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Autore: SaruzzaPower    05/07/2016    2 recensioni
"Sapete, credo di amare Liam Payne dalla prima volta in cui i miei occhi si sono posati su di lui, quel giorno in cui l'auto di suo padre rompendosi li fece arrivare alla nostra officina.
Avevo otto anni allora, ero solo un bambino che non sapeva niente dell'amore e lo era anche lui.
Ma l'amore che può provare un giovane cuore è tutt'altro che ingenuo, anzi, è probabilmente il più puro di tutti, un amore che non se né mai andato, nonostante siano passati altrettanti anni"
Queste sono le parole che Zayn ha per il suo migliore amico, per quel ragazzo che in segreto (o forse no) gli fa battere il cuore da anni.
E' la mia prima Ziam, ma io questi due esserini qui li amo da morire e spero di rendere giustizia a quell'amore che io vedo e leggo fra le righe anche nella realtà e spero non sia solo frutto della mia immaginazione.
[Zayn!Meccanico]
[Liam!Studente]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutti quelli che hanno paura dell’ignoto, ma alla fine chiudono gli occhi e si lasciano cadere.
Spero che anche voi alla fine della vostra corsa troviate la pace che ho trovato io dopo la caduta.
Siamo tutti più forti di quello che crediamo.
 
 

Every single jigsaw piece
Seems to be you complete
[Golden - Zayn Malik]

 
 
