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Autore: Sonia6    15/07/2016    5 recensioni
Felicity Smoak conduce una vita tranquilla (forse anche troppo) ed agiata a Parigi. Assistente personale e fidanzata di Cooper Seldon CEO della Seldon Industries. La sua esistenza è fatta di computer, algoritmi, lavoro e ancora lavoro. Lui è a migliaia di km di distanza. Si sente sola. E' sola.
Oliver Queen è il CEO della Queen Consolideted a Starling City. Ricco, potente, bello da far paura e terribilmente sexy. ha una fidanzata storica Laurel Lance. Ma si sente solo. E' solo.
Due persone diverse che percorreranno la stessa strada.... quella del cuore.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti. Ho il secondo capitolo (che poi sarebbe il primo) pronto, perciò non vedo perché aspettare a pubblicarlo. Spero vi piaccia!!!!!! Baciii Felicity scese dall’aereo e riconobbe subito il profumo di casa. Le era mancato terribilmente. Tutto di qui le era mancato terribilmente. Si sentiva agitata, non aveva detto a nessuno che sarebbe partita, a Cooper e nemmeno a sua madre. Fermò un taxi e si fece portare a casa sua. A casa loro. Chissà se Coop sarà contento di vedermi, pensò. Fel entrò in casa, era tutto molto silenzioso. Girò per le stanze in cerca di Cooper ma non lo trovò. Non voleva chiamarlo perché non sarebbe stata più una sorpresa. E lei amava le sorprese. Più farle che riceverle in realtà, comunque le amava. Decise di disfare i bagagli e farsi una bella doccia calda in attesa del ritorno del suo fidanzato. Riempì la vasca di Sali, accese qualche candela e spense la luce, entrò nella vasca e si rilassò completamente. La penombra e il profumo della schiuma rigeneravano i suoi sensi. Era un rituale che era solita fare anche a Parigi quando aveva avuto una giornata pesante. La sua mente intanto vagava, facendo mille film mentali su come dire a Coop che lei non voleva più stare a Parigi, almeno non senza lui. Che non era la vita che voleva. Che non poteva sacrificare la sua felicità per un lavoro che amava ma che doveva fare nel posto sbagliato. Perciò o lui veniva a Parigi con lei (cosa che non credeva fattibile) o lei tornava a lavorare nella filiale di Starling City mandando qualcun altro al suo posto. Si, questo avrebbe detto. Adesso era pronta per affrontare la discussione. I suoi pensieri vennero scossi da un rumore di chiavi nella serratura di casa. In fretta uscì dalla vasca e si infilò il primo accappatoio che trovò, scese le scale e finalmente lo vide. Di spalle che tirava fuori dal frigo una birra ghiacciata. “Va bevuta con calma perché è fredda” “Ma che caz…. Fel….Fel?!” Lei gli corse incontro e gli saltò letteralmente al collo stampandogli un bacio sulle labbra. Poi tutta sorridente esclamò “Ciao Coop” “Ciao…. Ma che ci fai qui?” “wow… non ci vediamo da due mesi e tutto quello che sai dirmi è cosa ci faccio qui??? Se non sei felice di vedermi posso sempre…” “Cosa?! No, è solo che….non me lo aspettavo!!” La strinse forte a se e le sussurrò all’orecchio “Dio quanto mi sei mancata” “Dimostramelo” Si guardarono negli occhi per un tempo infinitesimale, poi lui la prese in braccio, lei incrociò le gambe intorno alla sua vita e cominciarono a baciarsi, con impeto, come se non facessero questo da chissà quanto tempo. Ed era così infatti. Lui salì le scale e si avviò verso la loro camera. La adagiò sul letto e fecero l’amore. Due volte. Cavolo le era mancata terribilmente casa sua! “Questo è per te” “Che cos’è? Un regalo?? Bhè certo che è un regalo, voglio dire è incartato ed ha pure