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Autore: Carmenkodocha400    13/07/2016    1 recensioni
Sana Kurata è appena tornata nella sua terra Natale, il Giappone, da Los Angeles, ma ad accoglierla non c'è il ragazzo di cui è follemente innamorata, Akito Hayama. La loro relazione era stata interrotta quattro anni prima per evitare di apparire insieme sui giornali, dato il lavoro nel mondo dello spettacolo di Sana. Nonostante tutto, i due ragazzi cominciano ad essere molto intimi tra di loro e sembra andare tutto bene, quando delle fotografie...
Una storia romantica e introspettiva che porta Sana e Akito davanti a scelte, che porta loro problemi, che li porta a trovare delle soluzioni. Cosa succederà se il loro amore verrà mostrato al mondo intero?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazzi! Perdonatemi se il capitolo è arrivato molto in ritardo, ma ultimamente sono stata impegnata con alcune faccende.
Un’altra cosa: una volta giudicavo questa storia un po’ pesantuccia, perché non avevo le idee chiare, ma adesso che ho tantissimi spunti amo scriverla!
Inoltre adesso ho un filo nella mia testa dall’inizio alla fine e so bene come deve continuare!
Ora vi lascio al capitolo, ciao! <3


Capitolo 12: Febbre e passione
Sana entrò nel locale dove lavoravano Akito e Gomi, con l’intenzione di salutare Akito, eppure al bancone c’era solo Gomi, proprio come l’ultima volta che era entrata.
-Buongiorno- la salutò Gomi, che stava lucidando il bancone con uno straccio.
-Buongiorno Gomi, Hayama non c’è?- chiese subito Sana, guardandosi intorno alla ricerca della persona in questione.
Gomi scosse la testa:-No, stamattina mi ha chiamato  dicendo di avere la febbre-
Sana corrugò la fronte:-Credevo avesse smesso di inventarsi queste scuse-
-Forse perché non è una scusa- obiettò Gomi –Fossi in te andrei a controllare a casa sua-
-E’ quello che farò, grazie per il consiglio!- sorrise Sana, e uscì subito dal locale per poi correre verso la casa di Akito.
Bussò nervosa il campanello, per poi controllare una miriade di volte alla finestra.
Finalmente Akito aprì.
-Ah, ciao, Hayama!- esclamò Sana sorridendo, mentre il cuore di Akito si scioglieva come gelato al sole: da quanto tempo che non vedeva il suo sorriso!
-Allora stai bene, mi hai fatto preoccupare- disse Sana.
-Sì, sto bene…- mormorò lui, eppure sembrava che non riuscisse più a reggersi sulle sue gambe.
-Hayama!- esclamò Sana, quando se lo vide crollare addosso.
Riuscì a prenderlo a volo.
-Non stai bene, ritorna a letto!- lo rimproverò Sana, sollevandolo.
Entrò nella sua casa, continuando a trascinarlo con il braccio intorno al suo collo.
-Riesci a salire le scale?- domandò premurosa, posandogli una mano sulla fronte bollente.
-Ce la faccio- rispose deciso, mentre con una mano si appoggiava alla ringhiera e l’altra la teneva stretta a Sana che lo aiutava a salire.
Finalmente arrivarono nella camera da letto di Akito, dove Sana lo fece gentilmente appoggiare sul letto, coprendolo con un lenzuolo e al tempo stesso stando attenta a non coprirlo troppo, per evitare di fargli aumentare la febbre.
-Ma come ti vengono certe febbri così forti?!- esclamò Sana, tornando a posargli la mano sulla fronte.
-Non ho avuto la febbre da quando avevo undici anni-
-Ricordo quella sera…c’ero anche io- disse Sana alzando gli occhi al cielo e perdendosi nei ricordi.
-Era la sera in cui hai dato una strigliata alla mia famiglia- rifletté Akito.
-Vado a prenderti un termometro, dove ce l’hai?- chiese gentile, ritornando con i piedi per terra.
-Nel cassetto della cucina- mormorò chiudendo gli occhi, rilassato dalla voce soave della ragazza.
Anche se, a dir la verità, erano poche le volte in cui la voce di Sana era per lui rilassante.
Certe volte era così squillante che preferiva tapparsi le orecchie piuttosto che ascoltarla.