1 anno dopo
 
Esco dalla porta stringendo gli occhi per la troppa luce, sono entrato qui dentro quando fuori il cielo era ancora stellato e mi ci vuole un attimo ad abituarmi alla luce naturale di questa mattina.
Sbadiglio, mi stropiccio la faccia con la mano e con l’altra cerco il pacchetto di sigarette nella tasca posteriore dei jeans, faccio scattare l’accendino e mi godo la prima boccata di nicotina arrivarmi fino ai polmoni.
Leeds è tranquilla oggi, è sabato e probabilmente vista l’ora stanno ancora tutti dormendo, la galleria d’arte non è esattamente in pieno centro, e ringrazio per il silenzio che mi avvolge.
La porta scatta accanto a me e - dovresti andare a letto, sono due giorni che sei chiuso qui dentro - allargo il braccio e lascio che si appoggi a me.
- Quando mi hanno proposto di fare questa sorpresa per il compleanno di mia madre, non credevo sarebbe stata un’impresa così epica, fra l’università, il tirocinio e qui, forse hai ragione, sono due o tre giorni che non chiudo occhio, meno male ci sei tu - mi bacia una guancia e torna ad appoggiarsi alla mia spalla - ora però vai a casa -.
- E tu? - chiedo preoccupato, non ha affatto una bella faccia.
- Giuro che resto solo un altro po’, appena esco ti telefono - si alza con un sospiro e allunga una mano per aiutarmi, finisco così contro il suo petto e le sue braccia mi avvolgono con dolcezza - Grazie, davvero grazie, Zay. È meno faticoso lavorare attorniato dalla tua bellezza - mi metto a ridere e lo spingo via - Quanto sei stupido, Sam! -
- Dico solo la verità - mi fa l’occhiolino e mi porge la guancia picchiettando con il dito sulla sua fossetta in cerca di una bacio che gli do, dopo aver scosso la testa divertito.
- Non fare tardi - ribadisco.
- Lo so, ti mancherò, ma tu e i rapporti epistolari siete amici di vecchia data, sopravvivrai senza di me qualche ora. Ci vediamo più tardi -.
Il tragitto da Leeds a Whitby lo passo a canticchiare e sbadigliare come un matto, sono solo le otto di mattina e quando arrivo davanti all’officina la basculante è ancora chiusa.
Non ho le chiavi quindi scendo e mi incammino, allungo la mano verso la porta di casa e questa si spalanca, rivelandomi un Louis un po’ arruffato, che mi guarda male.
- Sam lo capirà mai che questa non è più casa tua? - sbuffa e guarda l’orologio - lo so, è tardi e che sei venuto qui come una piattola perché non ho ancora aperto l’officina, ma è sabato e… -
- Sam ha chiamato qui? Ma sono stato lì fino ad ora - entro in quella che fino a poco tempo fa era casa mia, mentre ora beh… è casa di Louis.
- Ha risposto Harry, interrompendo quello che stava facendo, quindi non mi interessa minimamente saperlo - fa una smorfia e riempie una tazza di caffè, sbattendomela senza troppe cerimonie davanti al naso.
- Ma ora hai Harry ogni volta che ti va! - lo prendo in giro.
Durante il tirocinio Harry ha chiesto di essere mandato a Sheffields, per poter essere più vicino a Louis e dal momento che mio padre si è trasferito a Bradford, per me due case erano troppe, così l’ho venduta a loro, che ora convivono felicemente da qualche mese.
È strano vedere la casa che per anni è stata mia, completamente rivoluzionata; la cucina è ultramoderna, di acciaio e vernice bianca splendente, il divano non è più sgangherato, ma di pelle, impeccabile e dall’aria un po’ scomoda, la moquette delle scale è alta, soffice e blu notte, mentre le pareti sono di un grigio chiaro. È tutta opera di Harry, a Louis queste cose non importano e spesso finisce per tornare a giocare sul divano della panetteria perché troppo lusso mi stressa, dice sempre.
- Sì, per fortuna lui e Niall hanno scelto una triennale. E poi anche Sam ti ha ogni volta che gli va e tu hai una cosa bellissima, è una tecnologia del ventesimo secolo, si chiama: cellulare e se non riesce ad abituarsi all’idea che questa sia casa mia, può sempre cercati sul quello -.
- Veramente no, lo ha lasciato da Sam, per questo lo ha chiamato qui. E poi smettila di brontolare LouLou - Harry scende dal piano di sopra vestito di bianco, i capelli legati in una crocchia alta e una borsa a tracolla.
- Sì difendili… fuori da casa mia! - affonda la faccia nella tazza, continuando a borbottare.
- Nostra - Harry fa passare un braccio attorno alla sua vita e lo tira a sé per baciarlo teneramente sulla tempia.
- Se stasera non finirai quello che avevi iniziato prima che l’amichetto di Zayn ci disturbasse, poi considerarti un homeless -.
Harry alza gli occhi al cielo, guarda l’orologio accanto alla finestra e senza dire nulla, toglie la tazza di mano a Lou, prende il suo viso e lo bacia con eccessiva passione, facendo scendere poi una mano sul cavallo dei suoi pantaloni, stringendo piano. Guardo Louis sussultare e alzarsi sulle punte, cercando di approfondire il bacio e capisco di dover abbassare lo sguardo, sono bellissimi e tutto, la coppia più bella del mondo ma… - ti basta come risposta? Ora scappo, spero tua sorella sia pronta, mi ha chiesto un passaggio, visto che oggi sono di turno nell’ambulatorio a York -
- È lo solita sfacciata -
- Finché non si sofferma sul voler modificare i miei capelli, è un amore! -
- I tuoi capelli sono bellissimi così - la mano di Louis afferra un ricciolo, lasciandolo di scatto e entrambi lo guardiamo ballonzolare tornando in posizione.
- Lo so - si sporge a baciarlo ancora - Zayn ci vediamo stasera o sei ancora di leva in galleria? -
- Dovrei tornare in teoria, ma sono stanco morto, mi sono svegliato alle due per aiutare Sam. Lui è rimasto, magari si mette il cuore in pace e ci pensiamo domani -.
- Quindi posso contarvi tutti e due? Viene qui, giusto? -
- Sì! - sorrido come un ebete.
- Se non si chiudono in quella stramaledetta casa come al solito -.
- Noioso e geloso - faccio la lingua a Louis.
- Di te? - sgrana gli occhi.
- Di quello che potrei fare oggi pomeriggio e che vorresti fare anche tu - finisco il caffè e mi alzo, seguendo Harry.
- E cosa farai? Lavorare con me e Oli in officina? Abbiamo quattro auto da consegnare lunedì -
 - Oh mio caro, non se ne parla, avevi detto che… - protesto.
- Zayn l’officina è tua -
- Nostra - sottolineo.
Già, forse mi sono dimenticato di dire che non ho venduto a Louis solo la mia casa, ma anche metà dell’officina, ora siamo soci.
- Il nostra non entra bene in testa del mio ragazzo oggi, perdonalo. Non bisticciate troppo voi due - Harry lascia la porta aperta ma sparisce.
- Devo venire? - anche se mi aveva promesso di lasciarmi il fine settimana libero, mi sento in colpa a saperli oberati di lavoro.
- Non per mano mia - mette la tazza nel lavandino, apre l’acqua e poi mi raggiunge con un sorrisetto.
- Louis! -.
Mi guarda sospirando e mi spinge fuori, appoggiandomi una mano sulla spalla - Per tua fortuna Oli è molto migliorato nell’ultimo anno, quindi sparisci dalla mia vista, ragazzo innamorato -.
- Grazie -.
Facciamo la strada a ritroso fino all’officina, parcheggio la macchina in garage e quando sto per andarmene - Mi devi un favore però… - dice ad alta voce.
- Tutti quelli che vuoi - mi porto una mano sul cuore in modo solenne.
- Lo hai detto! -.
 
