Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Call it Maglc    11/07/2016    2 recensioni
Elsa non avrebbe mai dovuto fare la conoscenza del traditore nelle prigioni. Hans non avrebbe mai dovuto rivelare i segreti più oscuri della sua famiglia alla regina che aveva cercato di uccidere. Ma le aspettative esistono per essere infrante.
{ Hans/Elsa | Long fic | 101648 parole | Fire!Hans | Traduzione di Hiraeth | In revisione }
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Trentadue

Per essere una donna sulla sessantina, Carol Westergard sembrava talmente giovane da poter rispedire tutti nelle proprie tombe senza neanche sudare. Le sue dita erano serrate sul braccio del suo settimogenito, il quale lottava per districarsi. I capelli grigi della regina erano annodati perfettamente in una crocchia, ma, con le linee che le incidevano la pelle agli angoli dello sguardo e con le labbra incurvate, appariva pazza.
 Dietro a lei c’erano i gemelli, Jacob e Wilhelm, non affettuosamente soprannominati “i gemelli Stabbington¹”. I due uomini robusti somigliavano in tutto e per tutto a dei criminali. Uno aveva una benda sull’occhio e l’altro una barba incolta con delle basette che rivaleggiavano quelle di Hans. Entrambi avevano delle grosse occhiaie, malgrado l’esaltazione alla prospettiva di essere fuori di prigione. Non c’erano dubbi sul perché fossero stati chiamati “Stabbington¹”, a giudicare dai coltelli all’interno delle fodere fisse alle loro cinture.
 E la mano nelle grinfie della madre era quella di Jørgen. Aveva una faccia disperata che supplicava aiuto, ma che si illuminò quando vide il padre. Esaminò la folla davanti a sé e traeva gioia nel fare il conto di tutti i fratelli vivi. Era evidente che voleva precipitarsi da loro e andarli ad abbracciare ad uno ad uno, ma glielo impediva la stretta mortale al polso.
 Per quanto riguardava Carol, scandagliava l’oceano dei figli e dei loro salvatori con un’espressione indecifrabile. Strinse le labbra, innegabilmente riflettendo sulla mossa successiva. Elsa aveva l’impressione di star osservando un predatore.
 «Cielo» disse infine Carol. «Ragazzi miei, come siete silenziosi!»
 Nessuno aprì bocca. Coloro che erano stati appena risvegliati erano ovviamente dilaniati dalla titubanza su chi seguire. Carol si era presa cura di loro sin dalla nascita e li aveva guidati al successo. Ma dopo aver dormito un sonno durato mesi di cui era lei responsabile, la gratitudine si era smorzata. Certo, era difficile non percepirla come la padrona della situazione, paragonata al marito sbigottito e con la schiena piegata.
 «Come hai fatto a raggiungerci?» urlò qualcuno: Elsa si accorse che era Peter.
 «Ma nell’unico modo, naturale» replicò Carol. «Siamo giunti fin qui da Corona via nave. Proprio adesso, tesoro. Veniamo a portarvi via da questi criminali».
 Peter non se la beveva, ma gli altri sì. Elsa notò che alcuni dei più grandi occhieggiavano il più piccolo con sospetto e disprezzo e Bhumi con rabbia e paura.
 «Lei—» tentò di avvertirli Jørgen, ma Carol gli stritolò la mano e lui strillò dal dolore prima di zittirsi, protestando silenziosamente. Anche solo quel gesto mandò un chiaro messaggio.
 Anderson, le cui sopracciglia erano aggrottate, gridò: «Hai usato la magia per arrivare fin qui, vero?»
 Carol scrollò le spalle, consapevole dell’impossibilità del continuare con quella sceneggiata. «Non per l’intero tragitto, ovviamente. Siamo giunti fin qui via nave. Dopotutto, se fossimo semplicemente spuntati nella sala del trono sarebbe stato difficile guadagnarsi il favore della regina Ingvalda».
 A Elsa le parole “regina Ingvalda” bruciarono un po’, ma Anna pareva assolutamente furiosa. Persino Hans aveva la mascella irrigidita.
