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Autore: crazy lion    23/07/2016    7 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Altro aggiornamento imprevisto! L'esame che avevo è stato posticipato, l'ho fatto ieri e ho preso un bel voto.
Ora ho una settimana libera prima di partire per la mia vacanza-studio in Spagna, per cui ho deciso che pubblicherò un capitolo nuovo al giorno; e, infine, riprenderò a settembre, come promesso, con la consueta pubblicazione ogni due settimane. Mi dispiace per questi cambiamenti di programma, non credete che voglia prendervi in giro perché non è affatto così. Ho semplicemente tempo a disposizione per cui, mentre sto andando avanti a scrivere la storia (sono arrivata al capitolo 63 oggi), pubblico qualcosa.
Come sempre, buona lettura!
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 35.

SOLO UN BACIO D'AFFETTO
 
Il giorno dopo le bambine erano molto stanche. Demi non ne capiva il motivo, ma pensò che forse quello prima avevano speso così tante energie giocando che ora avevano bisogno di riprendersi. Rimasero tranquille per tutto il giorno e giocarono poco e con svogliatezza. Mackenzie sembrava non essersi accorta della litigata tra la mamma ed Andrew e Demi decise che non gliene avrebbe parlato.
Il pomeriggio, mentre le piccole riposavano, la ragazza chiamò l'amico.
"Ciao Demi, come stai?"
Una voce allegra rispose all'altro capo del filo.
"Bene, e tu?"
"Sono in pausa pranzo, ma fino ad ora il lavoro procede. Stamattina sono stato in ospedale molto tempo."
"Tua sorella è peggiorata?" chiese Demi, improvvisamente preoccupata.
Non avrebbe mai voluto che Andrew soffrisse ancora di più.
"No, è stabile, ma avevo bisogno di rimanere solo con lei."
"Certo, lo immagino. Ti avevo chiamato perché vorrei invitarti a cena stasera. Cucino io."
"Aspetta un attimo, dovrei essere io ad invitarti a cena! Ti avrei chiamata ora proprio per farlo. Insomma, sono stato io a farti star male, per cui è giusto che mi faccia perdonare!"
"Ti ho già perdonato, come sai! Dai, vieni tu da me, non mi costa nulla cucinare!"
Andrew provò ad insistere, ma alla fine dovette cedere.
"Va bene, vengo, ma non c'è bisogno che ti disturbi, se vuoi possiamo ordinare una pizza!"
"Sono una cuoca tanto pessima?" chiese Demi ridendo.
Andrew sorrise.
"Non ho detto questo. Non ho mai mangiato a casa tua, quindi non posso dirlo, ma non vorrei che ti costasse troppo preparare qualcosa, tutto qui."
"Non mi crea nessun problema, davvero! Spero solo di non combinare un disastro!"
"Non succederà, ne sono sicuro. A che ora vuoi che venga?"
"Verso le 20:00 va bene?"
"Sì, perfetto! Le piccole pesti come stanno?"
"Andrew, non sono delle pesti!" esclamò Demi e scoppiarono a ridere entrambi.
"Lo so, sono delle bambine dolcissime e molto buone. Allora?"
"Stanno bene. Oggi sono molto stanche, ora infatti stanno dormendo."
"Bene, a dopo allora."
Per la cena con Andrew, Demi decise di preparare la pasta al forno e una torta di mele. Uscì con le bambine per fare la spesa e quando tornò si mise subito al lavoro, mentre le piccole giocavano e ogni tanto la guardavano.
Alle 19:00 Demi aveva finito. Diede la cena alle bambine, le quali non mangiarono molto. Erano così stanche che avevano perfino poco appetito. Hope si addormentò dopo pochi minuti tra le braccia della mamma e Mackenzie scrisse che aveva sonno e che sarebbe andata a letto.
"Va bene, tesoro" le disse la ragazza.
La accompagnò di sopra, mise Hope nella culla e poi rimboccò le coperte a Mac.
Verso le 19:40 uscì. Restò in piedi davanti alla porta ad aspettare Andrew. Non voleva che arrivasse e suonasse il campanello, perché le bambine si sarebbero svegliate. Vide la sua macchina avvicinarsi dopo solo dieci minuti e lo salutò con la mano mentre parcheggiava.
