Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Hikari_Sengoku    28/06/2016    0 recensioni
E se...? La vita di Inuyasha. Il dolore di una perdita troppo grande sullo sfondo di una vita che nasce, cresce, vive e muore, in un circolo che si protrae fino ai giorni nostri. (Avviso ai lettori: Forse poco di piú di una mera prova stilistica!)
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Koga, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parentesi sugli alberi Da quando Kagome era morta, Inuyasha ogni notte visitava la sua tomba, e le parlava. Erano ormai passati diciassette anni da quel giorno. Shinichi non aveva mai festeggiato il compleanno con il padre. Lui quel giorno spariva sempre. Così, Shin si abituava alla compagnia degli zii e dei ragazzi, e al regalo del padre alla mezzanotte, senza che lui si accorgesse del suo passaggio. Era sempre qualcosa di bello, e lui li conservava tutti. Erano tutti ricordi della madre, ed era come ritrovare un pezzo di lei. A dieci anni, aveva chiesto alla zia la storia della mamma, e ora lui sapeva tutto. Shinichi era cresciuto ormai,ed era alto quanto Inuyasha. Lui e Hiroshi giocavano sempre insieme, dondolando sui rami del Goshimboku, prendendo in giro Eri e Hikari, che, ormai ventunenni, si vantavano con loro come oche giulive dei mariti che avevano trovato. Yoichi era diventato un libertino scansafatiche, mentre Hidao un serioso monaco di diciannove anni che viveva solo girando il paese esorcizzando demoni, ed ogni tanto tornava a casa a salutare i genitori, i fratelli e gli amici. Ed infine, c’era Hachimitsu, la piccola Miele, che era la preferita di Shin, ed aveva appena tre anni. “ Vieni qui, piccola Miele!” “Arrivo, Koi!” Hachimitsu chiamava sempre così Shin, e a lui non dispiaceva. Koi era il modo in cui Sango e Miroku si chiamavano, e poiché loro si volevano bene, e lei ne voleva a Shin, allora lei lo chiamava così. “Ragazzi, ve lo ricordate quella volta che andammo a fare il bagno nel fiume gelato, e Hachimitsu, che aveva appena un anno, ci ha seguito, e cadendo nell’acqua si buscò il raffreddore?” Disse Hiroshi sorridendo appollaiato con Shin sul ramo più grande del Goshimboku, il loro ritrovo. “Si, la mamma ci sgridò per due ore, e ad ognuno di noi applicò una punizione diversa! Shin invece fu punito da suo padre. Qual’era la tua punizione, Shin?” disse Hidao. “Mio padre mi fece fare la guardia per una settimana intera senza dormire e mangiando pochissimo una volta al giorno al villaggio. Sapete quanti demoni ci attaccarono in quella settimana? VENTISEI. Ventisei demoni, senza un briciolo d’aiuto!” Shinichi quasi cadde dall’albero, ripensando alla fatica fatta. “A me fece stare ogni giorno dalla mattina alla sera al pozzo, a portare l’acqua a tutti coloro che venivano a prenderla, il che significa tutto il villaggio! Meno male che a prenderla ci venivano quasi tutte ragazze…” Disse Yoichi, con un sorriso lascivo stampato in faccia. Eri e Hikari, che passavano lì sotto in quel momento, gli tirarono i loro ventagli, lasciandogli l’orma sulla guancia. Conoscevano troppo bene loro fratello, per non riconoscere quella faccia. “Pervertito!” Dissero, ancheggiando e allontanandosi velocemente dall’albero, sotto le risate di tutti i ragazzi, mentre Yoichi si massaggiava la guancia. “Eh, ormai si sono sposate… A loro la mamma tolse tutti gli abiti, lasciandogliene uno solo, piccolo, marrone, vecchio e stracciato, e l’aveva costrette a fare tutti i lavori di casa! Ricordi le loro facce?” Disse Shin ridendo. “Oh, si! La stessa di Hiroshi, quando la mamma gli disse che doveva andare per tre giorni alla palude a cercare le sanguisughe! Che risate, se ci ripenso!” Disse Hidao, finalmente di buonumore. “Fossi in te non riderei troppo. Ti ricordo che fosti tu quello che la mamma costrinse ad accompagnare Mayumi alla festa come suo fidanzato!” Gli rispose pronto Hiroshi. “è vero, all’epoca non la sopportavo!” Hidao si sarebbe sposato presto con una ragazza dotata del potere spirituale di una miko, con un grande talento nel tirare con l’arco, come diceva il suo nome. “Però … certo che l’abbiamo fatti dispera…” Ma Shin non fece in tempo a finire la frase che: “SHINICHI! FIGLIO DEGENERE!! RAZZA DI LUCERTOLA MALCRESCIUTA!!! CRETINO SENZA SPERANZA!!!! BAKA!!!!!VIENI SUBITO QUI, PRIMA CHE TI STRANGOLI CON LE MIE MANI!!!!!!” “Ciao ragazzi! Ci vediamo dopo! Credo che sia perché ho tinto il fodero di Tessaiga di rosa!” Disse Shin, scendendo dall’albero e cominciando a correre.


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