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Autore: Penny Hollings    08/07/2016    1 recensioni
[Destiel]
“Oh,” una voce alle sue spalle lo coglie di sorpresa. Settant'anni nel ghiaccio si fanno sentire, pensa tra sé e sé mentre si volta, cercando di non far caso alla pozza di caffè ai propri piedi e finalmente nota l'uomo in piedi dietro il divano di camoscio bianco. Ha un leggero sorriso sulle labbra, le spalle rilassate e l'atteggiamento di uno che vuole rendersi il più innocuo possibile.
“Anche Captain Ameirca impreca,” il sorriso si allarga appena e Dean se ne ritrova uno simile sulla faccia più per abitudine che per sincero divertimento.
°°
L'agente Kushnic, nome in codice Black Wings, ha un solo obiettivo in mente e Captain America é solo un'altra pedina.
Dean Winchester ha passato la vita a fare la pedina nelle guerre degli altri e forse é arrivato il momento di smetterla.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Note: odio traslocare. 
in questo capitolo le cose si fanno un poù cruente, sono appena un paio di frasi, ma tenetelo presente ecco. 
buona lettura.


 

Capitolo 2:

 

Mi ricoprirò il copro con le tue ceneri e a nessuno fregherà un ca##o.

 

 

 

 

 

L'area di servizio è in disuso da una decina d'anni e si staglia come un relitto nel mezzo di un'area altrimenti disabitata. Le pompe sono arrugginite, la porta dello spaccio è divelta e giace qualche metro più in là, ci sono vetri infranti e all'interno gli scaffali che sono sopravvissuti al saccheggio sono vuoti o semi-distrutti. La strada che prima correva vicino alla zona di sosta è stata deviata e il paese più a valle, che viveva del traffico che ne derivava non è molto lontano dall'essere completamente disabitato.

Non è la superficie che interessa allo S.H.I.E.L.D., però. Negli anni della guerra fredda questo posto oggi dimenticato era una delle sedi dormienti di una decina di agenti di HELL e, secondo le foto scattate dal satellite, la cellula dormiente sembra essersi risvegliata di recente.

Castiel non dovrebbe essere qui, nascosto tra i rami frondosi di un albero ad aspettare che il sole tramonti per avvicinarsi alla stazione di servizio e scendere nei cunicoli che si diramano cinquanta metri sotto lo spaccio. Ufficialmente si trova a Bali per rilassarsi dopo una missione sotto copertura durata sei mesi, e l'unica gloria che si vedrà riconoscere sarà nell'ombrellino del Margarita che ha ordinato. Se tutto è andato secondo i piani, in questo momento Castiel non si trova in mezzo al nulla in Europa dell'est, ma la telecamera di un albergo a cinque stelle che ha prenotato con la carta aziendale, lo mostra seduto all'ombra di un ombrellone con un Margarita e uno di quei libri che si è ripromesso di leggere anni fa.

Sperare di poter effettivamente volare Bali, ordinare un Margarita e leggere finalmente quel thriller che prende polvere su suo comodino ormai da mesi, è forse eccessivo. Senza considerare che se lo S.H.I.E.L.D. dovesse venire a sapere della sua piccola gita fuori porta non avrebbe neanche una carta aziendale a cui addebitare il conto.

I raggi del sole si fanno ancora strada tra le fronde, ma ormai manca poco.

 

 

 

 

La stazione di servizio sembra a tutti gli effetti disabitata. All'interno dello spaccio la polvere si sta mangiando quello che rimane, e anche quando Castiel si lascia scivolare all'interno attraverso la finestra basculante del bagno, nessun allarme sembra scattare.

Castiel tiene la Glock puntata sulla porta, la sua presa è ferma, il nervosismo che tutti dicono attanagliarli ogni volta che estraggno la pistola durante una missione, non si fa vivo da tempo nella mente di Castiel. C'è solo la calma e calcolata sicurezza che ce l'avrebbe fatta, anche contro le peggiori previsioni, come aveva fatto numerose volte in passato.

 

9:47 – ###

bye bye birdie tl.vpn.gs

 

Il messaggio sembra appesantirlo, mentre si avvicina alla porta.

Spinge la porta, lentamente, i cardini cigolano come vecchie articolazioni, riecheggiando nello spazio vuoto dello spaccio. Ancora niente allarmi, ancora nessun segno di attività. La porta sul retro è a pochi passi più in là, dietro il bancone divelto e Castiel prosegue con la schiena contro il muro, senza avere idea di cosa lo aspetti dall'altra parte. Questa porta si apre senza fare rumore, Castiel scivola dentro la stanza che, al contrario di quella che si è appena lasciato alle spalle, è completamente vuota.

