Amaranth dream
11.
Emma, fino a poco tempo prima, non si sarebbe mai
immaginata con un’armatura ed un bastone di dubbio funzionamento nel mezzo di
una battaglia e con così tanta voglia di fare del male. Tuttavia, in quel
momento aveva proprio il desiderio di colpire in testa una di quelle stronze e sentirle urlare di dolore.
E fu proprio così che fece quando ne vide una –capelli
lunghi fino a terra, neri, pelle traslucida e unghie tremendamente lunghe-
incombere su Steve Rogers dandogli del
filo da torcere. La ragazza attivò il bastone, che emise un flebile crepitio, e
poi si slanciò sulla donna, colpendola dietro la nuca: forse non era troppo
simpatico colpire qualcuno dietro le spalle, ma il risultato fu assicurato e,
dopo un sonoro crick, la strega cadde
a terra senza più muoversi.
Oh, allora è
questa la rabbia che si prova quando si viene scaricati.
-Accidenti, Emma!-
-Il linguaggio, Cap.- borbottò la ragazza,
togliendosi una ciocca di capelli dal visto e sorridendo mesta. Pensò che
doveva sembrare pazza.
-Tornatene nel laboratorio, qui non sei al
sicuro!- sembrava davvero su di giri, oltre che terribilmente irritato: Emma
sapeva che Steve odiava quando si disobbediva ai suoi ordini.
La ragazza scosse la testa e lo superò svelta,
lasciandolo solo a vedersela con un’altra strega: lei ne cercava una in
particolare, riccia, con grandi occhi neri come le pozze dell’inferno.
Riuscì a stento a scendere al piano sottostante a
causa dei vari pezzi di intonaco e di cemento che iniziavano già a rotolare per
terra –ci sarebbe stato un bel lavoro da fare alla fine di tutto- e ringraziò
tutti gli dei dell’universo che le scale non fossero già crollate. Sentì in
lontananza, nuovamente, l’urlo di Hulk perciò decise di andare dalla parte
opposta, onde evitare spiacevoli incontri verdi e incazzati.
Anche in quel piano, il pavimento era sommerso di
calcinacci ed altri ne cadevano dal soffitto –sarebbe stato triste venire
colpita da una pietra e cadere a terra svenuta-, ma Emma si fermò solamente
quando incontrò un bivio: destra o sinistra? Fortunatamente, o sfortunatamente,
non dovette mai compiere questa scelta: una mano artigliata la prese per un
braccio e la spinse in una stanza vuota facendole fare un volo di un paio di
metri. Grazie all’armatura di Tony, Emma evitò di farsi troppo male e fece in
tempo a vedere la donna che cercava dire ad una sua simile di rimanere fuori
dalla porta a fare la guardia.
Bene,
proprio quello che speravo.
-Mi cercavi, sciocca umana?-
-Vedo che oltre ad essere stronza sei anche
intelligente.- sorrise Emma, con una faccia tosta che nemmeno sapeva di avere.
Lei rise, divertita. –Sei dura a morire, eh? L’ho
presa quasi come una faccenda personale.- le si avvicinò di un paio di passi,
ed Emma si piegò leggermente in avanti, pronta ad attaccare. –La prima volta
eri nel posto sbagliato al momento sbagliato e avevo deciso di darti una morte
veloce; la seconda ti ho cercata per portare un messaggio ai tuoi amici e, sai,
sarebbe dovuto essere tutto un po’ più teatrale; ma questa volta mi hai cercata
tu, con la giusta consapevolezza che saresti morta: e questa volta c’è in
programma una morte lenta e molto sanguinosa.- scattò verso di lei con una
velocità tale da fare un rumore sordo quando si scontrò contro il bastone di
Emma; lei riuscì a respingerla indietro anche grazie alla scarica elettrica che
aveva attivato appena in tempo.
-Quel giocattolino non ti aiuterà a sopravvivere.-
-Vogliamo scommettere? In un modo o nell’altro
morirai stanotte, dovessi portarti con me nella tomba.- rispose la ragazza,
sentendo una scarica di adrenalina passarle attraverso tutto il corpo. Scattò
in avanti pronta a colpire la donna, ma questa la scanso e le rifilò un pugno
sullo stomaco, che andò facilmente a segno, e successivamente puntò verso il
viso di Emma, che riuscì a parare il colpo. Ringraziò con tutto il cuore Nath e
i suoi allenamenti.
