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Autore: Mr Lavottino    01/07/2016    6 recensioni
STORIA AD OC
Una ragazza di venti anni è stata trovata uccisa nella sua camera. Suo padre, un gangster, obbliga la polizia canadese a trovare il colpevole, pena una ribellione della sua gang.
Quattordici ragazzi sono stati sospettati dell'omicidio, ed il gangster li fa rinchiudere dentro una sua villa, sotto sorveglianza stretta della polizia.
Peccato che, ad insaputa della polizia stessa, Chris MClean, questo il nome del gangster, abbia riempito la casa di trappole per uccidere tutti i ragazzi al suo interno.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Keel aveva legato Hanako con delle corde che aveva trovato dentro la stanza di Mclean, per poi stenderla sul divano. Avevano passato la notte tutti in sala, quindi era appena iniziato il loro quinto giorno nella villa.
 La guardava con uno sguardo arrabbiato, ma non di disprezzo, perché sapeva che avevano fatto quella fine per colpa di uno della combriccola. Aveva riflettuto più volte sul possibile assassino, ma la cosa che lo turbava di più era come il gangster facesse a dire che le persone morte fino a quel punto non erano il killer. Se lo era chiesto più e più volte, sempre senza trovare una risposta adeguata. Adesso erano leggermente in vantaggio grazie alla cattura della nipponica, che avrebbero usato come mezzo di ricatto per far in modo che quel pazzo aprisse la porta per farli fuggire. Non sapeva se il piano avrebbe funzionato, soprattutto perché MClean non sembrava il tipo a cui potesse interessare qualcosa dei suoi assistenti.
La teneva d’occhio da ormai un quarto d’ora, in attesa che riprendesse conoscenza, per poi iniziare un interrogatorio, in modo da estrapolarle tutte le informazioni che aveva a disposizione. Intanto aveva mandato Damian e Rui a disattivare le trappole dal centro di comando, ovvero la stanza in cui era chiusa Hanako prima che la tirassero fuori. Gli altri si erano divisi, andando in giro per la casa senza una meta ben precisa.
E poi un’altra domanda gli balzava in testa, una di quelle che non avrebbe mai avuto una risposta logica, una di quelle cattive, a cui nemmeno uno scienziato potrebbe trovare soluzione. Perché Suzanne era rimasta sul divano a “tenerlo d’occhio” o almeno questo è ciò che aveva detto lei, anche se era più giusto chiamarlo stalking. Lo guardava con gli occhi rosa socchiusi, le ciglia abbassate e le braccia conserte, e stava così ormai da trenta minuti buoni. Anche quando era andato a cercare qualcosa per legare Hanako, l’aveva lasciata con quell’espressione sul divano e così l’aveva trovata al suo ritorno. Si avvicinò lentamente, muovendole una mano davanti alla faccia per vedere se era ancora viva, perché anche quel sospetto si fece vivo nella sua testa, infondo era una situazione alquanto imbarazzante. Lei, di tutta risposta, gliela morse, facendolo imprecare diverse volte.
- Ehi, ma che cazzo ti prende?- le disse, mentre lei lasciava la presa sulla sua mano, ritornando a fare l’espressione di prima.
- Con te non voglio parlare.- lo guardò malissimo, mettendogli inquietudine.
- Dai su, che ti ho fatto di male?- cercò di discolparsi, soffiando sulla mano per far passare il dolore.
- Mi hai mentito!- rispose, girando lo sguardo da un’altra parte. Lui fece una faccia stranita, cercando di capire cosa voleva dire.
- Ma cosa?- alzò le mani, senza capire minimamente di cosa stesse parlando.
- Tu… hai la ragazza!- urlò, diventando rossa e facendo fare una faccia ancora più strana al rosso.
- Eh?- si mise una mano in faccia, cercando di calmarsi – E perché ti avrei mentito?-
- Beh, perché t-tu mi hai detto tutte quelle cose e poi… cioè, invece avevi già la ragazza!- si dette un altro colpo ancora più forte, sperando di svegliarsi da quell’incubo il più presto possibile.