Sana corse veloce al piano di sotto, per poi prendere il termometro e attraversare la rampa di scale.
-Ecco fatto!- esclamò sorridendo, e avvicinandosi a lui.
-Ora apri la bocca- ordinò, continuando a sorridergli.
Akito ubbidì e dopo cinque minuti Sana poté controllare la temperatura.
-Cavolo, Akito, quaranta!- esclamò, fissando il termometro che indicava la temperatura.
-Ho solo bisogno di dormire- borbottò lui, tornando a chiudere gli occhi.
-Solo dormire?! Con la febbre a quaranta?!- esclamò lei quasi indignata –Come minimo hai bisogno di medicine! Forza!- batté le mani, e in quel momento Akito capì che quello era uno dei momenti in cui la voce di Sana non poteva proprio essere giudicata soave.
Corrugò la fronte:-Potresti smettere di starnazzare?-
-Io starnazzare?! E pensare che lo faccio per te!- gonfiò le guance e tornò di sotto scuotendo la testa e scrollando i capelli.
Vedendo il pc di Akito sul tavolo del salotto, lo accese e fece delle ricerche.
-Sì, una zuppa è l’ideale per la febbre!- esclamò, sollevando un pugno in segno di vittoria.
D’un tratto le venne un dubbio: come si cucinava una zuppa?
Cercò le ricette su internet, doveva essere facile, no?
“Perfetto!” pensò vittoriosa, avvicinandosi poi al frigo e aprendolo.
-Allora, vediamo…pomodori, pollo, carote…- mentre chiamava gli ingredienti ognuno con il proprio nome, li prendeva e li metteva sul piano da cucina.
-Allora, dovrei mettere una pentola d’acqua a bollire…- rifletté Sana, con la fronte corrugata, espressione che usava sempre quando era concentrata.
Ma quando aprì il mobile dove erano conservati gli arnesi per cucinare ne vide talmente tanti che la sua testa andò in confusione.
Si sedette su una sedia con i gomiti appoggiati sul tavolo e gli indici sulle due tempie, cercando di conservare la calma.
Poi prese una padella e un bollilatte e tornò sopra.
-Hayama?- lo chiamò, aprendo la porta della sua camera.
-Mh?- mormorò Akito, ancora con gli occhi chiusi.
-Quale di questi due è una pentola?- chiese, sollevando un po’ i due oggetti che sicuramente non servivano a fare una zuppa.
Akito aprì controvoglia gli occhi, e quando vide cosa Sana aveva in mano, posò lo sguardo sui due oggetti e su Sana più volte:-Ma sei scema?-
-Perché?- chiese lei, mentre gli occhi le si riducevano in due fessure.
Akito sospirò:-Nessuno di questi due cosi è una pentola-
-Oh…-mormorò Sana, analizzando ciò che aveva in mano.
-Volevi cucinare? Lascia stare, non ho fame.- Akito scrollò le spalle –E poi non ne sei capace-
Sana corrugò la fronte:-Ah sì? Io non mi arrendo così facilmente-
-Lascia stare, ti ho detto-
-No, voglio provarci!- stava per uscire, ma Akito si alzò dal letto cercando di ignorare il fatto che gli sembrava di vedere tutto in stile pixel.
Si avvicinò a lei, bloccandola.
Lei rise, cercando di divincolarsi, e in tutto quel trambusto inciampò nel piede di Akito e cadde a terra, trascinandosi pure lui che le cadde addosso.
-Ahi, che male!- si lamentò lei, mentre la sua voce usciva soffocata, perché era praticamente tappata sotto il peso di Akito, che pian piano si alzò sollevandosi con le braccia.
La guardò dritto negli occhi, provocandole un brivido lungo la schiena e un leggero rossore.
Quando però Akito si avvicinò alle sue labbra, lasciandole un bacio a stampo, le provocò una tachicardia.
Ben presto il bacio a stampo di poco prima si trasformò in un bacio passionale, un incontro, una danza tra le due lingue che sembravano combaciare, che sembravano fatte apposta per stare insieme.
Quando si staccarono, Sana ghignò maliziosa:-Credevo che fino a poco tempo fa dovevo essere io a chiederti un bacio-
-Ora è cambiato- rispose Akito, con una disinvoltura che sorprese non poco Sana.
Poi lei circondò la vita del ragazzo con le gambe e il collo con le braccia, lasciandosi andare alla passione e al desiderio che avevano l’uno dell’altro.

