhumi di lavorare, ma abbastanza vicino da poter accorrere al fianco del principe nell’istante in cui avrebbe inspirato aria.
 Bhumi osservava il corpo, un’espressione sprezzante in viso. Elsa si augurò che non stesse avendo ripensamenti.
 «Sia chiaro, una volta ridatovelo, accertatevi che non mi faccia del male» ordinò Bhumi, gli occhi assottigliati. «Mi fornirete la vostra nave e cominceremo immediatamente a dare la caccia a Carol. E se non manterrete la vostra parola, ucciderò voi e tutti i Westergard».
 Subito Elsa annuì. La posta in gioco non era mai stata tanto alta, ma era la prima volta che si sentiva davvero sicura di sé.
 Con un sospiro, Bhumi si voltò verso Hans, abbassandosi e picchiettandolo sulla guancia con il minimo sfioramento del dito.
 Le orecchie di Elsa non conoscevano suono più dolce del rantolo disperato di Hans. Bhumi arretrò attentamente di un passo, mentre Elsa si precipitava al fianco dell’uomo. Dai suoni che emetteva, Hans assomigliava a un animale morente ed Elsa piangeva e si aggrappava e gli stringeva la mano perché non si arrischiava di cingerlo per il busto.
 Probabilmente i due stavano facendo proprio una bella figura davanti a Bhumi. Elsa aveva mille ciuffi ribelli che le sfuggivano dalla treccia, ma che s’infischiava di scostare, e il vestito prestatole al palazzo delle Isole del Sud le pendeva dalle spalle come un lenzuolo della taglia sbagliata. Hans sembrava aver passato un inferno, specie perché si era appena ridestato. A coronare il quadro, aveva i capelli scompigliati, una pelle pallidissima e la faccia spaventata.
 Tuttavia in quel momento Elsa si disinteressava delle apparenze: si limitava a singhiozzare e a ridere mentre Hans respirava, dato che negli ultimi minuti era stato esanime. Aveva l’aria nei polmoni ed era l’unica cosa che contava.
 «Elsa?» sussurrò lui tra un ansito e l’altro.
 «Sì. Sì, sono Elsa» gli rispose. «Siamo vivi, tranquillo».
 Hans allungò la mano libera e le circondò la cintola, trascinandola a terra con lui e recuperando il fiato. Lei non aveva nulla di cui lamentarsi e lo abbracciò delicatamente.
 «Bhumi?» le domandò.
 «È qui, però—»
 Prima che riuscisse a terminare la frase, si accorse di una chiazza sfocata in movimento e si volse verso l’entrata della caverna. Lì, ansante e armata con una spada, c’era Anna, che cercava indubbiamente Bhumi. Elsa si ricordò di averla sollecitata a introdursi nella grotta al tramonto.
 Si levò in piedi e salutò Anna. Non avrebbe mandato in fumo il compromesso per colpa della lealtà della sorella. «Anna! Anna, è tutto a posto! Non aggredirla!»
 Anna si accorse di Elsa e abbassò cautamente la lama, anche se era felice di vederla sana e salva. Poi notò Hans sul pavimento, che aveva difficoltà a sedersi e si reggeva con l’ausilio della gamba di Elsa.
 «Lei è qui?» boccheggiò lui, riferendosi a Bhumi. «Dobbiamo…» Non concluse l’interrogativo, ma sul suo palmo apparve una debole fiamma.
 «No» replicò Elsa. «Non siamo più contro la principessa Bhumi. Abbiamo un accordo».
 Hans occhieggiò Elsa come se lei lo avesse condannato di nuovo a morte. «Tu cosa
 «Annullo la missione di salvataggio?» interruppe Anna dall’ingresso della caverna.
 Elsa confermò e Anna annuì, per poi tornare nel corridoio dove la truppa attendeva presumibilmente il segnale per attaccare.
 Bhumi, che finora era rimasta in disparte e aveva studiato silenziosamente il dispiegamento degli eventi, assunse il comando. Uscì dalle ombre e sollevò il mento. «Alzatevi. Ce ne andiamo».