Capì che l’aliena era troppo veloce e scaltra per
i suoi riflessi umani e che se voleva portare a segno qualche colpo doveva
coglierla di sorpresa, così non appena le andò dietro le spalle fece scattare
il bastone all’indietro e la colpì in pieno; probabilmente presa alla
sprovvista, la donna si fermò qualche secondo, tanto da permettere ad Emma di
darle un calcio e di farle perdere l’equilibrio. Purtroppo non fu abbastanza
lesta da fare un passo indietro e fu portata a terra con lei; riuscì, in
qualche modo, a rotolare un metro più distante, ma ormai il bastone era andato
e la schiena le mandò un grido di dolore che le impedì di muoversi per qualche
prezioso secondo: la strega le rifilò un pugno sul viso e la fece gridare
tirandola in piedi per i capelli.
-Mi hai stufata, umana. Ho perso sin troppo tempo
con te. Ora ti spezzerò le ossa una ad una e lascerò che i tuoi amici e il tuo
ragazzo sentano le tue urla spegnersi lentamente.- disse con un’espressione
disumana in volto che fece tremare Emma più del rumore della sua testa che
cozzava contro il muro.
-Tu parli troppo..- sussurrò, cercando in tutti i
modi di liberarsi dalla sua presa ferrea.
-Ha ragione.- disse una voce maschile profonda,
prima che la strega le venisse strappata di dosso. Emma scivolò a terra
tossendo e non appena riuscì a spostarsi dalla faccia sudata le ciocche di
capelli, vide che una figura alta e vestita in oro e verde si era parata
davanti a lei, come un muro tra lei e la strega.
-Loki..- sussurrò Emma, mentre un’acuta felicità
la pervadeva tutta. Tuttavia, lui non la degnò di una parola e continuò a darle
le spalle, stringendo in una mano il suo scettro.
-Dov’è Agath?- domandò
frustrata la strega, probabilmente riferendosi alla tizia che aveva lasciato di
guardia.
-Dipende.- rispose Loki, avvicinandosi di un
passo. –Parli della testa o del resto del corpo?-
-Maledetto!- ringhiò lei, scagliandosi su di lui
con tutta la forza che aveva.
Emma, dopo di ciò, non riuscì a seguire
propriamente il combattimento, dato che i movimenti dei due erano troppo veloci
per lei, ma si rese conto che Loki era in netto vantaggio e per un attimo provò
un senso di irritazione nel pensare che non sarebbe stata lei a vendicarsi
della strega.
Dopo un tempo che la ragazza non avrebbe saputo
quantificare –secondi? minuti?- la figura della donna schizzò fuori dalla
macchia di colore che era diventato il combattimento per andare a sbattere
contro il muro, cadendo a terra esanime.
Emma trattenne il fiato finché Loki non si voltò
verso di lei e le corse accanto, per poi inginocchiarsi e guardarla con occhi
preoccupati che non vedeva da tempo: l’affetto che traboccava da essi sembrava
tale e quale a quello di prima che perdesse la memoria.
-Emma, stai bene?- le sussurrò, posandole una mano
sulla guancia. Lei annuì, abbandonandosi alla sua carezza. Aveva temuto che la
lasciasse, aveva temuto che se ne fosse andato da lei, invece lui era lì e le
aveva appena salvato la vita.
-Amore mio..- sussurrò, e ad Emma il cuore
traboccò di gioia. –Che diavolo ti è saltato in mente?-
Emma sorrise amaramente e alzò lo sguardo per
incontrare gli occhi dell’uomo che amava, ma ciò che vide le fece spalancare la
bocca in un urlo muto. Loki non fece in tempo a girarsi che un grosso ed
appuntito pezzo di vetro gli perforò la schiena, attraversandogli tutto il
torace.
-No!- gridò la ragazza, mentre Loki gemeva e le si
accasciava contro, i vestiti già imbrattati di sangue rosso.
La donna si allontanò di un passo e scoppiò a
ridere, volgendo la testa indietro. –Ecco che fine fanno coloro che si
oppongono a noi! Morirete tutti, uno ad uno, sciocchi esseri e..- si
interruppe, spalancando gli occhi e tornando a guardare Emma, davanti a lei, in
piedi e con in mano lo scettro di Loki. La punta dello scettro era piantato
nella sua gabbia toracica, proprio tra i due seni. La donna volse gli occhi
all’indietro, con espressione orripilata, e cadde a terra, finalmente morta.
-Ti avevo detto che parlavi troppo.- sussurrò la
ragazza, intimamente soddisfatta, prima di tornare a rivolgere l’attenzione a
Loki.
Si accucciò di nuovo vicino a lui e vide con orrore
che la punta della scheggia fuoriusciva dal torace. Gli aveva perforato i
polmoni? Qualche altro organo importante?
