Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Call it Maglc    02/07/2016    3 recensioni
Elsa non avrebbe mai dovuto fare la conoscenza del traditore nelle prigioni. Hans non avrebbe mai dovuto rivelare i segreti più oscuri della sua famiglia alla regina che aveva cercato di uccidere. Ma le aspettative esistono per essere infrante.
{ Hans/Elsa | Long fic | 101648 parole | Fire!Hans | Traduzione di Hiraeth | In revisione }
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Trentuno

Ai soldati occorse diverso tempo per superare il ghiaccio che sigillava le porte e irrompere all’interno della sala del trono e, nel vedere i tre principi e i molteplici marinai in vita, svennero. Fortunatamente, però, quando arrivarono altre sentinelle, Peter prese il controllo della situazione. Coloro che avevano gli stomaci di ferro e che non persero i sensi rimasero affascinati. Peter diede ordine di trattare Elsa, Hans, Bhumi, Anna e Kristoff con il rispetto più rigoroso. Essendo lui il fratello vivo più anziano, spettava a lui ereditare la corona.
 Ordinò inoltre che i marinai con familiari venissero condotti alle loro dimore in lutto. Lui nel frattempo avrebbe preparato una dichiarazione per i curiosi cittadini da proclamare il mattino dopo. Silje era tra quelli che se ne andarono, rientrata a casa per visitare la madre e i tre fratelli minori impazienti di riaverla con loro. Prima di lasciare il palazzo, cinse Elsa in una stretta e salutò Peter con un lungo, avido abbraccio.
 Mentre la stanza veniva sgombrata, Anderson riunì i suoi fratelli perché aveva una confessione da fare. Hans più tardi raccontò a Elsa che Anderson aveva ammesso timidamente di avere un figlio con una donna che sperava di sposare. Era sembrato sorpreso quando era stato accolto da parole di sostegno e domande come perché non ce lo hai detto prima? e, qualunque fossero stati i suoi pensieri in quel momento, era stato al settimo cielo e aveva annunciato di voler tornare dalla sua famiglia, portandosi con sé alcune guardie e un sorrisone in faccia.
 Malgrado l’urgenza per fermare la regina Carol, servirono due giorni per reperire e caricare di scorte una nave con destinazione Arendelle. Fu radunato un equipaggio e furono procurate delle provviste. Elsa, Silje, Bhumi e i quattro fratelli formarono una sorta di comitato a capo della missione. Arendelle era la loro prossima rotta, dove avrebbero resuscitato il resto dei fratelli e re Lewis. Elsa temette che Bhumi si rifiutasse di farlo, dato che ne aveva già rianimato taluni. Dopotutto, aveva concordato al patto purché le venissero forniti i dettagli sul progetto e sul modus operandi di Carol. Invece era ansiosa di contribuire alla loro causa, condividendo puntualmente le proprie nozioni e opinioni su come avrebbe agito Carol.
 Il parere generale era che la regina stava attendendo il posto giusto al momento giusto per cominciare a muoversi. Non aveva paura di aspettare e tenere il mondo con il fiato in sospeso perché i suoi piani funzionassero. Loro si tenevano pronti all’evenienza di un suo eventuale attacco. A Elsa veniva la pelle d’oca ogni qualvolta meditava su come potesse sbucare fuori e rapire uno di loro da un momento all’altro. Forse l’ex regina avrebbe fatto meglio a concentrarsi sull’incarico.
 Presto il naviglio era stipato ed Elsa si ritrovò a scrutare la sagoma del palazzo delle Isole del Sud che si allontanava. Ora era ancora spaventata, ma si sentiva leggermente più calma. La famigerata assassina era sì a bordo, ma dalla loro parte. I tre fratelli uccisi erano di nuovo in vita e trattavano Hans come uno di loro: Elsa aveva notato, osservando i cambiamenti nel suo atteggiamento, che lui adesso era molto più felice. E quello senza neanche menzionare la loro recente tolleranza verso la magia. Dopo la rivelazione di Anderson e il fatto che era la magia l’unica ragione per cui avevano nuovamente l’aria nei polmoni, i fratelli avevano iniziato a correggere i propri errati ideali. Non esattamente un completo dietrofront, ma ci stavano lavorando sopra. La situazione stava migliorando.
 Il viaggio fluì senza grosse novità. Elsa e Anna trascorsero interi pomeriggi insieme, ora che non potevano affrontare il pericolo immediato. Anna di recente era stata silenziosa ed Elsa fiutò qualcosa nell’aria quando lei nominò Kristoff e Anna rispose a monosillabi e non con un colossale monologo su come Kristoff fosse fantastico perché aveva i calzini che combaciavano o qualcos’altro di irrilevante. Elsa non commentò in alcunché modo e si tenne i propri sospetti per sé.
