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Autore: crazy lion    24/07/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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ATTENZIONE! Ho deciso di aggiungere una scena allafine di questo capitolo. Demi verrà a sapere una cosa e, tempo fa, quando avevo pubblicato, non mi ero resa conto di aver commesso un errore: lei, infatti, non faceva niente per capire meglio la situazione, o per risolverla. Rileggendo il capitolo in questi giorni, mi sono resa conto che la cosa è alquanto irrealistica, oltreché sbagliata, da parte sua, dal punto di vista etico. Per cui ho deciso di scrivere queste tre pagine, che ho fatto leggere alla mia amica _FallingToPieces_ perché le controllasse e mi dicesse se andavano bene, dato che avevo qualche dubbio. Avuta la sua approvazione, sono venuta qui a pubblicare.



CAPITOLO 36.

TI VOGLIO BENE
 
Il giorno seguente Mackenzie si svegliò tranquilla.
Erano le otto. Hope si era svegliata un'ora prima e aveva già bevuto nel biberon il suo latte con i cereali. Ora era nel box e giocava tranquilla. Demi preparò latte e cereali al cioccolato per Mackenzie.
"Mac," le disse, chiamandola per la prima volta con quel diminutivo, "ti va di venire a comprare qualche vestito per l'inverno? Mi sono accorta di non aver fatto spese per quella stagione quando ho preso i vestiti per te e Hope."
Iniziava a fare freddo e le bambine avevano vestitini troppo leggeri.
Mackenzie fece segno di sì e scrisse:
La mia mamma mi chiamava sempre così.
"Se ti fa stare male che io usi questo nomignolo, posso…"
La piccola fece segno di no e sorrise ancora.
Mi piace. A volte mi fa star male, è vero, ma non così tanto.
I vari genitori affidatari dai quali era stata l'avevano chiamata così, a volte, ma vedendo le sue lacrime non l'avevano più fatto. Per mesi la bambina non aveva permesso a nessuno di usare quel diminutivo. Ogni volta che l'aveva sentito, il suo piccolo cuore si era spezzato e il dolore per la morte di mamma e papà si era fatto sempre più intenso e insopportabile. Sapeva che i genitori affidatari non l'avevano fatto con cattiveria, ma a volte aveva provato, lo ammetteva, una punta di rabbia. Con Demi, però, era diverso. Mackenzie non era arrabbiata, né ferita. Non sapeva perché con lei si sentisse così, e con William e Joanna, per esempio, fosse accaduto il contrario. Probabilmente c'era una ragione che lei forse non poteva ancora comprendere, quindi smise di chiederselo.
"Sei sicura?" le domandò Demi con dolcezza.
Non avrebbe mai voluto ferirla.
La bambina annuì.
"Okay, allora ti chiamerò anche Mac, ma ammetto che mi piace di più il tuo nome intero. Non ho mai sopportato i diminutivi, il tuo mi è venuto così! Tutti mi chiamano Demi anche se il mio nome è Demetria Devonne, e questo mi piace, a volte chiamo Sel la mia amica Selena, ma non sono abituata ad usare diminutivi nei confronti di altre persone. Comunque, oggi potremmo incontrare dei paparazzi, Mackenzie. Loro faranno delle fotografie a te e a Hope e forse ti chiederanno delle cose, ma tu non rispondere e restami sempre vicina, okay?"
Lei annuì, si alzò e indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena.
"Ehi tesoro, va tutto bene! Non c'è niente di cui aver paura! Sono solo dei fotografi! Certo, ne troveremo molti e probabilmente ci saranno anche parecchi miei fan, ma non faranno del male né a te né a Hope, sta' tranquilla."
La bambina rimase immobile. Guardava la mamma, ma dopo qualche secondo i suoi occhi si persero nel vuoto. Si era irrigidita, stava dritta e con le braccia lungo i fianchi. Demi capì che c'era qualcosa che non andava e che non era solo il semplice fatto di uscire e incontrare dei paparazzi. Era qualcosa di più profondo e, forse, di spaventoso.
"Piccola, cosa c'è?" Si alzò dalla sedia e si avvicinò a Mackenzie. Guardò Hope per un momento. La teneva sempre sott'occhio, ma la bambina stava giocando con un peluche, abbracciandolo più forte che poteva ed era calma. Sorrise e rivolse la sua attenzione a Mackenzie. "Di cos'hai paura?" le domandò, accarezzandole i riccioli neri.
