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Autore: EcateC    17/07/2016    7 recensioni
"Grande festa alla corte di Salazar, c'è nel regno una bimba in più, scuri capelli e rubini negli occhi, Delphine ti chiamerai tu..."
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il mito del cielo



 

 

La presa forte delle dita nel legno, come se le servisse a stare in equilibrio, non aveva accennato a diminuire nel momento in cui era arrivata Narcissa per portarla via.
-Non è niente, è normale-
A Bellatrix quelle parole sembravano un’eco lontano, qualcosa di fastidioso che le solleticava il collo come un insetto. Tutta la sua concentrazione era rivolta a quel strano liquido vischioso che dalle cosce all’improvviso era calato sul pavimento, come se qualcuno le avesse versato una tazza d’acqua sugli slip.
-È arrivato il momento, ho fatto chiamare la levatrice e tu ora faresti meglio a sdraiarti-
La levatrice.
-No- rispose secca, con gli occhi scuri ancora fissi a terra -No, io… ho altro da fare-
-Bella, sta per nascere- le disse la sorella, con la voce raddolcita -Non puoi fare niente ora- Detto questo, Narcissa le circondò entrambe le spalle, che in quel momento erano più tese che mai, ma la donna si girò di scatto.
La guardò con la stessa espressione altera che aveva avuto fin da ragazza e che nemmeno il penoso soggiorno ad Azkaban era riuscito a scalfire.
Da quando aveva scoperto di essere incinta, Bellatrix non aveva mai pensato a quel giorno. In realtà durante quei nove mesi era come se avesse vissuto in apnea, fingendo che quella strana cosa che le stava crescendo dentro non ci fosse. Ovviamente, a un certo punto la cosa si era fatta talmente evidente e ingombrante che non aveva potuto più negare la sua esistenza, che gli occhi degli altri si erano soffermati su quella rotondità non senza un certo sgomento, facendole provare una sensazione di disagio e imbarazzo che non aveva mai sperimentato in vita sua… Ma lei continuava per la sua strada, imperterrita, senza mostrare il benché minimo segno di cedimento o inquietudine.
Naturalmente, nessuno aveva mai osato chiederle qualcosa o fare dei riferimenti alla cosa in sua presenza, tutti fingevano di non sapere e di non essersi accorti di niente, proprio come lei. Perfino Narcissa non aveva mai toccato l’argomento, anche se non si era risparmiata dal darle certi consigli molesti e non richiesti… -Ti consiglio di dormire sul fianco; non mangiare quello, mangia questo. Se ti viene la nausea, dimmelo che ti faccio preparare un decotto di zenzero. Ti ho riservato il bagno del secondo piano, così non devi fare le scale…- E cose di questo genere.
Nessuno le aveva mai detto niente apertamente, nessuno tranne
 
 
 
