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Autore: Emy Potter    20/07/2016    5 recensioni
STORIA INTERATTIVA (Iscrizioni chiuse).
Sono passati cinque anni dall'ultima battaglia contro l'Uomo Nero. Ora però è tornato e si prospetta una guerra mai vista prima, poiché anche gli altri spiriti decidono di schierarsi.
Ma non tutti staranno dalla parte dei Guardiani.
Attenzione: Gli spiriti saranno i vostri OC!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Una giornata più o meno ordinaria in una vita straordinaria


Anche se la squadra di Pitch stava già pensando alla battaglia e l'ostilità era già sentita, nel Laboratorio di Babbo Natale sembrava tutto normale.
O almeno lo sarebbe stato se non ci fossero stati altri spiriti.
"Buonissima, come al solito" commentò Cho sorseggiando con gioia la sua cioccolata. Al tavolo erano solo lei, la Guardiana dei ricordi e lo spirito dell'Innocenza; Jack Frost si era congedato poco prima, in mano aveva una tazza di cioccolata calda. Probabilmente ora era intento a combinare qualche guaio.
"La cioccolata è sempre buona!" intervenne la piccola Taty, la quale ne aveva già finita metà e un paio di baffi marroni si erano disegnati sopra le sue labbra rosee.
D'istinto, Dentolina afferrò il tovagliolo rosso, che aveva precedentemente messo sul tavolo, per pulire il viso della ragazzina. "Fai attenzione a non sporcarti" la avvisò posando il pezzo di stoffa, ma quando lo spirito dell'Innocenza riprese a bere, i baffi ricomparvero dopo solo il primo sorso.
La fata dei denti sospirò sconfitta, lasciando che Taty desse liberamente attenzione alla sua cioccolata. Cho, intanto, non poté fare a meno di sorridere a quella scena. Non aveva mai incontrato quella ragazzina riccioluta, né aveva solo sentito parlare e, a quanto pareva, le voci erano vere.
Si diceva infatti che fosse proprio quello che il suo aspetto suggeriva: una persona sempre allegra, dolce e gentile. Era sicura che sarebbero andate parecchio d'accordo.
Quella calma però venne interrotta dal suono di una chitarra elettrica.
"Ehy ragazze, non stare lì impalare, divertitevi!" esclamò Tubal, lo strumento in mano pronto per essere suonato da quelle mani esperte.
"Vorremo solo goderci un po' di tranquillità" spiegò Eien finendo a malincuore al sua cioccolata.
"Il silenzio puoi godertelo sempre, gli amici no" continuò sorridendo lo spirito della musica rock, per poi cominciare a suonare la famosa Sweet Child O' Mine dei Guns N' Roses.
"Amo questa canzone" dichiarò Calmoniglio, appoggiato alla parete rossa della stanza. "Suona Paradise City, è la mia preferita".
"Detto fatto" e così fece. Appena la Fender Stratocaster smise di intonare la prima canzone, partì subito con la seconda, seguita dal testo.
Tubal odiava il silenzio, non lo sopportava. Lo aveva ascoltato per troppo tempo.
 
-O-

Londra, 1926.

Sin dalla sua nascita, il mondo non aveva mai avuto un valore per lui. Se non fosse riuscito a toccarlo o ad odorarlo avrebbe detto che non fosse mai esistito, che stesse galleggiando in un buio infinito.
D'altronde non sapeva nemmeno che quello fosse il buio, perché non puoi sapere cosa sia una cosa se non conosci il suo opposto. Se vuoi conoscere l'amore, devi aver conosciuto l'odio e viceversa. Se vuoi conoscere la morte, devi aver conosciuto la vita. E se vuoi conoscere il buio, devi aver conosciuto la luce.
Ma lui non l'aveva mai conosciuta.
Ora aveva quindici anni, ma lui non lo sapeva. Non conosceva il suo aspetto, non lo aveva mai conosciuto.
Non sapeva nemmeno che era dalla nascita che era in quel luogo, poiché era lì che lo avevano abbandonato, in un orfanotrofio.
Averlo sarebbe stato come avere una bambola, niente di più. Perché cosa mai può fare una persona che non è e non sarà mai capace di interagire con il mondo esterno e i suoi abitanti?