-Oddio, stai perdendo un sacco di sangue..-
sussurrò a voce bassa, quasi a sé stessa, pensando a cosa fare. Se avesse tolto
la scheggia, di certo l’emorragia sarebbe aumentata e in poco tempo Loki
sarebbe morto dissanguato; ma non poteva nemmeno lasciarla lì. Non sapeva
prendere quella decisione, non sapeva cosa fare!
-Jarvis!- urlò Emma, all’improvviso, ricordandosi
che ad ogni stanza era collegata l’intelligenza artificiale, braccio destro di
Tony. –Jarvis!- ti prego, rispondi.
-Sign..Em..a.-
-Jarvis!- esclamò di nuovo, tirando un leggero
sospiro di sollievo. Il sistema si è
sicuramente danneggiato, pensò mentre girava Loki su un fianco, ma se riesce a comunicare con Ironman o con un altro dei Vendicatori, possiamo ricevere
soccorso.
-Jarvis, devi chiamare Tony! Digli di venire qui,
digli che è urgente, ti prego!-
-Ho.. avver.. il si.. ark. Sta.. ando.-
-Cosa diavolo hai detto..- borbottò la ragazza,
mentre l’adrenalina della battaglia la abbandonava e calde lacrime iniziavano a
solcarle le guance. Loki era più pallido e più freddo di quanto fosse mai stato
e il suo respiro si faceva sempre più faticoso; Emma cercò di non notare che
ormai i suoi vestiti e quelli di lui erano più rossi che del colore originale,
che anche le sue mani erano imbrattate di sangue e che gli occhi di suo marito
continuavano a stare irrimediabilmente chiusi.
-Emma..- sussurrò ad un tratto, distogliendola
dalle sue elucubrazioni.
-Cosa c’è?- gli sussurrò, iniziando a cullarlo
dolcemente, come se quello avrebbe risolto tutti i suoi problemi. –Non ti
sforzare a parlare, tra poco verranno ad aiutarti.-
Lui scosse la testa. –Mi.. dispiace. Non volevo
andarmene..- fece un respiro tremulo. –L’unica cosa.. di cui sono sicuro, è che
voglio stare con te.-
-Non.. non parlare così.- singhiozzò la ragazza.
–Non parlare come se stessi per andartene.-
-Scusami.- sorrise amaramente, mentre si sforzava
di aprire gli occhi. Emma riuscì solo per un secondo a vedere lo straordinario
verde delle sue iridi, perché li richiuse subito, con un gemito.
-Emma..- iniziò di nuovo, ma la porta si aprì di
colpo, facendo alzare di colpo la testa alla ragazza.
-Porca puttana!- esclamò Tony, precipitandosi
verso di loro. –Sei messo davvero male, dio.-
-Non scherzare!- lo apostrofò Emma, sentendo un
enorme senso di sollievo a vederlo lì. –Puoi aiutarlo? Ci deve essere
qualcosa..-
-Certo. Nel laboratorio c’è ancora la macchina per
la rigenerazione delle molecole: dobbiamo solo portarlo fino a lì ed evitare
che muoia dissanguato. Sai cucire?- le domandò, mentre prendeva in braccio il
dio, attento a non toccare la sua ferita.
Emma annuì e gli si precipitò dietro, ricordandosi
di prendere lo scettro di Loki –ancora piantato sul petto del cadavere- nel
caso fosse servito una volta usciti dalla stanza; tuttavia, con sua somma
sorpresa, la situazione era molto diversa da come ricordava: non si sentivano
più i rumori della battaglia e la struttura dell’edificio sembrava essersi
assestata. Alla ragazza sembrò di intravedere Nath che parlava con un braccio
teso ad Hulk da un buco sul pavimento, diversi piani più in basso, ma non si
soffermò.
Riuscirono con facilità a salire al piano
superiore –le scale erano più resistenti di quello che appariva ad una prima
occhiata- e a quel punto raggiungere il laboratorio fu piuttosto semplice.
Emma si mise a bussare forte e tirò un sospiro di
sollievo quando Jane aprì. –Ragazzi, ma cosa..? Per tutti gli dei, cosa gli è
successo?- esclamò, non appena vide il modo pietoso in cui era ridotto Loki.
–Emma, tu stai bene?-
La ragazza annuì. –Ti spiegherò tutto più tardi.
Ora credi di riuscire a trovare un ago e qualcosa che assomigli a del filo da
sutura?- chiese, mentre Tony liberava un tavolo e vi adagiava il dio sopra, a
pancia in giù.
-Jarvis?- chiamò poi, premendo un paio di bottoni
di un computer rimasto integro.