-Quando hai intenzione di dirmelo?-
Bella aveva lo sguardo fisso sul soffitto a cassettoni di Malfoy manor, da sdraiata notava dei particolari che non avrebbe mai colto in altre occasioni. C’era una ragnatela appesa vicino alla finestra, lo stendardo aveva due tonalità di verde e la doratura dei ricami era un po’ scolorita.
-Cosa devo dirvi, mio Signore?- sussurrò con aria assente, con le palpebre pesanti che minacciavano di chiudersi. Si sentiva estremamente rilassata in quel momento, avrebbe potuto addormentarsi da un momento all’altro.
-Sai bene cosa, davvero credi che non me ne sia accorto?-
All’improvviso le coperte che la coprivano parzialmente scivolarono via, mostrando la leggerissima curvatura del ventre. La sensazione di freddo destò Bella completamente, che si girò subito verso di lui, con i capelli lunghi sparsi nel cuscino come una corona nera sulla testa. Gli accennò un sorriso, convinta che volesse di nuovo la sua compagnia, ma quello che Voldemort stava guardando così attentamente non era propriamente lei, o meglio, era lei ma allo stesso tempo un’altra cosa. E Bellatrix capì che cosa.
Seguì mestamente la direzione del suo sguardo, ma poi si volse subito altrove, e quasi lottò con il desiderio di coprirsi il ventre.
No, non era possibile. Quello che stava succedendo non era reale.
Se ne era accorta anche lei che c’era qualcosa di “anormale” nel suo corpo, ma la sua mente rifiutava quell’eventualità in modo categorico.
Bellatrix lo sapeva, lei era una strega oscura, una combattente, mai sarebbe diventata madre e mai l’aveva desiderato, e questa certezza si era radicata in lei fin da quando aveva ricevuto il marchio, quasi vent’anni prima.
Sì, aveva un ritardo, ma cosa voleva dire? Ad Azkaban aveva passato mesi, quasi anni, senza avere quell’appuntamento mensile, pertanto non aveva senso preoccuparsi. E poi un… un moccioso? A lei? Addirittura con… No, impossibile.
-Chi l’avrebbe detto, così presto. Tendo sempre a sottovalutarmi- sogghignò il mago, avvicinandosi a dove era sdraiata. Bellatrix afferrò d’impulso il lenzuolo e si coprì fino al petto, come se nascondere la prova fosse sufficiente a negarla.
-Perdonatemi, mio Signore, ma io non… Non dovete preoccuparvi- sentenziò con una punta di disperazione, lo sguardo e le unghie lunghe ficcati nel lenzuolo -Lo sentirei altrimenti, ma non è possibile. Non può essere successo a me, non sono portata e non è il mio ruolo-
-Taci, Bella- la liquidò dolcemente -Non ti affannare inutilmente, non è opportuno nelle tue condizioni-
C’era un sentore di aspra ironia nella sua voce, ma come sempre quando le si avvicinava troppo, Bellatrix perdeva la capacità di parola. Rimase inerme, col capo piegato in segno di sottomissione.
-Sdraiati, da brava-
La strega obbedì subito, e di nuovo si perse in quel soffitto alto e barroccheggiante, pieno di curve spezzate e poi riprese, ma poi dovette chiudere gli occhi. Il suo corpo rabbrividì quando la mano fredda dell’uomo si posò sul suo ventre nudo, quella mano che era diventata famigliare e che non avrebbe mai amato abbastanza, anche se in quel momento il piacere di sentirla era macchiato da una dolorosa consapevolezza.
-Curioso- esclamò Voldemort, ritraendosi -Davvero curioso, lo ammetto. Per ora ti proibisco di attentare alla sua vita, l’essere è mio e solo io deciderò della sua sorte-
L’essere...
-Siamo intesi, Bella?-
Bellatrix fece un breve cenno del capo, praticamente era in stato di choc, però una cosa doveva saperla. Anzi, due.
-Mio Signore, ma voi ve lo aspettavate? Sapevate che poteva succedere?-
Lui le sorrise freddamente.
-Niente esula dalla mia volontà, Bella. Hai avuto il tuo piacere più grande, ora io pretendo qualcosa in cambio-
La strega chiuse gli occhi e inspirò aria. Le veniva da piangere, ma non per il dolore, bensì per la rabbia: Si sentiva ferita, tradita, usata e spaventata, oltretutto dall’uomo che amava e di cui si fidava ciecamente.
-Ma io sono una guerriera, non faccio i bambini- gli disse con un tono vagamente polemico, per la prima volta nella sua vita, ma Voldemort non ne parve particolarmente colpito.
-E allora pensa prima di aprire le gambe, guerriera-
 
Questo non glielo avrebbe mai perdonato… Anzi, sì.
 
