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Autore: Death Lady    29/06/2016    7 recensioni
Una Dramione nata per caso e, spero, con una trama non troppo azzardata.
Draco ha sempre voluto insegnare e dopo molti anni di studi arriva finalmente ad Hogwarts ottenendo la cattedra. Un anno dopo il suo arrivo anche Hermione Granger, rassegnata ormai all’idea che un lavoro al Ministero non faccia per lei, diventa professoressa di Trasfigurazione.
I due impareranno a conoscersi anche grazie al Diario di Severus Piton che Draco ha ereditato alla fine della Guerra. Sarà infatti grazie alle memorie del suo padrino che Draco riuscirà a vedere sé stesso come un giovane Severus e Hermione come una giovane Lily, scatenando nella sua mente una serie di parallelismi tra la sua vita e il passato del suo vecchio professore. Intanto il lavoro da insegnanti e le studentesse di Hogwarts non daranno pace a nessuno dei due ragazzi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Fanfiction nata senza troppe pretese. Sebbene da questo primo capitolo possa non sembrare una Dramione vi assicuro che, con il tempo, si arriverà a quel punto. Spero che possa piacervi.
Critiche positive e, soprattutto, negative sono sempre ben accette.



Spring Waltz


La Seconda Guerra Magica si è conclusa ormai da anni. Dieci per la precisione.
 
Ci era voluto molto tempo prima che la vita nella Londra Magica -come nel resto del mondo dopotutto- ritornasse alla normalità. Gli edifici distrutti erano stati tanti e molti non erano mai stati ricostruiti come simbolo di tutte le morti che quella strage aveva portato con sé.

Dopo i primi giorni di festa le strade si erano nuovamente svuotate. Troppa era stata la paura che la gente aveva ancora dei Mangiamorte che erano riusciti a scappare e che erano ancora in circolazione in cerca di vendetta o di ereditare, in qualche modo, tutto il potere che aveva avuto Voldemort. Eh sì, perché per quanto la figura di quel mago potente ed oscuro era rimasta indelebile nella mente dei suoi seguaci e di chi era stato perseguitato, molti credevano ancora che bastasse semplicemente rivendicare il suo nome uccidendo alleati dell’Ordine per diventare i nuovi tiranni del Mondo Magico.

Centinaia, anzi migliaia, di maghi erano stati arrestati. Molti avevano deciso di perseguire i loro ideali fino alla fine dei loro giorni –che erano terminati un pomeriggio nuvoloso di fine luglio con un bacio del Dissennatore-, altri invece avevano deciso di fare i nomi dei loro compagni per aver salva la vita.

Molte famiglie di sangue puro, tuttavia, che erano state per anni identificate come seguaci di Lord Voldemort, avevano trovato il modo di uscirne con le mani pulite: i Zabini, i Nott e i Grengass si erano salvati. Nessuno di loro era mai stato identificato dalle vittime dei massacri, solo il Marchio Nero era il simbolo che li legava all’organizzazione del Signore Oscuro ma si erano rifugiati dietro la scusa che. essendo alcune delle famiglie di Purosangue più antiche del Mondo Magico, non si erano potute schierare apertamente dalla parte dell’Ordine ma avevano dovuto per forza chinare il capo davanti a un mago che, malgrado il suo sangue, era più potente di loro e che altrimenti li avrebbe distrutti. Il giorno dopo la caduta di Voldemort, infatti, erano andati a costituirsi al Ministero della Magia sotto gli occhi sgomenti di migliaia di impiegati, del Ministro e di Potter stesso. Avevano aiutato a catturare molti dei Mangiamorte conosciuti e avevano fornito volti, indirizzi e nomi di altrettanti criminali.
La famiglia Parkinson, invece, era stata arrestata e processata. Troppi erano stati i reati che avevano commesso ed erano, forse, una delle più fedeli famiglie –dopo i Black- dell’Oscuro: ci erano voluti cinquanta uomini per arrestarne sette -Signore e Signora Parkinson più vari cugini e fratelli-. L’unica che si era salvata –anche grazie all’aiuto del suo amico Blaise Zabini, che era intervenuto in suo favore e, con lo stupore di tutti, di Potter stesso- era stata Pansy che aveva ereditato, senza sapere cosa farci, tutti gli averi e le proprietà di famiglia diventando una delle streghe più ricche, e belle, del Mondo Magico. Per anni decine di uomini –ricchi, poveri, belli brutti, Purosangue e non- avevano cercato di entrare nelle sue grazie -senza però mai riuscirci- per poter usufruire del suo patrimonio.