-Sono qui,
signore.-
-Aziona la macchina per la rigenerazione
molecolare. Ci servirà a breve.-
-Subito,
signore.-
-Emma.. vuoi cucirgli tu la ferita?- domandò
sottovoce Jane, mentre passava alla sorella ago e filo. Si accorse che le
tremavano le mani, così le strinse tra le proprie. –Posso farlo io, se vuoi.-
Emma alzò la testa di scatto. –Lo faresti
davvero?- chiese, speranzosa. Non riusciva ad immaginare di infilare un
qualunque oggetto nella carne di suo marito.
-Certo.- le sorrise dolcemente e alla ragazza
sembrò che un peso enorme le fosse stato tolto dalle spalle. Ancora una volta,
si domandò come avrebbe fatto senza Jane.
-D’accordo, fanciulle, siete pronte? Toglierò il
pezzo di vetro e Jane dovrà essere lesta nel ricucire la ferita: il principino
ha già perso abbastanza sangue. Nel frattempo, Emma, da qualche parte in quei
cassetti dovrebbe esserci un kit del pronto soccorso per le emergenze: ci
servirà qualche garza.-
La ragazza annuì e iniziò la sua ricerca, cercando
di ignorare le parole sommesse di Jane e Tony e, soprattutto, i gemiti
sofferenti che Loki emetteva ogni volta che l’ago perforava la sua pelle. Ad
Emma niente sembrò più straziante di quel suono; ne contò dieci prima che
riuscisse a trovare le garze e altri venti mentre cercava di guardare altrove,
in trepidante attesa.
Quando Jane annunciò di avere finito, Emma si
precipitò verso di loro e, insieme, riuscirono a fargli una fasciatura e ad
adagiarlo all’interno della fantomatica macchina.
Tony sospirò. –Non possiamo fare altro. La
macchina sta già agendo, ma bisogna sperare che guarisca prima di morire
dissanguato.-
-Voglio stare qui con lui.- sussurrò Emma,
prendendo una sedia e sedendosi a fianco alla macchina, ben decisa a non
muoversi di lì finché Loki non sarebbe stato meglio.
-Vuoi che resti con te, sorellina?-
Lei scosse la testa. –No. Vai a cercare Thor, vai
ad aiutare gli altri.-
-D’accordo. Se hai bisogno..-
-Chiamerò.-
Emma non guardò nemmeno i due uscire dalla stanza,
tenendo lo sguardo fisso sul viso del dio di fronte a lei e sentendosi calare
nello sconforto. Era stanca –dall’allenamento e dal combattimento, uno dietro
l’altro senza interruzioni-, sudata ed imbrattata di sangue dalla testa ai
piedi –suo, della strega, di Loki-, ma non aveva alcuna intenzione di muoversi
da quella posizione finché lui non avesse dato segni di miglioramento.
Eppure, con il passare delle ore, la macchina continuava
a lavorare senza interruzione e la fasciatura a sporcarsi, sebbene fosse stata
cambiata più di una volta; il viso del dio continuava a rimanere pallido come
quello di un cadavere e niente, se non il lento e quasi impercettibile
sollevarsi del petto, faceva capire se fosse ancora vivo o meno.
Era ormai mattina inoltrata –Emma lo capiva dalla
luce che entrava da sotto la porta e dal fatto che sia Jane che Natasha erano
entrate un paio di volte per domandarle se aveva fame e voleva andare a darsi
una pulita-, quando lo sconforto lasciò posto ad un panico sconfinato. Come era
possibile che quella macchina non funzionasse?
-Jarvis. Perché non sta guarendo?- la sua voce
suonava roca ed estranea anche alle sue orecchie, tanto che Jarvis ci mise
qualche secondo per rispondere.
-La macchina
non è abbastanza veloce. Non è in grado di fermare l’emorragia e a causa di
essa i tessuti fanno fatica a rigenerarsi.-
Emma si lasciò sfuggire prima un singhiozzo, poi
un altro e un altro ancora, finché non scoppiò in un pianto a dirotto.
Era quella la sensazione che aveva provato Loki,
ogni volta che aveva temuto di perdere una delle persone che amava? Quella
sensazione di impotenza, di acuta disperazione e di terrore, come se la testa
stessa stesse scoppiando, come se il mondo si stesse invertendo e cielo e terra
si confondessero?
-Non si
disperi, signorina Emma.- le disse Jarvis, ma lei quasi non lo sentì, a
causa del pianto che le rimbombava nelle orecchie. Come sarebbe potuta
sopravvivere se lui fosse morto?
Angolino dell’autrice: Posso dire che, finalmente, sono ufficialmente finiti gli esami, perciò questi ultimi aggiornamenti saranno più frequenti. Spero che questo ultimo capitolo vi sia piaciuto e che in tanti mi farete sapere la vostra opinione. A prestissimo,
Sami