- Diavolo, ti ho solo detto che non devi fissarti sull’aspetto esteriore delle persone ma anche su quello esteriore. Non mi sono mica dichiarato.- Suzanne si arrabbiò ancora di più, per poi alzarsi in piedi e successivamente saltare in collo al ragazzo, facendolo cadere sul divano con un tonfo. Gli afferrò le guance per poi chiudere gli occhi e baciargli delicatamente le labbra. Keel restò sorpreso da questo gesto della viola, che protrasse tutto ciò per circa dieci secondi. Non appena si staccarono lo guardò negli occhi, pronta a parlargli.
- Come ti senti adesso?- gli chiese, avvicinandosi di nuovo al suo volto, portando il rosso a doverla allontanare con la mano.
- Se devo essere sincero mi sento uno schifo perché ho appena fatto le corna alla mia ragazza.- disse, ridendo disperato, consapevole di quello che gli avrebbe fatto. Si grattò il collo, cercando di sviare quei pensieri, che sarebbero stati inadatti ai minori di diciotto anni per motivi differenti dal sesso. La viola chiuse i pugni, arrabbiandosi ancora i più e tentando di nuovo di baciarlo. – Ehi, stai ferma, ti ho detto che non posso!- urlò disperato, mentre l’altra non faceva intravedere alcuno spiraglio di possibilità di smettere.
- Perché? Perché non puoi?- diceva, mentre cercava di passare le difese fatte dalle braccia del ragazzo.
- Perché amo la mia ragazza.- rispose, fermamente convinto. Suzanne allora si buttò sul suo petto, iniziando a piangere.
- Perché a me non va mai bene?- chiese, rivolta più a se stessa che al rosso – Con Seby, con Nihal e con tutti gli altri. Perché non scelgono mai me?- le lacrime le rigavano il volto, mentre si bloccava continuamente a causa dei singhiozzi.
- Penso dovresti stare meno attaccata alle persone che ti piacciono, a volte sei troppo asfissiante. E poi non sei male, sei molto carina, devi solo trovare il ragazzo giusto per te. – la consolò, cercando di farla smettere di piangere.
- Sono… carina?- chiese, con le lacrime ferme sugli occhi, in attesa di una risposta.
- Sì, sei molto carina, ma io non sono quello giusto per te.-le accarezzò la testa, lasciandola sfogarsi contro il suo petto.
 
Diana aveva la luna storta. Dal giorno prima non riusciva a concentrarsi bene. E Louise questo l’aveva notato. Ormai erano cinque minuti che la chiamava, senza ottenere risposta. Si alzò dal suo posto e le si avvicinò, scuotendola all’improvviso e facendola tornare alla realtà. La castana si spaventò, per poi voltarsi verso la mora, che intanto si era rimessa a sedere.
- Che cosa c’è che non va?- le domandò, appoggiandosi al tavolo con le braccia e intrecciando le dita delle mani. Diana esitò un po’, cercando una scusa che però non avrebbe sicuramente attaccato, non con lei per lo meno.
- Niente, stavo solo pensando.- rimase sul vago, cercando di sorvolare l’argomento, cosa che però Louise non le lasciò fare.
- Sei sicura? Se hai qualche problema basta dirlo.- le disse, con un tono rassicurante, cosa che la turbò un po’.
- Non è da te. – la mora alzò un ciglio, guardandola un po’ male.
- Solo con i ragazzi mi comporto male.- Diana fece cenno di sì con la testa, per evitare di sentirla parlare come a suo solito. – Allora, cos’hai? Sei turbata perché il rosso si vedeva con tua cugina?- tentò, anche se sapeva perfettamente che era quello il motivo. La castana diventò tutta rossa in viso dall’imbarazzo, per poi dare un leggero cenno d’assenso con la testa.
- Io e lei siamo molto simili, quindi ho paura che parli con me solo perché gli ricordo Nathalie.- le confessò, facendo una faccia triste.
- E in cosa vi assomigliate?- chiese, cambiando posizione, ovvero appoggiando la testa sul pugno del braccio destro.