 
*

 
 
Se penso all’ennesimo anno appena trascorso, se guardo indietro, dentro tutto quello che è stato della mia vita negli ultimi quattro anni, mi rendo conto che non avrei mai pensato di poter toccare alti così alti e bassi così tremendamente bassi in così poco tempo.
Più o meno in questo periodo, un anno fa, stavo salendo questa stessa scalinata completamente spaccato a metà, vestito elegante, il cuore che batteva all’impazzata e la speranza di essere inseguito, di essere perdonato, di aver restituita quella possibilità di felicità che avevo sprecato come uno sciocco, credendo di poter andare contro il destino.
Diciamo che non è andato tutto esattamente come speravo, nessuno mi ha rincorso come in uno di quei bei film romantici, ma mentre entro in casa mia, mentre Tigre mi corre incontro miagolando, lascio cadere le chiavi nella ciotola sul mobiletto bianco dell’ingresso e faccio leva un piede contro l’altro per togliermi le scarpe, non posso fare a meno di sorridere, inspirando l’odore di casa mia.
Casa nostra.
Per essere estate inoltrata, l’aria è tiepida e delicata, apro tutte le finestre, mi accendo una sigaretta e dopo aver riempito le ciotole di mangiare, esco nel portico sul retro e mi butto sul dondolo. Una gamba mi penzola toccando il pavimento, mantenendo il ritmo dell’oscillazione e guardando il cielo e il paesaggio, finisco per addormentarmi poco dopo aver preso l’ultima boccata di fumo.
Mi lascio andare al mondo dei sogni e ci sono i fuochi d’artificio, c’è una barca, due grandi occhi che mi guardano, attorniati da pennellate di colori astratti, quasi come se il cielo fosse un’esplosione confusa di emozioni.
Resto fermo, il naso all’insù, mentre sento il rumore dell’acqua colpire la barca con delicatezza, cullandomi dolcemente.
Due braccia mi avvolgono piano, mi stringono, ma lo fanno con grazia, appoggio le mie mani sulle sue e mi giro piano, assaporando l’istante in cui i nostri occhi entrano in contatto.
Il suo viso mi fa tremare il cuore, il suo sorriso rende tutto più chiaro, e in quel caos di luce e colore, ritrovo la mia strada e la mia pace sulle sue labbra, che si uniscono alle mie con passione, mozzandomi il fiato.
Sembrano così reali, così soffici, approfondisco il bacio, sporgo in avanti il collo, allungo le mani dietro la sua nuca e continuo, questa danza di fiati e passione, finché sento di nuovo l’aria fresca solleticarmi i polmoni - allora sei sveglio dormiglione. Io a sgobbare e tu qui in panciolle a sonnecchiare. Sei proprio uguale a un gatto -.
- Miao - faccio lo scemo, ma tengo gli occhi chiusi, ho talmente voglia di bearmi nella sua bellezza che ho quasi paura ad aprirli e scoprire che è solo un sogno - ma ho lavorato anche io, lo sai - sbuffo e cerco di tirarlo di nuovo verso di me, strattonando il cotone della sua camicia.
- Oh lo so, ho il tuo cellulare - si sporge a baciarmi la punta del naso e una spinta ben assestata mi fa ondeggiare malamente, segno che non è più accanto a me.
Mi decido ad aprire gli occhi giusto per vedere un suo piede sparire dentro casa, mi guardo in giro, mi stiracchio e barcollando ancora intontito, lo seguo.
Deve essere più tardi di quello che penso, perché lo trovo intento a tirare fuori confezioni piene di cibo da una busta marrone, i contenitori hanno l’aria troppo familiare e - si può sapere quanti giri hai fatto prima di venire qui? Sei andato anche da mia madre? - non si degna nemmeno di rispondermi, ridacchia fra sé e inizia a prendere piatti e bicchieri dai pensili. Si muove per questa cucina come l’ho sempre immaginato, sono mesi che lo fa, eppure non riesco ad abituarmi a lui qui.
- Mio caro, mi piacerebbe dire che non sapevo ti avrei trovato ko come un bello addormentato, ma ero certo avessi bisogno di recuperare, anche perché stanotte non ho intenzione di farti dormire - mi passa accanto e una sua mano finisce dritta dritta sul mio sedere, stringe con forza e mi bacia il collo, prima di tornare a preparare.
Vorrei perdermi un altro po’ a guardarlo ma sento una coda soffice solleticarmi il polpaccio - Ciao campione, è bello averti a casa - mi piego e lo avvolgo tra le braccia, sfrego il viso contro il suo muso, sentendo una raffica di fusa partire immediatamente.
Appena la tavola è pronta ci sediamo uno di fronte all’altro, lui allunga una mano verso la mia e si guarda attorno - ho deciso di restare un po’ più del previsto, spero non ti dispiaccia - intreccia le dita con le mie e inizia a mangiare guardandomi; faccio lo stesso ma non rispondo nulla, gli sorrido e basta.
- Tua madre è sempre la migliore cuoca che io conosca - stringo un po’ lo sguardo e - non fare quella faccia, magari un giorno dirò che sei tu, ma non è ancora arrivato quel momento - ha improvvisamente una faccia da schiaffi, sembra divertito, so che sta tramando qualcosa.
