Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: Little_Lotte    28/06/2016    5 recensioni
" E' l'ennesimo giorno di lavoro, una di quelle lunghe giornate senza sosta in cui non puoi fare a meno di avvertire la fatica, di sentire la stanchezza penetrare fin dentro ai muscoli e le ossa; ti senti come se potessi scivolare a terra da un momento all'altro, stremato dal troppo caldo e dal duro lavoro, oppresso da un dovere al quale tu stesso hai scelto di obbedire.
A volte è così faticoso che mi dimentico persino del dolore, il mio corpo è talmente esausto da non sentire più niente, neppure la pesantezza di quelle lunghe, estenuanti ore di lavoro.
A volte, sì... Ma non oggi."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fa caldo.

Ci saranno almeno 30 gradi, la strada è rovente ed il sole mi brucia la pelle, mi stordisce i sensi.

E' l'ennesimo giorno di lavoro, una di quelle lunghe giornate senza sosta in cui non puoi fare a meno di avvertire la fatica, di sentire la stanchezza penetrare fin dentro ai muscoli e le ossa; ti senti come se potessi scivolare a terra da un momento all'altro, stremato dal troppo caldo e dal duro lavoro, oppresso da un dovere al quale tu stesso hai scelto di obbedire.

A volte è così faticoso che mi dimentico persino del dolore, il mio corpo è talmente esausto da non sentire più niente, neppure la pesantezza di quelle lunghe, estenuanti ore di lavoro.

A volte, sì... Ma non oggi.

No, oggi la fatica sembra non essere abbastanza da lasciarmi in pace, oggi il caldo e le troppe ore di cammino pesano sui miei muscoli come un enorme macigno, un carico che mi spinge fino a terra quasi volesse schiacciarmi. Non oso lamentarmene, al contrario: Sono stato io a scegliere tutto questo, io ho rinunciato ad una vita normale, alla spensieratezza dei miei anni per farmi carico di un simile fardello, troppo pesante per un ragazzo della mia età, ma certamente necessario.

Non potevo fare altro, non potevo lasciare mia madre ed i miei fratelli da soli, in mezzo ad una strada: dopo la morte di mio padre non ero rimasto che io a prendermi cura di loro e non potevo, non avevo alcun diritto di tirarmi indietro.

Del resto, non mi è mai pesato troppo l'essere così diverso dai miei coetanei... Non lo ero mai stato, neppure da piccolo! Lo dicevano anche i miei insegnanti, anche secondo loro io ero troppo diverso per riuscire ad integrarmi, troppo orgoglioso ed arrogante, troppo emotivo.

Non mi sono mai curato delle loro parole, per me erano solamente un mucchio di sciocchezze! Non ho mai sentito la mancanza di amici, avevo la mia famiglia ed era tutto ciò di cui avevo bisogno, non ho mai osato chiedere altro.

E poi, ho sempre avuto il calcio.

Può sembrare sciocco, ma quel semplice pallone di cuoio è sempre stato come un vero amico per me; non mi ha mai deluso, né tradito, anche se qualche volta mi scappava dai piedi io riuscivo sempre a ritrovarlo, a farlo tornare da me.

Non mi hai mai abbandonato, quel pallone, neppure quando fu mio padre a farlo.

Chissà, forse è proprio per questo che non ho mai pensato di mollare, neanche per un secondo; quel pallone, la magica sensazione di sentirlo fra i miei piedi, le corse da un lato all'altro del campo, i tiri in porta... La mia vita non sarebbe mai stata la stessa, senza tutto ciò.

A volte, lo ammetto, mi fa paura: Ho paura che i sacrifici non saranno mai abbastanza, che qualcuno possa mettermi i bastoni fra le ruote ed impedirmi di realizzare i miei sogni, di offrire alla mia famiglia un futuro migliore; mi fa paura e lo detesto, detesto il pensiero che qualcosa possa andare storto ed ancora di più detesto avere paura, sentirmi vulnerabile e temere il confronto con un rivale.

Non voglio avere paura di nessuno... Non posso avere paura di nessuno.

Nessuno deve mettermi i bastoni fra le ruote, nessuno deve porsi fra me ed i miei obiettivi: le lunghe camminate sotto il sole, i pesanti carichi sulla schiena, gli sguardi severi dei clienti mai contenti... Ogni singolo grammo di fatica, ogni muscolo dolente è un piccolo passo in meno verso il mio traguardo, verso un futuro migliore.

Non importa quando potrà essere difficile, non importa quanto ancora dovrò faticare e quante persone, ancora, cercheranno di buttarmi a terra e di affossarmi nella polvere; non importa se il sole mi scioglierà la pelle, se le gambe cederanno o se i muscoli e le ossa perderanno di vigore, io andrò sempre avanti, fino a raggiungere l'obiettivo.

Andrò sempre avanti, per il bene della mia famiglia.

E qualunque cosa accada, anche quando il dolore e la paura diventeranno troppo forti da farmi pensare lucidamente, io avrò sempre lui al mio fianco.

Il mio pallone.

Chi lo sa, magari un giorno io e lui osserveremo il mondo dall'alto di un podio e ci sembrerà tutto più bello, più luminoso e colorato.

Ed il sorriso di mia madre e dei miei fratelli, da lassù, sarà ancora più raggiante.

 


 


 


 


 

N.d.A: Vorrei dedicare questa storia a tutti i fan di Kojiro, che come me sono rimasti stregati non solo dalla potenza, ma dalla bellezza e dalla splendida umanità di questo personaggio unico.
Perdonate questo delirio senza senso, ma rivedere "Holly e Benji Forever" mi ha fatto male.

 


 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Little_Lotte