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Autore: WibblyVale    27/06/2016    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori raggiunse l’entrata del giardino di casa sua e fu accolta da una serie di schiamazzi. Non fece nemmeno in tempo a togliersi la parrucca, che i bambini le furono addosso, facendola barcollare all’indietro. Si inginocchiò a terra e li abbracciò entrambi, posando baci sulle loro guance.
“Avete fatto i bravi?”
“Si.” Risposero in coro.
“Yaya era preoccupata, ma io sapevo che tornavi!”
“Non è vero!” disse lei mettendo il broncio.
La kunoichi scostò i capelli alla bambina. “Non c’è niente di male ad essere preoccupati, anche io lo ero.” Poi si rivolse a suo figlio: “Tu, invece, devi imparare a rispettare i sentimenti degli altri.”
“Ok, mammina.”
Shiori scoppiò a ridere. Era un ruffiano proprio come il padre.
Prese entrambi i bambini per le mani e si diresse verso casa. Shisui era fuori a stendere il bucato appena fatto. Diede a malapena segno di notarli quando lo raggiunsero.
“È da quando è arrivato Itachi che è così.” Le spiegò Amaya.
“Shisui?”
“Shiori!” esclamò lui, voltandosi verso l’origine della voce. La donna sentì parte di lui rilassarsi. “Bentornata!”
“Grazie.”
“Mamma, stavamo per andare a mangiare, vieni anche tu?” la informò Hikaru.
“Hika, tesoro, prima devo andare dallo zio Itachi. Vi raggiungo dopo, ok?” I bambini annuirono. “Ora andate a lavarvi le mani.”
Quando lei e Shisui rimasero soli cominciarono a salire al piano di sopra.
“La missione?”
“È andata bene. Ho avuto alcune risposte.”
“Su Kishiko?”
Lei fece di sì con la testa. “È una storia complicata, ma pare che lei sia la mia vera madre. Lei e mio padre avevano una relazione.”
“Oh cazzo! Shiori io … non so che dire.”
“Non c’è bisogno di dire nulla. È bello sapere, e dopotutto sono stata amata e tanto. Certo, mi chiedo come sarebbe stato se lei non fosse morta, se avesse potuto crescermi.” Tirò su con il naso. “Parlami di Itachi.” Ordinò, cambiando argomento.
“È arrivato due sere fa. Gli ho fatto l’iniezione. L’effetto anestetico ha agito quasi subito ed è ancora a letto. È sveglio, ma la medicina viene assorbita molto più lentamente.”
Shiori si passò una mano tra i capelli. “Avevamo previsto che sarebbe successo.”
“Già, ma non ero preparato.” Si bloccò sul pianerottolo e la strinse per le spalle. “Non sono pronto a vederlo morire.”
“Farò il possibile.” La donna pose la mano sulla maniglia, poi si guardò indietro. “Non vieni?”
L’Uchiha scosse la testa. “Credo che dobbiate parlarne tra voi.”
La kunoichi spinse la porta ed entrò. Itachi era sdraiato sul letto, pallido e con gli occhi spalancati. Si voltò verso di lei e fece lo sforzo di fare un sorriso tirato.
“Sei tornata, finalmente.” Disse con un filo di voce.
“Si, sono qui.” Ricacciò indietro le lacrime e si avvicinò all’amico. Si sedette sul letto accanto a lui e gli accarezzò il volto. Lui era una roccia, era strano vederlo così.
“Non dirmi che ti ho lasciato finalmente senza parole, eh Nara?”
Lei scosse la testa e si morse il labbro. Non doveva piangere.
“Ho … ho forse una soluzione. Potrei prendere due piccioni con una fava.”
“Shiori, devi seriamente smetterla. Il tuo rimedio farà effetto per il tempo necessario.”
La donna sbatté un pugno sul materasso.
“Il tempo che tu definisci necessario, non è abbastanza!”
“Lo è per me. E so che hai promesso a Shisui di salvarmi, e che tu vuoi salvarmi, ma a me sta bene così.”
La Ninja Solitaria incrociò le braccia al petto. “Sai, non mi interessano le tue cazzate. Tu puoi pensarla come vuoi e io continuerò a pensarla a modo mio, e di conseguenza agirò. Mi servono i tuoi contatti però, sennò rischio di essere nei guai.”