 «Ragazzi miei, voi sapete del nostro progettuccio» proferì Carol, voltandosi verso ognuno dei suoi bambini, saltando Hans e suo padre a pie’ pari. «I nostri nomi passeranno alla storia. Non esisteranno persone più ricche di noi, no?»
 Non ricevette risposta alcuna e pertanto abbassò le sopracciglia. «Sono qui per soccorrervi. Tornate da mamma. Possiamo ritenere quest’incidente come una vittoria, nemmeno la morte può sconfiggere i Westergard! Non avete nulla da dire?»
 Ma nessuno si mosse. I fratelli si squadrarono a vicenda, borbottando e mormorando tra loro. Un timbro flebile si erse su tutti e re Lewis avanzò di un passo.
 «C-Carol, il tuo regno del terrore ha fine» asserì. «Non puoi seppellire i tuoi figli e pretendere di ricevere in cambio il loro affetto».
 Carol affilò lo sguardo, le rughe che trasformarono il volto in una cacofonia furiosa di linee. «Non puoi parlare a bassa voce e pretendere di ricevere in cambio l’attenzione del mondo. I miei figli non talloneranno un tappetino».
 Hans, che era accanto a Elsa, si irrigidì. «Non permetterti di rivolgerti così a padre!»
 «Mi aspettavo di meglio dalla straniera» ribatté velenosamente al suo erede più giovane. «Speravo che si prendesse finalmente cura di te».
 Bhumi, solo a qualche passo di distanza, era fumante. Aveva l’aria di voler saltare subito addosso all’anziana donna. Ma i due omoni dietro a Carol l’avrebbero sicuramente contrastata.
 «Non verremo con te» dichiarò qualcuno ed Elsa vide che si trattava di Charles. Charles, che era stato l’ultimo a resuscitare, era risolutamente ritto in piedi. «Non ci hai mai considerato come delle persone vere e proprie, ma solo come dei pezzi della tua scacchiera. Non hai mai chiesto il nostro consenso per far parte del tuo gioco, ti sei limitata a scaraventarci dentro e basta».
 L’affermazione fu seguita da un chiacchiericcio di discussione. Carol era sorpresa e fissava storto il suo sestogenito, mentre Bhumi lo scrutava meravigliata.
 «Ci hai fatto credere che la magia fosse il male» aggiunse Anderson, la voce che sovrastava sul trambusto. «Ci hai raccontato che nostro nonno uccise decine di persone dotate di poteri alla Calanca di Cruorenero e che versò il loro sangue nero per il bene dell’umanità. Tuttavia pure tu sei dotata di poteri, nonostante ci abbia incoraggiato a biasimare nostro fratello. Il sangue di Hans è nero? Il sangue di mio figlio è nero solo perché è capace di comunicare con gli animali?»
 Il sermone scatenò il rancore nella folla. La madre aveva insegnato loro a tormentare Hans, li aveva riempiti di menzogne e li aveva utilizzati come pedine. Elsa cominciò a scorgere un bagliore di speranza in mezzo alla nebbia della disperazione.
 «Ci hai sacrificato» brontolò Campbell, il primogenito dai capelli già grigi. «Hai consentito a quella donna di ucciderci e hai meramente cambiato strategia. Per te non siamo che elementi di ricambio».
 «Non verremo con te» ripeté John, che aveva una folta barba bruna e delle spesse sopracciglia. «Questa volta staremo con padre».
 E molto presto coloro che erano liberi dalla morsa di Carol insorsero. L’anziana regina era furiosa.
 «Bene! Guarda quanti guai hai causato, Hans. Se solo fossi annegato come tutti ci auguravamo».
 Gli aveva saettato addosso un dardo verbale, ma il viso di Hans rese chiaro che lui indossava un’armatura. Anche le facce degli altri Westergard mostravano apertamente l’opinione che avevano dell’“amore” della madre.
 «Non ho bisogno di nessun altro, se non del mio Jørgen e di Wilhelm e Jacob» sogghignò lei. «Spartiremo la nostra somma senza includervi. E se non ne foste al corrente, la signorina Elsa e vostro fratello Hans sono entrambi traditori di Arendelle! Se siete fatti della loro stessa pasta, allora compiete tradimento. Sono sicura che ci siano celle a sufficienza per tutti coloro che spezzano il cuore alla loro cara madre».