 Bhumi si sciolse ulteriormente alla sua presenza. Ancora non era il genere di persona da cercare costantemente la compagnia della regina delle nevi o d’ammettere di essere sua amica, ma le sorrideva e a volte persino rideva. Bhumi parlava anche a Silje e ai fratelli, anche se non interpellava Hans a meno che non ce ne fosse assolutamente bisogno. Il tredicesimo principe non sembrava dispiaciuto della cosa.
 La relazione tra Hans ed Elsa era finalmente salda. Fin troppo a lungo avevano avuto i loro alti seguiti da bassi mastodontici. Tuttavia, in quel periodo, proprio mentre erano nell’occhio del ciclone, avevano recuperato l’equilibrio nel loro rapporto. Nessuno dei due dubitava dei sentimenti dell’altro. Conversavano spesso, condividevano le loro paure, speranze, scoperte: dividevano molto più che un letto. Elsa non avrebbe mai immaginato quanto fosse magnifico essere fusi a qualcuno sia nel corpo che nell’anima.
 Infine, dopo quella che era parsa una breve gita piacevole, la nave entrò nel fiordo di Arendelle. Elsa aveva le farfalle nello stomaco per la prima volta da parecchio tempo. Stava per tornare a casa per davvero, la casa da cui era stata scacciata via. Si era quasi dimenticata di aver perso la corona per colpa di Ingvalda. Cosa sarebbe successo se fosse stata catturata? Ingvalda l’avrebbe gettata nelle prigioni?
 Hans doveva aver percepito il suo disagio e si assicurò di essere al suo fianco mentre si approcciavano al porto. Il piano era simile a quello usato alle Isole del Sud: arrivare ai cadaveri il più velocemente possibile e risvegliarli. I fratelli erano sicuri che, nell’evenienza finissero nei guai con le guardie, sarebbero riusciti a motivare la loro visita con facilità, in quanto diverse settimane prima avevano ottenuto legalmente la custodia di Elsa.
 Quando scesero dalla nave, stava nevicando – veramente, non a causa di un incantesimo di Elsa. Lei e Anna avevano indossato dei mantelli con dei cappucci per nascondersi da coloro che le avrebbero ovviamente riconosciute. La maggior parte della gente era rimasta al riparo delle loro case per sfuggire al freddo, però, il che preservò il loro anonimato e accelerò la rapidità della missione.
 Grazie a qualche miracolo, il gruppo non si fermò neanche una volta durante il tragitto verso il piccolo cimitero accanto alla cascata. I fratelli erano preoccupati del decadimento delle carcasse, ora che erano passati mesi dai loro omicidi. Bhumi garantì che i decessi che provocava somigliavano piuttosto a un sonno esanime. Peter e Christian scavarono la terra con delle vanghe lasciate intorno – probabilmente dai becchini che volevano risparmiarsi la fatica, data la quantità di spoglie che era comparsa ad Arendelle. Presto toccarono la bara di Lewis con un tonfo e la riportarono in superficie, tutti con il fiato in sospeso mentre Bhumi apriva il coperchio.
 Elsa, avvinghiata al fianco di Hans per sostenerlo, si ritrovò a strizzargli la mano nell’attesa che suo padre si riunisse ai vivi. Il tredicesimo principe aveva un’espressione ansiosa, afflitta, eccitata e si era morso il labbro talmente forte da sanguinare.
 Bhumi esitò, squadrando l’uomo anziano con il rimorso nello sguardo. Elsa capì che aveva finalmente realizzato la gravità delle sue azioni. La principessa senza cuore ne aveva uno, dopotutto. E con un sfioramento del dito sulla guancia, re Lewis sollevò le palpebre e inspirò aria.
 Hans mollò la presa su Elsa, precipitandosi da suo padre. Anche gli altri fratelli si avvicinarono, ma nessuno era evidentemente disperato di ricongiungersi con l’uomo come Hans.
 Re Lewis tossì e ansimò, ma si mise seduto sulla cassa di legno e batté le ciglia per la sorpresa. Hans, che, come Elsa notò, aveva già le lacrime che scorrevano, rideva dalla gioia più pura.
 «Padre» esclamò, la voce attenuata. «Oh, padre!»
 Gli occhi di Lewis si spalancarono e lui si voltò verso il figlio e lo strinse al petto. «Oh, figliolo! Sono in paradiso?» Batté di nuovo le ciglia, rendendosi conto del luogo in cui sedeva e delle persone intorno a lui. «Perché ci sono tanti dei miei ragazzi qui?»