La notizia che però aveva fatto scalpore e che per settimane aveva occupato le prime pagine della Gazzetta del Profeta riguardava –ovviamente- la famiglia Malfoy.

Lucius Malfoy, noto seguace del Mago Oscuro conosciuto come Lord Voldemort e accanito sostenitore della causa portata avanti dai Mangiamorte, era stato arrestato la mattina dopo la Battaglia di Hogwarts che aveva segnato la fine della Guerra e il trionfo del bene sul male.
Era stato trovato seduto in poltrona nel suo salotto a guardare fuori dalla finestra con stretto in una mano un bicchiere del miglior Gin che aveva mai avuto -e che aveva tenuto da parte per anni per un’occasione speciale- e il giornale, aperto in prima pagina, nell’altra. La porta di casa era stata aperta da una Narcissa Malfoy dal viso stravolto dalla stanchezza e dal dolore ma sempre in ordine che, con tutta l’eleganza che era propria della sua famiglia –i capelli perfettamente in ordine acconciati, il viso truccato e il vestito fresco di bucato-, aveva condotto gli Auror fino all’ufficio dove sedeva il marito. Il capo famiglia li aveva seguiti senza opporre resistenza, alzandosi prima che chiunque potesse anche solo fare un fiato.

-Lasciatemi solo finire il mio Gin- aveva detto –Probabilmente non avrò l’occasione di assaggiarlo per un bel po’- aveva aggiunto ironicamente con un sorriso amaro.

Nessuno aveva avuto niente da ridire. Troppo era stato lo sgomento che si era manifestato sui volti degli Agenti del Ministero che si erano aspettati, se non uno scontro, per lo meno resistenza.

Lucius Malfoy era uscito da casa impettito, vestito di tutto punto e perfettamente pettinato, la barba appena fatta e il profumo appena messo. Non aveva manette, non ce n’era stato bisogno, così come non le aveva sua moglie, anche lei composta e dall’aspetto nobile e pulito. Li avevano seguiti consapevoli di quello a cui stavano andando incontro, senza opporsi. L’unica cosa che Narcissa aveva chiesto era stata di lasciar dormire suo figlio: lui che molti avevano additato come un criminale, come un Mangiamorte, lui che in quella Guerra era stato solo una delle tante vittime. Gli Auror non si erano opposti: nessun ordine diceva di arrestare il ragazzo, dopotutto.

In quella mattina grigia, che poco si addiceva ad un giorno di festa come quello, i coniugi Malfoy erano usciti da casa non dai criminali che erano ma da vittoriosi.

Quando, poche ore dopo, Draco si era svegliato in una casa silenziosa e tremendamente fredda, aveva trovato gli elfi in cucina in lacrime che si stiravano le orecchie e sbattevano la testa contro il muro chiamando a gran voce i Padroni Malfoy. Ci aveva messo poco più di una decina di secondi prima di realizzare quello che era successo e di crollare a terra sotto il peso di tutto il dolore che aveva dovuto sopportare e la consapevolezza che le sue sofferenze non erano ancora finite. Lacrime amare, di rabbia e disperazione, avevano cominciato a rigargli le guance facendogli digrignare i denti perché “un Malfoy non piange mai, Draco”.
 


Quattro giorni dopo l’arresto dei Malfoy, ebbero luogo nella Scuola di Hogwarts ancora distrutta dallo scontro contro i Mangiamorte, i funerali delle vittime della Battaglia.