Itachi ridacchiò. “E da quando li eviti?”
“Da quando ho una famiglia, razza di idiota.” Rispose lei ridacchiando a sua volta.
“Cosa ti serve?”
“Sasori ha un infiltrato nella divisione scientifica di Orochimaru, devi chiedergli di organizzarmi un appuntamento. E prima che tu mi dica di no …” disse vedendo l’amico aprire bocca per protestare. “Non lo faccio solo per te, ma anche per me.” Così gli raccontò la storia di Shikanari e Kishiko.
“Shiori, io …”
“Va tutto bene. Dico davvero!” Si sforzò di sorridere.
Itachi si mise a sedere con molta fatica, poi fece un paio di segni con le mani. Un corvo apparve e volò fuori dalla finestra.
“Ora probabilmente dovrò un favore a Sasori. Non è mai un bene.”
“Grazie.”
Fatto ciò si mise a visitarlo. “Ti riprenderai entro domani. Poi dovrai stare tranquillo un altro giorno. E sarai come nuovo.”
“Ho visto Kakashi.” Disse lui cambiando argomento all’improvviso. Shiori sbarrò gli occhi. “Era da lady Akemi. Ci siamo aiutati.”
“Tu e lui?” domandò poco convinta.
“Si, è complicato.”
La kunoichi poté sentire benissimo quanto l’amico fosse in imbarazzo.
“Cos’è successo?”
“C’è una cosa che non ti ho detto …”
 
La cena non fu esattamente allegra come Shisui si era aspettato. Finalmente, Shiori era a casa e Itachi si era alzato da quel letto, ma l’atmosfera era gelida. Se non fosse stato per i bambini che ridevano e chiacchieravano, non sarebbe stata affatto una cena piacevole.
“Ed è forte?” chiese Hikaru, riferendosi al Kazekage, che Shiori stava raccontando di aver incontrato.
“Oh sì. È fortissimo, anche se questa volta non l’ho visto combattere.”
“È un principe!” esclamò Amaya.
“No, Yaya! È meglio! È un ninja!” esclamò il piccolo Hatake.
Shiori ridacchiò. “Si, decisamente molto meglio. Anche se alcuni di loro non sono poi così intelligenti come vogliono far credere.” Ringhiò, Shisui era sicurissimo che si fosse rivolta verso Itachi.
L’Uchiha più giovane grugnì, ma continuò a mangiare la propria zuppa. Quando la cena terminò e i bambini andarono a giocare, Shisui chiese ai suoi compagni cosa stesse succedendo.
“Oh, niente. Itachi ha solo detto a Kakashi che stiamo insieme ed abbiamo un figlio insieme.”
“Ah …” Sapeva che Shiori si era voltata verso di lui con un volto furente, poteva immaginare la sua rabbia.
“LO SAPEVI?”
“Io … me l’ha detto un po’ di tempo fa. L’ha fatto per …”
“Proteggere la sua dannata copertura!”
“In fondo tu non volevi dirgli la verità!” le ricordò l’Uchiha cieco, usando la logica.
“Lo stai difendendo ora?”
“Shiori ti prego!”
“Ho solo fatto quello che dovevo. Mi dispiace, va bene?” Commentò Itachi con un filo di voce. La donna sentì che era davvero dispiaciuto per l’accaduto.
“Oh, ma sta zitto!” rispose accennando ad un piccolo sorriso, per poi lasciare la stanza.
 
 
“Vai via ancora?” chiese Amaya, mentre stava mettendo a letto i bambini.
“Per pochissimi giorni.” Rispose Shiori.
“Ma sei appena tornata!” esclamò Hikaru.
La donna posò un baciò sulla fronte dei propri figli. “Lo so. Ma devo adempiere ai miei doveri.”
“Sei arrabbiata.” Le fece notare suo figlio. “Ma è … diverso da quando sgridi me o Yaya. Non è rabbia … è … fa male. Mamma perché fa male?”
“Perché sei arrabbiata, Shiori?”
La donna chiuse gli occhi, suo figlio stava diventando più forte, a volte riusciva a penetrare il suo scudo. Ora sentiva il suo desiderio di vendetta nei confronti di Orochimaru.