 Puntò loro il dito contro, quasi come se stesse per scagliare un incantesimo. «Jacob e Wilhelm, acciuffate i ribelli».
 Nessuno si mosse, però. Gli occhi feroci dei gemelli si erano fatti empatici e i due si adocchiavano a vicenda, dubbiosi su come agire. Carol, con il fuoco nello sguardo, si voltò per sgridarli e Jørgen colse l’opportunità per scappare. Strappò il braccio dagli artigli di Carol e si fiondò verso Elsa e gli altri.
 Carol fissava Jørgen, shockata e genuinamente affranta. «Jørgen!»
 «Madre, sei pazza» disse, scuotendo il capo. «Non puoi fare preferenze tra i tuoi figli. Ti abbandono». Si rivolse ai suoi fratelli minori. «Jacob, Wilhelm, non restate con lei. È disposta a sfruttare le vostre vite a suo vantaggio: prima o poi anche voi diventerete superflui».
 I gemelli studiarono la madre, poi si guardarono reciprocamente e fecero la loro decisione. Entrambi si allontanarono dalla madre furiosa, che pareva apprestarsi a scaraventare mille maledizioni sull’intera famiglia.
 «Vi ho cresciuti per quarant’anni e sono ripagata con il tradimento più assoluto da ciascuno di voi? È questo il ringraziamento che merita un genitore?»
 «Non sei mai stata un vero genitore» ribatté Hans, il tono forte ora che era nella maggioranza.
 Carol digrignò i denti, ma improvvisamente incurvò le labbra in un sorriso e rise. «Sebbene non mi ami nessuno, ho ancora la magia a mio favore». Estrasse un piccolo pugnale dalla tasca del vestito, scorrendo gentilmente un dito lungo la lama e sanguinando. Gli occhi di Elsa sgranarono. Carol era completamente matta.
 «Anche noi abbiamo la magia dalla nostra» replicò Hans. «Se ci ammazzi, torneremo in vita».
 «Uhm» s’intromise piano Bhumi, mordendosi il labbro. «Io… io non sono in grado di farlo con i cadaveri che non ho ucciso personalmente».
 Hans ci rimase di sasso. «Voi cosa?»
 Carol rise, rumorosamente e assolutamente folle. «Se non passerete dalla mia parte, tornerete sotto terra».
 «Che senso ha avere i vostri poteri se non potete resuscitare qualunque cadavere?» chiese Hans incredulo a Bhumi.
 «Non è colpa mia!» si difese lei. «Ve l’ho detto, quello che provoco somiglia più a un sonno profondo!»
 E poi Carol scomparì da dov’era, causando il panico generale. Con un grido improvviso, Bhumi evitò un coltello tiratole contro la schiena. Una Carol squilibrata le si era materializzata alle spalle. Bhumi si lanciò all’azione nonostante indossasse un vestito e non la sua divisa da assassina. Tentò di avventarsi sulla regina, ma quella svanì prima che la principessa riuscisse nell’impresa.
 Un urlo fulmineo perforò l’aria e tutte le teste si girarono verso Francis, il secondo nella linea di successione. Aveva un’espressione terrificata in volto e una macchia cremisi gli si diffondeva sul petto. Elsa aveva già assistito a un omicidio di Bhumi e pertanto riconobbe il significato della vacuità negli occhi di Francis.
 Quando il principe cadde al suolo, ognuno iniziò a sbraitare e a schiamazzare. «Francis!» «Mio Dio, ha pugnalato Francis!» «Ha ucciso suo figlio!» «Ci ammazzerà tutti!»
 Anna corse verso Elsa e le afferrò il braccio, informandola: «Vado a cercare i rinforzi!», poi filò via il più velocemente possibile.
 Il cuore di Elsa martellava mentre Hans le faceva da scudo umano. Carol ripuliva con calma l’arma sporca del sangue del suo secondogenito, completamente indifferente.
 «Sei un mostro, Carol» boccheggiò Lewis, l’orrore e l’angoscia che gli disegnavano i tratti mentre osservava il corpo del suo figlio morto – e morto per davvero.