 
-O-

Appena finì la canzone, un applauso generale riempì la stanza.
"Sei stato fantastico!" esclamò Dentolina volando verso di lui, che portò Tubal a dover nascondere il rossore che stava comparendo sulle guance.
"Vogliamo il bis!" ridacchiò Taty battendo forte le mani.
Lo spirito della musica Rock appoggiò la sua fedele chitarra, la quale era anche la sua arma (il che si poteva notare dalla lama posizionata sulla parte destra della cassa), al muro.
Calmoniglio lanciò un'occhiata in direzione di Cho per vedere la sua reazione, ma quando lo fece vide solo il suo posto vuoto. Cominciò così a guardarsi attorno in cerca della sua figura, ma dello spirito del vento e della comprensione non c'era traccia.
Non si preoccupò di questo: era infatti solito di Eien andarsene a zonzo senza avvisare. Non si stupì nemmeno del fatto che non l'avesse notata lasciare la stanza. Dopotutto lei era sempre stata molto silenziosa nei suoi gesti, era facile che ti prendesse di sorpresa e, anche se le sue orecchie erano supersensibili a qualsiasi tipo di rumore, la musica di Tubal era davvero forte e questo, misto al precedente motivo, l'avevano fatta passare inosservata.
Questo potrebbe esserci utile in battaglia; constatò Calmoniglio.
"Ehy, ma dov'é Cho?" chiese Bellamy nel tentativo di risultare tranquillo per la vicinanza di Dentolina. Non che non fosse gradita, anzi, solo che lo metteva in imbarazzo dati i suoi sentimenti.
"Credo abbia voluto andarsene nella sua stanza, oppure starà girando nel Laboratorio senza una meta" ipotizzò il Guardiano della speranza.
"Penso non volesse ascoltarmi. Dovrebbe divertirsi di più quella ragazza, lo dico per lei" continuò il ragazzo, sorridente come sempre.
"E' solo un po' solitaria, ma è una grandissima amica" spiegò Dentolina. Era ovvio che ci teneva a Cho, si era affezionata a quella ragazza e invidiava la sua calma, il suo coraggio e la sua saggezza.
"Non l'ho mai messo in dubbio. Dico solo che passare il tempo con gli amici è meglio di stare da soli" disse Tubal versandosi un po' di whisky nel bicchiere. "Vado a cercarla" e prima che qualcuno potesse dire altro, uscì dalla stanza, in mano il recipiente riempito di alcool.
Non gli piaceva che qualcuno rimanesse in disparte, odiava la solitudine tanto quanto il silenzio e non voleva che qualcuno ci rimanesse.
Era grato all'Uomo nella Luna, perché lui gli aveva dato un'altra possibilità. Grazie a lui, Tubal aveva conosciuto la luce e il suono, e quando avvenne non aveva mai sentito gioia più grande.
 
-O-

"Muovetevi, uscite di qui!" la voce della direttrice risuonò poco nell'orfanotrofio, coperta in gran parte dall'allarme bombordamento.
I bambini correvano giù per le scale, stretti l'uno all'altro per darsi coraggio, mentre i responsabili controllavano le stanze per vedere se ci fossero tutti.
"Andiamo, tieniti in piedi, cerca di orientarti!" gridò una donna sulla quarantina. Come se potesse davvero sentirla.
Il ragazzo, che dimostrava dai ventisette ai ventinove anni, arrancava dietro di lei senza avere la più pallida idea di dove lo stessero portando o su cosa stesse accadendo.
"Margaret, sbrigati!" le urlò la direttrice. "Dobbiamo portarli nel rifugio!".
"Ci sto provando" rispose la donna, mentre cercava di portare giù per le scale il povero ragazzo.
Egli si teneva alle sue spalle, cercando alla cieca il gradino successivo. Purtroppo, però, ne mancò uno, cadendo in avanti. Ruzzolò malamente giù per le scale, arrivando in pochi secondi ai suoi piedi.
La donna corse a recuperarlo, ma si rese presto conto degli aerei che si facevano sempre più vicini. Non sarebbero mai arrivati in tempo.
"Margaret, sbrigati!" le ordinò ancora la direttrice, la quale era ormai all'uscita.
A quel punto, la quarantenne si ritrovò in un bivio e doveva fare una scelta.
Il ragazzo era ancora a terra, mentre calde lacrime scendevano copiose sul suo viso. Era l'unico modo in cui poteva manifestare il dolore fisico. Non poteva urlare, gemere, imprecare o lamentarsi, poteva solo piangere.
La donna sospirò sconfitta e corse giù per le scale da sola. Perché toccava sempre a lei prendersi cura di lui? Era stanca di tutto questo. E poi, le bombe non avevano mai sfiorato quell'edificio, quante probabilità ci sarebbero state che sarebbe accaduto proprio quel giorno?
Il giovane, intanto, allungò una mano in cerca di qualcosa, o qualcuno, credendo fermamente che la sua responsabile l'avrebbe aiutato ad alzarsi e l'avrebbe medicato.
Ma solo la fredda aria e l'umidità tocco quella debole mano, nient'altro.
Istintivamente, cercò di alzarsi, ma la sua gamba era rotta. Il suo corpo si irrigidì per l'acuto dolore, mentre le lacrime scesero con più furia e i denti affondarono nel labbro inferiore.
Non sentì poi qualcosa abbattersi sul terreno, solo la terra tremare. Sobbalzò, mentre il panico cominciò a impossessarsi di lui.
Poi un altro colpo, e tutto si fece buio.