"Sei arrivato in anticipo!" esclamò, andandogli incontro.
"Sì, preferisco arrivare presto piuttosto che rischiare di fare tardi. Ho portato una bottiglia di vino" disse sorridendo e porgendogliela.
"Non ti dovevi disturbare!"
"Figurati! Quando si va a casa di qualcuno bisogna sempre portare qualcosa."
Entrarono e Demi lo fece accomodare in cucina. Mentre lei serviva la pasta al forno, Andrew le chiese dove fossero le bambine.
"A letto, erano molto stanche." "Capisco." Cominciarono a mangiare in silenzio, poi lui le fece i complimenti per la pasta al forno. "Ti piace davvero?" "Sì, è buonissima!" "Grazie! L'ho fatta poche volte fino ad ora, ma credo che oggi mi sia venuta veramente bene."
Quando assaggiarono il dolce fecero entrambi una faccia schifata.
"Non è il massimo" commentò Andrew.
"Io direi che fa proprio schifo!" esclamò Demi.
"Non volevo dirtelo per non ferire il tuo ego."
Risero sguaiatamente dopo quella battuta.
"Questa da dove l'hai tirata fuori?" chiese lei cercando di non ridere ancora di più.
"Non lo so. Mi è venuta così, su due piedi."
"Che strano, di solito sono brava a fare i dolci, e mi piace davvero prepararli."
"Non preoccuparti, capita di sbagliare."
"No, ho fatto una figuraccia!" esclamò la ragazza, dispiaciuta. "Scusami, mi dispiace, mi dispiace e ancora, mi dispiace!"
Si vergognava veramente tanto. Come aveva potuto cuocere troppo una torta così semplice e non metterle abbastanza zucchero?
"Demetria, non importa. È tutto okay, te l'assicuro." Andrew si alzò, fece il giro del tavolo e la abbracciò da dietro. "Non mi interessa che la torta sia venuta male, la cosa importante è stare qui con te" le sussurrò.
Lei si girò e gli sorrise. Era così dolce!
"Grazie" gli disse, sorridendo appena. "Posso offrirti qualcos'altro, almeno per toglierci il gusto di quello schifo?"
"Visto che me lo chiedi, berrei volentieri un caffè."
"D'accordo."
Demi buttò via la torta, preparò e servì il caffè e aprì una scatola di cioccolatini fondenti. Ne presero entrambi un paio e poi Andrew commentò:
"Hai sempre preferito questo tipo di cioccolato a quello al latte, fin da quando eri piccola. Vale lo stesso per me."
"Sì, lo so. È una delle tante cose che ci accomuna" disse sorridendo apertamente. "Quello al latte mi piace, ma a volte è troppo dolce."
"Già, ma quello alle nocciole è fantastico!"
"Mmm sì. Mi hai fatto venire voglia di un altro cioccolatino, ti odio!" esclamò scherzando.
Lui rise di cuore.
"Mangialo, non ti farà certo male esagerare un po' ogni tanto. Il caffè è ottimo, comunque" aggiunse, dopo aver mescolato lo zucchero e aver preso un piccolo sorso.
Demi lo assaggiò e ammise che sì, in effetti lo era.
Finita la cena, disse ad Andrew di accomodarsi sul divano.
"Io vado un attimo in bagno" concluse.
Lui si alzò, sistemò i piatti nel lavello e si diresse in salotto. Proprio quando stava per sedersi, vide che Demi gli si avvicinava correndo e urlando:
"Agguatoooooo!"
Gli saltò addosso e caddero tutti e due a terra, sul tappeto. Iniziarono a lottare. Demi gli saltò sopra e riuscì, con sua grande sorpresa, a farlo restare a terra sotto di lei, ma Andrew dopo un po' la fece rotolare di lato e si sollevò a sedere.
"Battaglia di cuscini!" esclamò.
Prese in mano un cuscino e glielo lanciò addosso. Lei, per difendersi, fece lo stesso, poi si alzò e spense la luce del salotto.
"Che fai?" le chiese Andrew. "Non vedo più niente!"
"Appunto, è questo il bello. Giochiamo al buio, dai!"
Demi si tolse le scarpe e le mise vicino al divano, Andrew fece lo   stesso e poi ripresero a lottare. Ognuno dei due aveva un cuscino in mano e facevano a gara a chi colpiva più forte. Per un po' i cuscini sbatterono l'uno contro l'altro e i due ragazzi riuscirono a proteggere i loro corpi con quelle armi, ma poi Demi riuscì a colpire Andrew su un fianco.