Akito alzò lo sguardo verso la finestra, per poi coprirsi velocemente con una mano.
Era una giornata piuttosto luminosa, ma l’aria era ancora fresca e Akito pensò di andare a fare il suo allenamento mattutino.
Mentre si allacciava le scarpe da corsa, pensò a cosa era successo il giorno precedente, e gli scappò inevitabilmente un sorriso.
Uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle, e cominciò a correre, mentre i capelli si muovevano alla dolce spinta del piacevolissimo vento di quella mattina.
Senza rendersene conto, arrivò vicino casa di Sana, e dal cancello uscì proprio lei.
Stava per salutarla, ma quando la vide barcollare le si avvicinò e la prese al volo, proprio come aveva fatto lei il giorno precedente.
-Sana, stai bene?- chiese leggermente preoccupato, mentre esaminava il suo viso, notando le guance rosse.
Le mani erano fredde, e invece la fronte era bollente.
Non c’erano dubbi: Sana aveva preso la febbre.
La prese in braccio, portandola dentro casa sua, dove l’accolse la signora Misako che quando vide Sana tra le braccia di Akito si preoccupò.
-Cosa l’è successo?- chiese premurosa, avvicinandosi.
-Nulla, solo un po’ di febbre- rispose lui –La porto in camera-
Misako annuì, fissando il ragazzo con aria soddisfatta.
“Però!” pensò “Quant’è cresciuto!”.
E in effetti Misako aveva ragione, perché vedendolo da così vicino aveva potuto vedere che i tratti fanciulleschi di Akito erano scomparsi, che era diventato alto e il fisico era atletico e allenato dallo sport che praticava ormai con passione da molti anni.

Quando Sana aprì gli occhi, si sentì confusa e spaesata.
-Dove sono?- chiese quasi incosciente.
-In camera tua- rispose Akito.
Sana aprì gli occhi di scatto a quella voce:-Cosa ci fai in camera mia?!-
Akito scrollò le spalle:-Ti ho portato a casa perché hai la febbre-
-Ho…la febbre?- chiese lei, e in effetti adesso si capiva l’origine di quel fastidioso mal di testa.
-Esatto, ieri forse siamo stati troppo attaccati- rispose Akito con un ghigno malizioso sulle labbra, spostando lo sguardo da lei alla finestra, che in quel momento doveva sembrargli piuttosto interessante.
-Perché?- chiese lei allarmata, sollevandosi con la schiena e sorreggendosi con i gomiti.
Akito la guardò sorpreso:-Non ricordi nulla?-
Sana scrollò le spalle:-No. Cosa è successo?-
Akito fissò il suo orologio:-Si è fatto tardi, devo andare.-
Si alzò dal letto e aprì la porta.
-Aspetta!- lo chiamò lei, alzandosi a sedere –Cosa è successo ieri?!-
-Ti saluto- rispose lui, lanciandole un sorriso splendido come Cupido fa con le sue frecce, per poi chiudere la porta.
-Hayama! Torna subito indietro! Dimmi cosa è successo ieri!- strillò lei, lanciando cuscini contro la porta, ma ormai Akito si era allontanato e probabilmente era già uscito fuori dalla porta.

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Rieccomi! XD
Scusatemi se il capitolo vi potrà sembrare troppo tranquillo, ma ci voleva un po’ di pace per i nostri amati protagonisti, ne hanno passate tante! XD
Scusate ancora per il ritardo, ciauuuuuuuuuu =3





 
   
 
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