Resto ancora zitto, voglio rendergli difficile qualsiasi cosa abbia in mente di fare, alza gli occhi al cielo e torna a mangiare, fa vagare la forchetta nel riso speziato, picchietta le dita sul tavolo e alla fine si alza e me lo trovo davanti - sei veramente impossibile! Vieni con me… - devo stringere le labbra per non ridere, ma afferro la sua mano e mi lascio spingere di sopra, mentre lui a fatica si trascina il trolley per le scale, senza mollarmi.
Le ruotine cigolano per il corridoio, la porta si spalanca e quando la sua mano mi preme senza preavviso sul petto, finisco per cadere all’indietro con un sussulto.
Alzo il collo per guardarlo accovacciarsi per terra, aprire la valigia e tirarne fuori una scatola - E quella cos’è? -
- A quindi la curiosità ti restituisce la parola - si siede accanto a me e fissa il contenitore rosso fra di noi - me lo ha dato Louis, ha detto che è un regalo da parte sua di Harry e Niall, per noi -
- E cosa si festeggia? - gli faccio la lingua.
- Dai aprilo -
- Aprilo tu… - faccio il dispettoso e lo vedo sbuffare, allungando le mani sul coperchio; mi alzo sui gomiti e sbircio dentro, i miei occhi saltano da un oggetto all’altro e appena guardo le sue guance diventare rosso fuoco, scoppio a ridere.
- Beh, hai detto che non volevi farmi dormire tutta la notte, no? - faccio ciondolare i piedi su e giù come un bambino, la mano che si allunga dentro la scatola e afferra un… - cosa ce ne dobbiamo fare di vibratori, palline… e questo affare cos’è? - prende in mano un oggetto ovale, di plastica a specchio, ha un filo lungo che esce da un’estremità e termina con un telecomando.
Gli sbatto il dildo che ho in mano sul braccio e mi lascio cadere all’indietro, tornando a ridere per la sua espressione preoccupata - anni fa mi avevi detto di essere curioso, magari dopo stanotte non lo sarai più - lui mi si accoccola accanto, le mani sulla faccia, borbotta e ride insieme.
- Tutto bene? - mi giro su un fianco e cerco i suoi occhi schiacciandomi contro il materasso, cerco di allontanargli le mani dal viso e quando finalmente si convince, sono contento di vedere un sorriso timido ma curioso sulle sue labbra.
Il modo in cui mi si avventa addosso poco dopo mi coglie impreparato, via la camicia, i jeans, la maglietta; la scatola si rovescia per i movimenti bruschi e la foga dei nostri tocchi e ci troviamo in ginocchio attorniati da falli colorati, lubrificanti, dadi, palline, strani oggetti telecomandati - voglio amarti finché non mi implorerai di smettere - mi dice allungando le mani verso di me, accarezzandomi il petto, scendendo più in basso e afferrandomi con forza, iniziando a muovere la mano su e giù.
- Non lo farò mai, ti stancherai prima tu - lo sfido e forse nella mia testa, l’idea della mia principessa del passato è ancora troppo vivida, credo sarà difficile mandarla via, nonostante quello che abbia davanti adesso non me ne faccia sentire per nulla la mancanza.
Mi butto di schiena fra i cuscini, guardo le sue mani, sostituite dalle sue labbra, la sua lingua giocare con me, le sue dita violarmi e farmi gemere all’improvviso, sostituite anch’esse da tutta quella vastità di nuovi giocattoli che dovrebbero renderlo più goffo, e invece lo rendono sexy da morire.
Alla fine ho le ginocchia appoggiate alle sue spalle, i piedi incrociati dietro la sua testa, le sue mani mi palpano il sedere e la sua bocca sta sfidando la mia a implorare di smettere, di dare una svolta definitiva. Ho il fiato spezzato per le infinite volte che arrivato quasi all’apice, l’ho dovuto guardare fermarsi con un ghigno malefico e abbassarsi verso la mia bocca, baciandomi come se sapesse di non poterlo fare più d’ora in avanti.
- Allora, che mi dici? - ridacchia mentre si sfrega a me, la sua voglia contro la mia apertura, mi accarezza e poi si ritrae - Dico che ora tocca a me - faccio passare la gamba sotto il suo sedere, gli faccio perdere l’equilibrio e - No Liam, stanotte voglio tu sia la mia principessa - lo dico piano, e spingo via tutti i giochi giù dal letto, sono bellissimi, piacevolissimi e sicuramente potremmo riutilizzarli, ma non c’è niente di meglio di lui che mi guarda negli occhi con un sorriso, allunga la mano verso di me e mi accarezza una guancia con il pollice; non c’è nulla di più toccante e totalizzante di allargargli piano le gambe, e farlo mio accarezzando la sua pelle candida, mentre lo faccio urlare con lo sguardo rivolto a me e me soltanto.
Il mondo è pieno di mille cose, giocattoli, divertimenti, invenzioni strane, eppure la semplicità di fare l’amore con la persona che ami, nel silenzio della vostra intimità è infinitamente superiore a tutto il resto.
Forse non duriamo tutta la notte, velocizzo il ritmo, muovendo la mia mano su di lui, fissando la sua bocca aperta ansimare, ritrovando il nostro ritmo cadenzato, la nostra melodia, i nostri colori, ritrovandoci e perdendoci l’uno nell’altro.
E ci lasciamo vincere insieme, i cuori palpitanti, i piaceri svettanti, restando uniti e guardandoci un altro po’, prima di abbracciarci, ritrovando il respiro perduto.
 