 
 
 
 
 
Bellatrix ruggì con rabbia leonina. Seduta su una sedia con il volto rosso e l’espressione inferocita, non era riuscita a rimanere in piedi come voleva e a ignorare quello che stava succedendo. Lei di dolore era un’esperta, l’aveva patito e fatto patire in gran quantità, ma quello che stava subendo adesso era diverso… nuovo, e Merlino se faceva male. Aveva rifiutato di prendere il dittamo, convinta che partorire fosse una “scemenza che perfino le babbane riescono a fare” e che non aveva bisogno perché lei era “la strega oscura più potente dell’ultimo secolo, che sopporta il dolore perfino ad occhi chiusi”, ma in quel momento, se avesse potuto tornare indietro, ne avrebbe bevuto un litro, di dittamo.
-Toglietemelo di dosso, subito!- ringhiò furiosa contro le guaritrici -Narcissa! Narcissa dì loro di tirarmelo fuori! Dov’è la mia bacchetta?! Datemi subito la bacchetta, oppure…-
La sorella che era seduta pazientemente accanto a lei le fece un sorriso comprensivo che, se possibile, fece infuriare Bellatrix ancora di più -Shh, calmati. Non si può forzare, Bella, ogni bambino ha i suoi tempi-
Bella strinse forte le labbra e le palpebre, in preda all’ennesima contrazione.
A questo punto, pensò, non c’era più niente da fare. Se anche avesse avuto la bacchetta non avrebbe potuto fare niente, uccidere le levatrici non avrebbe certo risolto il problema. L’unico che in quel momento avrebbe potuto davvero aiutarla, anche solo standole vicino, non c’era.
Andatelo a chiamare!” quante volte l’aveva pensato Bellatrix in quelle tre ore?
-Se ti sdraiassi e rilassassi un po’ la schiena, staresti molto meglio- proruppe Narcissa, pazientemente -Anche le esperte lo dicono, Bella, non fare sempre di testa tua-
La strega la fulminò con lo sguardo.
-Ho ricevuto quattro maledizioni Cruciatus dietro fila, sono stata schiantata, ferita e ho passato quattordici anni della mia vita ad Azkaban, eppure sono ancora qui e non ho mai avuto bisogno di sdraiarmi. Non vorrai certo dirmi che espellere un moccioso sia peggio che ricevere una maledizione?- domandò alla sorella con tono piccato, raddrizzando subito la schiena e le spalle.
Narcissa sorrise -Nessuno mi ha mai colpito con una maledizione, per cui non saprei risponderti… Ma una cosa te la posso dire. Quando nasce, la gioia è talmente tanta che siamo tutte disposte a rifarlo daccapo-
-Non io-
-Anche tu-
-No…-
-Bella- la chiamò con voce intensa e carica di sentimento, prendendole le mani - Pensa che assomiglierà a lui e che ti vorrà bene più di qualsiasi altra cosa, pensa che non sarai più sola…-
Bellatrix la guardò con un certo imbarazzo, in effetti non aveva mai pensato che quel bambino fosse il figlio del suo padrone, che da grande sarebbe diventato come lui, un altro lui, un piccolo lui che le voleva bene
- E tu come fai a sapere che il Signore Oscuro è il padre?- le domandò per distrarsi, perché no, emozionarsi era decisamente fuori discussione.
-Beh, sai, in alternativa resterebbe solo mio marito- le disse scherzosamente, facendola sorridere -Quindi voglio ben sperare di non sbagliarmi-
-Non ti sbagli…-
Narcissa annuì, con fare comprensivo -E te l’ha lasciato tenere?-
-Oh, no, non me l’ha lasciato tenere. Mi ha imposto di tenerlo e mi ha ingravidata a tradimento, ma non fa niente, è il mio padrone e ha tutto il diritto di decidere. L’unica cosa che spero in tutto questo è che il… l'essere sia un maschio, perché non potrei davvero sopportare che esista una…- la contrazione la colse di sorpresa, la strega serrò gli occhi e si aggrappò con forza ai braccioli della sedia -una piccolame…-
Narcissa fece un sorriso nervoso -Sì, beh… Ora forse è meglio che ti sdrai-
-Giusto cinque minuti-
 
