Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Call it Maglc    30/06/2016    3 recensioni
Elsa non avrebbe mai dovuto fare la conoscenza del traditore nelle prigioni. Hans non avrebbe mai dovuto rivelare i segreti più oscuri della sua famiglia alla regina che aveva cercato di uccidere. Ma le aspettative esistono per essere infrante.
{ Hans/Elsa | Long fic | 101648 parole | Fire!Hans | Traduzione di Hiraeth | In revisione }
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Trenta

Prima di partire per Arendelle, la nave fece una piccola sosta alla capitale delle Isole del Sud. Essendosi aspettati meno di una settimana di viaggio, la compagnia si ritrovò con una severa mancanza di provviste. Inoltre, tre dei fratelli e alcuni membri dell’equipaggio erano in attesa di essere rianimati. Per cui programmavano di trattenersi brevemente al castello, per poi cominciare il viaggio di due settimane verso Arendelle. Elsa si chiedeva come avessero fatto tutti a credere che l’assassina dei Westergard fosse riuscita a commettere i suoi delitti senza usare la magia.
 Bhumi non conversava con nessuno. Nessuno la vide uscire volontariamente dalla sua cabina e nessuno era abbastanza stupido da domandarle il perché. Elsa tornò a mettere in dubbio l’accordo che aveva stretto con la donna. Davvero aveva concesso l’immunità a un’omicida? Cercò di giustificare la situazione ricordandosi che le persone che Bhumi aveva ucciso stavano presto per resuscitare, ma, con delle vite in ballo, aveva la sensazione di aver stipulato un patto con il diavolo.
 Anna era stranamente… silenziosa. Ultimamente Elsa non aveva prestato tantissima attenzione alla sorella, ma la principessa rapita di Arendelle sembrava avere svariate grane per la testa. Elsa avrebbe potuto buttarsi e chiederle se avesse bisogno del suo aiuto; tuttavia, dopo ciò che era accaduto, era consapevole che Anna era in grado di cavarsela da sola.
 Hans, d’altro canto, non smetteva di blaterare. Continuava a meravigliarsi del fatto che Bhumi avesse concordato per ridestare la sua famiglia. A quanto pareva, si era lasciato i trascorsi con i suoi fratelli alle spalle. Elsa non faceva a meno di sorridere, mentre lui s’interrogava ad alta voce su cosa avrebbe detto a loro e su come avrebbero reagito ai piani di Carol. Però, soprattutto, non smetteva di rallegrarsi per suo padre.
 «Insomma, la prima volta che ho rubato una nave per andare ad Arendelle mi sono sentito malissimo, ma solo perché sapevo che mio padre avrebbe disapprovato» sproloquiò Hans. Mancava una notte perché la nave attraccasse ai porti del castello. «Ero dell’avviso che prima o poi mi avrebbe perdonato, dopo aver conquistato un regno ed esserne ritenuto degno da madre. Ma… non l’ho più rivisto».
 Elsa sedeva sul letto, sciogliendosi i capelli e spazzolando le onde mosse. Osservava Hans che andava su e giù per il pavimento, strofinandosi le dita e creando piccole scintille innocue. Il fuoco scoppiettò e divampò nelle sue mani ed Elsa ebbe il dubbio che lui non se ne rendesse conto.
 «L’opportunità di parlargli ancora… wow» esclamò, si fermò e spense le fiamme chiudendo la mano a pugno. «È stato difficile perdere l’unica persona di cui sentivo di potermi davvero fidare».
 Elsa guardò le lenzuola, proseguendo a ravviarsi la chioma. Doveva essere bella la prospettiva di una chiacchierata con un genitore che reputavi perduto per sempre.
 Hans rise sommessamente. «Era l’unico—» Girò i tacchi, arrestandosi quando si accorse che Elsa ovviamente non condivideva la sua gioia. La comprensione lo colpì come una pietra.
