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Autore: princess_sweet_94    30/06/2016    1 recensioni
Tre capitoli.
Una sola notte.
Tutta una vita.
Nato da un malinteso, un susseguirsi di eventi molto simili e molto diversi... perché l'amore è come un fiume: trascina via ogni cosa.
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{GajeelxLevy - One Shot/Flashfic - Drammatico, Sentimentale, un pochino Fluff}
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Enjoy♡
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi porto le mani fra i capelli, seduto sul divano, sull'orlo di una crisi di nervi. Perché cavolo non mi ha avvertito che stava arrivando? Perché è dovuta piombare così all'improvviso davanti la porta mentre Erza era qui?
Alzo gli occhi e guardo la donna di fronte a me, seduta sul tavolino che si tormenta la pancia nel quale vi è il bambino.
Il suo bambino.
"Ha risposto?" mi domanda, leggermente in ansia. Getto un occhio al telefono con la schermata sbloccata e i 28 messaggi che gli ho mandato solo nell'ultima mezz'ora bene in vista.
Scuoto la testa e aumento ancora di più la presa delle dita. Non posso credere che sia successo davvero.
"Mi dispiace, Gajeel" mormora "Ti sto causando un sacco di problemi..."
"No" affermo, con un sospiro che sa di stanco e rammarico "Non è colpa tua. Sono io che avrei dovuto dirglielo fin da subito" ammetto, fissando lo sguardo sulle sue ginocchia. Avrei dovuto dirglielo fin dall'inzio perché volevo che mi avvertisse quando arrivava, perché non volevo impegni anche se, alla fine, l'impegno l'ho preso lo stesso.
Mi sono innamorato di lei, fin dalla prima volta che l'ho vista dietro il bancone di Fairy Tail, a sostituire Mira poiché ammalata. Ricordo di averla stuzzicata per farmi dare il suo numero e lei, imperterrita, continuava a negarmelo: la irritati talmente tanto che ad un certo punto mi gettò contro tutto il suo repertorio di insulti.
Risi così tanto da farmi salire le lacrime, cosa che la innervosì ulteriormente.
Ma era così buffa, piccola e minuta com'era, che faceva la voce grossa con un ragazzo che era almeno il doppio di lei. Sudai sette camice, e presi anche l'abitudine di frequentare il locale, prima che cedesse.
Dopo che mi diede il suo numero ci rivedemmo, parecchio tempo dopo, nel parco dove la baciai. Il nostro primo bacio. Il nostro primo tutto.
Sono stato io a non volere impegni, è vero, ma in parte l'ho fatto per lei. Ci vedevamo solo la notte a casa mia o sua, facevamo l'amore per ore e quando si addormentava me ne andavo. All'inizio subito ma, dopo un pò, sono rimasto a dormire e me ne andavo la mattina dopo. Non ricordo quando presi l'abitudine di prepararle la colazione.
Un sorriso mi nasce sulle mie labbra e lo nascondo nell'incavo del petto.
Erza si morde il labbro e punta gli occhi castani su di me.
"Devi andare a cercarla, era sconvolta" mi ordina "Ho paura possa fare qualcosa di sconsiderato e, per una volta, spero il mio istinto di psicologa si sbagli" aggiunge. Alzo lo sguardo e annuisco prima di scattare in piedi e fiondarmi in camera dove raccatto un paio di jeans e una felpa: di certo non posso uscire con la tuta e la canotta.
Afferro la sciarpa ed esco dalla stanza trovando Erza sulla porta d'ingresso che, appena mi vede, mi lancia addosso il cappotto.
"Non agitarti" le ricordi infilandolo velocemente "Andrà tutto bene" ma non ne sono sicuro nemmeno io.
"Tu sbrigati" rincara lei aprendo la porta, ho appena il tempo di recuperare il cellullare che mi butta fuori. Da casa mia, per la precisione.
"Chiamami appena la trovi" mi urla mentre io sono già e metà scale, faccio in cenno con la mano e la sento chiudere la porta.
Mi getto in strada con impeto ma sono costretto a fermarmi davanti ai gradini del palazzo. Dove vado, ora?
