Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hooligan9819    23/07/2016    2 recensioni
"Quando smetterai di chiamarmi boss?"
"Quando smetterai di voler avere il controllo su tutto."
"Vorrei avere davvero il controllo su tutto."
"Su cosa non ce l'hai?"
"Su di te e quello che mi fai sentire."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La risposta, come immaginavo, fu positiva, anche se un po’ tirata prima di ottenerla.

Stesi circa due ore a decidere cosa indossare ed a controllare il cellulare così da essere sicura che lui non fosse ancora arrivato.

“Ma perché mi preoccupo così tanto?” pensai, acconciando i capelli.

Quella mattina avevano deciso di essere il più bizzarri possibile, sembravo una psicopatica uscita da un manicomio.
Non riuscivo nemmeno a sistemarli a dovere, essendo che erano anche abbastanza crespi.
Dopo diverse ore a maledirli, il sudore ed il tirare nodi con la spazzola, riuscii a dar loro una forma.

“Cosa mi tocca fare…”

Sospirai, guardandomi allo specchio.

Il “beep” del telefono si fece finalmente sentire dalla stanza accanto, doveva essere lui.

Sbloccai il cellulare con un veloce tocco, sbuffando al notare che fosse mia madre che già insisteva sul volerlo incontrare.

Decisi di non rispondere, fingendo di non averlo ricevuto.
Era un po’ come la frase “non accettare le tue responsabilità, fingiti morto”; in poche parole mi stavo fingendo morta in modo da non doverle presentare il mio famosissimo e ricchissimo fidanzato che sfortunatamente era anche inesistente.

Notando che non rispondevo, continuò a chiamarmi ripetutamente, ottenendo però come risposta la segreteria.
Inviai, in compenso, un messaggio a mio padre:

“Fai smettere la mamma, sto cominciando a spaventarmi”

Con mio padre avevo sempre avuto un rapporto diverso rispetto a quello con mia madre, eravamo più complici, di conseguenza sapevo benissimo che avrebbe fatto finta di coglierla in flagrante mentre mi chiamava e l’avrebbe fatta smettere.

Appoggiai il telefono su una mensola, allacciandomi le scarpe.

Ennesima vibrazione del telefono, ennesima chiamata, ennesimo sospiro nervoso da parte mia.

Si ruppe anche un laccio, la situazione era diventata insostenibile.

Doveva farla finita, con le buone o con le cattive.

-“Senti, mamma, si è rotto un laccio, sto sudando per vestirmi, i miei capelli fanno schifo e la mia vita anche, smettila di chiamarmi perché mi stai facendo innervosire, ti ho detto che non posso presentartelo!”-

Dissi tutto d’un fiato ad alta voce. Ci fu qualche minuto di silenzio dall’altro capo del telefono, che fu interrotto da una risatina e successivamente da un “Come sei negativa! Appena hai finito di lamentarti scendi, sono qui.”

Rimasi con il telefono appoggiato all’orecchio, portandomi l’altra mano sulla fronte, chiudendo gli occhi.

“Ok” borbottai e chiusi, andando a cercare un altro laccio.

Bella figura di merda, come avrebbe mai potuto accettare ciò che gli stavo per chiedere?

****

Salii in auto senza dire una parola ed anche abbastanza scossa, trovando Bieber che canticchiava.
Spostò gli occhiali da sole sul naso, guardandomi.

-“Beh, ciao anche a te.”-

-“Hey”- risposi, irritata.

So che non era il miglior atteggiamento per far in modo che mi potesse aiutare, ma il singolo fatto che gli stessi chiedendo un favore mi dava un fastidio enorme, soprattutto misto alle continue chiamate di mia mamma che mi avevano fatta impazzire.

Non capivo perché lui invece continuasse a restare rilassato ed addirittura sorridere come un cretino quando mi vedeva arrabbiata.

Mise in moto, continuando a canticchiare.

-“Dove andiamo?”-

Mormorai, cercando di rompere un po’ il ghiaccio che io stessa avevo portato lì.

-“Tu dove vuoi andare?”- picchiettava sullo sportello della macchina a ritmo di musica, lanciandomi ogni tanto uno sguardo.

-“Io opterei per un panino al McDonald’s a dire il vero”-

Annuì, dicendomi che andava bene.