 «Oh. Mi… dispiace. Non mi ero accorto—»
 Elsa scosse il capo, perdonandolo. Sollevò lo sguardo per incontrare la sua espressione in colpa e sorrise lievemente. «Va tutto bene. Sono felice per te».
 Hans non rispose, ma sfregò di nuovo le dita insieme, nervosissimo. «Anche se Bhumi non mi ridesse mio padre, avrei comunque te con cui confidarmi. Sei l’unica con cui io sia riuscito a esprimermi con onestà».
 Era vero anche il contrario. Quando Elsa aveva perso i suoi genitori, non aveva avuto nessuno con cui aprirsi – oltre ad Anna, che considerava troppo pura e innocente per caricarla di un tale peso. Persino dopo l’avventura durante l’estate della sua incoronazione, aveva ancora molto su cui lavorare con lei. Era sua sorella, ma molte volte non capiva Elsa. Hans, invece, sì. Sebbene le loro esperienze non fossero identiche, il modo con cui gestivano i problemi e affrontavano il mondo intorno a loro collimava più di quanto non coincidesse con i metodi altrui.
 La treccia di Elsa era completamente sfatta e le ciocche ribelli le coprivano il viso. Hans le si avvicinò e le scostò i ciuffi con le mani calde, sorridendole dall’alto. Tenne le dita tra i suoi capelli, scorrendo gentilmente i propri polpastrelli lungo la sua cute. Lei abbassò le palpebre, appagata.
 «Hai salvato la mia famiglia» mormorò lui. «Non so come ci sia riuscita, ma hai convinto un’assassina ad accantonare il suo rancore e risanare la famiglia Westergard».
 Elsa tralasciò che al momento dell’accordo il suo senso del giudizio era stato compromesso. Avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere Hans con sé.
 Lui le sfiorò la fronte con le proprie labbra. «Sono l’uomo più fortunato al mondo».
 Elsa ruppe la quiete e rise, aprendo gli occhi. Hans era un po’ confuso, la mano che smise di accarezzarle la chioma. Non aveva alcuna idea di quanto fosse melodrammatico.
 «I tuoi discorsi sono da manuale» rimarcò Elsa, ridendo e posando la mano sul mento di Hans per guidarlo delicatamente in un bacio.
 Lui lo accettò, ma si staccò con le sopracciglia aggrottate. «Non ti do l’impressione di essere spontaneo?»
 Elsa rise di nuovo, attirandolo accanto a sé sul letto. «Per niente. Ma sei perfetto così».
 Sperò che il resto della notte trascorresse senza che venisse pronunciata alcuna parola, loro due che si baciavano e basta, ma Hans si tolse nuovamente, una leggera apprensione nello sguardo. «Cosa penserà mio padre di noi due?»
 «Sei proprio un esperto nel rovinare l’atmosfera» replicò Elsa, ma sorrise e lo zittì con un altro bacio; questa volta per davvero.

Il giorno successivo fu il più freddo di quell’anno. Hans si chiedeva tra sé e sé se avrebbe nevicato ed Elsa prometteva di essere in grado di proteggere la nave dai pericoli del clima rigido. A lei non dispiaceva il gelo, ma notò come gli altri si fossero infagottati più del solito.
 Quel pomeriggio, prima di ormeggiare, la principessa Bhumi fece un’inaspettata comparsa sul ponte. Nei dintorni calò il silenzio e la folla si scostò, così da isolare la principessa al centro. Lei incrociò le braccia e strinse le labbra. «Non fissatemi come se fossi un fantasma» ordinò Bhumi. «Voglio solo prendere una boccata d’aria».
 I marinai la osservarono nervosi e sulle spine, ma tornarono con riluttanza al lavoro. Elsa, che era da parte con Hans, scambiò un’occhiata con il principe prima di andare incontro all’ospite.
 Bhumi non parve sorpresa dalla presenza di Elsa, ma non ne era nemmeno entusiasta. Con la schiena dritta superava Elsa in altezza di quasi mezzo metro. L’ex regina cercò di non farsi intimorire dalla differenza di stazza e dal potere mortale dell’altra.