                                                                                                                                ***
 
Lord Voldemort levò lentamente il capo verso la porta, gli strilli acuti di un neonato avevano squarciato all’improvviso la quiete e si erano imposti al mondo in modo del tutto inaspettato.
L’essere era già nato e durante tutto il travaglio Bella non aveva emesso un fiato né aveva accennato a chiamarlo, e il mago oscuro trovò questo comportamento alquanto strano. Non che avrebbe risposto al suo appello, l’avrebbe ignorata naturalmente, però questo silenzio non era foriero di buone notizie, non era da Bellatrix tacere.
Ma sapeva che la serva era troppo forte per fare la fine di… Di Merope Gaunt, anche se quella eventualità gli era occorsa più di una volta, durante il periodo di gestazione.
-L'essere è nato, mio ssssignore- esordì la bassa e femminea voce di Nagini, che si era fatta largo da uno spiraglio della porta.
-È un maschio?- le domandò subito Voldemort, severamente.
-Non sssono riussscita a capirlo, padrone-
-Vorrà dire che lo verificherò io, personalmente- disse alzandosi in piedi, poi con nonchalance si sentì costretto ad aggiungere qualcosa che avrebbe preferito sottacere, qualcosa che suonava più come un’asserzione che come una domanda -E la strega è viva, naturalmente-
-Naturalmente, mio Sssignore-
Bene.
Con passi misurati e silenziosi uscì dalla stanza. Conformemente al suo volere, Villa Malfoy era stata privata di ogni raggio di luce: tutte le ampie tende delle finestre erano chiuse, il silenzio regnava sovrano e in ogni stanza imperava un’oscurità senza fine, fatta di ombre talvolta più chiare e talaltra più scure: sembrava sempre che nel manor fosse calata una notte infinta, e anche quando era pieno giorno, come in quel momento. Voldemort percorse il lungo corridoio con fierezza e calma apparente, ma il suo udito era abbastanza sviluppato da poter captare quei disperati e ripetuti “No!” provenienti dalla camera lì vicino, e la voce era quella di Bella, nessun dubbio.
Accelerò il passo e con un semplice movimento della mano la porta di legno massiccio intarsiato si spalancò completamente.
La prima cosa che vide furono gli occhi sgranati e lacrimosi di Bella, che stavano proprio fissando l’entrata, come se si aspettassero di trovarlo lì e in quel momento. La strega era impresentabile, semi nuda e completamente sudata, con la veste macchiata di sangue all’altezza del bacino -Mio Signore, mi dispiace…- sussurrò disperata, con voce tremula e sfinita -Mi dispiace tanto, vi ho deluso, lo so-
Voldemort la guardò minacciosamente -Perché, Bellatrix?- e mentre lo diceva, la sua mente gli scandagliava con ferocia tutte le possibili alternative: l’essere era nato morto, malato, deforme, ritardato, magonò come sua
-Dov’è!?- le domandò con una certa furia e poi subito adocchiò Narcissa Malfoy, che era in piedi come una sentinella davanti alla culla. Aveva le spalle dritte e il mento sospinto verso l’alto, ma nei suoi occhi albergava un’evidente paura.
-Spostati!- le ordinò secco, avvicinandosi maestosamente, e la strega dovette spostarsi e si portò subito la mano alla bocca: un gemito di paura le uscì non appena Lord Voldemort puntò la bacchetta di sambuco verso la culla.
Con un colpo secco di bacchetta, il fagotto di seta si dischiuse e dalle coltri ne uscì un corpicino fragile e arrossato, che levitò pericolosamente verso l'alto fino a raggiungere il volto disumano del mago oscuro. Con il capo leggermente piegato e l’espressione severa, Voldemort lo studiò attentamente e senza battere ciglio, e dopo un momento immemorabile si girò verso le due donne.
-Una femmina- esordì atono, lanciando uno sguardo a Bellatrix -Una femmina?-
Bella, già disperata di suo e sfinita per il parto, sprofondò nel cuscino e quasi si sentì mancare. Solo Narcissa ebbe il coraggio di replicare per quella creatura innocente, che rischiava di morire prima ancora di vivere.