- Beh, d’aspetto siamo simili e ho preso il mio modo di vestire direttamente da lei.- la mora si stese sul banco, come se stesse pensando a qualcosa.
- Allora cambia il tuo look, no?- le domandò, cercando di convincerla, visto che la vede un po’ tentennante. – Sai ti ci vedo bene con una magliettina che lascia vedere l’ombelico e i pantaloni corti.- si alzò, prendendo la castana per il braccio e portandosela dietro. Ignorarono Suzanne e Keel seduti sul divano e salirono le scale di fretta. Spinse la ragazza dentro una stanza a caso e le disse di aspettare li, tornando poco dopo con una valigia.
- Ecco, questa è la mia valigia. Vediamo quale di questi ti starebbe bene.- le disse, estraendo poi numerosi capi d’abbigliamento. Prese una ,maglietta corta rosso acceso e un paio di jeans corti neri, pensando se come abbinata sarebbe stata buona. Svuotò completamente la valigia e la fece cambiare numerose volte, notando come il suo corpo fosse perfetto dopo averla vista in mutande.
Alla fine la fece vestire con una maglietta aderente nera, che lasciava vedere le forme del reggiseno e dei cortissimi pantaloni neri, che le davano un’aria davvero provocante.
- Perfetto!- le disse, facendole segno di guardarsi allo specchio, anche se era mezzo bruciato. Non appena vide la sua immagine riflessa ci rimase stucco, decisamente troppo provocante.
- Ehm, Louise, io non se sia il caso…- la mora non la lasciò finire.
- Arrivo subito, tu aspettami qui.- scattò fuori dalla porta, lasciandola perplessa.
Louise fece un rapido giro della casa, alla ricerca di Nihal. Dopo aver saputo da Keel che si era appena fatto una doccia, entrò nel bagno.
- Nihal, mi servi, muoviti!- gli disse, mentre lui si stava abbottonando i jeans.
- Eh?- non fece in tempo a chiedere che la ragazza lo aveva preso per la mano e lo stava letteralmente trascinando via, riuscì fortunatamente ad afferrare una maglietta, senza però riuscire a metterla.
- Bene, entra qui.- lo spinse, dentro, facendolo cadere. Non appena sollevò lo sguardo rischiò un infarto. Diana, con abiti corti era seduta sul divano, con un’aria angelica. Rimase incantato nel vederla, ma, seguendo il suo sguardo, si ricordò di essere senza maglietta, andando nel panico.
- Ehm, che dire, cioè, esco subito.- disse, facendo una finta risata.
- No, aspetta, non ti preoccupare.- lo fermò, sorprendendolo. – C-Come m-mi stanno?- chiese, facendolo riprendere dalla sua trance momentanea.
- Uno spettacolo…- disse, senza rendersene conto, capendo quanto detto solo dopo che la faccia della ragazza assunse un colore rosso acceso. – Ah, cioè, non era niente di offensivo.- si scusò, senza sapere nemmeno il vero perché.
- G-Grazie.- gli rispose, cercando di resistere alla vergogna che pian piano si faceva spazio in lei – Hai davvero un bel fisico.- ormai era fatta, rossa come un pomodoro disse quelle parole, cercando di avviare una conversazione.
- Grazie, anche il tuo.- disse senza pensarci, per poi darsi una manata.
- M-Mi piacciono i tuoi tatuaggi.- gli disse, indicandoli.
- Beh, anche a me piacciono un sacco, è una cosa a cui tengo molto.- toccò i numerosi disegni sul braccio, sorridendo.
- Hanno un significato particolare?- chiese, interessata.
- Ognuno ha il suo. Tipo questo è fatto per mia sorella.- indicò una scritta che aveva sul braccio sinistro “Joanne”.
- Quello è il nome di tua sorella?- il rosso fece cenno di si, per poi riprendere a parlare.
- Quest’altro l’ho fatto dopo che mio zio è morto in guerra.- questa volta era sul braccio destro, una frase intera “Save the children and the innocent” – Me lo diceva sempre.- sorrise amaramente, ripensando al suo passato – Tu ne hai qualcuno?- le chiese, facendola risvegliare dal suo mondo, dato che si era letteralmente messa a fissare gli addominali del ragazzo.