 «Quando arriveremo a destinazione?» chiese Bhumi con una voce borbottante.
 «Tra un’ora come minimo».
 Irritata, la donna sospirò, il respiro che si trasformò in nuvolette nell’aria gelida. «Si è così dolorosamente lenti viaggiando per mare. Con Carol, almeno, potevamo arrivare dappertutto all’istante. E in tal modo non ci vogliono secoli per sbrigare i propri affari».
 Elsa scrollò le spalle, mentre un vento soffiava nella loro direzione. Bhumi rabbrividì, stringendo ulteriormente le braccia e chinando la testa.
 «Avete freddo?» le domandò Elsa.
 «No» scattò lei. «Indosso il jilbāb e il hijab: sto bene».
 Ma non fu molto convincente. Bhumi tentava di nascondere i propri fremiti, ma senza successo.
 «Forza» suggerì Elsa, mostrandole la via. «Andiamo a procurarvi qualcosa di caldo con cui coprirvi».
 «Ho detto che sto bene» mormorò Bhumi, ma intendeva chiaramente il contrario. Per un attimo accantonò l’orgoglio per seguire Elsa.
 L’ex regina guardò velocemente Hans, annuendo per comunicargli che aveva la situazione sotto controllo. Lui avrebbe preferito accompagnarle, ma ricambiò il cenno. Elsa condusse Bhumi via dal centro affollato della nave e verso la propria camera, dove era sicura che tra i vestiti presi in prestito aveva anche dei mantelli.
 Raggiunsero la cabina e lei aprì la porta, facendole strada dentro la stanza leggermente più tiepida. Bhumi entrò e parve sentirsi immediatamente meglio con il minuscolo cambio di temperatura.
 Elsa aprì il grosso baule delle vesti della regina Carol. «Sono certa che qui dentro ci sia una cappa o uno scialle» esclamò rovistando.
 Scartò un abitino color smeraldo e uno mirtillo pieno di pieghe, cercando qualcosa di lontanamente pesante.
 «Da quanto tempo state insieme, voi e il principe?»
 Il quesito inaspettato da parte di Bhumi colse di sorpresa ed eccitò Elsa. Se i loro rapporti erano migliorati al punto che Bhumi era disposta a rivolgerle la parola, allora lei era soddisfatta. O almeno non preoccupata della propria incolumità.
 «Uhm, be’, da soli due mesi circa, in realtà. È arrivato ad Arendelle quattro mesi fa. Ma sembra esser passato molto più tempo».
 Bhumi era indecifrabile. «Come avete iniziato a parlarvi?»
 Elsa si morse il labbro, intuendo che c’era qualcosa in ballo. «Lui, uhm, in realtà non facevamo che urlarci contro a vicenda. Mi ha detto che aveva bisogno di una nave. Credo che abbiamo iniziato a parlarci quando ci siamo resi conto di quanto fossimo simili».
 Gettò via un orribile panno giallo e si soffermò su un adorabile vestito color lampone prima di tornare al proprio compito. «Avevamo vissuto le stesse vicende a causa della magia, eravamo obbligati a domarla come se si trattasse di qualcosa di malvagio. Siamo stati entrambi cresciuti con la paura o l’odio verso i nostri poteri. E adesso stiamo piano piano imparando ad abituarci a non indossare i guanti».
 «I guanti?»
 Le dita di Elsa sfiorarono un tessuto lanuginoso… finalmente! Tirò fuori una stola marrone scuro foderata di pelle e tenuta insieme con dei bottoni di ottone di color spento. «I nostri genitori li usavano per arginare la magia. E funzionavano, ma ci hanno lasciato delle ferite dentro».
 Elsa si levò in piedi e scosse la polvere dallo scialle, poi si girò e lo consegnò alla principessa. «Eccovelo».
 Bhumi se lo avvolse attorno come una coperta, ma non perse l’interesse per la storia di Elsa. «Hanno tentato di sottomettere i vostri poteri?»
