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Autore: crazy lion    29/06/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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*rullo di tamburi*
Sono tornata! Questo aggiornamento, totalmente imprevisto, è dovuto al fatto che mi sono presa un giorno di pausa dallo studio. L'altro ieri ho preso una botta in testa cadendo per terra e sbattendo la nuca sullo spigolo di un tavolo. La botta è stata davvero forte, così ieri sono andata al pronto soccorso e in pratica è venuto fuori che avevo un trauma cranico lieve, senza perdita di conoscenza perché non ero svenuta, grazie al cielo! Mi girava tantissimo la testa, per questo ieri mattina ero andata dal medico e poi, come mi è stato detto da lui, in pronto soccorso. Non vi preoccupate, sto meglio ora. Dato che avevo un po' di tempo ho pensato di aggiornare, ecco. Su consiglio di una mia amica, oggi mi prenderò una pausa dai libri. Riprenderò a studiare come una pazza domani.
Per quanto riguarda il capitolo, come è nel mio stile, sarà fatto di molti dialoghi e poche descrizioni, questo in particolare, in quanto è la storia che conta. Andrew si aprirà ancora di più con Demi e questo aiuterà entrambi. Parleranno anche del loro passato.
(Spiegherò la differenza tra coma e stato vegetativo, ma sarà solo una nota breve, che secondo me era interessante, in quanto le due cose spesso si confondono e invece sono diverse. Non è importante, è solo una cosa che mi faceva piacere aggiungere).
Ho scritto e riscritto tante volte questo capitolo, non ne ero mai convinta del tutto, ma ora ne sono abbastanza soddisfatta. Non mi convince ancora pienamente il titolo. Si riferisce al fatto che in seguito Demi scoprirà altre cose di Andrew e anche sull'incidente di Carlie, però onestamente non mi suona molto bene, per cui si accettano suggerimenti. :)
Sperando che questo aggiornamento vi abbia fatto piacere, ora vi lascio alla lettura del capitolo. Come sempre, sarei felice di sapere cosa ne pensate.
crazy lion
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 34.

UNA PARTE DI VERITÀ
 
Erano seduti sul solito divano, l'uno accanto all'altra. Quel divano, pensò Demi, doveva avere qualcosa di magico. Lì lei e il suo migliore amico parlavano di cose importanti, o giocavano con le bambine.
"Quando ti ho detto che dovevo andare in ospedale non ti stavo mentendo. Lì c'è mia sorella" iniziò Andrew, cercando dentro di se la forza per continuare.
"Me l'avevi già detto. Che cosa le è successo? Si è fatta male?"
Demi sapeva che, sei anni prima, i genitori di Andrew erano morti, ma non in quali circostanze. Né Andrew, né Patrick, né nessun altro della sua famiglia gliel'aveva voluto dire, nonostante lei conoscesse l'amico e i suoi da una vita.
"Sei troppo giovane per sapere queste cose" le aveva detto la mamma, dimenticando che a quel tempo la ragazza aveva vent'anni e si considerava abbastanza grande per conoscere la verità.
Andrew non parlava quasi mai dei suoi genitori, a differenza di lei che gli aveva raccontato spesso come si era sentita durante quegli anni nei quali non era stata bene. Demi era più espansiva, aperta ed Andrew la invidiava. Anche lui avrebbe voluto riuscire a parlare del suo passato senza farsi tanti problemi, ma sapeva che non sarebbe mai successo.
"No" rispose sospirando.
"Allora è malata?"
"Non esattamente; è in coma da quasi tre anni, ma non si trova né in stato vegetativo né in coma irreversibile. I medici dicono che ci sono pochissime speranze che si risvegli, ma anche se so che questo sarà praticamente impossibile, io ho ancora speranza. I dottori hanno provato diverse cure per aiutarla a svegliarsi, soprattutto nei primi mesi. Qualche volta mi ha stretto la mano e mi è stato detto che quando capita significa che è come se lei rispondesse minimamente al contatto con la mia, ma  non ci sono mai stati segni di risveglio: né movimenti degli occhi, né della bocca, niente."
I medici gli avevano detto molto tempo prima di sperare, perché se Carlie gli stringeva la mano significava che avrebbe potuto farcela, ma ormai cercavano di fargli vedere la realtà, per quanto dura fosse.
"Hai mai pensato di portarla a casa? So che c'è questa possibilità con i pazienti in coma."
"I dottori me l'avevano proposto anni fa ma, seppur a malincuore, ho rifiutato. Avrei potuto stare con lei nei ritagli di tempo dal lavoro, nelle pause pranzo e la sera, ma se ci fosse stata un'emergenza non avrei saputo cosa fare. Avrei potuto far venire un'infermiera tutti i giorni, ma non me la sono sentita. Mi era stato detto che, forse, essendo in un ambiente a lei familiare, Carlie avrebbe avuto maggiori possibilità di svegliarsi, ma d'altra parte c'era anche la possibilità che fosse più in pericolo se avesse avuto problemi, così ho preferito non rischiare."