- Ah, come? No, non ne ho nessuno.- rispose, un po’ in imbarazzo. Il ragazzo le si avvicinò, prendendole la mano.
- Se vuoi un consiglio fallo qui il primo tatuaggio. Quello è il punto meno doloroso.- le indicò il polso, tracciandovi sopra un segno e facendole venire la pelle d’oca.
- C-Ci penserò su. – disse, sorridendogli, e facendogli inevitabilmente aumentare il battito del cuore.
- Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.- le disse, abbassano lo sguardo, mentre lei lo guardava un po’ spaesata.
- Per cosa?- gli domandò, cercando di sviare l’argomento, non voleva ricordarlo, anche se sentirlo scusare per quel motivo la rendeva in qualche modo felice.
- Per quello che ho fatto dopo aver bevuto. Non volevo, scusami tanto.-evitò di guardarla negli e cercò di non piangere, riuscendoci per un pelo. Il suo sguardo abbattuto mutò quando sentì le braccia della ragazza cingergli la testa.
- Non ti preoccupare, in fondo mi hai salvata diverse volte, no?- Nihal rise, quasi come se tutto questo fosse uno scherzo. Non riusciva a credere di essere riuscito a risolvere la questione, non dopo quello che aveva fatto. Le lacrime, a quel punto, caddero da sole, seguite dai suoi singhiozzi. La guardò negli occhi, asciugandosi la faccia con la maglietta che aveva in mano, per poi abbracciarla, facendola arrossire ancora di più. Fece per alzarsi, quando Diana lo tirò a se per un braccio, appoggiando poi le sue labbra su quelle del rosso,chiudendo gli occhi e guastandosi a pieno quel momento. Per la prima volta in tutta la sua vita sentì le farfalle nello stomaco e desiderò che quel momento non finisse mai.
Da fuori la stanza Louise, appoggiata allo spigolo della porta, rideva, felice per quei due, che infondo si meritavano un po’ di pace.
 
- Ehi, Damian, dove cazzo stiamo andando?- chiese Rui, guardando il castano, che continuava ad avanzare verso un punto non preciso della villa. – Mi stai ascoltando?- il moro cercò di attirare la sua attenzione, senza però avere alcuna risposta. Proseguirono per un altro po’ per un lungo corridoio, per arrivare finalmente alla metà.
- Eccoci!- urlò, fermandosi davanti a una porta.
- Dove siamo?- chiese Rui, cercando di ambientarsi in quell’angolo ella villa a lui nuovo.
- Questa è una stanza che ho trovato con Elly. Dovrebbe essere una specie di aula video, o almeno così sembra dall’occhiello.- rispose, cercando di aprirla senza successo. Tentò anche il moro, fallendo.
Damian si allontanò un attimo, tornando poco dopo con una spranga di ferro in mano.
- Questo mi ricorda qualcosa…- si lasciò sfuggire Rui, facendo voltare il castano verso di se, che semplicemente alzò le spalle.
Colpì la porta violentemente, facendo venire un grosso trauma sul centro. Con altri due colpi la ruppe definitivamente, aprendola allo stesso modo di Keel per la stanza di MClean. Al suo interno la stanza era piccola, più piccola di quell’altra che avevano visitato il giorno prima, e estremamente spoglia. Solo una grossa televisione, grande quanto tutta la parete era presente, assieme a una poltrona e a un poggia piedi. Non trovando il telecomando per la TV decisero di controllare un po’ in giro. Damian, con un forte calcio, fece cadere la poltrona, trovando una botola sotto di essa.
- Bingo!- urlò facendo cenno al moro di seguirlo. La stanza che avevano scoperto sotto la poltrona era piccola, così piccola che a malapena c’entravano i due. La spranga era stata lasciata a tenere aperta la botola, in modo che non potesse chiuderli dentro.
Rui fece un respiro profondo, guardando le numerose carte presenti su un micro tavolino davanti ai loro occhi.
Prese in mano uno dei documenti, leggendo ad alta voce.