"Ahi!"
"Evviva!" esclamò la ragazza, alzando le mani in segno di vittoria.
Quella sera giocarono, risero e si divertirono come non mai. Si sentivano dei bambini spensierati e con la memoria andavano indietro nel tempo, ai giorni nei quali si divertivano all'aperto fino a tardi. Da tanto, troppo tempo non si sentivano così leggeri e liberi di esprimere quella parte di loro rimasta bambina, che avevano dovuto nascondere nei loro cuori.
Dopo aver giocato decisero di guardare un film, ma arrivata a metà Demi disse di sentirsi stanca.
"Ti vuoi sdraiare?" le chiese Andrew.
"Sì; scusami, ma sono abbastanza distrutta."
Pensava che lui si sarebbe alzato e le avrebbe lasciato il divano, invece si sorprese quando vide che si metteva un cuscino sulle gambe e glielo indicava perché ci si sdraiasse sopra.
"Posso?" gli chiese, un po' imbarazzata.
"Certo che sì!"
La ragazza si sdraiò su di lui e si rilassò. Andrew prese la coperta di lana che si trovava sullo schienale del divano e la coprì.
"Grazie" sussurrò. "Andrew?"
"Sì?"
Avrebbe voluto chiedergli se sarebbe rimasto con lei quella notte, ma temeva che lui avrebbe potuto interpretare male quella domanda e poi non voleva dare l'impressione di essere troppo sfacciata, così disse soltanto:
"Ti voglio bene!"
"Anch'io te ne voglio!"
Poco dopo si addormentò.
Andrew non prestò più attenzione al film, anzi, prese il telecomando in mano e spense la televisione. Preferiva guardare Demi. Dormiva tranquilla, con il viso rilassato e sereno.
Dopo un po' le prese delicatamente una mano e le guardò il polso. Nonostante il tatuaggio, le cicatrici dei tagli si vedevano bene. Le toccò piano.
"Quanto vorrei che non avessi sofferto così, tesoro!" esclamò a voce bassa, per non svegliarla e poi se ne rese conto: l'aveva appena chiamata "tesoro". Non l'aveva mai fatto prima. L'aveva sempre chiamata Demi, oppure "cara", ma "tesoro" no. Perché l'aveva fatto? Di solito si chiama così la propria fidanzata, o un figlio, ma lui e Demi non stavano insieme. Stavano semplicemente trascorrendo più tempo possibile assieme come amici, quindi perché si era lasciato andare ad uno slancio d'affetto così grande? Non lo sapeva e, per quanto continuasse a pensarci, non riusciva a capirlo.
Demi si mosse e aprì gli occhi.
"Voglio alzarmi" sussurrò.
Si mise a sedere accanto a lui.
"Che ti succede?"
"Niente, avevo solo bisogno di andare a bere un bicchier d'acqua."
Stava per alzarsi, ma Andrew andò in cucina e glielo portò.
"Grazie."
Si abbracciarono e lui avvicinò sempre di più il suo viso a quello di lei, fino a sfiorarle le labbra. Sentì il calore delle sue. Erano morbide e delicate. Andrew la sollevò tra le braccia e la baciò, soffocando con quel gesto l'urlo di sorpresa che Demi aveva iniziato a fare. Fu un bacio a fior di labbra. Lui avrebbe voluto approfondirlo ma, quando ci provò, Demi chiuse la bocca per opporre resistenza.
"Scusa" dissero insieme e sorrisero.
"Davvero, Andrew, scusami. Non so che mi è preso."
"Nemmeno io" disse lui mettendola giù. "Sarà stata l'emozione del momento. Stavamo parlando di una cosa importante, poi tu ti sei addormentata e ci siamo lasciati prendere troppo la mano. Sono stato io a cominciare, per cui ti chiedo perdono."
"Ti perdono, ma anch'io ti ho baciato. Non è stato un bacio con la lingua ma solo con le labbra, anche se io lo considero pur sempre ciò che è. Baciarsi sulle labbra è diverso da farlo su una guancia."
"Sì, infatti."
"Tu hai ragione, è stata l'emozione. Voglio dire, il nostro non è certo amore."
"No, è però una fortissima amicizia."
"Sì."
Avevano sbagliato, si erano lasciati andare troppo e si dissero che non sarebbe successo mai più.
Dopo poco Andrew se ne andò, lasciandola sola.
 