 L’ex regina si accomodò sul letto e annuì. Era solo leggermente imbarazzata dal fatto che fosse seduta sullo stesso letto che aveva condiviso con Hans la notte scorsa.
 «I miei problemi hanno avuto origine durante la mia infanzia. Avevo sette anni. Mia sorella Anna adorava giocare con me e la magia» cominciò a spiegare Elsa, ritrovandosi a raccontare a Bhumi della propria vita. La principessa, però, non appariva annoiata. Le stava dimostrando per la prima volta di essere una persona vera e propria, dotata di empatia.
 Chiacchierarono per un po’, prima che un membro dell’equipaggio bussasse alla porta e si scusasse per la sua intrusione, ma voleva avvertirle che la nave si stava approcciando al castello e che si preparavano ad attraccare tra mezz’ora.
 Bhumi, che aveva ascoltato attentamente, pareva avere la mente occupata da mille pensieri. Elsa si alzò e andò a chiudere il baule.
 «So che era una delle condizioni del nostro accordo, ma vi ringrazio per averlo accettato» disse Elsa sommessamente.
 «Accettato cosa?»
 «A rianimare i fratelli» rispose con una leggera scrollata di spalle. «È molto… nobile. Io credo nelle seconde possibilità».
 «Questa famiglia ha bisogno di accaparrarsi tutte le seconde possibilità che è capace di ottenere» borbottò Bhumi. Elsa cacciò una risata e cercò di nasconderla, fino a quando non vide il lieve sorriso di Bhumi. Allora, dopotutto, la donna aveva un senso dell’umorismo. Forse Bhumi aveva avuto un passato difficile, ma Elsa sapeva che il suo cuore non era di pietra come sosteneva che fosse.
 Le due uscirono dalla cabina, non esattamente amiche, ma con il minor numero possibile di risentimenti. Bhumi si strinse nel manto caldo e seguì l’ex regina sul ponte, da dove potevano ammirare il palazzo delle Isole del Sud che troneggiava sul fiordo luccicante.
 Il grande piano consisteva nell’aspettare per alcune ore dopo il tramonto e poi scendere dalla nave per andare a ridestare i principi e i marinai che erano periti qualche giorno prima. Alcuni membri dell’equipaggio informarono gentilmente Elsa che la nave avrebbe ormeggiato al tramonto e che per allora sarebbe stata ispezionata da delle guardie – per ragioni di sicurezza, ovviamente. Per cui Hans, Bhumi, Anna, Kristoff ed Elsa si nascosero nella sottocoperta, vicino alle brande e alle calzature. I quattro europei parlavano a voce bassissima intorno alla candela accesa, attendendo il via libera per mettersi all’opera. Bhumi continuava ad avvinghiarsi allo scialle, ascoltando silenziosamente i bisbigli degli altri intorno alla luce del lume.
 Finalmente un mozzo scese giù dai gradini di legno e li autorizzò a uscire. Dalle informazioni ricavate, si scoprì che i corpi dei principi e dei marinai erano adagiati in delle bare disposte nella sala vuota del trono, i consiglieri e i nobili che aspettavano di trovare un degno erede che decidesse del destino dei cadaveri.
 Il gruppo salì velocemente le scale, i stomaci tesi per la curiosità e l’emozione. Elsa scrutò Bhumi, le cui sopracciglia erano aggrottate. Lei era probabilmente la più nervosa. La principessa aveva messo in chiaro che non voleva avere una folla intorno mentre esercitava i propri poteri; pertanto Hans aveva decretato che solo loro cinque sarebbero stati al suo fianco. La delusione dell’equipaggio per essere stato escluso era evidente, ma gli ordini furono obbediti.
 Si recarono velocemente e silenziosamente in direzione del castello durante le prime ore notturne. Il lungomare era freddo e cheto. L’intera isola sembrava essere in lutto. Elsa pensò che forse il castello era disabitato e che non avrebbero avuto alcun problema a raggiungere le casse.