-Per piacere, non … Ha freddo…-
Voldemort naturalmente la ignorò.
-Conoscete il mito del cielo, signore?- domandò con tono che sembrava tranquillo, continuando a tenere sospesa la neonata davanti a sé. Le donne tacquero, solo Bella scosse la testa, perciò lui continuò -È un mito babbano, non mi aspetto che voi lo conosciate. Parla di un re antico, il cielo, che assassinava brutalmente tutti i suoi figli maschi per timore di essere, un giorno, spodestato dal suo trono- fece una pausa, e tornò lentamente a guardare la bambina, che ora aveva iniziato a singhiozzare e si era rannicchiata su se stessa per il freddo - Solo le figlie femmine sopravvivevano, perché il cielo sapeva che non avrebbero mai minacciato il suo regno, anzi, era sicuro che lo avrebbero reso ancora più…splendente, e infatti nel mito diventano le stelle del suo firmamento-
Voldemort distolse finalmente lo sguardo dalla bambina e si voltò verso le due sorelle, che lo stavano ascoltando raggelate. O meglio, Narcissa era raggelata, perché il volto di Bellatrix aveva ripreso colore e nelle sue labbra aleggiava un sorriso consapevole.
-Se fosse stato un maschio, Bella, l’avrei ucciso qui e ora- le disse come se niente fosse, facendo volteggiare la piccola verso di lei -Ma sapevo che non ce ne sarebbe stato bisogno. Niente esula dalla mia volontà, e tu sei la mia brava serva-
Bellatirx afferrò quella figlia volante con mani tremanti e poco delicate, e nel viso le splendeva il sorriso più ebbro di gioia della sua vita -Mio Signore, grazie- sussurrò commossa -È bella, vero? Spero tanto che sia uguale a voi, solo a voi-
Voldemort non le rispose né mutò espressione, fece solo breve un cenno col capo che non si capiva se fosse d’assenso o di saluto, perché si era già voltato per andarsene, ma la domanda che gli pose Bellatrix lo costrinse a fermarsi.
-Che nome devo darle?- gli chiese a bruciapelo, e perfino Narcissa aveva preso a guardarlo, curiosa.
-Delphine- sentenziò con un sorriso compiaciuto -Come la primogenita del sovrano assoluto-
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
Sì. Se avete riconosciuto quella cosa, la risposta è sì, la storia è basata interamente su quella cosa che non posso dire, e no, Lady Oscar non c'entra niente.
Dovevo scriverla, non dico perché, ma ragazzi, dovevo scriverla. Tanto con quell’introduzione idiota sicuramente non la aprirà nessuno, ma forse è meglio così…
Il mito del cielo invece non me lo sono inventata, è un mito greco sull’origine degli dei e parla dell’amore tra il cielo (Urano) e la terra (Gea), che si univano insieme e avevano dei figli, solo che i maschi venivano assassinati o imprigionati dal padre per i motivi che ha detto Voldemort, mentre le femmine no. Un giorno, però, un figlio maschio riesce a sopravvivere: Crono (o Saturno, che dir si voglia), il quale sconfigge il padre e prende il suo posto… E la storia si ripete: Crono uccide i suoi figli maschi finché uno, partorito di nascosto, sopravvive (Zeus, questa volta). Secondo me Voldemort è esattamente così, non avrebbe mai potuto accettare un figlio maschio, anche perché lui si reputa immortale e non vuole certo rischiare che un potenziale mago suo simile gli soffi il posto di “maschio dominante” incontrastato… E il fatto che i suoi alleati più fidati siano proprio due femmine (Bella e Nagini) conferma in parte quello che penso. Spero ad ogni modo che la storia vi sia piaciuta… Avrei tanto altro da dire, ma auspico che il comportamento dei personaggi e le loro paure parlino per me :)
 
Ps il Delfino e la Delfina di Francia erano gli appellativi usati per i principi e le principesse ereditari, mentre ho parlato di “levatrici” e “ dittamo” perché ostetriche ed epidurali mi sembravano concetti troppo babbani ;)

 

   
 
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