“È complicato. Comunque quando sto vicino a voi, qualunque rabbia va via.”
I bambini le sorrisero. “Ci racconti una storia?” chiese la bambina dai lunghi capelli viola.
“Quale?” Hikaru si agitò nel letto. “Sai che puoi chiedermi qualunque cosa.”
“Come hai conosciuto il mio papà?”
La donna si morse il labbro. E va bene, si meritava un bel racconto.
“Ho conosciuto Kakashi quando avevo diciannove anni. Lui era un ninja fortissimo e molto intelligente, ed era davvero molto bello. I suoi capelli erano del colore dell’argento, i suoi occhi scuri e profondi, per il resto ti assomiglia molto Hika. All’inizio non andavamo molto d’accordo, ma un giorno siamo stati costretti ad andare in missione da soli. C’erano tanti nemici e lui avrebbe voluto che io scappassi, ma feci di testa mia e lo aiutai. Corremmo per la foresta e ci nascondemmo in un luogo segreto che lui conosceva e lì … Scoprimmo quanto ci volevamo bene. Lui vi piacerebbe tantissimo e voi piacereste a lui.”
“E perché non è qui?” la interruppe Hikaru.
“Perché, amore mio, lui non sa cosa c’è qui ad aspettarlo.” Si alzò in piedi. “Ora dormite. Lo zio Itachi ha bisogno di me.”
Diede un bacio ad entrambi e uscì. L’Uchiha era fuori dalla porta che l’aspettava.
“Non volevo origliare, ero venuto a …”
Shiori si fiondò tra le sue braccia e lui la strinse a sé.
“Devo risolvere questa cosa e portarli da lui.”
“Lo so.” Le accarezzò dolcemente i capelli. “Partiamo fra due giorni. Sasori mi ha scritto e ha detto che ha già organizzato un incontro.”
“Grazie, Itachi, per tutto.”
“No, grazie a te.”
La donna si staccò da lui.
“Sarà meglio tornare da Shisui. Non sarà contento di dover rimanere solo di nuovo.”
 
Più tardi quella sera Shiori si trovò da sola nella sua camera, NekoTora si era appallottolata accanto a lei e si lasciava accarezzare dietro le orecchie.
“Finita questa missione ce ne torniamo a Konoha. Ti piacerà.”
La gatta fece le fusa.
“Shisui verrà con noi?” chiese.
Shiori le sorrise. Le aveva insegnato a parlare, come a molti degli animali ninja addestrati. Quella bestiolina era piuttosto sveglia.
“Se riesco a convincerlo. Dovresti provare tu. Con quegli occhioni convinceresti chiunque.”
“Sarebbe meglio se provassero i bambini. Io non posso vivere senza le carezze di Shisui.”
La Nara scoppiò a ridere. “Ah è così allora! Non fai la sostenuta con tutti.”
La micia si leccò la zampa, poi se la passò sul muso. “Lui è più gentile di te. Comunque mentre non ci sei mi occuperò io di loro. Ho perfezionato la tecnica che mi hai insegnato.”
“Bene. Ho bisogno che tu li protegga, poi sei l’unica che sa la verità sullo scrigno. Ho bisogno che tu avverta chi di dovere se io …”
“Non dirlo nemmeno per scherzo, d’accordo? Ti darei una delle mie vite se potessi.”
“Una è già sufficiente per me, ma grazie per il pensiero.”
Detto ciò, si accoccolarono una accanto all’altra e si addormentarono.
 
Kakashi aveva fatto rapporto all’Hokage e, dopo aver salutato i suoi compagni, si era concesso qualche ora di riposo. Aveva decisamente bisogno di dormire e di non pensare. Non doveva pensare a Itachi e a Shiori e al loro figlio, non doveva pensare a quelle carte che avrebbe dovuto portare ai Nara perché se ne occupassero, e a proposito di Nara, non doveva pensare che Shikamaru era quasi morto. La sola idea che il giovane chunin sarebbe potuto non tornare più a casa lo faceva impazzire.