-“Chi devi presentare a tua madre?”-ridacchiò.

-“Ehm..Ne parliamo dopo”-


Non insistette, assumendo comunque un’espressione di curiosità.
Mi morsi le labbra, pensando che colui che dovevo presentare ai miei in qualche modo doveva essere lui.
Rabbrividivo al pensiero della sua reazione alla mia richiesta così sfacciata e immatura.

****

Era quasi una scena ”romantica”:

Io e lui seduti in auto a divorare panini e patatine, scherzando su tutto.

Raccontava aneddoti davvero divertenti, nonostante da lui non me lo aspettassi, ed aveva modi di trattarmi da ragazzi più grandi di lui.

Riflettevo sul fatto che fosse un peccato che fosse un donnaiolo un po’ stronzo, perché se avessi avuto la certezza che da me non cercava altro che una scopata, sarebbe anche stato un buon amico.

Nonostante volessi posticipare quel momento al più tardi possibile, fui costretta a dovergli fare la fatidica richiesta.

-“Boss, c’è un motivo se oggi ti ho chiesto di vederci..”

Cominciai, prendendo un ultimo sorso di cocacola e posandola sul cruscotto.

Scosse la testa, chiedendomi quale fosse.

Deglutii, tentennando un po’ tra una parola e l’altra.

-“Avrei bisogno di un favore..”-

-“Non girarci troppo, cosa c’è?”-

-“Io.. ecco.. Non è facile da chiedere…”-

-“Megan, vuoi un figlio da me? Non saresti la prima che me lo chiede, sai?”-


Spezzò un po’ la tensione, facendomi ridere e poi dandomi un colpetto sul braccio per continuare.

-“No, non mi spingerei mai a tanto..!”-

-“E allora cosa?”-

-“Ecco, ho combinato un casino con i miei ed avrei bisogno che tu ti fingessi il mio…”-

-“Il tuo?”-


Inarcò le sopracciglia, sottolineando “tuo” con un tono misto fra interrogativo e severo.

-“Ragazzo, ecco…”

Scoppiò in una fragorosa risata, prima di notare che invece la mia espressione rimaneva seria mentre lo fissavo con gli occhi da cucciolo.

-“Aspetta, non stai scherzando?”-

Si fermò, facendo una faccia disorientata. Scossi la testa, facendo un sorrisino di circostanza.

-“Non se ne parla assolutamente.”-

Negò fermamente, girandosi verso il finestrino.

-“Andiamo, per favore, si tratta solo di fingere ad una cena, non mi dovrai neanche baciare né niente!”-

Si voltò verso di me, lanciandomi uno sguardo ammiccante e cominciando ad avvicinarsi.

-“Il problema non è baciarti, quello lo farei volentieri.”-

Posai la mano sul suo petto, spostandolo verso dietro.

-“Puoi solo per un secondo fare il serio?”-

-“Mai stato più serio.”-

-“Perché non puoi aiutarmi?”-


Sospirò, posando le mani sul volante.

-“Martinez, sono Justin Bieber, non posso permettermi di fingere. Hai idea di quanto scoop si farebbe su di noi? Sapendo che Bieber sta frequentando una sua ballerina?”-

Le sue parole mi colpirono interiormente, suscitandomi una sorta di fastidio.

-“Scusa, che ci sarebbe di male a frequentare una tua ballerina?”-

-“Non posso permettermelo!”-

Espressi delusione attraverso gli occhi.
Mi sentii una completa idiota, pensando che davvero mi avrebbe aiutata senza ottenere niente in cambio.
Non era altro che il coglione montato che fin'ora avevo giudicato tale.
Ciò che aveva detto mi causò disgusto ed anche una lieve tristezza, anche se non ne concepivo il motivo.

Aprii la portiera, facendo per scendere, quando mi afferrò un braccio.

-“Hey, hai frainteso”-

Cercò di giustificarsi, ma non volevo sentirmi ancora più piccola di quanto già lui mi avesse fatta sentire.

-“Non farti vedere con me, boss, potrebbe essere un enorme errore.”-

Scesi dall’auto, dirigendomi verso casa a piedi, senza voltarmi nemmeno una volta.

“Sei solo una stupida”

La vocina questa volta aveva ragione.
   
 
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