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Autore: WandererS    05/07/2016    2 recensioni
Amore e morte
Due brevi oneshot per mostrare il legame tra Riza Hawkeye e Roy Mustang: Riza si scontra con Lust, che le dice di aver ucciso il Colonnello, gettandola nella disperazione; Roy nel giorno della promessa assiste impotente mentre il dottore dal dente d'oro minaccia la vita del suo Tenente per indurlo a diventare il quinto sacrificio.
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Nelle mie intenzioni, le due storie sono indipendenti ma strettamente legate (come i protagonisti, del resto), per questo ho scelto la soluzione “a capitoli”.
Gli episodi e i dialoghi (e altre citazioni sparse, come forse noterete già dai titoli) sono quelli dell'anime (l'ho scritta prima di leggere il manga, ma considerata la fedeltà all'opera originale non l'ho ritenuto un problema grave), ho solamente voluto aggiungerci del mio nell'analisi dei pensieri e della psicologia dei personaggi, oltre che del loro profondo legame. Spero che il risultato sia apprezzabile!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Non posso sopportare l'idea di perderti” - Roy Mustang









 
«Mai e poi mai! Non farò una trasmutazione umana, e non aprirò il portale!»
Roy Mustang si sentiva ribollire di rabbia.
L'Alchimista d'Acciaio era sparito, lui e i suoi compagni erano stati bloccati e resi inoffensivi da quella manica di tizi tutti muscoli, e ora era costretto a sentire il blaterare fastidioso di quel ripugnante dottore.
Sentiva l'ira montare dentro di lui come un fuoco, e la menzione di Maes Hughes non aveva fatto altro che gettarvi altra benzina: non sopportava che quel nome a lui tanto caro fosse insudiciato con tanta noncuranza dalle labbra di quel vecchio.
Maes Hughes ormai era morto, neppure l'alchimia avrebbe potuto riportarlo indietro, ne era consapevole. Non avrebbe mai collaborato con quei mostri.
Il dente d'oro del dottore scintillò al riflesso delle torce, come in un presagio di minaccia.
«Te l'ho già detto: il nostro tempo sta per scadere.»
Un rumore simile ad un fruscio, un gemito soffocato. Il suo sguardo fu attirato da un improvviso spruzzo vermiglio. Sangue. E proveniva dalla gola di...
«Tenente!»
Riza.
Quel nome gli affiorò alla mente in un istante, anche se erano passati molti, troppi anni dall'ultima volta che le sue labbra l'avevano pronunciato a voce alta.
«Tenente... Tenente!»
Una sola parola, venata di angoscia.
Non distolse lo sguardo dal suo viso pallido, da quei capelli d'oro sparsi sul freddo pavimento di pietra, dove si stava allargando una macchia vermiglia di sangue.
«E adesso, ti decidi ad aprire il portale, colonnello Mustang?»
Quel tono freddo, tagliente, incurante della sua angoscia, alimentò la sua furia.
Se solo il suo cerchio alchemico non fosse stato spezzato dallo squarcio nel guanto, se solo non avesse avuto quei due scimmioni aggrappati ai fianchi ad impedirgli ogni minimo movimento, se solo avesse potuto scatenare tutto il suo potere, di quel vecchio bastardo non sarebbe rimasto altro che uno sbuffo di cenere in balia delle fiamme.
Il suo cuore ardeva dalla brama di vendetta.
«Maledetto, me la pagherai!»
La vista degli occhi sbarrati del tenente Riza Hawkeye, del sangue denso e scuro che le scorreva tra le dita, del suo corpo abbandonato e inerme trascinato con malagrazia sul pavimento gelido lo gettò in un panico totalizzante.
«Tenente! Mi senti? Rispondimi!»
È un ordine, Tenente. Rispondimi! Apri gli occhi! Non morire!
«Avanti, esegui una trasmutazione umana e diventa il quinto sacrificio.»
Con la voce del dottore rimontò in lui la furia, quella rabbia cieca e ardente che scatenava il suo potere più devastante, alimentata dall'angoscia per il destino di Riza.
«Su, muoviti, se non ti sbrighi questa donna perderà la vita. Ah, ma forse ho capito, preferisci trasmutarla quando è già morta, non è così? Beh, anche questo è possibile...»
No, non può morire! Non può abbandonarmi! L'alchimia può davvero salvarla? Se c'è anche la più remota delle possibilità, devo tentare...
Un sussurro debole, spezzato, troncato dalla sofferenza, lo fece trasalire.
«No, io non morirò... Perché devi sapere che... ho ricevuto il preciso ordine di non morire.»
Riza!
Un'ondata di sollievo lo travolse.
La mia cara, testarda subordinata, che adempie sempre agli ordini...