 
*
 

 
- Ho visto Beth questa settimana - la pace e il silenzio vengono rotti così, mi giro a guardarlo e la sua espressione è indecifrabile - non se la passa male, era a Londra per un corso, mi ha abbracciato e mi ha detto di salutarti -
- Un saluto sincero immagino. Ora sto molto meglio, sai un orgasmo non era abbastanza. Avevo bisogno di una bella barzelletta - sbotto acido.
- Eddai Zaynie, lei non ha nessuna colpa, anzi credevo mi odiasse, avrebbe dovuto, visto quello che ho fatto -.
- Cioè farmi aspettare tre giorni, come un’anima in pena qui in collina, credendoti felicemente sposato? -
- Meritavi di peggio -.
- Peggio tipo tuo padre che si fa prendere da un attacco di panico e quasi quasi non ti mette le mani addosso? - mi tappo la bocca con la mano e - Scusa… -
- Possiamo parlare di mio padre lo sai, Sam e lo psicologo lo stanno aiutando, Maura lo sta aiutando; credo abbia capito che la vita non sarà mai come la programmiamo, mia madre è morta e niente la riporterà indietro, nemmeno se io mi comporto come un figlio modello, ma ha trovato Maura che lo ama nonostante il suo carattere raccomandabile e io non ho lasciato giurisprudenza perché ormai avevo iniziato e non sono uno che lascia le cose a metà, e sì anche perché è pur sempre mio padre, anche se sono gay, sto con te, e amo te; anche se dopo un anno ancora non lo accetta mi basta sapere che mi pagherà lo stesso la retta fino alla laurea, e chissà, magari un giorno mi dirà che è orgoglioso di me, nonostante tutto -.
- Però vivi nell’appartamento di Harry perché ti ha cacciato via dall’altro -.
- No ti sbagli, io vivo qui - mi bacia le labbra e si stringe al mio petto - e ora scusa, perdo la mia scommessa, ma sono stremato e mi è mancato dormire a casa mia, nel mio letto, stretto a te - gli accarezzo i capelli e gli bacio la fronte, poi aspetto; attendo senza fretta che lui si abbandoni al sonno, prima di sentire i passi di Tigre e Gatto sopra le lenzuola, guardandoli acciambellarsi ai nostri piedi.
Guardo la mia famiglia, finalmente al completo nella nostra casa, questa casa che ho costruito per anni, in cima alla collina solo per lui, solo per noi.
Un anno fa sono entrato dalla porta d’ingresso, lanciando a terra il papillon e sbottonandomi la camicia pregando che Liam mi corresse dietro, ma non lo ha fatto, non ha potuto.
Quando lui ha chiesto un momento prima di riiniziare, mentre tutti si coprivano le bocche per spettegolare della mia uscita plateale, Geoff si è sentito male, ha provato a mettergli le mani addosso e dopo qualche attimo di panico, Liam è finito con cinque dita stampate in faccia e un labbro rotto, Beth fuggita in lacrime e un matrimonio annullato.
Ci ha impiegato tre giorni a decidere, a capire, a trovare il coraggio e la voglia di salire la scalinata che portava qui, aveva gli occhi stralunati, la bocca sporca di sangue rappreso, i capelli spettinati e il fiatone, ero seduto davanti alla porta d’ingresso, una sigaretta fra le dita e il cuore spezzato a metà, convinto che fosse tutto finito.
Avevo passato quelle interminabili ore a fissare questa casa finalmente finita, pronta per un amore che ero certo non avrei potuto avere indietro.
Ho provato ad alzarmi, a parlare, ma i suoi occhi neri dalla rabbia e il suo dito puntato ad azzittirmi mi hanno fatto desistere.
- Non ci provare, sta zitto, lo hai fatto per due anni e ora non rovinerai tutto, perché sei un coglione Zayn, uno stronzo e io… io ti odio - ha stretto i pugni mentre il mio sguardo si accendeva; non ho potuto fare a meno di pensare, fosse venuto qui solo per insultarmi, e in fondo lo meritavo - Sì, non fare quella faccia, io ti odio, lo capisci, ti odio perché ho provato a dirtelo: tu non eri solo, non dovevi essere il più forte fra i due, e quando ti ho ribadito che non mi sarei spezzato, che dovevi avere fiducia in me perché non avrei mollato, non ti avrei mollato, dicevo la verità -
- Ma l’hai fatto, hai mollato… era quello che volevo però… -.