il fiocco, quello che volevo sapere è perché un regalo?” “Fel rilassati…. Si è un regalo. Un regalo che vorrei tu indossassi stasera al Ricevimento annuale al Municipio per la raccolta fondi per la lotta contro il Cancro” Felicity aprì la scatola e rimase letteralmente a bocca aperta. Era un lungo abito di raso color verde scuro con una scollatura a cuore rifinita di piccoli diamanti ed uno spacco che si apriva fino a metà della sua coscia sinistra. “Amore è bellissimo” “Sapevo ti sarebbe piaciuto” “Aspetta un attimo. Hai detto stasera??? Cioè stasera tra sei ore? Oh mio Dio Coop!!!! Hai una vaga idea di quello che devo fare per poter indossare questo abito??? Ceretta, pedicure, manicure, acconciatura, trucco, scarpe… non mi bastano sei ore!!!!!!!!” “Felicity, tesoro. Calmati, starai benissimo” “Parli bene tu!!! A voi uomini basta fare barba e capelli per essere pronti” “ok senti, mentre tu vai dall’estetista, dalla parrucchiera e in qualsiasi altro posto tu debba andare, io starò qui buono buono a concludere un programma al computer “ Felicity continuava a borbottare tra se calcolando mentalmente quanto tempo ci sarebbe voluto per fare incastrare ogni cosa ed essere comunque pronta e presentabile per le sette di quella sera, quando Cooper se ne uscì con “Perché sei tornata?” Lei si bloccò sul posto. Quando era partita sapeva che questo momento sarebbe arrivato, ma il loro incontro era andato ben oltre le aspettative perciò lei si era dimenticata il motivo per cui era tornata, ok in realtà non lo aveva proprio dimenticato, diciamo che lo aveva accantonato in un angolino della sua mente e lasciato li da tirar fuori in momenti più propizi. Ed eccolo il momento propizio. Certamente non poteva fare scena muta di fronte ad una domanda tanto diretta fatta dal suo fidanzato. Perciò prese il coraggio a due mani dicendo “Coop, io amo il mio lavoro, e amo te e amo pure Parigi. Ma vorrei poter fare queste tre cose contemporaneamente. Vieni a Parigi con me. Oppure potrei rinunciare a Parigi e tornare a lavorare nella sede di Starling City. Con te. Non ce la faccio più a stare a migliaia di km di distanza senza poterti vedere o toccare o stare insieme a te.” “Non posso venire a Parigi. Lo sai. La sede principale è qui. Ed il CEO deve stare qui.” “Lo immaginavo, allora prendiamo in considerazione l’idea che io possa tornare qui?” “Tesoro, io mi fido di te. Voglio te per la mia filiale di Parigi” “E questo ormai l’avevo capito, ma che mi dici di noi?” “Fel per favore. Mi sembra che sia tutto normale” “Normale?!” “Si, siamo due persone di successo, con una carriera molto ben avviata che ci porterà a diventare qualcuno. Per avere tutto questo dobbiamo pur fare dei sacrifici. Niente viene dal nulla. E se per sacrifici si intende il fatto che dobbiamo stare divisi migliaia di km per il bene dell’azienda allora non ci vedo niente di male” “Stai scherzando vero?! Aspetta fammi vedere se ho capito bene. Tu giudichi la nostra relazione una cosa sacrificabile per la carriera ed il bene dell’azienda?! E’ questo che mi stai dicendo?” “Stiamo litigando davvero per questo?” “Oh si mio caro. Ma che razza di arrivista sei?! Quando eravamo al college eravamo felici, spensierati. E adesso????” “Al college non ero il CEO di un’azienda multimiliardaria con filiali sparse tra Stati Uniti ed Europa” “Sai una cosa?! Tutta questa discussione adesso non ha senso. Io prendo le mie cose e me ne vado a fare quello che devo fare per stasera. Perché stasera presenzieremo a quel benedetto galà solo e soltanto perché tengo molto alla