La bambina prese un pezzo di carta che si trovava vicino al microonde e una penna poco distante, poi tornò al suo posto.
Ho paura che prima o poi tu ti arrabbierai con me se e quando avrò un'altra crisi e che mi riporterai indietro, o che mi darai le botte per farmi smettere come faceva la mia prima mamma affidataria. Non mi ha veramente picchiata, ma mi dava comunque tante botte e mi urlava di smettere di comportarmi da bambina capricciosa e viziata e che ero solo una stupida che non sapeva volere bene a nessuno.
Demi guardò il cielo e diventò rossa in viso. Come aveva potuto quella donna dire cose del genere ad una bambina? Era arrabbiata, anzi no, furiosa! Chissà perché Holly non gliene aveva parlato! Era strano, in fondo lei era stata una bravissima assistente sociale e lo era ancora, durante le sue visite. Se non l'aveva fatto, era perché evidentemente nemmeno lei sapeva. Forse Mackenzie con "botte" intendeva "schiaffi", per questo aveva detto che la mamma affidataria non l'aveva picchiata. Conosceva la differenza tra picchiare per davvero e dare gli schiaffi. Questo, però, non giustificava quella donna.
"Io non ti dirò mai cose così brutte, Mac. So che quelle crisi ti vengono perché stai male e tu non sei una bambina stupida, né viziata, né capricciosa e, te lo assicuro, sai voler bene. Lo vedo da come mi abbracci e mi dai i baci e dal fatto che ti fidi di me, che mi parli e anche dal modo in cui ti prendi cura di Hope. Tu sei una bambina splendida e lo dico non solo perché sei mia figlia, ma anche perché è quello che penso veramente."
Mackenzie guardava ancora il vuoto.
Ho anche paura che tu mi dia un calcio e mi scotti con la sigaretta come ha fatto l'uomo cattivo che ha ucciso la mia mamma e il mio papà. Prima li ha uccisi e poi, quando mi ha vista e si è accorto che c'era anche Hope, ci ha fatto del male. Noi abbiamo pianto e urlato, finché sono arrivati i vicini, che hanno bloccato il cattivo e hanno chiamato degli uomini. Sono arrivati con delle macchine che avevano delle sirene che facevano un suono tanto forte. L'uomo cattivo è riuscito a scappare, ma loro l'hanno preso subito e poi sono arrivate altre persone che ci hanno portate in ospedale. Quando siamo guarite hanno chiamato una donna che ci ha portate in una casa famiglia; poi siamo state da tre famiglie affidatarie prima di conoscere te. Tu ci terrai con te per sempre, vero? Noi stiamo bene qui con te, non vogliamo andare via! Ti prego, non mandarci indietro!
Era una vera e propria supplica. Mac stava per piangere, sentiva gli occhi pizzicare e cercava di non crollare. A Demi faceva pena, e si intenerì. Era la prima volta che Mackenzie parlava del suo passato. Non le aveva ancora detto dei suoi genitori, di come erano morti, né aveva ancora parlato, ma non importava. Per ora andava bene così. In fondo Demi sapeva già queste cose, ma non riusciva a capacitarsi del fatto che quel killer pazzo avesse potuto fare del male a due bambine così piccole e uccidere i loro genitori. Era senza parole, ma sapeva di dover dire qualcosa a Mackenzie, così prese un profondo respiro e si fece coraggio.
"Guardami! Guardami" ripeté, prendendole il viso e abbassandolo un po'. Lo lasciò andare e, finalmente, la bambina ricominciò a guardarla negli occhi. "Io vi terrò con me per sempre. Vi ho adottate e non vi lascerò mai. Ora ascolta bene quello che dico" continuò la ragazza con dolcezza. "Io ti voglio bene! Te ne voglio tantissimo e mi sento davvero tua mamma. So che non potrò mai prendere il posto della tua mamma vera e non sarebbe nemmeno giusto da parte mia pretenderlo, ma come ti ho già detto tu per me sei mia figlia, come se fossi nata dalla mia pancia. Io non ti picchierò mai, mai, hai capito? Chiunque proverà a metterti le mani addosso, prima dovrà fare i conti con me. Io ti amo, Mackenzie; e tutte queste cose valgono anche per Hope, ovviamente. Perciò, quando ti sentirai pronta ad aprirti e a parlare con me, a sfogarti o a dirmi qualsiasi cosa tu voglia, io ci sarò, ti ascolterò."