- “A seguito della morte di Heather MClean, figlia di Chris Mlean, gangster canadese molto famoso nella zona, verrà concessa al signor MClean l’opportunità di svolgere una qualsiasi cosa azione illegale all’interno dei confini canadesi, ma il signore deve garantire la stabilità della sua gang, evitando di creare problemi ai cittadini. Al signore il compito di stabilire l’azione.”- Damian si girò verso di lui, con gli occhi sgranati. Il moro continuò a leggere, prendendo un altro foglio dalla pila – “Salve, gradirei realizzare un gioco con quattordici ragazzi a mia scelta. Con la scusa di essere accusati dell’assassinio di mia figlia, riempirò la casa di trappole e mi divertirò con loro, senza lasciargli possibilità di sopravvivere.- i due rimasero fermi per un po’, scossi, poi Rui riprese, leggendo l’ultimo foglio, dove una sola parola era scritta – “Accordato”-
- Quindi in pratica siamo stati regalati a un pazzo dallo stato canadese?- chiese Damian, incredulo. I due decisero di uscire dalla micro stanza, con l’obiettivo di tornare nella sala per spiegare a tutti cosa stesse accadendo in realtà.
All’improvviso la  botola si chiuse, spezzando la spranga e lasciandoli chiusi dentro. Il castano, non appena sentito il rumore si arrampicò subito sulla scaletta, cercando di aprire la piccola porta, ma senza riuscirci.
Rui, invece, era immobile, il sangue gelato nelle vene gli rendeva impossibile fare qualsiasi movimento. Respirava affannosamente, e le imprecazioni disperate di Damian non aiutavano. Cercava in tutti i modi una soluzione, ma il suo cervello era andato in tilt, rendendogli impossibile pensare con tranquillità. Si coprì il volto con le mani, nella speranza che un qualche miracolo riuscisse a tirarlo fuori da quella situazione disperata.
Il castano continuava a battere sulla porta, cercando disperatamente di uscire.
- Porca puttana! Per che cazzo ci devo finire io in queste situazioni di merda?- si chiese, guardando verso l’alto. Il moro, nel frattempo aveva iniziato a cercare un qualsiasi oggetto che gli sarebbe potuto essere utile in quella situazione. Abbassandosi, però, notò che le sue suole delle sue scarpe era bagnate, a causa di un tubicino, che lasciava lentamente entrare acqua dentro la stanza.
- O cazzo! Damian, la stanza si sta riempiendo d’acqua!- lo avvisò, ottenendo solo imprecazioni per risposta.
Rui continuò a cercare, notando come, più l’acqua saliva, più aumentava la velocità con cui veniva gettata dal tubo. In pochissimo tempo gli arrivò al ginocchio, portandolo ad affrettare la sua ricerca.
- Damian! Prendi questi fogli!- gli disse, passandogli tutti i documenti prima che si bagnassero. Notò, poggiandoci una mano sopra, che una mattonelle aveva un leggero rialzo, cosa che lo portò a immergersi, per poi sollevarla e scoprire una chiave dorata sotto di essa.
La passo al castano che, reggendo i documenti con i denti, aprì la botola. Uscì con un salto e poi, dopo aver posato a terra le carte, diede una mano al moro a salire sopra. Chiusero la botola, lasciando poi la stanza zuppi.
Si incamminarono lentamente verso la sala, ancora scossi per ciò che avevano appena provato.
- Ehi, ma che avete fatto il bagno vestiti?- chiese Suzanne, senza però venir minimamente calcolata dai due che si gettarono sul divano, passando i documenti al rosso, che aveva fatto scendere la viola dalle sue gambe poco prima, il quale li lesse rapidamente.
- Chiamate tutti qui. Subito.- disse schietto, facendo rialzare i due, che si incamminarono verso le scale, per chiamare i tre assenti. Non appena videro Louise le fecero cenno di scendere, per poi intrufolarsi dentro la stanza dove Nihal e Diana stavano parlando in intimità poco prima, per avvisare anche loro.
In poco tempo erano tutti riuniti nella sala, mentre fissavano il rosso con sguardo preoccupato.