La mattina successiva al suo ritorno si allenò a lungo per scaricare la tensione accumulata. Tsunade il giorno prima gli aveva ricordato che ora più che mai dovevano stare sull’attenti. Presto, molto presto, Naruto sarebbe tornato, e con lui molti nemici. I rapporti con gli altri paesi erano tesi: i Jinchuriki sapevano di essere in pericolo e i capi villaggio diffidavano di chiunque. Secondo, l’Hokage si dovevano preparare a tempi molto duri.
La donna l’aveva avvertito di stare sull’attenti, pronto a qualunque cosa, come sensei del loro Jinchuriki avrebbe dovuto proteggerlo. “A costo della mia vita”, le aveva assicurato, ma non era la risposta che voleva. Gli aveva ricordato che, forse, scoprire qualcosa di più su quell’uomo mascherato, avrebbe prevenuto molte cose. L’ordine era di riformare la squadra e mettersi a fare ricerche serrate, ovviamente negli spazi di tempo che gli restavano tra una missione ufficiale e l’altra.
Finito di allenarsi, tornò a casa per farsi una bella doccia e passò da una pasticceria lì vicino. La donna al bancone, Yuri lo salutò con un sorriso.
“Kakashi-sama, bentornato!  È bello vederla qui.”
“Yuri, ti ho detto che puoi chiamarmi semplicemente Kakashi.” Rispose lui. “Soprattutto se fai dolci così buoni e sopporti i miei enormi ordini ogni volta.”
Lei si scostò i lunghi capelli biondi dal viso e lo guardò con i suoi grandi occhi blu, arrossendo un poco.
“Faccio solo il mio lavoro. Allora cosa ti serve?”
“Ummm … Direi almeno due di tutto.”
Lei ridacchiò. “Sta tornando Naruto?”
“Oh in quel caso avrei preso almeno quattro di tutto.”
“Era bello quando venivate tutti insieme.”
“Si, Naruto porta un sacco di allegria.”
“Già, e tu sorridi di più.” Arrossì improvvisamente. “Scusa, non sta a me …”
“Tranquilla, penso sia vero. Posso dirti che fra qualche tempo verrò accompagnato, così non dovrai sopportare la mia faccia triste ancora a lungo.”
“Oh, ma a me non dispiace.” Rispose lei on un sorriso e consegnandogli il cabaret di dolci.
Lui le porse i soldi e la salutò. Quel posto era aperto da anni, prima era gestito dai genitori della ragazza. Era stata Shiori, con la sua fissa per i dolci, a portarlo lì la prima volta. Aveva dei bei ricordi legati a quel posto.
 
Shikamaru ringraziò il campanello di casa sua e chiunque lo stesse suonando. Non appena era arrivato a casa sua madre l’aveva abbracciato forte e non la smetteva di piangere. Il peggio, però, era arrivato dopo: aveva cominciato a urlargli contro che era uno stupido, che aveva rischiato la sua vita, un gesto eroico certo, ma dove diavolo aveva messo il cervello. Poi urlò contro suo padre, giusto per cambiare vittima, e per lasciargli un po’ di respiro, ma ci andò piano con lui. Solo perché quella vecchia volpe continuava ad avere un’espressione colpevole e spaventata sulla faccia.
Shikamaru sapeva di averla fatta grossa stavolta. Aveva davvero spaventato a morte suo padre ed i suoi amici, ma perché non si limitavano a essere felci che fosse ancora vivo? Non veniva niente di buono a fare una buona azione? Beh almeno la Seccatura era viva, ma non era sicuro che la cosa lo consolasse, quella ragazza era una vera piaga alle volte.
Sua madre era, però, stata interrotta dal campanello. Dopo qualche secondo suo padre entrò in salotto accompagnato da Kakashi, che portava in mano una scatola, che era sicuro essere piena di dolci. Il chunin si leccò le labbra e sorrise.
“Sono felice che stai bene.” Gli disse l’Hatake.
“Grazie.”
“Hai agito con troppo fretta?”
“Può darsi.” Rispose il moro alzando le spalle, provocando un ringhio da sua madre.
Quando si furono seduti tutti quanti attorno al tavolino del salotto, Yoshino portò qualche bibita per accompagnare i pasticcini.
“Com’è andata la tua missione?” chiese Shikaku.