causa che sostiene. Ci presenteremo li e faremo finta di niente. Ma riprenderemo da dove abbiamo interrotto Cooper. Questo è certo.” Uscì sbattendo la porta, lasciando Cooper a finire il suo lavoro di programmazione. Cavolo avevano appena avuto una discussione nella quale lui sminuiva la loro relazione!!!! Non si aspettava che si dilaniasse dai sensi di colpa ma nemmeno che continuasse a fare quello che stava facendo come se niente fosse. Era arrabbiata. Anzi no era delusa e triste. Sapeva che non sarebbe stato facile affrontare l’argomento, ma tra i mille film mentali che si era fatta nemmeno uno si avvicinava alla realtà. Parcheggiò la sua auto in centro e cominciò a camminare tra i negozi guardando le vetrine ma vedendo solo la faccia di Cooper che le diceva che la loro storia era sacrificabile. Ma che aveva quel ragazzo di sbagliato? Quando si erano conosciuti lui era proprio come lei. Un nerd timido e bellissimo, che dava importanza all’amicizia, all’amore, alle persone. Tutto è cambiato quando ha ereditato tutti quei soldi. Arrivò alla conclusione che i soldi danno alla testa. Bhè anche lei aveva un discreto stipendio, comunque più alto della media, ma non si comportava così. Era sempre la solita Felicity Smoak, nerd geniale, un po’ imbranata ma dolcissima, che parlava a vanvera quando si trovava in imbarazzo. Erano questi i suoi pensieri quando d’un tratto sentì un grido femminile proprio di fronte a lei “Attenta!!!” Alzò gli occhi e vide un ragazzino venire nella sua direzione a tutta velocità su uno skateboard. L’avrebbe travolta se non avesse fatto un salto alla sua destra proprio all’ultimo minuto lasciando sfilare l’adolescente via per la sua strada. Questi ragazzini! Proprio mentre pensava questo si rese conto che due mani grandi e calde la stavano trattenendo per le spalle. Probabilmente durante il suo scatto era andata a sbattere contro qualcuno e non si era accorta della figura al suo fianco. Complimenti Fel! Finchè…. “Stai bene?” Ok era di spalle e non poteva vederlo, ma ad occhio e croce era un uomo, un uomo con una voce calda e sensuale, più alto di lei dato che sentiva il suo respiro sulla tempia destra. Si girò per rispondere educatamente quando….. “ok è decisamente un uomo. Un gran bell’uomo” Sorridendo lui rispose “Fino a prova contraria lo sono” “Come?” “Hai appena detto che sono decisamente un uomo. Si direi che lo sono” “Oh oddio scusa. E’ che a volte do voce ai miei pensieri. Bhè non solo a volte, molte volte in realtà. Ed anche adesso forse, si probabilmente dovrei smettere di parlare è che proprio non ci riesco, succede questa cosa nel mio cervello, i pensieri dalla mente vanno direttamente alla bocca e faccio figuracce che….. tipo adesso. Eeee stop mi fermo qui” Lui sorrise ancora, e che sorriso, era veramente un sorriso luminoso. “Wow parli molto! Comunque stai bene?” “Si… Si, grazie e scusa se ti ho travolto” “Non scusarti, non è colpa tua. E poi non mi hai travolto. Non ti ho nemmeno sentito!” “eh lo credo!!! Con tutti quei muscoli che hai! Ok fel smettila cavolo! Ti faccio ridere?” Lui rideva adesso. Non sorrideva ma rideva di gusto. “No, scusa è che non ho mai conosciuto una come te. Ti va se ti offro un caffè?” “Mmm mi piacerebbe ma ho un sacco di cose da fare per stasera. Ho un impegno importante” “Soltanto un caffè, cinque minuti” Oddio Fel ma che stai facendo?!?!? Un uomo super sexy ti vuole offrire un caffè e tu che fai?! Declini l’invito. Tipico!!!! Pensa a Cooper. Pensa a Cooper. Pensa a Cooper. “Mi dispiace davvero non posso, sono già in ritardo”. “Va