 Venne velocemente smentita quando Hans l’afferrò e l’attirò a sé nelle ombre, facendo febbrilmente segno agli altri di seguirlo. Dopo che Anna, l’ultima della fila, lasciò la zona rischiarata, scorsero delle pattuglie che circoscrivevano il perimetro del palazzo. I cinque respiravano a fatica mentre le guardie transitavano e giravano l’angolo.
 «Siamo costretti a passare per l’entrata della servitù» mormorò Hans, mollando finalmente la presa su Elsa. «Per di qua».
 Avanzarono verso la porta di legno sbiancata dal sole. Hans provò a aprirla, ma era serrata. Mantenne l’appiglio sulla maniglia e dopo un istante la fuse e fu in grado di tirarla via. La porta si aprì su un corridoio tenuemente illuminato. Hans li esortò a introdursi, conducendo la successione.
 Kristoff fischiò quando superò la serratura, che si stava raffreddando rapidamente ma che non era più riconoscibile. «Sono felice di essere dalla sua parte».
 Hans allungò la mano in avanti servendosene come una torcia e li guidò per il corridoio, oltrepassando le cucine e immettendosi nell’ala più calda del castello. Il principe diede un’occhiata all’atrio cautamente e lo attraversò con circospezione. A quel punto uscirono dall’andito, grati per la presenza di luce e calore.
 «Dov’è la sala del trono?» chiese Bhumi.
 Hans fece un gesto alla propria sinistra e iniziò a correre. Doveva essersi improvvisamente reso conto che stava per rivedere i suoi fratelli.
 Continuarono a zigzagare nel castello, quando il cuore di Elsa si arrestò nel momento in cui incontrarono una guardia. Quella aveva un’espressione stupita quanto la loro, ma subito si scagliò all’attacco, proclamando: «Alt!»
 Prima che Bhumi commettesse impulsivamente l’ennesimo omicidio, Elsa pestò un piede sul pavimento, una traccia di ghiaccio che si diffuse e congelò le gambe della sentinella a terra. Lui era shockato e tentò di liberarsi, ma invano. Cominciò a gridare, allora Elsa sollevò una mano e gli sigillò le labbra con uno spesso strato di ghiaccio. Si sentì in colpa alla vista del panico negli occhi dell’uomo, ma Anna le batté una pacca una schiena ed esclamò: «Brava!», al che il rimorso dell’ex regina scomparve quasi del tutto.
 Il gruppo scappò via dal soldato, accelerando il passo in caso venisse dato l’allarme nel palazzo. «Bhumi, lascia a me le guardie» le comunicò Elsa mentre si affrettavano. «Non vogliamo che—»
 «Risparmia il fiato» ansimò Bhumi fiondandosi in avanti.
 Raggiunsero la sala del trono. Era sorvegliata da due sentinelle, che furono subito immobilizzate al muro e intrappolate in bolle di ghiaccio che soffocavano loro la voce. Hans fece loro strada sciogliendo nuovamente le serrature delle porte e presto si addentrarono all’interno della stanza buia e colma della presenza della morte.
 Elsa bloccò le porte alle loro spalle e Hans andò alla ricerca di lanterne che potessero aiutarli nel processo. Bhumi si torceva le mani e fissava le bare, più nitide sotto la luce delle lucerne.
 «Okay» asserì Hans, spegnendo la fiamma nella propria mano. «Vi tirate indietro, principessa?»
 Lei non pareva pronta, ma mantenne il mento in su. «Ovvio che no. Se voi non rispetterete il patto, avrò la gioia di uccidervi ancora una volta».
 La cassa di Peter era adagiata nel centro della stanza barocca, dipinta di verde scuro e con sopra incisa frettolosamente la scritta “Principe Peter”. Hans fece per rimuovere il coperchio, ma esitò. Guardò Elsa per chiederle silenziosamente aiuto. Lei si precipitò dall’altro lato del feretro e annuì, assistendolo nell’elevamento della copertura.
