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Autore: serClizia    09/07/2016    3 recensioni
Raccolta di drabble ambientate in una AU in cui Steve lavora al take-away cinese aperto 24/24, e Tony è uno che ordina davvero, davvero tanti involtini primavera.
Da un prompt ricevuto durante l'event del gruppo We are out for Prompt
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Stony: Steve decide di bandire il caffè, Tony non la prenderà molto bene.

“Steve… Steve!”
Tony si aggira per la cucina con la caffettiera in mano, sull’orlo di una crisi isterica.
“Cosa?”, Steve si affaccia dallo stipite con ancora il pigiama. Si è fermato a dormire a casa di Tony, come fa sempre ormai nei fine settimana.
“È finito il caffè.”
“Lo so.”
“Ti avevo detto di ricomprarlo.”
“Lo so.”
“Era sulla lista. Sono sicuro che fosse nella lista che ti ho dato ieri. E quando sono sicuro di qualcosa, al 1000%, è sempre vera. Perché sono un genio. Perché so le cose.”
Steve sospira, e con un sorriso lieve incrocia le braccia. “Il caffè era sulla lista, Tony.”
“E quindi, cosa, hai dimenticato di metterlo nel cestino? Una amnesia temporanea ti ha colpito nel momento in cui passavi per il reparto colazione? E ti è rimasta per tutto il tragitto a casa, la nostra serata, il film, la cena, la notte intera, e ti è venuto di nuovo in mente solo 5 secondi fa? Perché mi sembra piuttosto facile tornare indietro a prendere il caffè dall’alimentari del quartiere, quando il caffè è sulla lista e una parte fondamentale della mia esistenza al pari dei miei baffi e della tua stupidissima faccia.”
Appoggia la caffettiera sul tavolo, riprendendo fiato dopo quel torrente di parole. Steve sorride ancora di più e lo circonda con un abbraccio, che Tony non potrebbe reciprocare neanche se volesse, con le braccia così costrette contro i fianchi. E comunque non ha intenzione di mollarla, quella caffettiera, come se potesse riempirsi da sola d’incanto.
“Calmati, Tony.”
“’Calmati, Tony?’. Sono piuttosto calmo, date le circostanze.”
“È solo caffè.”
“No, non è solo caffè. È aria. È ossigeno. È linfa vitale.”
Con una continua e irritabile calma gli piazza un bacio in fronte. “È per il tuo bene.”
“Per il mio bene?”
Tony lo spinge via per guardarlo fisso negli occhi. “Per il mio bene? L’hai fatta apposta?”
“Sì.”
Neanche un accenno di senso di colpa. Niente. Anzi, mette su la sua espressione cocciuta e ferma che in altri frangenti lo affascina ma in questo momento lo manda letteralmente in bestia.
“Che cazzo, Steve!”
“Sei sempre agitato-“
“Sono agitato perché non ho il mio cazzo di caffè!”
“No, stammi a sentire,” gli stringe le spalle, Tony cerca di concentrarsi e non prenderlo a testate. “Sei sempre nervoso, tutto il giorno, tutti i giorni. Bevi quantità schifosamente esorbitanti di caffè. Non ti fa bene. La tua salute è importante per me, Tony.”
“La mia salute è importante anche per me!”
“Non capisci-“
“No, tu non capisci!” Piazza un dito sul petto di Steve, che indietreggia solo un po’. “Non posso vivere senza. Non è una cavolata. Io non posso sopravvivere a mio padre, alla mia vita, non senza il caffè. È una dipendenza? Può darsi, chi se ne frega! Ci sono persone che fumano, che si drogano, io faccio questo!”
“Tony…”
“Solo questo, e non faccio del male a nessuno! Faccio del male a qualcuno, Steve?”
“A te stesso.”
“Beh, non mi importa.”
Incrocia le braccia. Steve lo imita. “Beh, a me sì.”
Va bene. Va bene. Inspira ripetutamente più volte dal naso, cercando di calmarsi.
“Apprezzo il pensiero, ma so pensare benissimo a me stesso. Non ho bisogno di una mammina apprensiva.”
“Tony…”
“Non ho bisogno di una mammina, Steve! So decidere da solo quanti liquidi introdurre nel mio corpo!”
“Hai ragione,” Steve sbuffa. Wow, Tony non si aspettava che cedesse così presto, è sempre piuttosto testardo nelle sue posizioni. “Hai ragione, sei un adulto – o quasi, ma…”
“Ma niente. E prima di mettere il naso sulla mia salute, e le mie cose in generale, apprezzerei che tu me ne parlassi, almeno. Prima di decidere di bandire una pietanza dalla mia casa.”
Calca sulla parola ‘mia’, e Steve perde un po’ della sua fermezza.
China il capo, adesso sembra un po’ imbarazzato, il mento gli tocca quasi il petto. “Mi dispiace.”
Tony si forza ad espirare di nuovo. “Va bene. Va bene, non fa niente. Vado a farmi una doccia. Di solito aiuta.”
Steve annuisce e si avvicina per un bacino, ma Tony è già partito e lo supera mentre va verso il bagno, senza sapere per certo se lo ha fatto intenzionalmente o meno.