- Abbiamo appena scoperto che non c’è nessun assassino tra di noi.- un urlo di sorpresa si levò dalla folla, mentre Keel continuava a parlare – E inoltre stiamo solo partecipando a uno stupido gioco che ha inventato MClean. Siamo come topi in gabbia.- disse, facendo incupire i volti dei presenti.
- E se fossero stati messi li di proposito?- Louise guardò il rosso con i suoi occhi verdi, dicendo la sua e lasciandolo perplesso.  Ci rifletté un attimo, ma il castano elaborò una risposta prima di lui.
- Quando questa stronza si sveglierà ci dirà tutto, tranquilli.- li calmò, respirando profondamente e sprofondando ancora di più nel divano.
- Esatto, dobbiamo solo aspettare.- accordò Keel, guardando poi Hanako con la coda dell’occhio. Erano passate più o meno dieci ore da quando era svenuta e ancora non si era ripresa. Questa cosa lo insospettiva. Si avvicinò alla nipponica, scuotendola con violenza. Nessuna reazione.
- Nihal, portami un coltello dalla cucina.- ordinò, scrocchiando il collo. Non appena ebbe l’arnese tra le mani iniziò a ripassare i lineamenti sul suo volto, cercando di capire se dormiva o no. Poi iniziò a tagliarla per davvero, da prima con piccoli graffietti sulle mani, poi allungando sempre di più, finché, dopo un po’, non le infilò il coltello nella coscia, facendola urlare.
- Cazzo!- si lasciò sfuggire, alzandosi di colpo. Il rosso rise, guardandola attentamente negli occhi.
- Lo sapevo che eri sveglia, troietta!- le disse, facendola preoccupare. – Bene, ora iniziamo pure con l’interrogatorio.- si mise a sedere sul divano, pronto a farle delle domande. – C’è l’assassino tra di noi? Abbiamo trovato questi fogli.- glieli fece leggere, vedendola sorridere amareggiata.
- E così l’avete scoperto, eh? Beh, infondo MClean lo voleva sin dall’inizio.- respirò profondamente pronta a rispondere – No, siete solo dei giocattoli con cui il capo di sta divertendo. L’assassino, o meglio gli assassini, di sua figlia erano i due che non sono venuti con voi. Hanno confessato il crimine e MClean li ha torturati e poi ucciso. Però ha deciso, in combutta con lo stato canadese, di farvi comunque venire qui. Nessuno di voi era sospettato del suo omicidio. Vi ha preso solo perché sembravate interessanti. Poi  mi ha pagata per riempire la casa di trappole e per monitorarvi dall’interno.- confessò, abbassando la testa.
- Che altro sai? Ad esempio, c’è qualcuno che ci vuole salvare?- la nipponica scosse la testa, per poi riprendere a parlare.
- Sì. Alcuni agenti della polizia canadese hanno disertato, e attualmente fanno parte della resistenza. Hanno in mente un piano per tirarvi fuori da qui, che partirà Domenica. Però per quel giorno MClean ha già previsto di uccidervi tutti.- si interruppe un attimo per trovare le parole giuste per continuare il discorso e, mentre stava per riprendere a parlare, un colpo secco di pistola la colpì alla gola, tingendo di rosso la sua maglietta e facendola cadere a peso morto sul divano, senza vita. La TV si accese e lo sguardo compiaciuto di Chris fu visibile ai ragazzi.
- Penso vi abbia già detto abbastanza, no? Bene, ora che sapete come stanno le cose, direi di divertirci ancora di più. Purtroppo ho dovuto far fuori la mia assistente, ma il caso vuole che io abbia sulla scrivania un pulsante che attiva tutte le trappole della casa, anche se sono state disattivate dall’interno. E l’unica a sapere come disinnescarlo era lei.- si fermò per ridere e riprendere fiato – Quindi, direi di dare inizio al gioco.- mostro il pulsante ai ragazzi e poi lo schiacciò, facendo tremare tutta la villa, e quindi cadere quelli che non erano seduti. La TV si spense, lasciando i sette rimasti immobili, con la paura di fare anche solo un altro passo. Si guardavano negli occhi con ansia, inconsapevoli di quello che sarebbe successo e spaventanti anche dal più piccolo rumore.