- Sei proprio uno stronzo! Basta continuare con questa scena, non attacca più, tu mi hai fatto credere di non volermi, di non essere più sicuro di noi e io non avrei mollato se ci fosse stato qualcosa per la quale rimanere, perché io ti amo Zayn, amo te e basta. Non c’è altra opzione e anche sposando lei, anche davanti all’altare, mentre le sentivo dire quella promessa, per me c’eri solo tu in quella chiesa, ci sei e ci sarai sempre e solo tu, razza di cretino. Ti odio per avermi fatto credere che non fosse così anche per te - mi sono alzato in piedi, ho fatto qualche passo e l’ho guardato con gli occhi bollenti, carichi di lacrime di gioia e confusione - Sei uno stupido e mio padre la può bruciare questa casa. È vero, l’ho sempre voluta, dalla prima volta che mi ci hai portato, ma non erano le mura a darmi la pace, eri tu. Se lui non mi vuole più come figlio, se diventerà pazzo, se mi taglierà i fondi, troveremo un modo, costruiremo un’altra casa, al diavolo tutto - e lì ho capito perché la sua guancia era così rossa, e il suo labbro tagliato. Si era opposto a suo padre e - M-ma…- come faceva lui a sapere della casa?
- Beh non odio solo te, Niall, Louis e Harry, sono loro ad avermi raccontato tutto quando te ne sei andato dalla chiesa. Sono restato come un babbeo a fissare Beth, senza riuscire nemmeno a respirare, non potevo sposarla dopo che tu avevi detto di amarmi, non potevo dire più nulla, mentre lei teneva le mie mani fra le sue, il mio tatuaggio ben in vista a urlare il tuo nome. Solo il tempo lo dirà… sapevo che lo avrebbe fatto, che se c’era una giustizia e una verità, avrei scoperto perché te n’eri andato, e quando hai ammesso di amarmi… non potevo mollare lei lì, capisci? Avevo fatto tutto quel casino, stavo per sposarmi, lei credeva in me, tutti erano lì per noi; ma poi Niall mi ha tirato via e io ho chiesto l’unica cosa che avevo in mente, volevo la verità; l’ho chiesto come regalo di nozze. E loro non hanno potuto più mentire. Lo sapevano tutti tranne me, ora capisco come si deve essere sentito Niall quella volta.
Ero disposto a dare a mio padre quello che voleva, perché se non potevo avere te, non volevo nessun’altro, però Beth avrebbe reso felice mio padre e io avrei provato a rendere felice lei.
Che cosa stupida vero? Non ci ho fatto mai nemmeno niente, non riuscivo a immaginarmi mentre la spogliavo. Ma quando ero convinto tu non mi amassi e alla fine non sembrava così stupido provare a rendere felice qualcun altro.
Mi hai fatto morire per due stramaledetti anni, dannato cretino, ti odio, ma ti odio con tutto l’amore del mondo - è scoppiato a piangere come un bambino, si è buttato verso di me e nel momento in cui l’ho stretto fra le mie braccia anche io sono scoppiato;
Quel giorno abbiamo fatto uscire tutto il dolore, la frustrazione, la negazione, perché finalmente eravamo liberi, ma veramente liberi da ogni vincolo, eravamo passati da non avere più niente ad avere tutto in una sola volta e ne eravamo travolti e sopraffatti, tanto che quando finalmente, dopo aver ripreso fiato ci siamo baciati, stringendoci come se dovessimo scappare di nuovo, è stato come quando hai la febbre alta e stai malissimo; preghi perché passi in fretta, hai freddo, tremi, non ricordi come fosse stare bene, ma vorresti tanto smettere di stare male, poi prendi la medicina e subito tutto passa, il dolore sparisce e ti viene quasi da ridere per il sollievo, per la gioia di essere libero da quella pena che speri solo non torni più, mai mai più.
Mi ha baciato ogni parte del viso, stretto le braccia attorno al torace stringendo fortissimo e - Avevi detto che non avremmo potuto ricominciare ogni volta, mi avevi quasi convinto -.
- E tu dopo tutti questi anni mi stai ancora ad ascoltare? Passo troppo tempo con Louis e finisco per dire un mucchio di cavolate - non credo che potrò mai descrivere il modo in cui mi ha guardato, aveva voglia di scoppiare a ridere ma allo stesso tempo voleva sembrare ancora un po’ arrabbiato - Beh, possiamo comunque fare in modo che questa sia la volta definitiva? -
 