Riza era viva, ed era l'unica cosa che contava.
«Se si potesse ottenere un corpo immortale facilmente non sarebbe molto leale, non trovi?»
I suoi occhi non la lasciarono un istante mentre il vecchio riprendeva a blaterare. Sapeva che avrebbe dovuto tentare di valutare le sue condizioni, stimare la quantità di sangue che aveva perso, analizzare la situazione e trovare un modo per uscirne vivi, ma il suo cervello sembrava rifiutarsi di collaborare, la rabbia e la preoccupazione infuriavano in lui impedendogli di pensare lucidamente. Si sentiva come se fosse ritornato in quel labirinto con Envy, sopraffatto dall'ira, le fiamme che prendevano il controllo... E anche quella volta era stata Riza a soffrire, e non solo a causa dell'homunculus.
Non aveva intenzione di deluderla di nuovo.
«Mustang, mi comunichi qual è la tua scelta? La tua preziosa donna sta per lasciarci... se non fai niente morirà dissanguata.»
Non posso permetterlo. Non potrei sopportarlo.
Tentò di leggere il suo sguardo, di interpretare la muta supplica di quei grandi occhi castani, ora socchiusi dal dolore.
Ci dev'essere un modo per uscirne vivi!
Aprire il Portale, diventare un sacrificio... Non prometteva affatto bene. Sapeva che i fratelli Elric avevano pagato a caro prezzo il tentativo di eseguire una trasmutazione umana, e non moriva dalla voglia di essere sacrificato.
Ma doveva proteggere Riza.
Si sarebbe sacrificato, per lei.
Se solo avesse potuto avere la certezza che la trasmutazione avrebbe funzionato... che Riza sarebbe guarita, che una volta raggiunti i suoi scopi quel maledetto dottore l'avrebbe lasciata andare...
«Ma per fortuna io sono un medico che sa usare l'alchimia, e inoltre, caso vuole che sia in possesso di una pietra filosofale.»
Trasalì, lo sguardo attratto inesorabilmente dalla boccetta comparsa tra le dita del dottore e dal suo contenuto color del sangue.
«Questo significa che potrei con assoluta certezza salvare la vita di questa donna, e ci riuscirei senza fare il benché minimo sforzo. Ma se lei muore prima che tu abbia preso la tua decisione non potrò più fare nulla per poterla salvare...»
Sapeva di non potersi fidare di quel pazzo, ma non vedeva alternative. Se poteva salvarla...
«Oh, che silenzio. È diventata molto taciturna; strano, non vorrei che fosse già morta...»
No!
Non può...
No...
«Colonnello...»
Quell'unica parola, quasi un sospiro, lo fece trasalire. Quante volte l'aveva sentita sfuggire da quelle labbra...
Nonostante il sollievo, la debolezza che traspariva dalla sua voce lo preoccupò.
«Non c'è alcun bisogno che lei... esegua la trasmutazione... che le ha chiesto.»
Aveva la voce rotta, il viso pallido, le labbra esangui. La spossatezza parve sopraffarla.
«Ma tu lo farai, non è vero Mustang?»
Non posso lasciarti morire!
Sapeva che Riza sarebbe morta per lui, ma non poteva permetterlo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma era probabile che se avesse assecondato i piani di quei mostri sarebbe stata lei a non perdonarlo, gli parve quasi di poterglielo leggere negli occhi. Non voleva deluderla, non di nuovo. Avrebbe dovuto convivere con quella decisione, con quella delusione, per il resto della sua vita, per quanto breve potesse essere.
Eppure, preferiva quello a vederla morire qui, ora...
La pietra filosofale poteva salvarla. Aveva la stessa sfumatura vermiglia del sangue che imbrattava le dita del suo Tenente...
«Allora?»
Disperato, incatenò gli occhi in quelli di Riza.
Perdonami.
Riza sollevò lo sguardo al cielo, come in un sussulto di sofferenza.
O forse...
Gli era sembrato piuttosto un gesto calmo, deliberato. Che volesse dirgli qualcosa?
Non ne era sicuro. Eppure...
Ormai aveva le spalle al muro. Doveva prendere una decisione.
Si sottrasse allo sguardo del suo Tenente, temendo di leggervi accusa, delusione, disperazione.
Sopraffatto, chinò il capo.
«D'accordo.»
Perdonami.
Sperò con tutte le sue forze di non essersi sbagliato, di non aver preso la decisione peggiore della sua vita. Sperò che lei potesse perdonarlo.
«Bravo! Allora farai ciò che ti ho chiesto?»
L'eccitazione nella voce del dottore era palpabile.
«D'accordo, Tenente. Non eseguirò una trasmutazione umana.»
Vedere il vecchio rimanere a bocca aperta a quelle parole, sbalordito, gli diede una punta di soddisfazione.