La stanza è parzialmente illuminata dalla luce gialla proveniente dall'inconfondibile buco nel pavimento che porta al covo dei super cattivi, il primo segno di una qualunque presenza. La vanità è il primo passo verso il fallimento, negli ultimi dieci anni HELL è riuscito a scivolare tra le mani dello S.H.I.E.L.D. come una serpe, e apparentemente la lunga fila di successi ha iniziato a dargli alla testa e chiunque avesse riattivato la base di certo non si aspettava di venire scoperto.

Trattenendo il respiro, Castiel si avvicina abbastanza all'apertura da vedere i primi scalini della scala di ferro e notare l'assenza di guardie. Con la pistola ancora puntata di fronte a sé, Castiel si sporge abbastanza da vedere che anche il corridoio che si estende alla fine delle scale è deserto. È un corridoio lungo una cinquantina di metri e stretto, senza punti ciechi dietro cui nascondersi e infondo a quel corridoio c'è la conferma che la base è stata in qualche misura riattivata.

Ci sono quattro porte su entrambi i lati, tutte chiuse e chiaramente rimaste tali negli ultimi cinquant'anni, mentre la porta alla fine del corridoio è socchiusa diffondendo nel corridoio una luce giallastra e un rumore molto simile a quello di un frullatore. È lì che Castiel capisce, chiunque lo aspetti dall'altra parte di quella porta non sta riattivando la base, la sta distruggendo.

Con la schiena contro la porta socchiusa, Castiel fa un veloce scan della stanza e quasi ride quando nota i due ragazzini con i camici che si stanno dando da fare per cancellare ogni traccia di HELL da computer e schedari. Nessuna guardia, nessuno che stia guardando verso la porta, quando Castiel estrae la seconda pistola dalla fondina e spinge la porta blindata con abbastanza forza da farsi notare.

Non devono avere più di vent'anni, uno dei due ha un accenno di acne sulla guancia destra, eppure quando vedono Castiel, con la sua uniforme nera e le pistole puntate ad altezza uomo, rimangono fermi dove sono, senza vacillare. Uno di loro è in piedi vicino ad un computer che sembra appartenere al dopoguerra, mentre l'altro tiene stretta una risma di documenti da dare in pasto al trita-documenti.

 

“Metti giù quei documenti e allontanati dal computer,” dice con voce piatta, spostando gli occhi dall'uno all'altro. Lo sguardo del ragazzo davanti al computer si fa esitante, facendo avanti e indietro tra Castiel e l'altra metà del dinamico duo, che sembra essere quello autorizzato a prendere decisioni. “Se fate come vi dico uscirete da qui con le vostre gambe.”

 

Il gregario fa un passo indietro, allontanandosi dal computer sotto lo sguardo di rimprovero del proprio leader, che per tutta risposta stringe ancora pià fermamente le carte tra le mani. Quel genere di determinazione di fronte alla canna di una pistola è ammirevole, ma non ha mai portato a niente di buono.

 

“Lo ripeto per l'ultima volta, metti giù quei documenti,” scandisce chiaramente ogni parola senza lasciar trapelare nessuna emozione, né esitazione che potesse essere sfruttata contro di lui.

 

La bocca del leader si distorce in una smorfia, quando parla l'accento russo è forte, “Si pentirà di questo, agente Krushnic,” sputa ogni parola come fosse un insulto, lanciando le carte verso l'intruso, per distrarlo abbastanza a lungo da poter estrarre la propria pistola. Castiel avrebbe riso di fronte all'ingenuità del gesto, se il sangue del povero bastardo non avesse macchiato quegli stessi fogli un secondo dopo.

 

Si volta verso il gregario che sembra perso, lì in piedi con gli occhi fissi sul cadavere del proprio collega. “Puoi arrenderti,” dice, parlando come si fa con un animale selvatico che si trova in un angolo. “Puoi chiedere l'armistizio.” non sapeva se fosse vero, ma lo S.H.I.E.L.D. si è sempre dimostrato indulgente verso coloro che reputa utili, Castiel in primis.

L'aria cambia in un momento e lo sguardo smarrito sul volto del ragazzo presto si trasforma in uno di determinazione. “Hail HELL,” sussurra, prima di stringere i denti, rompendo quella che Castiel immagina sia una capsula di Cianuro incapsulata in uno dei molari. Cade lì dov'è, un tonfo sordo e Castiel non riesce neanche a provare compassione per lui mentre le sue labbra si coprono di schiuma e il suo corpo viene scosso dalle convulsioni.