Il getto caldo dell’acqua gli picchia forte sulle spalle rilasciando un po’ di tensione dai muscoli.
Sono sei mesi che stanno insieme, alla fine è comprensibile avere degli screzi, o che Steve non capisca la sua regola del caffè. È normale.
È quello che continua a ripetersi mentre si friziona i capelli, cercando di contrastare quella vocina che ‘Però avrebbe potuto chiedermelo’.
Ha gli occhi chiusi, ma gli pare di sentire la tenda della doccia aprirsi, e ne è certo quando una folata di vento fresco entra nel vano. Si sciacqua il sapone dagli occhi per aprirli e sì, Steve è lì con lui, nudo e ancora con lo sguardo contrito.
Tony boccheggia.
Non l’ha mai visto nudo.
Ci sono stati palpeggiamenti, mani nelle mutande, strusciatine, ma Steve è vergine e la stanno prendendo con la dovuta calma e soprattutto con i tempi di Steve. Un completo strip-tease non era mai avvenuto, comunque. Tony non sa ancora come prenderla, ed infatti si rifiuta categoricamente di abbassare lo sguardo per vedere ciò che finora ha solo toccato con le mani. E desiderato tanto, tantissimo di avere in bocca. O dentro. O ovunque.
Steve richiude la tenda, un po’ di colorito rosso gli sale dal collo.
“Uhm, cosa sta succedendo?”, chiede Tony, diplomato al MIT con il massimo dei voti, la lode, onori accademici e brillante carriera da ingegnere nella prestigiosa azienda di suo padre.
“Volevo farmi perdonare.”
“Uhm, okay? Mi vuoi lavare i capelli?”, gli porge il flacone dello shampoo, sentendosi gli occhi fuori dalle orbite, crede di non aver chiuso le palpebre nemmeno una volta, in tutto questo tempo.
Steve lo guarda male. “No, non ti voglio lavare i capelli.”
“Okay? Quindi…”
Tra le gambe di Tony c’è un guizzo di interesse.
“Quindi…”
“Quindi vuoi farmi una sega sotto la doccia per farti perdonare?”
“Tony, Gesù!”
“Ehi, voglio solo avere chiara la situazione, qui.”
Steve incassa le spalle. “Lasciamo perdere.” Si volta e afferra di nuovo quella dannata tenda.
“No, aspetta,” Tony lo prende per il braccio. “Per favore, rimani?”
Steve gli lancia un’occhiata da sopra la spalla.
“Se vuoi lavo i tuoi, di capelli?”, gli mostra di nuovo il flacone, e Steve si mette a ridere.
Lascia la tenda, si gira, gli strappa lo shampoo di mano e lo getta fuori dalla doccia.
“Ehi, maleducato…”, è l’unica cosa che riesce a dire prima che le labbra di Steve siano sulle sue, mentre lo spinge all’indietro contro le piastrelle, petto contro petto.
Il getto d’acqua è direttamente sulle loro facce, Steve lo afferra con un grugnito e lo sistema contro l’altra parete, spalmandosi di nuovo contro di lui. Le mani volano nei capelli, strisciano sulla schiena, e in un attimo sono eretti entrambi, affannati, affamati.
Tony allunga le mani per primo, lo fa sempre, e Steve lo imita, fronte contro fronte. Tony di nuovo serra le palpebre, non sa se può guardare, o se guardare gli farà perdere definitivamente il controllo.
C’è qualcuno che lo tira, Tony alza la testa e guarda Steve, completamente arrossito, che gli allontana la mano ma tiene la sua su Tony. Cerca di leggergli nello sguardo, così blu, ma prima di poter formulare un pensiero coerente Steve gli sparisce dalla vista. Si è praticamente lanciato in ginocchio, e… wow.
Lo ha preso in bocca.
Un’altra cosa che non è mai successa prima, ma proprio mai, perché nemmeno Tony finora aveva preso Steve in bocca per tutta la cosa dell’aspettiamo i suoi tempi ma ehi, non si sta lamentando. Decisamente no, mentre si attacca all’angolo e al rubinetto perché Steve ha deciso di andarci giù pesante fin da subito e ohmiodio.
È un pompino da vergine, da principiante, ma bello da morire, e Tony non ci mette molto a finire, soprattutto perché all’ultimo quel maledetto ha alzato quel suo fottutissimo sguardo blu su di lui.
Steve si rialza, cercando di lavarsi con il getto d’acqua quello che non è prevedibilmente riuscito a buttare giù. Tony cerca di riprendere fiato, ma non ha ancora mollato l’angolo, né il rubinetto.
Steve gli sorride come un gatto, e Tony esala un lungo, lunghissimo respiro, prima di liberarsi le mani e metterle intorno al collo di Steve.
“Il caffè è ufficialmente bandito per sempre da questa casa.”
Steve gli ride sulle labbra mentre si baciano, poi è il turno di Tony di mettersi in ginocchio.
  
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