 Hans era chiaramente sgomento, ma non reagì grazie all’avvertimento di Elsa. La guardò supplichevole, chiedendole cosa stesse accadendo, ma Elsa scosse la testa e lo aiutò a issarsi. Lui aveva le gambe che vacillavano e si appoggiò a Elsa. A lei la cosa non pesò.
 La neve caduta quando Hans era privo di sensi aveva iniziato a scomparire, lasciando solo rimasugli di polvere fredda sul pavimento di pietra che Elsa sperava di non dover più calpestare.
 Bhumi li aspettava all’entrata della caverna. Non pareva granché contenta e non lo era nemmeno Hans. «Sbrigatevi. Partiremo domani all’alba».
 La principessa girò i tacchi e si addentrò nel passaggio buio. Elsa e Hans la tallonarono, lenti e tremanti.
 «Che sta succedendo?» sibilò Hans a Elsa.
 La mente di Elsa fu varcata da un milione di pensieri. Che per pura disperazione avesse stipulato un patto folle? Non lo ricordava. Scosse il capo.
 «Qualcosa di buono, mi auguro».

Senza sorprendere nessuno, all’equipaggio non piacque avere a bordo Bhumi. E a dire la verità, non piaceva neanche a Elsa. Non si fidava di un’esperta omicida dalla morale flessibile e incline a rompere le proprie promesse. Ma paragonate a un paio di giornate spese in sua compagnia, la vita di Hans era più preziosa.
 Elsa avrebbe voluto raccontare a Hans, Anna e Kristoff di quello che era avvenuto all’interno della grotta. Tuttavia, non appena s’imbarcarono, i marinai la tempestarono di domande ed erano turbati dall’assenza di Jørgen e dalla comparsa della principessa di Aruna.
 Elsa si morse il labbro. La scrutavano tutti con un’aria stanca, fredda e confusa. Avevano il diritto di essere informati. Ma non era convinta della colpevolezza della regina Carol, non ancora. E non le avrebbero creduto. Era costretta a modificare il resoconto.
 Quel pomeriggio era stato all’insegna delle decisioni prese d’istinto ed Elsa si disse che la situazione non poteva peggiorare più di così, anche comportandosi di nuovo impulsivamente. Spostò una piccola cassa e vi montò sopra, torreggiando sulla folla.
 «Silenzio, prego» annunciò, agitando le braccia per zittire la massa. Eppure ottenne l’obiettivo molto facilmente: ognuno era interessato a ciò che aveva da comunicare.
 «Sono trascorsi mesi da quando il principe Jørgen e il principe Hans hanno iniziato a perdere i loro genitori e i loro fratelli e stasera abbiamo scoperto il movente e le identità dei fuorilegge. La famiglia Westergard avrà finalmente la sua vendetta!»
 La gente esultò, anche se alcuni erano ancora confusi e si scambiavano mormorii tra loro. Per quanto riguardava il lavoro legale e praticamente ogni dovere reale, Elsa sapeva di non essere stata una brava regina, ma era molto abile davanti a un pubblico. Conosceva le parole esatte per accontentare il popolo nonostante venisse tradita dalle sue azioni.
 «Sfortunatamente, il vostro principe Jørgen è stato catturato da un orribile traditore delle Isole del Sud» proseguì ed esplose una nube di sussurri sconvolti. «Non è morto, non spaventatevi! Ma è diventato la pedina di una partita che abbiamo intenzione di vincere! Salveremo il principe e faremo capire a quegli assassini che noi non molliamo mai!»
 Eruppe un altro coro di giubilo, inferiore di volume e più dubbioso. Hans la osservava con un’espressione strana, quasi divertito sotto il tormento e la fatica che provava. Elsa tentò di non ricambiare lo sguardo per non perdere la motivazione.
 «Ma ho qui con me una persona che è in grado di rimediare ai nemici del vostro regno. E con i suoi poteri magici può far tornare in vita la famiglia reale!»
 La dichiarazione fu seguita da un brusio smarrito e un parlottio sbigottito. Elsa rivolse un’occhiata alla principessa indiana, i cui occhi erano sgranati. Evidentemente non si era aspettata di venire dipinta sotto una luce positiva.