 Hans rise ancora e si asciugò il viso rosso. «Padre, non sei più morto! Ti abbiamo resuscitato! Sei vivo».
 Il re era talmente shockato da sembrare sul punto di morire sul serio. «Oh, Cielo!»
 Elsa adesso comprendeva il contrasto che c’era tra le personalità dei genitori di Hans. Mentre i figli aiutavano l’uomo a issarsi in piedi, Elsa si accorse che era lievemente più basso della moglie, con lo sguardo più dolce e la pelle con più rughe. La sua postura era meno intimidatoria, le ginocchia piegate così da apparire più docile rispetto al resto dei Westergard. Aveva una barba in disordine e i baffi erano punteggiati da sprazzi di rosso in mezzo ai peli brizzolati. Il suo modo di parlare era più affettuoso e aveva gestito l’idea della resurrezione in maniera così pacata che Elsa afferrò perché Hans lo avesse descritto con termini tanto affettuosi.
 Re Lewis uscì dal feretro e fu catturato immediatamente dalle braccia di Hans. Il principe si abbarbicò al padre come se non avesse intenzione di lasciarlo mai più, seppellendo il volto rigato dalle lacrime nella spalla dell’uomo. Il re era perplesso, ma sorrise e ricambiò l’abbraccio.
 «Se io sono vivo… cosa ci fai tu qui, Hans? Sei annegato più di un anno fa» chiese, staccandosi gentilmente dal figlio.
 «Non sono perito in mare, padre. È… è una lunga storia. Ma dobbiamo risvegliare gli altri».
 «Gli altri?» domandò il padre, girandosi per vedere le tombe allestite in fretta e furia e individuando Bhumi, che era fuggita il più velocemente possibile dalla scena commovente e aveva già iniziato a scavare nella tomba successiva. «Oh! È tornata a prendermi! La principessa Bhumi è qui!»
 Il re protesse il figlio più giovane dalla donna, allargando le braccia. Hans sorrise e soffocò la propria ilarità. «Padre, va tutto bene» gli assicurò, abbassandogliele. «La principessa Bhumi è nostra alleata. Sono passati alcuni mesi dal tuo omicidio».
 «Oh!» esclamò Lewis. «Ci sta riportando in vita?»
 «Sì».
 Annuì in maniera curiosa e la faccenda finì lì. Ed ecco perché Lewis era una persona piacevole e poteva essere considerato da alcuni un sempliciotto.
 Bhumi andava in giro, donando vita ai principi ad uno ad uno. Peter, Anderson e Christian davano per lo più il benvenuto ai loro fratelli ridestati, mentre Hans era in disparte. Dopotutto, i fratelli maggiori erano stati assenti dal mondo per mesi e molti di loro probabilmente erano ancora convinti che fosse Hans il responsabile dei loro decessi. Dal canto suo, lasciò che fossero gli altri a dimostrare la sua innocenza mentre lui restava con il padre, raccontandogli le proprie vicende e mettendolo al corrente della missione.
 Elsa rimase a distanza da loro, essendo conscia del legame che li univa e sapendo che sarebbe stata la terza ruota del carro. Per cui diede una mano pure lei ad alzare in piedi i rianimati e spiegare le attuali circostanze ai barbuti fratelli, nessuno dei quali pareva contento alla prospettiva di essersi perso mesi interi. Anna e Kristoff si autonominarono le ufficiose guardie del corpo di Bhumi, assicurandosi che la principessa non venisse aggredita da qualche Westergard un po’ isterico. Lei li ringraziò silenziosamente.
 Dopo che Campbell, Francis, John, Aleksander e Louis furono risvegliati, Elsa percepì una mano sul proprio braccio e si voltò per vedere Hans accompagnato da suo padre. Hans era radioso dalla gioia e sorrideva con una felicità che Elsa non gli aveva mai scorto in faccia. La differenza tra lui e il carcerato delle prigioni di Arendelle era quasi allarmante.
 «Padre» proclamò lui, «voglio presentarti—»
 «Regina Elsa» concluse re Lewis, gli occhi che scintillavano. Accanto a suo figlio, la parentela era inequivocabile. Avevano le stesse facce ovali e gli stessi nasi a punta e le stesse chiazze di rossore sulle guance. Lewis aveva ilari iridi verdi e un viso non appesantito dalle rughe. «Cielo, siete la donna che ha salvato mio figlio, giusto?»