- Non è possibile! Cazzo!- Damian, ormai al massimo del suo nervosismo, diede una calcio al divano, facendo sussultare tutti gli altri – Mi sono rotto le palle! Voglio uscire!- iniziò a urlare e a calciare tutti gli oggetti che si trovava tra i piedi, senza minimamente preoccuparsi delle trappole presenti nell’edificio.
Nel camminare verso la TV, con l’intendo di romperla, calpestò una mattonella che, una volta premuta, fece cascare delle lance dal soffitto.
- Attento!- urlò Louise, per poi spingerlo e prendere il suo posto. Due lance le si conficcarono nel petto, fortunatamente senza colpire organi vitali, costringendola a piegarsi su se stessa. Nihal e Rui le corsero in contro, cercando di aiutarla.
- Dobbiamo rimuovere le lance.- disse il moro, cercando di tenerla ferma. Le passò un cuscino – Mordilo non appena senti dolore. – le disse, ricevendo un accenno come risposta. Iniziarono, lentamente, a rimuovere le lance, facendola arrivare al punto di piangere dal dolore. Mordeva il cuscino con più forza che poteva, cercando di attenuare il dolore che provava. Si sentiva debole e senza forze, oltre che sfiancata. Damian, dal canto suo, era rimasto seduto a terra, come paralizzato. Non si aspettava minimamente che la mora lo avrebbe salvato, soprattutto perché non era consapevole di essere in pericolo. Riuscirono a toglierle le armi che aveva conficcate nel petto, levandole poi la maglietta e cercando di tamponare al meglio la ferita.
Le lacrime le rigavano il volto, mentre stringeva gli occhi nel tentativo di non pensare a ciò che stata passando. Il suo respiro si fece affannoso, così tanto da entrare nella testa del castano, che ancora non aveva fatto un singolo movimento.
Sdraiarono Louise sul letto, mandano Keel a prendere il kit di pronto soccorso. Tornò quasi subito, dopo averlo preso in cucina, per poi unirsi ai due nel tentativo di salvarla. Ma forse era destino. Quando Nihal aprì il kit all’interno non trovò praticamente nulla. Era già stato tutto usato per curare Alex. Il rosso fece uno sguardo abbattuto, mentre la mora rise amareggiata.
- Allora è così… e pensare che avrei voluto vivere un altro po’.- disse tossendo sangue dalla bocca e costringendola a coprirsi con la mano, che rimase impregnata di quel liquido. Rivolse lo sguardo verso Damian, che ricambiò con le lacrime agli occhi. – Almeno cerca di sopravvivere, stupido.- riuscì a dire solo quello, solo quelle parole, perché subito dopo chiuse gli occhi, smettendo di respirare, tra le lacrime generali.
Erano rimasti solo in sei e, per di più, in una casa piena di trappole.
Nihal fece cenno a Keel di prendere il cadavere di Hanako e seguirlo, dirigendosi con il corpo, ormai senza vita di Louise, verso il magazzino della biblioteca. Loro due non avevano pianto, ma sentivano ugualmente quella morsa al petto che li faceva capire di essere in trappola. Di non poter vivere ancora per molto.
Posarono i due cadaveri, facendo attenzione a non calpestare nessuna trappola, e poi tornarono dagli altri. Diana era in lacrime, così come Rui, e perfino Suzanne fallì nel trattenerle, perché comunque per lei era stata una sorta di “amica”. Per Damian non c’era nemmeno bisogno di dirlo, piangeva come un bambino, e cercava inutilmente di smettere, asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta, che si era completamente bagnata.
- Dobbiamo assolutamente trovare un modo per uscire da qui. A tutti i costi.- disse, alzandosi in piedi e con il viso bagnato. Gli altri acconsentirono mutamente.
- Andiamo nella stanza di MClean e cerchiamo qualcosa.- propose Keel, avviandosi da solo – Seguite i miei movimenti e posate i piedi sulle stesse identiche mattonelle.- questo suonò più come un ordine, mentre li guardava uno per uno. Si incamminarono verso il luogo prestabilito, senza notare nulla di sospetto. Ci misero il triplo del tempo, dato che facevano attenzione a ogni singolo dettaglio.