 «La principessa Bhumi di Aruna desidera aiutarvi a correggere i torti commessi dal demonio che ha rapito il principe Jørgen. È capace di resuscitare i defunti ed è disposta—»
 «Non è lei la donna che vi ha condotto all’interno della grotta?» urlò un marinaio, presumibilmente uno di quelli che avevano accompagnato il gruppo in barca.
 Elsa strinse le labbra, mentre tra la folla si sparsero ulteriori borbottii. Bhumi pareva un po’ preoccupata, quasi nervosa.
 «La principessa stava facendo il doppio gioco con il furfante» ribatté Elsa, lì lì per esporre la verità per intero. «Giura che l’unica cosa che vuole al momento è consegnare alla giustizia il vero criminale».
 Ci furono altri pispigli, solidali ma comunque inquieti.
 «È per caso una negromante?» gridò qualcuno.
 Elsa era al corrente del livello di intolleranza sopra la media che la popolazione della Isole del Sud serbava contro la magia. Ma adesso al comando c’erano lei e Hans: i cittadini erano obbligati a prestare almeno un po’ di rispetto nei confronti di essa.
 «La principessa Bhumi è qui per elargire soccorso» affermò Elsa con una nota decisiva. «Vi riconsegnerà il vostro re e i vostri principi. Vi suggerisco di accogliere le sue richieste».
 La folla borbottò, concordando con Elsa, anche se molti nutrivano sentimenti contrastanti.
 «Partiremo domani mattina» concluse. «Siete congedati».
 L’equipaggio si diresse verso le zone letto bofonchiando e ci furono coloro che sulla strada per andarci squadrarono Bhumi ed Elsa. Era ovvio che si fidavano unicamente di Jørgen. Chi li sovrintendevano in quell’istante? Il principe traditore e l’ex regina di Arendelle. Il vuoto di autorità era disorientante. Ma per stasera ci avrebbero dormito sopra.
 Anna si precipitò da Elsa non appena lei scese dalla cassa. «Non può essere finita così, raccontami tutto».
 Elsa sorrise e strinse Anna in un abbraccio, felice che lei stesse bene. Durante l’ora scorsa si era resa conto della facilità con cui si potevano perdere i propri cari.
 «Le colpevoli dei delitti sono la madre di Hans e Bhumi. La regina Carol possiede dei poteri magici e tiene ostaggio Jørgen per impadronirsi del mondo».
 Anna strabuzzò gli occhi. «Che?»
 «È una lunga storia: ti spiegherò meglio domani» mugugnò. «Ho bisogno di una dormita».
 Sebbene Anna sembrasse sul punto di esplodere, annuì e sospirò profondamente. Augurò a Elsa la buonanotte e si unì a Kristoff per discutere delle informazioni ottenute prima di andare a letto.
 Questo la lasciò con Hans e Bhumi. Elsa li notò mentre cercavano di stare il più lontano possibile l’uno dall’altra, entrambi con delle facce estremamente a disagio. Elsa provò a sorridere alla principessa.
 «Potete soggiornare nella cabina del principe Jørgen» offrì Elsa, inclinando la testa per mostrare la strada a Bhumi.
 Bhumi passò da agitata a dura come la pietra. «Guidatemi».
 Elsa la condusse alla stanza, auspicandole un buon riposo e ricevendo un’occhiataccia disorientata e una porta sbattuta in faccia. Sperò che, trattandola con cortesia, Bhumi non avrebbe cambiato idea.
 Hans, che le aveva seguite, circondò Elsa da dietro con le proprie braccia. La sonnolenza di Elsa crebbe immediatamente e lei gemette, abbassando le palpebre.
 «Che è accaduto?» domandò Hans. «Che è accaduto dopo che sono morto?»
 Elsa era ritrosa a parlarne. Invece cominciò a camminare, sciogliendo l’abbraccio e prendendolo per mano. «Stanotte resta in camera mia, ti chiarirò ogni dubbio».
 Hans era leggermente sorpreso. «Oh. Quindi..?»
 Elsa sorrise, le guance che si arrossarono. «Non oggi. Solo… rimani con me. Voglio sentirti respirare».
 Quando entrarono nella cabina, lui le strinse la mano. «Per te, non smetterò mai di farlo».

   
 
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