Kakashi spiegò i vari eventi, tralasciando l’aiuto di Itachi, aveva chiesto anche ai suoi compagni di evitare di parlarne. Onestamente non sapeva come gli altri avrebbero reagito a sapere che lui collaborava con Shiori, e al momento non avevano bisogno di ulteriori pensieri. Infine, spiegò loro della formula del veleno e del fatto che la Ninja Solitaria l’avesse consegnata a lady Akemi, perché a tempo debito la consegnasse a lui.
“E voi dovreste occuparvi dell’antidoto se possibile.”
“Ci lavorerò personalmente.” Lo rassicurò Shikaku. “E Shikamaru mi aiuterà.”
“Cosa? Perché?”
“Perché devi imparare queste cose, e perché questa è la tua punizione per avere agito senza pensare.”
Shikamaru mise il broncio. “Come se voi non l’aveste mai fatto.”
“In effetti, Shikaku, mi sa che tutti abbiamo fatto qualche sciocchezza in missione.”
“E siamo stati rimproverati a dovere. Quindi …”
“Mi dispiace, Shikamaru non ha tutti i torti.” Si arrese Kakashi con un piccolo ghigno. “E la vostra di missione?”
E così fu il turno dei Nara di raccontare.
“E Shiori?”
“Sembrava in ansia, ma … felice. Insomma, come se ci fosse qualcosa che le desse la forza di alzarsi la mattina.” Spiegò Shikaku.
“Bene. Sono contento per lei.”
“Bugiardo.” Lo accusò Shikamaru.
“Come l’ha presa la storia di Kishiko?” chiese lui ignorando il commento.
“Meglio di quanto mi aspettassi. Diciamo che aveva già pensato al peggio quindi la verità è stata quasi una boccata d’aria fresca.”
“Capisco. Sono sicuro che sarà in grado di superarlo.”
 
Qualche ora dopo, lasciò casa Nara. I racconti che aveva ascoltato gli avevano dato molto da pensare. Si era accorto che Shikamaru avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non ne aveva avuto l’occasione. Avrebbe sicuramente fatto in tempo al prossimo allenamento che avrebbero fatto insieme.
In quel momento c’era soprattutto una frase che gli rimbombava nella testa: “Sembrava in ansia, ma … felice. Insomma, come se ci fosse qualcosa che le desse la forza di alzarsi la mattina”. Lui sapeva benissimo cos’era quella cosa. Si trattava di Itachi e dei bambini. Sperava per loro che potessero vivere una lunga vita felice. Si passò una mano tra i capelli. Balle! Li invidiava! Voleva essere lui al posto dell’Uchiha. Era così che aveva progettato il suo futuro e gli era stato portato via.
I suoi piedi l’avevano portato davanti alla piccola pasticceria, che stava chiudendo. La proprietaria era in punta di piedi e il suo corpo slanciato si tendeva verso la maniglia della saracinesca.
Tenzo gli aveva fatto notare qualche tempo prima che lei aveva una cotta per lui. Kakashi però non se ne era accorto e aveva scambiato le sue attenzioni per gentilezza, ma poi ci era stato più attento.
Non incontrava molte persone davvero buone e Yuri pareva una di quelle. La vicinanza del Copia-ninja non le avrebbe fatto bene, ma … Aveva bisogno di dimenticare, aveva bisogno di qualcuno che gli ricordasse come era avere qualcuno che lo amava, aveva bisogno che tutta quella rabbia che provava se ne andasse da lui.
“Ehi Kakashi! Che ci fai qui?” chiese la donna non appena lo notò.
Il jonin si grattò la testa un po’ in imbarazzo. “Io … ehm … passavo da queste parti e … insomma … pensavo …” Cazzo! Era davvero così difficile? “Ti andrebbe di andare da qualche parte?”
Yuri sorrise. “Mi stai per caso chiedendo di uscire?”
“Io, no! Cioè sì. Cioè … Senti sono un gran casino e probabilmente ti converrebbe tornare a casa, ma … Non sarebbe male passare qualche ora in compagnia.”
La donna gli sorrise. “Mi piacerebbe molto andare da qualche parte con te.”
“Sappi che è a tuo rischio e pericolo.”
“Mi piace rischiare.” Rispose lei prendendogli il braccio.