Quando Draco, vestito di tutto punto e accompagnato solo dal suo amico di sempre Blaise Zabini, aveva fatto il suo ingresso a scuola molti lo avevano guardato storcendo il naso, altri con odio, la maggior parte aveva iniziato a bisbigliare al suo passaggio.

−Traditore−

−Mangiamorte−

−Figlio di Mangiamorte−

−Schifoso assassino−

−Lurido ipocrita−

Questi erano stati gli epiteti che il giovane Draco si era sentito rivolgere. Nomi che allo stesso tempo sapeva di meritare e non. Lui era stato una vittima della Guerra ma questo lo avrebbe capito solo dopo.

L’unica persona che aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a lui, che era seduto lontano da tutti, era stato proprio Potter che sotto lo sguardo attonito dei presenti gli aveva porto la mano e sorriso, chiedendogli di seguirlo.

Si erano ritirati a parlare vicino alla Casa di Hagrid, lontano dal luogo dei funerali che si tenevano al centro della Foresta Proibita.
−Come va?− gli chiese Harry come se quella fosse una conversazione normale, tra due ragazzi normali, amici di vecchia data.
Draco lo guardò curioso e anche sospettoso.

−Mio padre e mia madre sono in prigione, Potter. Come dovrei stare?−

Harry sospirò sorridendo amaro.

−Giustamente …− si girò dandogli le spalle, guardando gli uccelli che volavano sopra la foresta sparendo oltre le fronde dei grandi alberi verso l’orizzonte –Sicuramente ti starai chiedendo perché sono qui− disse.

Draco non rispose.

−Sai, il Ministero, mi ha incaricato di visionare, assieme a vari avvocati e ad alcuni membri del Wizengamot, i testamenti dei defunti e di consegnare ai parenti la loro eredità. Mi sono sorpreso notando quanti giovani avessero messo per iscritto le loro ultime volontà e di quanti adulti invece non lo avessero fatto− sospirò girandosi nuovamente verso di lui.

Per la prima volta Draco vide quanto doveva essere stanco e provato anche lui; quanto, nel corso degli anni, tutto quello che aveva affrontato lo avesse segnato lasciandogli a soli 18 anni una ruga in mezzo alle sopracciglia. Potter, così come lui, era più grande della sua età. Forse, avevano vissuto una vita intera in pochi anni, forse nulla li avrebbe più scalfiti da quel momento in poi se non il dolore. Troppo avevano dovuto affrontare le loro menti così giovani.

Harry fece un sospiro sistemandosi gli occhiali sul naso e alzando di nuovo lo sguardo verso il cielo che diventava via via più rosa al calar del sole.

−Sai, è morto davanti ai miei occhi− disse senza guardarlo.

Draco nonostante l’aria calda dell’estate rabbrividì, non era pronto a quel discorso. Non aveva voglia di sentire come l’unico uomo che, alla fine, lo aveva sempre aiutato, nel bene e nel male, fosse andando incontro alla morte. Non voleva che gli raccontassero come la luce aveva lasciato i suoi occhi o come i suoi polmoni avessero smesso di chiedere aria. Non voleva sentirlo, soprattutto da Potter. Anche se forse, pensandoci bene, non lo avrebbe voluto sentire da nessun altro se non da lui, lui che era stato lì e, malgrado tutto, gli era stato vicino o, per lo meno, così sperava.
−Prima di morire mi ha consegnato ciò che di più prezioso aveva …−

Harry non lo aveva ancora detto a nessuno. Nemmeno Hermione che più di tutti aveva capito quello che stava accadendo ne era a conoscenza.
−Non sapevo quanto fosse affezionato a mia madre e io … forse avrei dovuto accorgermene prima ma solo ora ho capito, dopo aver visto tanti morti, quanto posso essere stato stupido. Sono sempre cresciuto da solo e, purtroppo, alcune delle amicizie che ho coltivato fino ad adesso non mi hanno di certo aiutato a crescere senza pregiudizi− sospirando si infilò le mani in tasca avvicinandosi a lui di qualche passo. Draco immobile a pochi metri da lui.