 Dentro c’era un corpo immacolato, che, grazie alla maledizione, dall’aspetto non si sarebbe detto morto da neanche un giorno. Bhumi si avvicinò nervosamente, le mani congiunte.
 «Mi… mi avete garantito che non sarò aggredita» delucidò Bhumi.
 «Assolutamente» confermò Elsa. Così la principessa si sporse e picchiettò gentilmente la guancia dell’uomo con un dito.
 Le palpebre del principe si spalancarono, mentre lui ritornava in vita. Emise un suono strozzato e un rantolo e intanto provò anche a parlare. «Assassina! Mi ha preso! Ha preso S-Silje».
 «Peter» lo chiamò Hans e, mentre Elsa lo osservava, la felicità gli ridisegnò i tratti del viso. Era sì recente, ma gli si poteva leggere l’ammirazione nei confronti del fratello in faccia, lo sguardo sollevato e il sorriso grato. «Peter, sei vivo».
 Peter non accolse la situazione in maniera molto positiva. Cacciò un rumore incomprensibile, sforzandosi di levarsi in piedi e di venire fuori dalla cassa. «Hans! Perché sei— Sei per caso morto? Siamo stati tutti ammazzati!»
 «In… un certo senso» rispose Hans, la contentezza che non gli lasciò mai le labbra. «Ma siamo vivi. Siamo stati resuscitati».
 «Di che diavolo stai—» iniziò a commentare lui, poi si congelò quando vide Bhumi, che si teneva a distanza. «È… è lei! È lei la killer! M-mi ha ucciso!»
 «Peter» ribatté Elsa, «sono trascorsi cinque giorni dal vostro omicidio. È una storia lunga, ma la principessa Bhumi è dalla nostra parte. Credetemi. Stanotte riporterà tutti in vita».
 Peter smise improvvisamente di opporsi. «Tutti? Ci sta riportando in vita? Quindi… quindi Silje..?»
 Elsa sorrise. «Sì, anche Silje».
 Peter si volse verso Bhumi, che aveva gli occhi sgranati ed era pronta a difendersi. Ma lui le disse: «Vi ringrazio».
 Bhumi, evidentemente shockata, si limitò a deglutire e annuire. «Procediamo… procediamo con il prossimo».
 Cassa dopo cassa, i marinai si risvegliarono agitatissimi e dovettero essere calmati da Anna e Kristoff. Il principe Peter trovò la semplice bara in legno di Silje e convocò la principessa: «Principessa Bhumi, aiutatemi».
 Elsa trattenne Hans, incapace di sopprimere l’allegria. Hans, sebbene confuso, non oppose resistenza e studiò Bhumi che si approcciava.
 «Chi è questa Silje?» chiese lui a Elsa. «Non l’ho mai sentita nominare».
 «È il suo primo ufficiale» replicò, squadrando Peter che attendeva con emozione. «Ho sempre pensato che fossero semplicemente due buoni colleghi, ma la maniera con cui pronuncia il suo nome adesso…»
 Udì un ansito proveniente dall’altro lato della stanza e scrutò Peter che cadeva in ginocchio e si appoggiava al feretro di Silje, il volto che si illuminò come se fosse al sole.
 «C-capitano?»
 «Primo ufficiale» ricambiò il saluto, afferrandole la mano e stringendogliela nella propria.
 Elsa posò la testa contro il braccio di Hans. «La morte rivela davvero le nostre priorità».
 Silje rideva mentre recuperava il fiato e si accomodò meglio. Poi attirò il capitano subito a sé in un bacio. Elsa si morse la lingua per evitare di ridere.
 «Guarda un po’» ridacchiò Hans. «Galeotta fu la morte».
 Bhumi, realizzando di non essere più necessaria, si allontanò velocemente dalla coppia in imbarazzo. Elsa lasciò il fianco di Hans per accompagnarla alla bara del principe Christian.