Mackenzie scoppiò in pianto. Tremava e i suoi singhiozzi erano talmente forti da toglierle il respiro.
"Va tutto bene, piccola mia!" le sussurrava la mamma. "Nessuno ti farà più del male, è finita. Vieni qui!"
La prese in braccio e lei le si avvinghiò, bagnandole la maglia e il collo con le lacrime, ma a Demi non importava. La ragazza la accarezzò e la coccolò, le massaggiò la schiena e poi le diede un bicchier d'acqua e le disse di fare dei respiri profondi. Dopo qualche minuto Mackenzie si calmò.
Avrebbe voluto dirle che le voleva bene anche lei, ma non scrivendolo, dicendolo. Aprì la bocca e provò a far uscire quelle tre piccole, semplici parole. In fondo non era poi così difficile…
"Puoi farcela Mackenzie, avanti!" la esortò Demi, che vedeva lo sforzo che la bambina stava facendo. "Puoi anche dire solo un monosillabo. Non importa se non riesci a pronunciare una parola, lo farai pian piano. Su, prova!"
Mackenzie si concentrò più che poté, ci mise tutta se stessa, aprì la bocca, ma quello che uscì dalla sua gola fu un suono strozzato seguito da un sospiro. Guardò Demi con occhi tristi  pieni di lacrime.
"Va bene così" sussurrò la ragazza. "Ci hai provato, questo è l'importante."
Si abbracciarono e si diedero un bacio, sentendo nel profondo dei loro cuori che l'amore che provavano l'una per l'altra cresceva sempre più. Demi si staccò da lei e prese Hope fra le braccia, poi tornò ad abbracciare Mackenzie. Rimasero così, tutte e tre, strette per un lungo momento. Era come se il tempo si fosse fermato, se tutto il mondo fuori non esistesse. C'erano soltanto loro, in quel momento; loro e quel meraviglioso amore che riempiva i loro cuori, che il silenzio della casa rendeva ancora più
speciale.
"Devo fare una cosa" disse la donna. "Vi lascio sole un secondo, ma non vado via. Sono di là, okay?"
Non avrebbe voluto rovinare quel magico momento. L'affetto che si stavano dimostrando era la cosa più importante, ma ce n'era anche un'altra e la ragazza non poteva aspettare. Holly e Lisa dovevano sapere.
Mackenzie fece cenno di sì.
Demi rimise Hope nel seggiolone, poi uscì dalla cucina chiudendo la porta alle sue spalle, prese il telefono in mano e compose in fretta il numero dell'agenzia per le adozioni. Fu proprio Holly a rispondere.
"Demi, ciao! Come va?" chiese, allegra.
"Bene, anche se…" tentennò.
Come avrebbe fatto a spiegarglielo?
"C'è qualche problema?"
La ragazza si schiarì la voce e poi parlò tutto d'un fiato:
"Mackenzie mi ha raccontato che la sua prima mamma affidataria le dava degli schiaffi. Lo sapevi?"
"No, Demi, altrimenti te l'avrei detto!" esclamò Holly. "Ti avevo raccontato che la bambina era scappata di casa e che aveva detto alla psicologa che quella donna era una brava mamma, ti ricordi?"
Sì, pensò Demetria, ora rammentava.
"Sì" sussurrò.
"Era questo ciò che sapevo. Quel che mi racconti ora… Dio, è orribile!" L'assistente sociale avrebbe dovuto parlare e comportarsi in modo professionale, ma in quel momento proprio non ci riusciva. Le emozioni la stavano travolgendo completamente. Era più forte di lei, ma sapeva che Demi non se la sarebbe certo presa, anzi. In fondo, perché avrebbe dovuto? "Aspetta, vado a chiamare Lisa. Voglio che senta anche lei."
Per qualche minuto la ragazza sentì solo delle voci lontane e alcune parole sconnesse, poi udì la voce di Lisa:
"Ciao Demi. Holly mi ha raccontato tutto. Ha messo in vivavoce il telefono, così potrò sentire anch'io, ma tranquilla, la porta è chiusa e nessun altro ascolterà la nostra conversazione."
"Va bene. Comunque voglio denunciare quella donna. Non può farsi affidare dei bambini!"