Il virus ha appena iniziato la propria azione sui dati criptati dentro il computer quando Castiel riesce a bloccarlo, e ci sono ancora almeno quattro schedari che non sono stati aperti. Decriptare i file richiederò molto più tempo di quanto non ne abbia a disposizione, ma aprire uno di quei cassetti non richede che un'istante. I file sono schedati secondo l'anno e da quel che vede nei cassetti già aperti i singoli file sono in ordine alfabetico. Riconosce alcuni dei nomi dopo averli sentiti alla TV o letti in qualche file in qualche archivio in cui non avrebbe dovuto ficcare il naso, mentre altri gli sono completamente sconosciuti.

Il cassetto etichettato 1987 è aperto, dentro rimane poco, una cartelletta vuota, qualche cartaccia. Rimane immobile a guardare quel cassetto vuoto per qualche minuto, prima di tirare fuori il proprio telefono e premere il link allegato al messaggio.

Non gli rimane che aspettare, ma all'improvviso i due cadaveri alle sue spalle sembrano risucchiare tutta l'aria nella stanza, quindi con gli occhi puntati di fronte a sé, Castiel esce.

 

 

 

 

Wakiki doveva essere facile, una missione di ricognizione che comprende spiagge assolate, cocktail con ombrellini e surfisti a perdita d'occhio. Sembra quasi un contentino dopo quella mancata visita a Bali.

Quello che non si aspettava era di trovare un quindicenne con una pistola stretta stra le dita tremanti, pronto a sparare per proteggere la propria missione, il proprio carico, non se stesso – mai se stessi. Il protocollo imponeva di disarmare il soggetto, sparare per ferire se possibile, ma con quegli occhi così giovani e arrabbiati puntati addosso, Castiel esita. Il ragazzo spara.

 

 

 

 

 

 

Il fascicolo è sulla sua scrivania da due giorni. Spesso come due dita e sicuramente più pesante della somma delle sue pagine, di fianco alla mole di documenti che ha dovuto processare dopo Varsavia, sembra quasi innocuo. Eppure Castiel ha passato la maggior parte di quei due giorni il più lontano possibile dal proprio ufficio e quindi da quel fascicolo.

Avevano addirittura bypassato la sala conferenze per andarsi a nascondere in uno stanzino per consegnargli quella spassionata biografia sul primo grande supereroe americano. Captain America. Suonava meglio quando se lo ripeteva in testa da bambino, sfogliano le pagine di quel fumetto ingiallito e tracciando quelle uniche due parole con le dita. A sei anni Castiel se la sarebbe fatta addosso all'idea di incontrare Captain America.

 

“Due settimane,” l'agente che gli ha consegnato il fascicolo l'aveva detto come se tutto avesse dovuto essere chiaro a quel punto. “Lucifer è stato avvistato, non abbiamo tempo da perdere.”

 

Castiel aveva salutato la notizia come si saluta un generale che non ha mai messo piede sul campo di battaglia, schiena dritta, sguardo fisso e un bel vaffanculo intrappolato tra i denti.

Con Wakiki ancora fresca nella memoria di tutti – o almeno di tutti quelli con un protocollo abbastanza altro da sapere che cosa è successo a Varsavia – Castiel aveva preso il fascicolo e lo aveva depositato con molta attenzione sulla propria scrivania dove era rimasto fino alla mattina un cui, finalmente, avrebbe dovuto trascinarsi alla Torre e cercare di capire se, in due settimane da oggi, Captain America avrebbe potuto scendere in campo contro i brutti e cattivi di turno.

 

Castiel ha passato la vita a fare valutazioni in una frazione di secondo, due settimane sono un insulto.

 

Mentre mette nel piatto uova strapazzate e bacon, aspettando il bing del tostapane per completare l'unico piatto di cui si sente veramente maestro, Castiel pensa che se allo S.H.I.E.L.D. iniziassero a guardarsi intorno invece di tenere meeting sullo stato della carta igienica nei bagni del ventitreesimo piano, Castiel probabilmente non avrebbe un lavoro. Ecco, almeno quest'anno quando inevitabilmente Charlie lo inviterà alla cena del Ringraziamento avrà qualcosa per cui essere grato.

 

Parlando di piccole gioie, la cucina è equipaggiata con una di quelle macchine per il caffè che prendono dei semplici chicchi e li rendono vero nettare per pochi eletti e Castiel se ne versa una tazza senza rimorso. Mai lasciarsi scappare una tazza di vero caffè. 


 

   
 
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