 
-O-

"Ehy, Tubal!" Jack volò verso di lui con un sorriso stampato sulle labbra. "Non sei con gli altri?"
"A quanto pare no" rispose il ragazzo, freddo. I ricordi erano riaffiorati alla sua mente come un treno.
"Come mai? Il canguro ti stava dando fastidio?" scherzò Frost.
"Canguro?" chiese confuso Alexander. Poi realizzò e rise. "Intendi Calmoniglio?"
"Esatto, il canguro" ridacchiò lo spirito dell'inverno.
"Ha anche l'accento australiano" continuò divertito lo spirito della musica Rock. "E' un buon amico, comunque. Se non stai bene è sempre pronto a fare un salto per vedere come stai."
Jack scoppiò in una fragorosa risata. Era vero che erano partiti con il piede sbagliato, ma in fondo Tubal sembrava parecchio simpatico e pensava che sarebbero potuti andare d'accordo. Inoltre la sua musica gli piaceva, anche se, orgoglioso com'era, non lo avrebbe mai ammesso. Per ora.
"Ascolta, c'è una cosa che vorrei chiederti da un po'" continuò l'albino.
"Ovvero?" domandò sinceramente interessato Tubal.
"Come mai ti piace così tanto la musica?"
 
-O-

Quando riacquisì i sensi, la prima cosa che poté avvertire fu un forte odore di bruciato e qualcosa che lo circondava. Sembrava...rumore. Il dolore alla gamba, precedentemente rotta, era scomparso come per magia.
Si mise seduto di scatto, gli occhi che si aprirono, ma dovette subito richiuderli per  le immagini che si presentavano davanti ai suoi occhi. Anche se era notte fonda, la luce per lui era troppo forte. Cosa si può aspettare da qualcuno che ha vissuto solo il buio per la sua intera vita?
Lentamente li riaprì e attese di abituarsi. Dopo interminabili minuti in cui tentava di mettere il mondo a fuoco, si alzò in piedi, le gambe che gli tremavano, mentre arrancava tra le macerie dell'orfanotrofio. Dove si trovava? Non ne aveva la più pallida idea.
Stava davvero vedendo? Stava davvero sentendo? In lontananza scorse delle figure spegnere del fuoco con qualcosa che parve acqua. O almeno immaginò che fosse acqua data la sua consistenza fluida. Man mano che si avvicinava riuscì a distinguere meglio le figure, le quali dedusse fossero essere umani. I lineamenti erano come quelli che si immaginava, li aveva studiati toccando il proprio viso per capire come fosse.
Corse verso di loro, ma nella foga del momento inciampò. Appena le sue ginocchia toccarono terra, sbucciandosi, un suono strozzato fuoriuscì dalle sue labbra.
I suoi occhi si spalancarono increduli. Quel suono lo aveva emesso...lui?
Istintivamente ci riprovò e sentì il corpo riempirsi di gioia quando si rese conto di poterlo riperete. Quella era davvero la sua voce? Sorrise. Gli piaceva da morire, era il suono più bello che lui avesse mai sentito.
Non che tu ne abbia sentiti tanti; si disse ridendo. In un attimo si sentì forte, invincibile, pronto a battersi contro tutto e tutti, e nessuno lo avrebbe più fermato.
Si rialzò nuovamente e corse verso gli uomini, stavolta più in fretta, desideroso di parlare con loro. Ma quando fece per mettere una mano sulla spalla di uno di questi, questo lo trapassò, mentre un forte senso di vuoto lo investì.
Per un attimo rimase interdetto, fermo immobile, guardando la sua mano confuso e stupito. Ritentò più volte di toccarlo, ma il risultato era sempre lo stesso. Si avvicinò così al collega, intento a studiare le macerie di un edificio affianco. Aveva un'aspetto stanco e depresso, segno che quella non era stata la migliore nottata della sua vita.
"Ehy" lo chiamò istintivamente il ragazzo provando a toccarlo, ma non vi riuscì.
Un'enorme tristezze prese possesso del suo cuore. Ora che poteva parlare, sentire e vedere, nessuno poteva fare lo stesso con lui. Calde lacrime gli corsero sulle guance, quella sensazione di bagnato così familiare che ormai a malapena sentiva.
Altri versi uscirono dalle sue labbra. Singhiozzi. Si sentì però eternamente sollevato nell'emettere quei suoni, lo aiutavano a liberarsi dal peso che premevano il suo cuore verso il basso, creando un dolore così forte da essere impossibile da ignorare.
E, per la prima volta, urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, e questo gli piacque da morire.
Ben presto, le lacrime di tristezza si trasformarono in lacrime di gioia. Non gli importava più se nessuno poteva sentirlo o vederlo, gli bastava poter utilizzare tutti i sensi che aveva ora a disposizione, scoprirli, e tutto sarebbe andato per il meglio.
Alzò lo sguardo verso la luna, quel satellite che gli parve la cosa più bella dell'intero creato, così bianca, pura e luminosa. Chiuse gli occhi e sorrise, mentre una dolce e melodiosa voce gli riempì le orecchie: "Tu sei Tubal Alexander Bellamy e sei uno spirito".

