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Autore: Vanel    30/06/2016    1 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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E' un capitolo particolare questo, in qualche modo chiude un cerchio cominciato il 17 marzo 2013 (nella storia), se non avete il precedente capitolo non leggete questo! Sto aggiornando la storia con più capitoli per evitare di lasciarvi a secco per mesi! :P

17 Marzo, non più sola




Il giorno del mio compleanno, mi svegliai alle cinque di mattina.
Feci modo di essere più silenziosa possibile, indossai i primi capi a portata di mano.
Fuori faceva freddo, e i primi raggi di sole illuminavano timidi la camera buia.
Scesi le scale attentamente e sentii un rumore alle mie spalle, no!
"Ana... non stai scappando vero?"
Michele mi aveva scoperta, mi sentii seccata, doveva essere un segreto.
"No che non scappo"
"Bene"
Si avvicinò e mi cinse la vita. Anche se non ero ancora del tutto abituata a quel tipo di contatto e con un altro ragazzo probabilmente avrei pensato "Cavolo, corre troppo!", con Michele mi sembrava già una cosa naturale.
E' così che succede quando ami davvero una persona.
Mi diede un bacio leggero e delicato sulle labbra che ricambiai.
"Volevo darti degli auguri come meriti"
"Wow, ci sei riuscito"
"A quanto pare siamo destinati ad alzarci sempre prima di tutti il giorno del nostro compleanno... paura?"
"Dei 18? Per nulla", risposi ma mi tremava un po' la voce.
"Perchè allora sei vestita intenta ad andare chissà dove...?
"Voglio andare a trovare mio padre"-Dichiarai guardando l'orologio.
"Posso venire con te? Ti porto in macchina"
"Non devi preoccuparti, ne approfitto per fare una corsa"
"Alle cinque di mattina per 3 km, mi dispiace, non lascio andare la mia ragazza da sola"
"La mia ragazza?"-Chiesi arrossendo.
"Beh... si... sempre se...."-Rispose impacciato.
Lo baciai.
Davvero credeva che non volessi essere la sua ragazza?
"Allora si"
"Vado a vestirmi... faccio in fretta, tu resta qui!"
Lo guardai sperando che i miei occhi dicessero ciò che la mia bocca non aveva ancora il coraggio di dire: "E' ovvio che resto qui, adesso che ci sei non c'è più motivo di andarsene."

Durante il tragitto notai con quanta nostalgia avessi fatto i viaggi in quella macchina dopo la partenza di Michele, senza di lui.
Adesso era tutto diverso, il solo fatto di averlo al mio fianco mi dava certezza, quella certezza che avrei voluto avere per tutta la vita.
Mi strinse la mano e mi guardò dolce, probabilmente aveva pensato la stessa cosa.

Il cimitero era chiuso, mi sentii una stupida, perchè non ci avevo pensato prima?
"Scavalchiamo"-Disse pratico Michele.
Ne fui sorpresa, non solo perchè Michele Grandi stesse scalando le mura di un cimitero alle 5 di notte, ma anche perchè fu facile.
"Come mai hai deciso di venirci adesso?"-Mi chiese mentre avanzavamo.
"Non so dirtelo con precisione, ma mio padre merita questo ed altro, se tu non ti fossi svegliato, io sarei lo stesso qui, un po' più tardi, ma sarei venuta"
"Lo so... non conosco ragazza più tenace di te, quando vuoi bene a qualcuno lo dimostri, sei davvero speciale, Ana"
Sorrisi.
Camminammo per un po', quella stradina mi mise addosso una strana tristezza. Mi tornò in mente quel giorno in cui scappai da Deborah e mia madre, ero alla ricerca di qualcuno che mi amasse.
Adesso ce l'avevo.
Michele mi guardava visibilmente cauto.
Poi lo vidi.
La foto era sempre la stessa, la smorfia non cambiava di una cifra, lo stesso sguardo benevolo del mio pezzo di paradiso.
Mi tornarono in mente tutte le sue parole incoraggianti, anche le sue paure di non essere un bravo padre, la sua dolcezza e la sua forza. Mi mancava tantissimo.
"Sarebbe orgoglioso di te"-Mi disse
Lasciai i fiori dicendo una preghiera a bassa voce, dopo un po', anche Michele si unì a me.
Quando mi alzai, notai con sorpresa che Michele era ancora la, in ginocchio a sussurrare parole.
Restai in attesa osservandolo, stava piangendo.
"Mi prenderò cura di lei"-Mormorò infine e poi si alzò.
Lo guardai con occhi pieni di gratitudine, ricambiò lo sguardo, ed io per la prima volta vidi il vero amore.

  
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