 
*
 
 
 
Credo sia la volta definitiva. Voglio lo sia.
Le cose nell’ultimo anno hanno continuato a cambiare, io ho richiamato Sam, con la scusa di aiutare Geoff, e lui lo ha fatto, ci sta aiutando, lui, noi, me. Mi ha fatto ritrovare il coraggio di iniziare un corso di disegno professionale, mi ha fatto conoscere la direttrice della galleria, sua madre e ora ho la mia famiglia con Liam, la mia famiglia unita a Bradford, Louis come socio, e sì, detta così, vista da fuori, sembra tutto finalmente perfetto.
Guardo Liam, qui abbracciato a me, mentre l’alba sta per sorgere, rendendomi conto di non essere assolutamente stanco; lui mi fa sentire sempre pieno di forze e di voglia di sorridere, saremo sempre il principe nero e la principessa, ma ormai è più il tempo in cui lui è l’uomo che sa cosa vuole e non si vergogna a farsi valere, dentro e fuori dal letto, ed io ho iniziato a parlare, a condividere e a smettere di voler sempre salvare tutti, ad essere un po’ più egoista.
Liam mugola e si stropiccia gli occhi - già sveglio? - ha la voce impastata e mi bacia la guancia, nascondendo poi il viso contro la mia spalla - ho fame -.
Ridacchio e dopo averlo scoperto, beandomi nella sua nudità, ci rivestiamo e scendiamo in cucina, lo guardo sedersi al tavolo aspettando che sia io a servirlo.
Metto i toast a tostare, scaldo latte e preparo il caffè e quando mi giro, la sedia è vuota, leggermente scostata dal tavolo.
- Liam? - nell’ingresso c’è solo il suo dipinto a metà, sull’asse di legno inchiodata al muro, vado oltre ed entrando in soggiorno lo trovo seduto al pianoforte a coda sotto la finestra. Gatto e Tigre sono acciambellati sul divano di pelle.
Mi muovo e vado a sedermi accanto a lui, ha le mani appoggiate sui tasti coperti di scotch, che proteggono la calligrafia di sua madre, ma sta fissando il muro, dove insieme alla sua sagoma schizzata c’è anche la mia ora, l’ha disegnata lui stesso - Ti ricordi che anni fa avevo sognato di vivere qui, la cucina rossa, il mobile dell’ingresso… -
- Già, forse non è un caso che tutto sia come lo avevi sognato - mi sporgo a baciargli la spalla.
- In quel sogno però mi avevi respinto, non avevi voluto fare l’amore con me, non volevi me e basta - spinge le dita verso il basso e un suono grave riempie la stanza.
- Era solo un sogno, lo sai… -
Ci pensa un attimo e poi si sporge a baciarmi, accarezzando le ali e la sua bocca impresse nel mio petto.
- Già, ormai con te non mi serve nemmeno più sognare -.
E per un attimo la mia mente ritorna di nuovo a quel giorno di un anno fa, quando prima di farlo entrare in questa casa definitivamente, l’ho visto guardare la targa fuori dalla porta, leggendo quella frase aggiunta con la mia calligrafia:
 
