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Autore: Matih Bobek    18/07/2016    2 recensioni
Ti vedo ad un passo da me,
scivoli,
sei un sentiero di
torrenti e seta,
e io ti vorrei solo afferrare
con l'incertezza delle mie
mani, nonostante
le certezze che ho ascoltato
precipitare dalla tua bocca.
Vorrei solo affondarle
nelle rapide dei tuoi istinti
e nelle turbolenze dei tuoi umori,
queste mie mani ferme,
e con loro afferrarti,
tenerti a me, come
un tesoro assopito
tra coltri di fiumi
che io solamente
ho saputo guadare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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LATTE*


Un cielo di piombo,
il cielo di Pechino,
sopra questa notte
di luci e danze.
tra dita di sambuca
pendono  in violetto
i fili delle nostre corde
recondite e segrete,
sono al centro della pista,
tra folle prive di parole
inghiottite in un tremolio
caleidoscopico 
di ritmi e colori.

Ti vedo ad un passo da me,
scivoli,
sei un sentiero di
torrenti e seta,
e io ti vorrei solo afferrare
con l'incertezza delle mie
mani, nonostante
le certezze che ho ascoltato
precipitare dalla tua bocca.
Vorrei solo affondarle
nelle rapide dei tuoi istinti
e nelle turbolenze dei tuoi umori,
queste mie mani ferme,
e con loro afferrarti,
tenerti a me, come 
un  tesoro assopito 
tra coltri di fiumi
che io solamente
ho saputo guadare.

Balli
nell'intermittenza
di luci pazze, luci confuse,
luci che giocano e che tornano.
Le tue braccia
sono ali di falena
nell'euforia
di una notte lunga
alla mercč di questa
folle libertā.

Ma io
sono in un angolo d'ombra
nel sipario di un segreto,
solenne nel riserbo, 
e da qui
percorro i tuoi passi
solo con l'incedere
del mio sguardo
che aderisce sui tuoi contorni,
che ispeziona le tue mosse,
che non concede margini
o respiro alle tue pulsioni.
Sei il dio della festa,
un lapillo di brio
che scalpita di vita,
che arde di libertā,
centro autonomo
di periferie che 
si illudono di appartenerti,
come mi vorrei illudere
io che tu sia solo
 e soltanto mio.
La libertā stanotte ha
il nome tuo
scolpito nel fremito
di lampi sbizzarriti,
di note martellanti,
di mani ansanti,
che mi accorgo
in un istante
essere le tue.
Le tue
 su di lei.
Un istante appena
per realizzare
e morire a poco ,
a poco,
a poco,
a ritmo della danza.

Mi sono impigliato
nell'immagine di voi,
un simulacro di spine
in cui mi si strazia
anche il cuore

Passi le dita
tra due ciocche di
perla, poi sei
acqua di sorgente
 che sgorga
 e si riversa
sulle sue labbra
di pietra.

  
Sono distante eppure
ti avverto
vicino come il battito
del cuore dentro me,
per poco muto,
e subito dopo 
davvero lontano come
tutte le mie speranze
dalle ali ora mozzate.


Dietro l'arco
di quel raggio al neon
che piega sul mio viso
vi č la riga di una lacrima,
che parla e grida e urla
che stropiccia parole
d'amore recise,
nascoste e non dette.
Puoi scorgere il profilo
delle consonanti
e delle vocali,
nella sua trasparenza,
le puoi toccare e ridisegnare
seguendo il tremolio
delle danze.

Oppure
Puoi, per esempio,
voltarti,
guardarmi mentre
ti guardo,
ritrovarti
 per caso
 nella  traiettoria comune
che unisce
i nostri occhi,
accorgerti in un attimo
di quanto le parole
nascondano i fatti
e i fatti tradiscano
le parole.
Oppure potresti,
almeno,
lasciarle la mano,
pronunciare
quattro sillabe
appena, quante
che bastino
a commettere
gli errori che
solo i maschi
come te
commettono
con donne come lei.
O ancora, potresti 
raggiungermi qui
nell'angolo in cui
sono rimasto
a spiarti parole
negli occhi
con gli occhi
zuppi di lacrime;
raggiungermi qui
in questo angolo dannato
in cui sono rimasto
una notte,
una notte intera,
solo per starti a guardare
solo per respirarti le ore
e poi invece...


* Il "Latte" č una discoteca di Pechino.
   
 
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