 Carol non aprì bocca, ma alzò lo sguardo, sorrise e si dissolse. Sconvolti, tutti cominciarono a fuggire e gli Stabbington sguainarono i loro pugnali e passarono quelli di riserva agli altri.
 La regina si mostrò d’un tratto dietro a Lewis, la lama pronta a colpire la pelle delicata della sua nuca. Subito Hans si separò da Elsa e saltò addosso alla madre con una sfera di fuoco nelle mani. Carol si dileguò, a un secondo dall’essere divorata dalle fiamme. Lewis latrò e balzò, ma non versò sangue. Hans era furioso e sulla difensiva, come nell’istante in cui Bhumi aveva minacciato di togliere la vita a Elsa. Non aveva intenzione di farsi portare via suo padre. Quando Carol apparve da tergo ad Aleksander, i suoi fratelli lo avvisarono in coro e lui fu in grado di schivare il contatto con il coltello prima che Carol sparisse nuovamente.
 Anche Elsa si preparò a combattere, ma re Lewis arrancò nella sua direzione. «Signorina Elsa, signorina Elsa, dovete… dovete prenderle la corona».
 «Prenderle… cosa?» chiese lei, guardando Carol che provava a uccidere Christian. Il principe fu trafitto superficialmente al braccio, ma scampò al pericolo.
 «La corona! Dovete prenderle la corona!» la pregò. «Sottraetegliela e ruotate il gioiello più grande, quello rosso!»
 «R-ruotare il gioiello?» ripeté Elsa, la mente confusa.
 «Sì, è un sistema di sicurezza!» spiegò il re, girandosi alla ricerca di sua moglie. Lei spuntò accanto a Charles. Bhumi, che era la persona più vicina a lui, spalancò gli occhi e balzò in suo soccorso, entrambi finendo per rotolare via dalla ferita che Carol avrebbe potuto assestargli alla schiena. La regina si eclissò e Bhumi si ritrovò addosso all’uomo che solo qualche attimo prima avrebbe lasciato volentieri morto e sepolto.
 «Mi avete salvato!» ansimò Charles.
 Bhumi si issò rapidamente in piedi e si distanziò da lui.
 Ricordandosi delle parole del re, Elsa ribadì: «Un sistema di sicurezza?»
 «Ruotando la pietra, la circonferenza della tiara si espande, intrappolando Carol. Dovete strappargliela di mano!» disse il re. «Ho sempre creduto di doverla fermare nel caso iniziasse a usare la magia a fin di male! Questa è l’unica cosa che l’arresterà».
 Elsa si rese conto che il piccolo, mite Lewis Westergard si era comportato esattamente come i suoi genitori: aveva creato un dispositivo di difesa. Lewis ne aveva commissionato uno “giusto in caso ce ne fosse il bisogno”, così come le manette nelle prigioni di Arendelle erano servite a imprigionare le mani a Elsa. L’ex regina si chiese momentaneamente se, avendo lei stessa dei poteri, fosse la cosa giusta approfittarsi di un tale congegno.
 I dubbi l’abbandonarono quando Carol si manifestò di fronte al suo quintogenito, Louis, e gli infilzò il pugnale nello stomaco prima che lui le potesse sfuggire. Il dolore negli occhi del principe mentre urlava e crollava ricordò a Elsa che tali marchingegni esistevano per una ragione. Facendone uso lei non violava l’umanità di coloro che possedevano la magia, ma impediva a una pazza di ammazzare tutti i suoi figli.
 Carol sparì dopo aver ritratto il coltello con un fruscio malato. Il fratelli si afflissero per il caduto. Hans era furioso e la sua sagoma emetteva vapore.
 La regina si rivelò improvvisamente alle spalle di Elsa. Lei sussultò ed evitò la lama, agitando il braccio per gettare a terra la corona dal cranio della donna. Sibilò quando il pugnale le scalfì il braccio, tagliandole la pelle in profondità e realizzando una pungente lesione. Ma non appena udì il suono della tiara che sbatteva sul suolo ricoperto di neve, capì di avere l’opportunità di portare a termine il compito che le aveva assegnato il re.