 L’atmosfera allegra nella stanza cozzava contro la tetra presenza delle casse. E nonostante ogni risvegliato era intontito e almeno un po’ furioso nei confronti di Bhumi e Hans e probabilmente anche Elsa, il sollievo di avere ancora aria nei polmoni era maggiore.
 Una volta rianimato Anderson, l’uomo passò diversi minuti a festeggiare con i propri fratelli prima di notare Elsa. Era lui il Westergard che aveva fatto visita a Elsa sulla nave e le aveva chiesto consigli su come comportarsi con suo figlio, che aveva cominciato a disseminare i primi indizi di poteri magici. Lei aveva rimpianto non avergliene potuto parlare, ma adesso aveva una nuova possibilità.
 «Signorina Elsa» la omaggiò lui. «Ho sentito dire che siete stata voi a convincere la principessa a riportarci in vita. Io… non so cosa dire oltre che mi dispiace e che avete la mia eterna gratitudine».
 «“Mi dispiace”? Per cosa?» chiese Elsa, arrossita.
 «Per aver considerato la magia malvagia» rispose lui, scuotendo il capo. «Che razza di padre sarei se condannassi mio figlio per avere un dono? Vorrei tornare indietro nel tempo così da trattare meglio tutti coloro che possiedono dei poteri. Specialmente mio fratello».
 «Be’…» tergiversò Elsa. «Non proprio tutti, temo».
 Doveva raccontare loro dei piani della madre. Con l’ultimo marinaio ridestato, Bhumi aveva terminato il giro. A quel punto Elsa domandò ad Anderson di scusarla perché aveva un annuncio da fare.
 Trascinò Hans con sé su per gli scalini del piano rialzato dove stavano i troni. Il chiacchierio confuso ed eccitato s’interruppe quando Elsa richiamò l’attenzione della folla.
 «Cittadini e principi delle Isole del Sud» proclamò, «ribenvenuti nel mondo dei vivi. Sono certa che molti di voi in questo momento siano disorientati».
 «La principessa Bhumi è passata dalla nostra parte, ma non era lei l’unica assassina». Hans andò dritto al punto. «Difatti collaborava con nostra madre, la regina Carol».
 Un brusio fragoroso soffocò la dichiarazione. «Ascoltatemi!» fu la pretesa di Hans, malgrado venne accolta con ben poca compiacenza. «Nostra madre possiede dei poteri magici. È capace di comparire e scomparire a suo piacimento. Ha aiutato Bhumi perché pensava di essere in una posizione di vantaggio ed era disposta a sacrificare ciascuno di voi».
 Una rivolta sembrò sul punto di scoppiare ed Elsa era sempre più preoccupata. Anna e Kristoff, in mezzo alla gente, tentarono di placarla, ma invano.
 «Silenzio!» Una voce ruvida zittì la massa. Elsa vide la principessa Bhumi prendere posto accanto a Hans. «Il vostro principe ha ragione. Carol Westergard vi ha sacrificato e ha intenzione di impadronirsi del mondo. Ha instillato in voi le nozioni sbagliate, ma è giunta l’ora di rimediare ai vostri errori».
 Nessuno la contraddisse, ma nessuno l’appoggiò. Infine, qualcuno gridò: «Io credo a loro».
 Elsa individuò la padrona della voce: Silje, che si aggrappava al braccio del principe Peter. L’alta donna incrociò lo sguardo di Elsa e annuì. Peter, distogliendo gli occhi dal proprio primo ufficiale e rivolgendolo ai tre sui gradoni, urlò: «Io credo a loro».
 Tra l’equipaggio si sparsero dei bisbigli, finché un’altra voce profonda si unì: «Io credo a loro!» Anderson fece un cenno nella loro direzione, mostrando il suo sostegno. E presto seguirono anche Christian e poi i marinai, sebbene loro fossero motivati dai loro reali, che avevano fede nella regina esiliata, nel principe condannato e nella principessa omicida.
 Ed Elsa non si era mai sentita veramente una regina come in quell’attimo, mentre era accanto a Hans e ascoltava il coro che recitava: «Io credo a loro!»

   
 
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