 
-O-

"Tubal? Ohy, Tubal, stai bene?"
La voce di Jack lo scostò nuovamente dai suoi ricordi, mentre il suo sguardò si posò inevitabilmente su di lui. "S-sì" balbettò poi tentando di riacquistare la sua solita sicurezza.
"Allora? Come mai ti piace la musica?" chiese ancora Frost, curioso di conoscere la risposta.
"Non lo so, è così e basta" tagliò corto lo spirito della musica Rock. Non amava parlare del suo passato, per questo nessuno ne era a conoscenza, nemmeno Calmoniglio.
"Ragazzi, Pitch inviato lettera su dove si terrà primo combattimento!" la voce di Nord portò inetavilmente sollievo al ragazzo dal taglio alla moicana, il quale aveva sperato con tutto se stesso che Jack non chiedesse altro.
"E dove?" domandò entusiasta il Guardiano del divertimento. Inutile dire che non vedeva l'ora di dare una bella lezione a quell'odiosa ombra che era l'Uomo Nero.
"Sud Italia, in Puglia. Non mi sorprende, i suoi abitanti usano ancora espressione "se non dormi arriverà Uomo Nero che ti porta via", quindi suo potere accresce molto nella notte grazie a loro" spiegò lo spirito del Natale.
"Le cose si fanno interessanti" ghignò Jack Frost. Anche se si trattava di una guerra, per lui era tutto un grande gioco.
E si stava davvero divertendo.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Chi di voi mi conosce da prima che io scrivessi questa interattiva, sa che io amo svelare i personaggi con dei flashback e questa mi sembrava il modo migliore per approfondirli tutti.
Quindi vi starete chiedendo "dove vuoi arrivare, donna?". Mi è venuta l'idea di dedicare un po' di spazio ad ogni personaggio, proprio come ho fatto qui con Tubal, ma nel mentre la storia andrà avanti. Molto nello stile serie Once Upon A Time (o C'era Una Volta), eheh!
Il luogo del combattimento non è stato scelto a caso, ho solo fatto delle ricerche e ho pensato che la Puglia potesse essere perfetta per lo scontro. Voi che ne pensate?
Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere come sempre se vedete qualche errore, sia di svista o riguardante i vostri personaggi.
Alla prossima!
Kisses, Emy.

P.S: Se ve lo state chiedendo, no, non sono pugliese. Sono metà siciliana, però XD.
   
 
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