−Con questo non voglio dire che non voglio bene alle persone che ho intorno o che sono cresciuto male in loro compagnia, anzi− il moro si portò una mano alla base del naso scuotendo la testa –Scusami … Non era questo quello che volevo dirti. In realtà sarebbe dovuta essere una cosa veloce ... Non so perché mi sto dilungando tanto. Forse perché non ho avuto occasione di dire a lui queste cose e tu sei l’unica persona che è stata abbastanza vicina a lui nel corso della sua vita. L’unico che alla fine di tutto erediterà tutto il suo sapere e tutto quello che ha lasciato su questa terra anche se non è molto− la voce del riccio tremava, non sapeva neanche lui il perché.

Era forse colpa di tutte le cose che aveva fatto e che aveva visto, di tutti gli errori che aveva commesso e a cui ormai non era più possibile porre rimedio? Lui non era così debole, dannazione, era un dannato Grifondoro. O per lo meno era cresciuto con l’idea di essere un grande guerriero e con la consapevolezza di avere sulle spalle molto più che il peso della sua sola vita, dimenticando di essere solo un ragazzo. Forse non avrebbe mai recuperato tutti gli anni di sofferenza che aveva vissuto. Forse la sua giovinezza non c’era mai stata.

Sebbene Draco ed Harry non avessero condiviso molti momenti della loro vita erano più simili di quanto pensavano: entrambi avevano la sensazione di aver saltato una tappa importante della loro vita che avrebbero recuperato con molta fatica, o forse che non sarebbero mai più riusciti a riconquistare.

−Sulla scrivania del suo ufficio abbiamo trovato il suo testamento− prese un grosso respiro –Ha lasciato tutto a te−

Il cuore di Draco si strinse in una morsa, la tristezza e le lacrime volevano prepotenti prendere possesso dei suoi occhi. Severus, il suo padrino, l’unico uomo di cui si era sempre potuto fidare e che, purtroppo, aveva deluso troppe volte.

−L’unica cosa che non siamo riusciti a trovare nel suo ufficio e che, forse, spetta proprio a te cercare è il suo diario. Ha esplicitamente scritto di volerlo dare a te. Così come tutti i suoi averi. A chi altro avrebbe mai potuto lasciare qualcosa infondo?−

Draco non aveva aperto bocca fino a quel momento. Troppo per una prima conversazione con Potter. Troppo per lui che doveva ancora metabolizzare quello che era accaduto negli ultimi giorni.

−Se poi vuoi seguirmi ho dei documenti da farti firmare− concluse il moro.

Rimasero in silenzio per svariati minuti. Draco sapeva di dover dire qualcosa ma in quel momento non ne era davvero in grado, il suo cervello stava lavorando a qualcosa da dire ma non trovava nessuna parola adatta.

Harry si strinse nelle spalle volgendo per l’ultima volta lo sguardo verso di lui –Per quel che vale, Malfoy, mi dispiace. Tua madre mi ha aiutato la notte della Battaglia, forse non ha avuto il tempo di dirtelo, senza di lei non sarei qui. Sarò in aula lunedì per testimoniare in suo favore e, se ce ne sarà bisogno, anche in tuo. So che non siamo mai stati troppo legati ma forse, se avessi accettato di stringere la tua mano quel primo giorno di scuola di tanti anni fa adesso avremmo un rapporto diverso e forse molte cose non sarebbero mai successe−

Draco lo guardò con occhi sbarrati. Mai si sarebbe aspettato una confessione di quel tipo da parte di Potter. Era davvero sempre stato così o quell’ultimo anno passato a nascondersi da Voldemort lo aveva cambiato fino a quel punto? Era davvero pentito di non averlo potuto avere accanto nel corso degli anni? Draco avrebbe voluto indirizzare contro di lui tutta la sua rabbia e il suo dolore, ma adesso era davvero troppo stanco per addossare le sue colpe a qualcun altro, perfino se quel qualcuno era Potter.