 Come fasciatura temporanea passò uno strato di ghiaccio sul braccio leso, poi afferrò il diadema dorato e prese tra le dita la gemma più grande, quella centrale. Hans ruggì e scagliò del fuoco proprio al di sopra di Elsa, dove stava per attaccarla Carol. Le punte dei capelli di Elsa bruciarono leggermente, ma lei si issò in piedi con la corona saldamente tra le mani.
 Di colpo avvertì qualcosa di freddo e pungente contro la propria nuca. Le si congelarono i muscoli.
 «Riconsegnatemi la corona» sibilò Carol.
 «Elsa!» gridò Hans, pronto a lanciare fiamme, ma arrestandosi quando suo padre lo bloccò.
 «Se nuoci a me, arrostirai viva anche la tua bella signorina» ribatté Carol. Il coltello premette ulteriormente contro la cute di Elsa e lei cacciò un breve strillo. Colarono alcune gocce di sangue.
 «Elsa!» gridò ancora Hans, impotente e disperato.
 «Vi rido la corona» ansimò Elsa, provando ad allontanarsi dal pugnale senza che la regina lo notasse. Roteò rapidamente il brillante, con un piccolo ticchettio che solo lei sentì.
 «Forza, ora» sputò Carol ed Elsa le allungò lentamente il copricapo. Come una vipera, Carol si buttò sulla tiara e ritrasse il coltello dal collo di Elsa, che incespicò all’indietro, tornando finalmente a respirare, e guardò la regina che posava sul capo lo strumento attivato.
 All’inizio non accadde nulla e l’ansia stritolava Elsa allo stomaco. Carol cominciò a ripulire il pugnale usando il proprio abito e a scandagliare la folla. Ma il diadema si sollevò da sopra la sua testa, la circonferenza che si ampliò in maniera drammatica. Carol sgranò gli occhi ma, prima ancora che potesse chiedere cosa le stesse succedendo, il cerchio aureo cadde e si compresse di nuovo, intrappolandole le mani ai fianchi, le dita aggrappate al pugnale e all’angolo della gonna che aveva sollevato.
 Carol strillò, poi ringhiò dalla rabbia mentre si dibatteva contro la delimitazione. «Che storia è questa? Cosa mi avete fatto? Non riesco a scomparire!»
 Elsa si scostò ancora e si scontrò contro il corpo dell’uomo che l’amava più di chiunque altro al mondo. Hans la cinse tra le braccia, stringendola come per proteggerla da Carol.
 «Elsa, stai bene? Ti ha ferita?» le domandò, voltandola per ispezionarle la faccia.
 Lei glielo lasciò esaminare, notando che con lo strato di ghiaccio sull’avambraccio la lacerazione si era coagulata. Hans l’accarezzò ed Elsa si toccò la nuca, dove aveva sanguinato solo un po’. «Sto bene. Sono… Sono salva, Hans. Siamo salvi, adesso».
 Circondò le guance di lui con le dita, sorridendo. «Hans, siamo salvi».
 Lui scrutò Carol che si opponeva all’ostacolo e parve accorgersi solo allora che, in qualche modo, erano riusciti a debellare la sua minaccia. Si sforzò di pensare a qualcosa da dire, ma senza successo. Elsa rise e si limitò a baciarlo. Entrambi erano vivi.
 Dopo un attimo Hans si staccò, i palmi posati ancora sulla pelle di Elsa mentre osservava la madre. Lei urlava e lottava come una pazza per liberarsi.
 «Sei stato tu a creare questo congegno, Lewis! Hai avuto intenzione di sconfiggermi fin dal principio! Non mi hai mai sostenuto!» inveì.
 Re Lewis aveva un’espressione triste ma determinata. «L’unica scelta che avevo era quella di fermarti, Carol».
 «Scommetto che desideri segretamente che io sia morta
 «No, Carol» rispose gentilmente Lewis. «Non sono stato io a permettere gli omicidi della mia compagna e dei nostri figli».
 Sul viso di Carol si intravide per un istante una traccia di rimorso, ma tornò subito a dimenarsi e a strillare.
 «Il sistema di sicurezza non le sta… non le sta facendo del male, vero?» chiese Elsa, ritirando le mani dal volto di Hans e girandosi verso il re.