Non riuscì a guardare il Tenente: temeva di vedere lo sguardo di una donna ferita, abbandonata al suo destino dall'uomo che poteva salvarle la vita.
Il dottore sembrò leggergli nella mente.
«La vuoi abbandonare? È un gesto molto crudele.»
Quell'insinuazione che aveva messo in parole i suoi timori lo trafisse come un pugnale.
Spero solo di non essermi sbagliato.
«Abbandonare? Non accetto critiche da chi tratta gli uomini come pedine da sacrificare.»
Confidò che il tono sprezzante mascherasse a sufficienza le sue preoccupazioni e le sue speranze.
«Loro sono felici di dare la vita per una giusta causa. Li ho nutriti quando i genitori li avevano abbandonati, sarebbero morti tutti di fame se non fossi intervenuto io. Ho dato loro un'istruzione di prim'ordine, ho dato loro un valido motivo per vivere, per questo i miei uomini mi sono profondamente grati.»
Mentre il dottore blaterava, Roy Mustang rifletté. Se non aveva mal'interpretato lo sguardo del Tenente, e lo sperava con tutto il cuore, stava per capitare qualcosa. E alcuni dei loro alleati erano da qualche parte nell'edificio... Le chimere...
Con la coda dell'occhio colse un movimento in alto, sul soffitto, e capì.
«Ecco perché rimarrai di sicuro molto sorpreso, dottore.»
Quello ebbe appena il tempo di borbottare qualcosa, confuso, e sparì.
Nel giro di pochi istanti, la ragazzina di Xing e la chimera-lupo erano piombati nella stanza e pugnali ed aculei piovvero sugli uomini del dottore. Roy, approfittando del momento di distrazione, si divincolò dai suoi due gorilla e, buttatili a terra (il primo con uno dei kunai di May Chang nel braccio, il secondo con la spada nel compagno conficcata nella coscia), si lanciò verso il Tenente, immobile al centro della stanza.
Un uomo gli si parò davanti, ma senza rallentare lo spazzò via con una fiammata.
«Levati di mezzo!»
Non aveva tempo da perdere, solo una cosa importava in quel momento.
Riza.
Si gettò in ginocchio sul pavimento gelido e la strinse tra le braccia.
«Tenente... Non mi devi abbandonare...»
Non potrei sopportarlo.
Il viso di Riza era pallido, le labbra esangui appena socchiuse.
«Tenente, apri gli occhi!»
La sua voce era spezzata dal dolore mentre scuoteva invano quel corpo esanime.
«Tenente! Tenente! Tenente!!!» urlò, la disperazione crescente nella voce.
Nessuna reazione.
È colpa mia.
Sta morendo per colpa mia.
Avrei dovuto proteggerla.
Non sapeva che cosa stava accadendo attorno a lui, e non gli importava. Lì, su quel fazzoletto di pavimento insanguinato, tutto il suo mondo stava andando in pezzi.
La strinse più forte a sé in un abbraccio disperato.
«Non morire!»
È un ordine, ricordi? Non puoi morire!
«Tenente, resta con me!»
Non posso sopportare l'idea di perderti.
La sua voce si ruppe in un singhiozzo di dolore.
Quasi non si accorse della ragazzina che si precipitava accanto a lui, gridando qualcosa.
È un'esperta nell'alchimia di guarigione!
Roy rimase a guardare impotente mentre May usava il sangue di Riza e i suoi kunai per creare un cerchio alchemico. Non poteva far altro che sperare.
Un'intensa luce blu avvolse la donna.
Sperava...
Un movimento, una smorfia di dolore.
Riza!
«Tenente!» il sollievo era palpabile.
La strinse a sé con trasporto, in un abbraccio più stretto di quanto fosse probabilmente consigliato per una persona in quelle condizioni, ma non gli importava.
Sei viva... Sei viva...
«Per il momento ho fermato l'emorragia, ma devi trovare subito un vero medico.»
May Chang le aveva salvato la vita.
«Grazie mille, ti sono debitore.»
Ti devo la vita.
Senza Riza, nulla aveva senso.
Finalmente, lei aprì gli occhi. Sollevando il viso verso di lui, accennò un sorriso.
«Colonnello, mi dispiace molto...»
No, non sei tu che devi dispiacerti. È a causa mia se hai sofferto tanto, se sei stata sul punto di morire...
È solo colpa mia.
Perdonami...
«Non parlare adesso, pensa a riposare.»
Pensa a te stessa, per una volta.
«Mi creda, sono così felice che si sia accorto del mio cenno...»
Roy sorrise.
Speravo solo di non essermi sbagliato.
«Siamo stati insieme talmente a lungo...»
E lo saremo ancora per molto, molto tempo. È una promessa.
«Ho visto che mi lanciavi delle occhiate come per dire “Se osi eseguire la trasmutazione ti sparo!”»
Non potrei sopportare di vivere senza questo sorriso.
 
 
 
 





 
   
 
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