bene, ma dimmi almeno come ti chiami, almeno so chi dovrò cercare nel caso qualcuno metta in dubbio che io non sia un uomo ed abbia bisogno di una conferma” “Sono Felicity. Felicity Smoke” “Oliver. Oliver Queen. E’ stato un piacere conoscerti Felicity Smoke” Si strinsero la mano, e lei, poteva giurarlo su Felix (il suo primo computer da lei costruito all’età di 7 anni a cui tristemente aveva dato un nome) avvertì una forte scarica elettrica nella spina dorsale e un calore provenire dalla bocca del suo stomaco fermarsi alle sue guance. Ritirò la mano, si voltò ed entrò nel negozio di scarpe. Passò il pomeriggio a prepararsi per il galà, ma il suo pensiero, spesso, andava ad Oliver, a quell’incontro casuale. Alle sue mani, la sua voce, i suoi occhi. Quegli occhi blu, profondissimi che parlavano e dicevano mille cose anche stando zitti. Non sapeva se lo avrebbe mai rivisto, non sapeva che vita facesse. Sapeva però che quell’incontro l’aveva scombussolata e per il resto della giornata non pensò più alla discussione avuta con Cooper. Un’altra cosa che Felicity non sapeva era che anche Oliver era nelle sue stesse condizioni. Quando si era incontrato/scontrato con Felicity, era appena uscito dallo studio legale dove lavorava Laurel, avevano avuto una discussione sul fatto che lei insisteva a voler prendere un appartamento insieme, mentre Oliver non si sentiva pronto “ Hai 30 anni! Non sei più un bambino. Quando ti deciderai a crescere? Stiamo insieme da dieci anni, quando sarebbe secondo te il momento giusto???” Oliver era su un’altra lunghezza d’onda. Non dava peso all’età, o alle tappe della vita. Non era obbligato a fare qualcosa solo perché la società lo richiedeva. E non l’avrebbe fatto. Non importava quanto Laurel sbraitasse. Lui doveva fare le sue scelte solo e soltanto quando sarebbe stato pronto. E adesso non lo era. In questo stato d’animo passeggiava verso la sua Porsche quando incontrò Felicity. E le parve subito una boccata d’aria fresca. Bella con i capelli biondi sciolti illuminati dai raggi del sole, quella bocca carnosa rosata, quegli occhi azzurri nascosti dietro gli occhiali, quella gonna corta fino al ginocchio e quella sua parlantina davvero esilarante. Di donne belle ne aveva avute Oliver, ma belle con un carattere mai. Nemmeno Laurel. Si lei aveva carattere, era un avvocato, ma era troppo agglomerata alla società. Bhè anche Oliver passò la giornata a pensare a Felicity ed anche lui si chiedeva se e quando l’avrebbe rivista. Aveva il suo nome comunque e questo poteva bastargli per trovarla. Felicity tornò a casa giusto in tempo per una doccia e per vestirsi. Cooper era pronto quando lei scese le scale con quello splendido vestito che lui le aveva regalato. Aveva acconciato i capelli in una morbida treccia che le cadeva oltre la spalla destra trucco leggero ed ovviamente un bel tacco 12. Per la gioia dei suoi piedi e delle sue caviglie. “Wow Fel. Sei splendida” Non avevano propriamente parlato da quando lei era rientrata. Ma aveva deciso di lasciar correre per il bene della serata. Era propensa a non rovinare la festa. Ci teneva davvero molto a questa raccolta fondi e non perché ci sarebbe stata l’intera élite di Starling City, non gliene fregava niente di quella (a differenza di Cooper) ma per i malati che contavano sulla ricerca. “Grazie, anche tu stai benissimo” Era pronta. Avrebbe affrontato questa serata con il sorriso anche se moriva dentro. Si, le mancava terribilmente la sua casa. Pronta. Si va in scena.
   
 
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