 
 
Demi ritornò in camera, indossò il pigiama e si infilò a letto. Dopo venti minuti passati a girarsi era ancora sveglia, così si mise a contare. Sapeva che era una tecnica che funzionava, che utilizzava sempre da bambina quando non aveva sonno la sera e sua mamma la obbligava ad andare a nanna dicendole che i bambini devono dormire per poter giocare tanto il giorno dopo. Purtroppo non cambiò nulla."
"Forse quando si è grandi non funziona" si disse.
Si alzò facendo attenzione a non far rumore per non svegliare Hope. Tornò in salotto e rimase in piedi, nel punto nel quale lei ed Andrew si erano baciati. Anzi, a dire il vero era stata lei a lasciare che lui lo facesse. Perché si era comportata così? Non pensava all'amore perché non ne aveva bisogno.
Non l'aveva mai detto esplicitamente a nessuno, ma da quando Joe Jonas l'aveva lasciata nel momento in cui lei aveva cominciato a stare male, Demi si era sentita ferita e delusa. Il ragazzo che amava l'aveva lasciata durante il tour e poi, quando lei era entrata in clinica, non l'aveva mai cercata per sapere come stava. Solo dopo, quando era tornata a casa sentendosi un po' meglio, avevano cominciato a rivedersi, ma come amici, nulla più.
Lei ci aveva messo tantissimo tempo a considerarlo un amico. L'aveva messo alla prova per mesi, parlando con lui e, in un certo senso, ricominciando a ricostruire il loro rapporto da zero. Gli aveva spiegato il motivo e lui aveva capito ed era stato d'accordo. Si era scusato mille e mille volte, ma a lei questo non era bastato.
"Mi hai ferita troppo, Joe" gli aveva detto. "Ricominceremo daccapo e diventeremo amici solo quando io avrò superato questa grande delusione."
Ci erano voluti due anni perché tra loro le cose tornassero più o meno normali. Non si vedevano molto spesso né si telefonavano, più che altro perché lei si era voluta allontanare un po' da lui, sapendo che le cose non sarebbero più tornate come prima, nonostante fossero
migliorate.
Demi credeva nell'esistenza e nella forza dell'amore, ma, come aveva detto ad Holly, per ora stava bene così. Ciò che era successo con Joe non c'entrava niente con la sua decisione di non innamorarsi. Quella ormai era una storia vecchia, chiusa, così come il loro allontanamento per tutti quei mesi e la mancanza di fiducia da parte di lei. Aveva superato quella fase della sua vita nella quale pensava al passato con lui. Semplicemente, non sentiva il bisogno di innamorarsi perché aveva le sue bambine ed erano loro la sua famiglia. Andrew era il suo migliore amico e c'erano i genitori e le sorelle ad aiutarla. Non aveva bisogno di altro.
 
 
 
Andrew rientrò in casa e buttò le chiavi della macchina sul pavimento. I suoi gatti iniziarono a giocarci e lui le tirò via subito, temendo che avrebbero potuto farsi male. Andò vicino al bagno e aprì  una scarpiera. Si tolse le scarpe e indossò un paio di ciabatte che utilizzava sempre quand'era in casa per stare più comodo. Tornato in salotto,  batté un pugno sul tavolo.
"Perché l'ho baciata?" urlò. "Non avrei dovuto!"
Cercò di rallentare il respiro e di calmarsi, riflettendo sul fatto che, in realtà, era stata lei a farlo per prima; e non negava che quel loro contatto di labbra gli fosse piaciuto. Demi, però, era una sua amica, niente più, niente meno. Era l'amica migliore che lui avesse al mondo.
Quand'era al liceo, il suo professore di filosofia, che aveva studiato psicologia, ogni tanto teneva ai suoi studenti qualche lezione di tale materia. Una volta aveva detto che è molto facile che un ragazzo si innamori della sua migliore amica. Il contrario, invece, è più difficile.
"Non sono innamorato di lei" disse ad alta voce, sentendo il suo cuore in tumulto.
Non era la prima volta che batteva così. Da tempo, quando stava con Demi o quando la pensava si sentiva in quel modo, come se si trovasse tra le nuvole. Era forse quello l'amore? Non aveva mai usato quella parola con lei e non credeva che Demi lo amasse.
"Amore" disse ad alta voce.
Non sono innamorato di lei, pensò.
"Il che vuol dire che lo sei" gli disse il suo cuore.
Sospirò e andò a letto pensando alla parola "amore" e dicendosi che avrebbe aspettato e visto cosa la vita avrebbe riservato ad entrambi.
Di una cosa, però, era certo: da un po' di tempo a quella parte, per la prima volta da quando Carlie era in coma, si sentiva veramente meglio. Era strano, ma da quando aveva cominciato a vedere Demi più spesso, le sue giornate avevano acquistato un senso nuovo, diverso. Lei e le bambine riuscivano ad attenuare, almeno per un po', la tristezza, il dolore e la grande rabbia che provava. Decise che l'avrebbe detto a Demi il giorno successivo. Era una cosa importante e voleva che lei lo sapesse.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
finalmente sono arrivata a questo capitolo. Non vedevo l'ora di inserire un po' di romanticismo nella storia!
La relazione fra Andrew e Demi si costruirà lentamente, perché entrambi hanno bisogno dei loro tempi e di capire quali sono le loro vere emozioni.
   
 
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