Entrarono nella stanza, mettendola a soqquadro con l’intento di trovare anche solo un indizio. Diana iniziò a smanettare con il PC, cercando qualcosa tra i vari file. Trovò un video che fece partire subito.
La protagonista era senza alcun dubbio Hanako. Si avvicinò a quella che doveva essere la telecamera, regolandola, per poi iniziare a parlare.
- Questo è un messaggio che lascio a tutti i ragazzi della casa, o almeno a chi riuscirà ad arrivare qui. Ho fatto questo video in caso fossi morta, così potrete avere delle informazioni più dettagliate. All’interno di questa stanza non ci sono telecamere, ma potrebbero esserci ugualmente delle trappole, quindi fate attenzione. L’unico modo per uscire è aprire il passaggio segreto situato nella cantina. Non so dove sia la chiave, ma penso che con una spranga di fero dovreste riuscire ad aprire la porta, perché, almeno quando ho controllato io, la porta era chiusa. Dopo essere entrati nella cantina, dovete spostare lo specchio sul muro, lì troverete un’altra porta che vi condurrà verso l’esterno. È un corridoio pieno di trappole, quindi fate attenzione. Buona fortuna ragazzi. Passo e chiudo.- la nipponica si avvicinò alla telecamera, interrompendo il video. I ragazzi si guardarono, senza sapere cosa fare. Avevano trovato ciò che cercavano, ma ciò non gli assicurava alcun esito certo, come aveva lasciato intendere la nipponica.
- Andiamo.- disse Damian, senza nemmeno pensarci più di tanto. Il loro obiettivo era uscire da lì quindi, anche se avessero dovuto affrontare delle trappole, sarebbero dovuti andare fin in fondo, anche a costo della vita.
- Ne sei sicuro?- domandò Nihal che, seppur d’accordo con il castano, non voleva fare niente di avventato.
- Ha ragione. Dobbiamo per forza andare.- ci pensò Rui a convincere gli altri.
- Perfetto, ecco il piano.- fu inaspettatamente Damian a prendere in mano la situazione, facendo pensare che avesse preparato tutto nei minimi dettagli. – Prendiamo quell’ascia.- disse, facendo rabbrividire Keel, che si ricordò che per poso non ci rimetteva un braccio. – E sfondiamo la porta. Semplice, no? – finì, facendo svanire completamente il pensiero che si erano fatti prima.
- Direi che, per quanto sia un piano suicida, non ci siano meglio soluzioni. Quindi per me va bene.- Suzanne, parlando con tono inaspettatamente adulto, fece voltare tutti, che poi annuirono, seppur poco convinti.
- Facciamolo per tutti loro.- disse Nihal, riferendosi ai compagni già morti. Mise poi il pugno in avanti, intimando gli altri di fare lo stesso. – Noi sopravvivremo!- urlò, seguito dagli altri.
Adesso dovevano solo arrivare fino alla cantina senza farsi uccidere dalle trappole di MClean.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve! Ecco l’ottavo capitolo. Già, purtroppo Hanako è morta dopo appena tre capitoli, ma considerando che sapeva praticamente tutto, sarebbe stato da idiota da parte di Chris lasciarla vivere.
Coooomunque! È morta Louise che, ora posso dirlo, era la mia femmina preferita. Acida, spettrale e anche carina d’aspetto, inoltre è un’eroina, dato che mi era stata descritta come una che aiuta molto gli altri e, dato che in effetti avevo tenuto poco fede a queste parole, l’ho fatta morire con onore!
Adesso passiamo alle cose importanti: per motivi di tempo sono costretto a ridurre la lunghezza della storia. Invece che tredici capitoli sarà composta da dodici ( 11 normali + prologo) il tutto perché, avendo 15 anni, ho bisogno anch’io di andare un po’ al mare XD.
Vi ringrazio come sempre per aver letto il capitolo ;-)
P.S.: Scusatemi il chappy corto.
   
 
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