 Elsa non poté trattenere un sorriso e annuì e allungò una mano. «È un onore incontrarvi, Vostra Maest—»
 Ma invece di stringerle la mano, l’uomo la cinse in un abbraccio. Lei emise un suono sorpreso e guardò Hans, che era paonazzo e rideva da oltre la schiena del re. Elsa si sentiva… scaldata. Come se suo padre fosse resuscitato, come se lei fosse parte della famiglia. E chi lo sapeva: forse un giorno lo sarebbe diventata.
 «Vi ringrazio» mormorò il re delicatamente, mantenendo il contatto. «Non esistono modi con cui io vi possa ringraziare per esservi presa cura di mio figlio».
 «Il piacere è mio, Vostra Maestà».
 Il re si staccò, tenendo le dita sulle braccia di Elsa mentre l’ammirava. «Cielo, Hans. Come sei riuscito ad conquistare il favore della regina di Arendelle? Sei l’uomo più fortunato al mondo».
 Hans si fece piccolo piccolo, oltremodo imbarazzato. Il calore sciolse i fiocchi di neve intorno a lui. Si scosse la vergogna di dosso e batté delle pacche sulle spalle di entrambi.
 «Non lo avrei mai sognato» disse, il volto ancora avvampato. «Le due persone più importanti per me che finalmente s’incontrano. Non avete idea di quanto sia stupefacente. Vorrei che questo momento durasse per sempre».
 Però Anna convocò Elsa in quanto c’era bisogno del suo intervento e la regina delle nevi dovette scusarsi da padre e figlio. Era giunto il turno dell’ultimo principe ancora seppellito, Charles: il sesto, il cui obiettivo era stato aprirsi una breccia verso il trono di Aruna. Era l’unico oltre a Hans con il quale Bhumi aveva problemi personali.
 «Bhumi sta avendo difficoltà a ridestare Charles» spiegò Anna con le braccia conserte, una frecciatina sottintesa.
 «Ci sto provando, d’accordo?» scattò Bhumi. Il suo profilo si stagliava sulla bara con all’interno un corpo tuttora morto. Elsa scommetteva che lei non avesse fatto nemmeno un tentativo. «È solo che… sto cercando di ricordare perché è necessaria la sua esistenza».
 Elsa guardò Bhumi argutamente. «Bhumi, non era niente di personale. Quando ha tentato di conquistare Aruna stava eseguendo gli ordini di Carol».
 Bhumi aveva le sopracciglia aggrottate, ovviamente frustrata, ma accantonò la testardaggine. «Sia chiaro, subirà un processo per i suoi crimini contro Aruna».
 Elsa annuì, nonostante si sentisse leggermente in colpa per aver sacrificato il principe. Ma era certa che anche lui avrebbe preferito vivere ed essere punito piuttosto che rimanere due metri sotto terra.
 Con un sospiro che si trasformò in una nuvoletta, Bhumi resuscitò l’ultimo Westergard. I fratelli si precipitarono subito a calmare l’uomo colto dal panico. Bhumi non pareva granché felice, ma lanciò un’occhiata a Elsa e sorrise – solo un pochino. Aveva finalmente rimediato ai danni che aveva commesso e aveva l’impressione di essere stata liberata da un grosso peso sul petto.
 Hans si avvicinò e sfiorò la spalla a Elsa. «Ce l’hai fatta» sussurrò. «Hai salvato i Westergard».
 «Mancano ancora tre fratelli, però» replicò Elsa, spostando il peso da un piede all’altro e squadrando la neve che cadeva di fronte alla cascata. «Spero che Jørgen stia bene».
 «Jørgen è sempre stato il preferito di Carol» osservò re Lewis, apparso al fianco di Hans mentre scrutava i propri figli che festeggiavano con un Charles meravigliato. «Non gli farebbe mai del male».
 «Era disposta a rinunciare al progetto al quale aveva dedicato la sua vita» mormorò Hans. «Ormai lei per noi è completamente imprevedibile».
 Elsa avrebbe voluto chiedere a Lewis la sua opinione su come agire, ma un urlo di Anna la distrasse. Sua sorella stava fissando qualcosa in direzione del fiordo e del castello, puntando il dito nel vuoto innevato.
 «Uhm… non voglio allarmare nessuno, ma quella non è la bandiera—»
 «Delle Isole del Sud?» terminò la frase una nuova voce sbucata fuori da sopra la cascata. Tutti si voltarono e videro tre uomini – due robusti e uno più mite – accanto a un’anziana donna con una corona sulla testa e la parola “vendetta” incisa nello sguardo. «Già, proprio così».
 Non c’era il tempo per architettare la prossima mossa contro Carol: lei era già lì.

   
 
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