 
A qualche chilometro di distanza Hisoka e Takeo erano infuriati con Kenta, mentre Aya, per quanto fosse arrabbiata quanto i gemelli, cercava di riappacificare gli animi. L’uomo più anziano aveva ucciso Shimo, quando questo avrebbe potuto dare delle importantissime informazioni a tutti loro.
“E ora siamo comunque in una posizione di svantaggio!” Ripeté Hisoka per l’ennesima volta.
“Da quando agisci così impulsivamente?” chiese Takeo.
“Ragazzi, non devo spiegare a voi le mie azioni. Siete cresciuti molto in questi anni, ma ci sono cose che non potete capire.”
“No, Ken sei tu che non capisci.” Disse Aya, non riuscendosi a trattenere.
“Cosa non capisco?” chiese l’uomo confuso.
La ragazza si zittì. Non doveva dirlo, anche i gemelli ora la guardavano confusi.
“Che succede, Aya?” Takeo le si avvicinò e le prese la mano. “Noi siamo arrabbiati perché dovevamo rispettare gli ordini, ma tu …”
“Tu sai qualcosa in più.” Concluse Hisoka.
La ragazza spostò il peso da una gamba all’altra, nervosa.
“Itachi non sta bene e non si trova una cura. Shiori mi ha lasciato le sue ricerche in caso …”
“In caso?” domandarono gli uomini in coro.
“È andata da Orochimaru per trovare una cura per Itachi.”
I tre sbarrarono gli occhi.
“No, è andata per vendicarsi.” Le fece notare Takeo.
“No, ragazzi … Non è come …”
“Aya! Ragiona!” gridò Hisoka. “Ha scoperto che ha ucciso sua madre, credi davvero che andrà lì solo per prendere una cura.”
Lei scosse la testa. “Non capite! Tra le sue fila c’è un infiltrato. Lei incontrerà quest’uomo. È un contatto di Sasori.”
Kenta sentì un brivido percorrergli la schiena. “Devo andare.”
“Che cazzo stai dicendo?” chiese Takeo.
“Sentite, voi occupatevi della nostra missione. Io devo raggiungere Shiori.”
“Veniamo con te!” esclamò Aya.
“No. Abbiamo promesso di occuparci della gente in difficoltà ed è quello che dovete continuare a fare. Io tornerò presto.”
“Ma …” dissero i tre giovani.
“Sappiate che qualunque divergenza abbiamo avuto, qualunque cosa sia successa, io … Io vi ho sempre voluto bene.”
“Ken, che significa?” chiese Hisoka.
“Che ci rivedremo presto!”
L’uomo raccolse le sue cose e corse via. I tre giovani non sapevano cosa fare, ma decisero di rispettare la sua decisione di non seguirlo. In fondo, si erano fermati in quel villaggio del Paese della Pioggia per fare del bene e non potevano abbandonare quelle persone.
Kenta dal canto suo corse. Aveva ancora qualche contatto in giro, gli sarebbe stato facile capire dove si sarebbe tenuto l’incontro. Shiori si illudeva se credeva che Orochimaru avesse anche un solo infiltrato tra le sue fila. Quell’uomo non si permetteva errori, mai!
 
Orochimaru, di nuovo in piedi, stava ascoltando il suo sottoposto più fedele. Kabuto aveva ricevuto un messaggio da Sasori, voleva che si incontrassero di lì a qualche settimana al ponte Tenchi, ma prima il medico avrebbe dovuto incontrare qualcun altro.
“Sasori mi ha detto che è una sua conoscente. E ha i capelli blu.”
Orochimaru ridacchiò. “E cosa vuole questa conoscente dai capelli blu.”
“Informazioni, suppongo.” Fece Kabuto con un ghigno.
“Oh, le cose stanno procedendo per il meglio. Fra un po’ avrò il potere di Sasuke e ora questo.”
“Signore, cosa devo fare?”
Il serpente prese un foglio di carta e vi scribacchiò su qualcosa. “Invia questa alla nostra risorsa. Ci servirà per non farci notare. Poi, avverti Yoharu e Sasuke. Andiamo all’incontro con Shiori. È arrivato il momento che faccia ciò per cui è nata.”
  
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