Le ali non sono ciò di cui hai bisogno
Tu hai bisogno di me
 
Ha picchiettato col dito su quella scritta e - alla fine hai mantenuto la tua promessa, mi hai regalato questa casa - sembrava incredulo.
- Cercavi un posto dove poter essere te stesso, io ho sempre amato questo luogo e anche tu, e anche se ti ho mentito, se non ti ho mai detto che non era veramente di mia proprietà, ora lo è veramente e io voglio donarla a te. Non sono un angelo, sono semplicemente io, ma ti amerò all’infinito, Liam Payne.
Potremmo avere tutto quello che vogliamo qui dentro, se solo tu lo vorrai - l’ho detto intrecciando le dita alle tue, con il cuore che batteva all’impazzata, nonostante fossi certo che avrebbe risposto di sì… beh in realtà, per l’ennesima volta mi ha spiazzato, perché ha appoggiato la mano libera alla maniglia e mentre la faceva scattare mi ha sorriso dicendo - Niente più angeli o sogni Zayn, io non voglio più accontentarmi di immaginare quello che potrebbe essere, io voglio la realtà e la voglio con te! -
 
 
**
 
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Non mi sembra vero, non mi sembra possibile e non lo so, non so come sia venuto, se ho risposto a tutte le domande e i dubbi che volevate vedere dissipati, so solo che mi sento vuota e che ne ho scritte tante di storie nella mia vita, altrettante ne scriverò perché fa parte del mio essere, eppure questi Ziam, ma anche Louis, Harry, Niall, Yaser e tutti gli altri, mi lasceranno un vuoto inaudito.
Sono stati sette mesi intensi, sette mesi in cui per la prima volta mi sono trovata davanti a una storia che doveva prendere vita senza grossi aiuti esterni, si è scritta un po’ da sola e un po’ è stata la somma di notti silenziose impiegate a guardare il soffitto e contando i travi di legno del tetto, sperando di trovare una soluzione che rendesse giustizia a questi personaggi.
Ma devo comunque ringraziare come sempre Serena, per aver disagiato con me all’inizio quando ancora questi Ziam erano una bozzetta improvvisata sul retro di un quadernino di un’altra storia, Vale per le dritte, per i suggerimenti stilistici e per essere sempre la fatina magica che arriva quando uno ha più bisogno, ma più di tutti volevo ringraziare Martina per aver parlato per ore e ore e ore… e sì ORE di questi personaggi, lasciandomi blaterare a briglia sciolta nonostante non condividesse sempre le mie scelte, per poi rivelarmi qualche sera fa, che alla fine non avrebbe visto svolgimento più giusto per questa storia. Ti voglio bene pazza amica mia!
In ultimo ma non ultimo voglio ringraziare due dolci stelline Mara e Margherita, la prima perché è una fan spaziale e tira fuori una stima in me stessa che non so nemmeno io di avere e la seconda perché ha imparato grazie a Endlessly a non leggere la fine delle storie ma ad andare in ordine cronologico!
E poi ovviamente volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno commentato, sebbene non fossero solite farlo, grazie a chi si è arrabbiato, a chi mi ha minacciata e chi mi ha scritto parole bellissime ringraziandomi di farle piangere e sognare, credetemi sono io che devo ringraziarvi perché siete voi a fare sognare e piangere me! Siete tutte meravigliose.
Vi voglio bene!
 
Ps. Ora ho in programma solo una mini long Larry che dovrebbe essere pronta fra qualche settimana, poi anche io, la ragazza iperattiva, mi prenderò qualche mese di pausa dalle scene di Wattpad, ma non preoccupatevi, forse mi troverete sotto altre vesti! XD State in ascolto!
 
Buona estate e buone letture
 
Un bacio
 
SARA
   
 
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