"Scusa la mia ignoranza, ma non ne so molto: tua sorella è in coma, non in stato vegetativo. C'è una differenza tra i due?"
"Anch'io all'inizio li confondevo" le disse sorridendo appena. "Al coma può susseguire lo stato vegetativo, ma non è detto." Le spiegò che tra questi ci sono varie differenze, per esempio il fatto che, mentre nel primo il paziente ha gli occhi chiusi e non  è cosciente di ciò che gli sta intorno, nel secondo gli occhi sono aperti, c'è il ritmo sonno veglia, la persona può anche fare smorfie. "Si manifesta quando il cervello non funziona più, ma l'ipotalamo e il tronco encefalico che controllano le funzioni vitali come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, il ritmo sonno veglia, la respirazione e così via lo fanno. Per questo le persone in stato vegetativo aprono gli occhi. Paiono sveglie, ma non rispondono significativamente agli stimoli a cui sono sottoposti. Il coma di solito dura pochi giorni o settimane, ma può prolungarsi per mesi, oppure per anni come nel suo caso. Per fortuna, Nonostante sia passato tutto questo tempo, Carlie non ha avuto nessuna infezione ma ha avuto, all'inizio, un'insufficienza respiratoria che ha richiesto la ventilazione meccanica. Dopo un po' di tempo, però, quando il problema è stato risolto - per fortuna l’insufficienza non era molto grave – i dottori hanno provato a staccare il respiratore automatico per qualche ora sotto stretto monitoraggio e, dato che era tutto a posto, l’hanno lasciata senza un’intera giornata. Grazie al cielo, quindi, Carlie ha ripreso a respirare da sola e non ha più avuto bisogno di quel macchinario."
"Buonissimo segno, allora! Nel sito dell'associazione per cui lavorava c'era scritto che era già tornata qui quand'è successo."
"Sì, era rientrata in America da poco, nemmeno una settimana, per Natale."
"Andrew, mi dispiace tantissimo, sul serio! In questi casi non si sa mai che dire perché ogni parola sembra stupida e senza senso per chi vive la situazione sulla propria pelle."
"Sei la prima persona alla quale lo racconto. Non lo sa nessuno, nemmeno i miei colleghi di lavoro."
"Ti sei tenuto dentro tutto per così tanto tempo? Come hai fatto?"
"Continuando a non dire niente a nessuno, mi ci sono abituato, o quasi."
"Perché non ti sei sfogato? Ti sarei stata ancora più vicina se solo avessi saputo!"
"Non volevo essere oggetto di compassione."
"Io non ti sto compatendo!" esclamò Demi, che temeva di avergli dato un'impressione sbagliata.
"Lo so. Tu mi stai capendo, è diverso e di questo ti ringrazio e ti sarò per sempre grato."
"Vai a trovarla spesso?"
"Una volta al giorno, di solito quando finisco di lavorare. La mia vita è così: lavoro, Carlie, casa e gatti."
"So che magari penserai che sto dicendo una cosa senza senso, ma forse dovresti trovare un hobby, una passione insomma, qualcosa che ti tenga occupato almeno qualche ora a settimana. Ti aiuterebbe a sfogarti, a distrarre la mente. Io non ci sono mai riuscita. Solo il lavoro mi ha aiutata quando stavo male, ma non vorrei che tu facessi il mio stesso errore, perché è di questo che si tratta. Non si può vivere solo di casa e lavoro, Andrew. Io ora ho le bambine, è diverso, loro mi riempiono le giornate e mi rendono felice, ma durante l'iter adottivo non era così. Ho passato momenti molto duri."
"Non voglio trovare un hobby" le disse, guardandola intensamente negli occhi.
"Perché?"
"Mi sentirei in colpa. Io mi sento sempre così quando sono felice. Da quando Carlie è morta e vivo qualche momento di felicità, poi sto male. Questo succede, per esempio, quando sto con i miei gatti: li accarezzo, li coccolo ed è bellissimo, ma dopo averlo fatto provo un senso di vuoto, di smarrimento che è difficile da spiegare se non lo si prova. Non mi succede, però, quando sto con te e le piccole. Con voi non posso dire di sentirmi felice, ma sereno sì e quelli che passiamo insieme sono gli unici momenti nei quali non mi sento in colpa."
"Non dovresti provare tutto ciò. Sono sicura che Carlie farebbe un sorriso se ti vedesse stare con i tuoi gatti. Non credi?"
"Sì, ma mi sento così lo stesso e non hai idea di quanto questa cosa mi faccia stare male."