La neve sul marciapiede è praticamente sciolta mostrando qualche leggero strato di ghiaccio rimasto, non posso neanche sperare in una traccia che siano impronte o che altro ma non ho tempo per pensare. D'istinto svolto a destra e m'incammino velocemente continuando a mandarle messaggi su messaggi alla quale non ricevo risposta.
Accidenti a lei, mi farà impazzire!
Passano pochi minuti da quando ho lasciato l'appartamento, senza accorgermene mi ritrovo davanti Fairy Tail, ora buia e silenziosa, con le persiane abbassate e il portone sigillato. Le chiavi le hanno solo Makarov, il proprietario, e Mira, che lo ha preso in gestione. Ma è tardi e all'interno non c'é nessuno, non mi sembra di vedere nemmeno il lumino del piano di sopra che segna la presenza clandestina di Mira e Luxus, lì per qualche scappatella lontano da occhi indiscreti.
Scarto velocemente il locale e tiro dritto, arrivando davanti al parco dove passo di fronte al ciliegio secolare posto esattamente all'entrata, sotto la panchina di legno.
Li, lo ricordo perfettamente come se fosse ieri, io e Levy ci siamo dati il primo bacio, la scorsa primavera.
Il ciliegio era in piena fioritura, e mi sembra di vederla ancora seduta su quella panchina, circondata dai petali rosa con un venticello caldo che le accarezzava il volto, scompigliandole i ribelli capelli azzurri... uno spettacolo magnifico.
Ora è spoglio, poiché inverno inoltrato, e vederlo così mi mette addosso un gran senso di disagio.
Lo supero e costeggio la ringhiera che affaccia sul fiume, getto solo un occhio all'acqua e mi vengono i brividi. Mi riscuoto e porto l'attenzione al cellulare: dopo l'ennesimo messaggio senza risposta mi decido a chiamarla. Clicco sul tasto verde senza tante esitazioni e me lo porto all'orecchio.
Uno... due... tre... quattro squilli e la chiamata s'interrompe.
Mi fermo bruscamente in mezzo alla strada e resto con il telefono all'orecchio: non mi piace. Non mi piace per nulla. Abbasso l'apparecchio ringhiando, appena la ritrovo mi sente!
Sto per chiamare Erza, imprecando poco gentilmente, quando una voce attira la mia attenzione.
Anzi, un sussurro.
Qualcuno, per qualche strana ragione sta contando.
"Uno... due... tre..."
Faccio saettare il mio sguardo ovunque posso arrivare, cercando la fonte di quella voce.
"Giravolta"
Stavolta è nitida, il che mi permettere di riconoscerla. Come non potrei? È la sua.
Scorro i miei occhi cremisi sulla ringhiera, dall'altra parte, e mi paralizzo sul posto quando noto, con orrore, una figura ritta su di essa. Quella chioma azzurra la riconoscerei ovunque. Dietro di lei, per terra, vi sono la sua sciarpa (quella nera con le righe rosse che a lei piace tanto) e il suo cellulare, aperto in due.
Deglutisco. Non riesco a muovere nemmeno un muscolo dal terrore.
Solo una domanda mi vortica nella mente: perché?
Le sento ridere, e mi si gela il sangue nelle vene quando la vedo rilassarsi.
No, no, no, no... dannazione, no!
Non può farlo davvero, non può!
Lei piega docilmente le ginocchia, le spalle basse, il busto in avanti, ed è questione di un attimo.
"LEVY!"
Urlo il suo nome, riscuotendomi.
Pochi secondi ed è sparita dalla mia vista.
È come se un fulmine mi avesse colpito in mezzo al cuore, distruggendolo in mille pezzi. Lascio cadere il cellulare e mi getto di slancio, senza pensare. Ignoro il freddo, la neve che inizia a fioccare, il ponte e l'acqua gelida oltre di esso.
Ignoro tutto e chiudo gli occhi.
Chiudo gli occhi e disconnetto il cervello.
Chiudo gli occhi e mi appoggio al parapetto, facendo leva con tutti i muscoli.
Chiudo gli occhi e ignoro un grido alle mie spalle.
Chiudo gli occhi e ti seguo.
  
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