 «Oh, no, non è stato ideato per farlo» replicò Lewis. «La blocca nel punto in cui si trova e le impedisce di utilizzare i propri poteri».
 «Eccole il ringraziamento per tutti gli anni trascorsi con i guanti» commentò Hans con la fronte arcigna e corrugata, uno sguardo senza pietà negli occhi. Strinse forte la mano di Elsa.
 «Credete che per me sia finita? Credete di avermi distrutta?» latrò Carol. «Non ho lavorato per quarant’anni perché le cose finissero così! Troverò una maniera per svincolarmi e farò fuori te e tuo padre e la tua donna e—»
 Elsa congelò insieme le labbra a Carol, soffocandole in gola ogni parola spietata. Lei tentò di gridare, ma invano.
 «Se solo in passato vi avessimo avuta con noi» bofonchiò Lewis. «Quarant’anni con lei e questa è la prima volta che tace».
 Presto Anna arrivò con una truppa, per poi realizzare che la minaccia era stata già neutralizzata. Accorse da Elsa per assicurarsi della sua incolumità, poi da Kristoff, che le garantì di essere illeso.
 «Qualcuno può spiegarmi quello che è accaduto?» chiese il capitano delle guardie.
 Re Lewis avanzò di un passo prima che Elsa potesse ribattere. «Signore, la donna intrappolata è Carol Westergard, che ha commesso dei crimini contro il regno di Arendelle così come negli undici restanti paesi legati al patto commerciale. Arrestatela, ma vi raccomando di tenerle la fascia addosso: possiede dei poteri magici ed è altamente pericolosa».
 Il comandante squadrò il vecchietto di sbieco, apparentemente non riconoscendo nessuno dei fratelli, né il re. «Chi siete voi per darmi tali ordini?»
 Lewis raddrizzò la schiena, il mento un po’ più in su. Sebbene fosse un uomo fragile, diffondeva un’aria di nobilità. «Re Lewis Westergard delle Isole del Sud. Sono appena stato resuscitato, pertanto temo di non avere più tempo da sprecare».
 Alcune sentinelle davano l’impressione di essere sul punto di svenire, altre sussultarono rendendosi conto di chi si trattassero tutti gli uomini sparsi per l’innevato cimitero di ripiego. Il capitano si scusò velocemente per la propria insolenza, gli occhi sbarrati mentre studiava la famiglia precedentemente morta.
 Carol borbottò in segno di protesta adocchiando tutt’intorno e fu portata via dalle guardie. Il capitano invitò Re Lewis a discutere dei fatti con la regina Ingvalda all’interno del castello e lui lo assecondò calorosamente. Ma il soldato vide Elsa alle sue spalle e la identificò immediatamente.
 «Regina— ehm, signorina Elsa. Siete stata esiliata da Arendelle» chiarì. «Ingvalda non sarà felice di—»
 «Quest’incantevole donna mi accompagna» lo interruppe il re. «E voglio che lei e i miei figli mi accompagnino a palazzo senza ulteriori disagi».
 La guardia era disorientata. «Io… Io, naturalmente, Vostra Altezza». Cominciò a incamminarsi e a guidarli e Lewis si voltò verso Elsa con un luccichio negli occhi.
 Mentre si dirigevano in direzione del luogo che in passato era stato casa sua, Elsa si sentiva nervosa. Dopo aver sconfitto il nemico, quella era la loro marcia della vittoria. La perdita di Francis e Louis era evidente, bastava esaminare il lutto silenzioso del re, ma lui continuò a incedere regalmente malgrado la debolezza.
 Elsa si ritrovò a stringere di nuovo la mano di Hans, mentre i due si avviavano insieme verso il fato che li attendeva.





¹ Confesso che la prima volta che ho letto questo capitolo non avevo fatto il collegamento e avevo già iniziato a lambiccarmi per trovare una soluzione al gioco di parole; poi l’ho googlato e ho scoperto che si trattavano dei due fratelli mascalzoni di Rapunzel e che non mi occorreva adattarlo, haha. Ad ogni modo, per chi non lo sapesse, “to stab” in inglese significa “pugnalare”.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Call it Maglc