Le aveva appena detto cose che prima d'allora non era mai riuscito a confessare a nessuno, né a Carlie e nemmeno a se stesso, ma si sentiva felice di avergliene parlato. Demi lo ascoltava, cercava di capirlo e di dargli dei semplici consigli, senza giudicarlo o dirgli cos'avrebbe o non avrebbe dovuto fare, senza costringerlo.
L'amico le parlò anche del fatto che aveva la sensazione che la sua vita non avesse senso e che si sentiva come se stesse vivendo solo per gli altri.
"La tua vita ha senso, Andrew!" esclamò Demi, avvicinandosi a lui e accarezzandolo. "Forse ora non lo vedi, ma pian piano lo scoprirai, ne sono sicura. Anche a me è successo. Siamo tutti qui per una ragione."
"Sì, forse…"
Tenendo la bambina con una sola mano, Demi abbracciò con quella libera il suo migliore amico. Restarono così, immobili, ascoltando i loro respiri. Andrew le appoggiò la testa sulla spalla e poi gliela mise nell'incavo del collo, per annusare il suo profumo e sentire il suo calore. Fu allora che lasciò andare un singhiozzo e che una lacrima gli rigò il viso  e cadde sulla maglietta di Demi. Lei non gliela asciugò e non parlò. Rimase in silenzio, sapendo che tante volte può essere una gran medicina, che cura molto più dei consigli e, in generale, delle parole. Il silenzio può alleviarle il dolore, assieme agli abbracci di un amico.
Dopo pochi minuti, l'uomo si tranquillizzò. Si staccò piano da lei e sussurrò:
"Grazie."
"Di niente caro, di niente."
Caro, pensò lui.
Demi non l'aveva mai chiamato così, ma quella parola gli piaceva. Gli faceva capire ancor di più quanto tenesse a lui.
Guardò Hope con amore e chiese:
"Posso tenerla?"
"Sì."
"Ciao ricciolina!" esclamò Andrew, stringendola a se.
Demi sorrise quando sentì quel soprannome. Era carino.
"Ti voglio bene, lo sai? Ti prometto che io e la tua mamma non litigheremo mai più così."
Le scompigliò i capelli ricci e la piccola rise divertita.
"Nananananana" fece.
Andrew sorrise e disse:
"Adesso questa bella bambina deve fare la nanna."
Era così dolce con i bambini! Demi lasciò che la cullasse e le raccontasse una storia. Hope si addormentò quasi subito.
"La porto a letto e torno" sussurrò la ragazza sollevandola piano.
Andrew annuì.
Lei portò la piccola in camera, la posò delicatamente nel lettino, la coprì e le diede un leggero bacio sulla fronte. La bimba trasse un profondo respiro e sorrise nel sonno.
Quando Demi tornò in salotto, Andrew era seduto sul divano.
"Non avevamo mai litigato prima di stasera" disse Demi.
"Sì, infatti; mi dispiace tantissimo!"
"Non importa. Abbiamo fatto la pace, adesso. Ci siamo chiariti" disse Demi con dolcezza. "Sei stato carino con Hope, poco fa. Ti ringrazio. Io non riesco mai a farla addormentare così velocemente. Qual è il tuo segreto?"
"Non ho nessun segreto. Uso solo tutta la mia tenerezza e un po' di storie che mi ricordo. T ricordi quando eravamo piccoli e passavamo tutti quei weekend al mare o in montagna con i nostri genitori?"
"Certo! Correvamo tantissimo, per tutto il giorno e non ci stancavamo mai."
"Già."
"In seguito siamo cresciuti e io ho cominciato a farmi del male."
"Non è stata colpa tua, Demi. L'hai fatto perché soffrivi molto."
"Sì, ma avrei dovuto pensare alle conseguenze. Tante persone hanno sofferto per colpa mia, non solo la mia famiglia, ma anche tu!"
"Va tutto bene, cara. Io e la tua famiglia abbiamo capito, tu ti sei fatta aiutare e sei guarita. Guardati: sei una bellissima ragazza, sei maturata molto e hai anche due bambine, sei una mamma meravigliosa! Cosa vuoi di più?"
"Hai ragione, la vita mi sorride" ammise lei con
franchezza.
Poco dopo Andrew tornò a casa, perché il mattino dopo avrebbe dovuto alzarsi
presto.
Quella sera lui e Demi si addormentarono sereni: tutto era di nuovo a posto e il loro legame era ancora più forte.



NOTA:
mi sono documentata sul coma e sulle sue complicanze. Può durare da pochi giorni a qualche mese e poi passare allo stato vegetativo, ma non è detto. Inoltre, sono stata vaga sull’insufficienza respiratoria per non scrivere troppi termini medici, in ogni caso può accadere che i pazienti in coma abbiano questi problemi a causa di polmonite o altre malattie. Generalmente viene usata la ventilazione meccanica per aiutarli a respirare ma possono riprendere a farlo anche da soli quando la causa dell’insufficienza è stata curata e non all’improvviso, bensì per gradi come ho spiegato.
   
 
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