10/07/2016
2 recensioniCodice Morse
“Notte John”
“Notte Sher”
John entrò nella sua camera, che confinava con quella del suo coinquilino, si mise il pigiama a quadri e entrò sotto le coperte. Non gli riusciva mai di dormire subito, ma si fermava sempre a pensare alla giornata passata. Sherlock invece riusciva sempre ad addormentarsi all’istante.
Fortunato lui, pensò il dottore.
Spense la lampada sul comodino e poggiò la testa sul cuscino. Era già mezzanotte passata, e il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare. Si stava quasi per addormentare, quando sentì un rumore provenire dalla parete alla sua destra: qualcuno bussava sul muro che condivideva con Sherlock.
I due avevano concordato che in situazioni di emergenza avrebbero potuto comunicare con il codice morse che l’ex soldato gli aveva pazientemente insegnato, quindi John si mise seduto sul letto ad ascoltare.
“J o h n s e i s v e g l i o ? ”
Il dottore batté un colpo per assentire e poi aggiunse: “ T u t t o o k S h e r ? ”
“ E r a p e r l e e m e r g e n z e l o s o m a ” John aspettò pazientemente che terminasse il messaggio e si chiese perché non usasse le abbreviazioni che avevano concordato. Evidentemente non era in pericolo.
“ … n o n r i e s c o a d o r m i r e”
La risposta del detective fece ridere il coinquilino: “C o s a p o s s o f a r e p e r t e?”
“ D o r m i c o n m e h o b i s o g n o c h e m i a b b r a c c i” e dopo la fine del messaggio si sentì un tonfo sul letto e un respiro di sollievo.
Un sorriso si dipinse sul volto di John che, consapevole di quanto fosse costata questa ammissione al suo coinquilino, disse, stavolta ad alta voce: “Finalmente ce l’hai fatta Sher, ti ci voleva proprio il codice morse!” E uscì nella sua camera per entrare subito in quella del detective.
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