Con la mente occupata dai troppi pensieri e dallo stupore si voltò verso Harry proprio all’ultimo secondo quando ormai l’unica cosa che vedeva era la sua schiena che andava lenta verso la Foresta.

Si schiarì la gola ancora incerto su cosa dire –Potter−

Harry si fermò e poi si girò in attesa di una qualsiasi cosa, aspettandosi un insulto o anche una semplice frase di circostanza.

−Grazie− disse solo Draco.

Harry sorrise, piacevolmente sorpreso e, insieme, in silenzio, si incamminarono verso il luogo dove si teneva la cerimonia.


 
Non ebbero più modo di parlare a lungo come quel pomeriggio ma Potter mantenne la sua promessa e fu presente a tutte le udienze che riguardavano lui. Testimoniò a favore di sua madre e quando membri del Ministero decisero di indirizzare accuse a suo carico poiché portatore del Marchio Nero e accusato di concorso in omicidio per l’assassinio di Albus Silente, si schierò ampliamente dalla sua parte. Sua madre venne scagionata in poco più di due mesi e tutte le accuse a suo carico vennero accantonate; per suo padre invece ci fu poco da fare, riuscirono solo a evitargli il Bacio del Dissennatore.

Dopo la liberazione di sua madre, la riconsegna dei beni che gli Auror avevano confiscato alla sua famiglia e dopo aver finito la scuola, Draco decise di intraprendere studi approfonditi di Pozioni in Sud America dove una congrega di maghi venezuelani aveva scoperto le proprietà curative di alcuni fiori. Era come se, da una parte, si sentisse in obbligo verso il suo padrino. Doveva, almeno ora che era morto, tenere vivo il suo ricordo mettendo in pratica quello che gli aveva insegnato. Con questo non voleva dire che non avrebbe vissuto a pieno la sua vita dedicandosi esclusivamente a tenere vivo il ricordo del suo vecchio professore nel suo animo, anzi. Con decisione si armò di libri e volontà per realizzare il sogno che segretamente aveva coltivato fin da bambino.

Restò fuori casa per anni, evitando in tutti i modi di andare a far visita alla madre nel corso del suo viaggio. In cinque anni la vide tre volte e ogni volta era un dolore per lui. La Narcissa che aveva sempre visto nel corso della sua vita non era più lei. Aveva smesso di indossare gioielli e il trucco sul suo volto era poco e delicato, le rughe agli angoli degli occhi e il cipiglio preoccupato di una madre e una moglie in ansia indelebile. Era dimagrita molto e la sua carnagione pallida aveva perso ancora più colore da quando sia il figlio che il marito costretto in carcere l’avevano lasciata sola. Draco si pentiva di questo ma, si diceva, se non avesse portato a termine i suoi studi non sarebbe mai stato in pace con sé stesso e non sarebbe mai stato in grado di ricominciare.

Tornato al Manor una sera di Dicembre poco prima della Vigilia di Natale, trovando sua madre in vestaglia seduta in poltrona a leggere un libro, espresse la sua volontà di diventare professore di Pozioni a Hogwarts così come era stato il suo padrino. Sua madre ne fu felicissima e assieme a lei decise di andare a trovare la sua vecchia professoressa di Trasfigurazione, ormai diventata preside, per cercare di ottenere la cattedra.
La professoressa ne fu molto colpita e, a suo modo, entusiasta. Con molta calma esaminò il suo curriculum e, dopo avergli consigliato corsi e master da frequentare per il posto, si mise subito all’opera per scrivere una bella lettera di raccomandazioni alla facoltà più prestigiosa di Studio delle Proprietà Curative di Erbe ed Incantesimi e di Studio di Veleni e Sostanze Nocive e Loro Rimedi. Draco ne fu entusiasta e in tre anni completò i corsi ottenendo il diploma.

A Settembre dello stesso anno in cui terminò gli studi entrò per la prima volta ad Hogwarts da professore e non da studente.
 
   
 
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