"Non è possibile, Demetria" disse Lisa.
"Perché?" sbottò l'altra donna, alzando la voce. "Cazzo, qualche punizione dovrà pur esserle data. Mackenzie è scoppiata a piangere dopo avermelo raccontato, è ancora terrorizzata! Quella non può passarla liscia, porca puttana! Questa è violenza su un minore. Io giuro che farò tutto ciò che…"
"È morta."
Holly interruppe il flusso di parole che Demi stava riversando come un fiume in piena.
"È morta?" ripeté, incredula.
"Sì."
"Quando?"
"Qualche giorno dopo aver rinunciato all'affidamento delle piccole" rispose Lisa. "È stata la polizia a chiamarmi e a dirmelo. È salita al quinto piano del suo palazzo e si è buttata giù. Ha lasciato un messaggio in cui diceva solo che si sentiva troppo in colpa e non ce la faceva più a vivere con quel peso. Forse, visto ciò che ci hai detto, si riferiva al fatto di aver picchiato Mackenzie."
"Mi ha detto che le dava tante botte e le diceva che era una bambina capricciosa e stupida, quindi sì, penso che il motivo sia quello. Insomma, non le ha lasciato alcun segno, come tu, Holly, mi avevi detto, ma credo che non si sia trattato solo di qualche schiaffo."
Le tre donne continuavano a parlare sottovoce, Demi per non farsi sentire dalle figlie e Holly e Lisa perché erano rimaste così sconvolte dalla notizia che non avevano la forza di fare diversamente.
"Se avessi saputo l'avrei denunciata, te lo assicuro!" esclamò Lisa.
"Sì, anch'io" disse l'altra assistente sociale.
"Fate bene il vostro lavoro, quindi non ho alcun dubbio in merito."
"Ti ringrazio, ma facciamo solo il nostro dovere" rispose Lisa, che poi aggiunse, affranta: "Mi sento terribilmente in colpa! Ho preso in carico il caso di quelle bambine dall'inizio, ho parlato con Mackenzie, l'ho rassicurata e tranquillizzata quando ne aveva bisogno, le ho detto che non era colpa sua se continuava a cambiare famiglia, le ho assicurato che un giorno avrebbe trovato una mamma meravigliosa, come infatti è stato. Eppure, quando le ho parlato dopo che era scappata e che quella donna aveva quindi rinunciato a lei e a Hope, non mi sono accorta di nulla!"
A Demi sembrò che stesse piangendo, ma non ne era sicura.
"Io faccio questo lavoro da tanti anni, Demetria" continuò Holly "ed è per questo che anch'io dico che me ne sarei dovuta accorgere. Mesi fa, quando ti ho parlato di loro, ti ho detto che la madre aveva rinunciato all'affido perché Mackenzie era scappata e che la bambina aveva detto che voleva i suoi. Ora, invece, scopro che è fuggita per colpa di quella…"
Non riuscì a continuare. Un singulto le fece mancare il fiato.
"Avevamo parlato con la donna, anche lei aveva avuto un colloquio con uno psicologo e anche con uno psichiatra, e nessuno si è reso conto di nulla. Non capisco come sia potuto succedere! Una persona può essere davvero brava a mentire, ma fino a questo punto… Nel caso in cui le bambine fossero tornate da lei, non voglio neanche immaginare quello che sarebbe successo!"
"Non è colpa di nessuno" cercò di consolarle la ragazza. "Non immagino quanto sia dura per voi, ma è così. Mackenzie è riuscita a nascondere tutto anche alla psicologa con la quale ha parlato dopo essere scappata! Se non l'ha capito lei, come avreste potuto farlo voi? Lo stesso vale per quella donna."
"Forse hai ragione" ammise Lisa.
"Volete parlare con Mac?"
"Non so quanto potremmo aiutarla, onestamente, ma quando la porterai da uno psicologo, lui dovrebbe affrontare anche questo problema, in terapia" le spiegò Holly. "Mi sembra inutile dirlo, ma non raccontare a Mackenzie che quella donna si è suicidata, almeno non per ora. Diglielo quando sarà più grande."
"Infatti volevo proprio fare così. Se glielo dicessi adesso non capirebbe e starebbe troppo male. Forse penserebbe di essere responsabile."
"Già. Per il resto come state? Che farete oggi?" domandò Lisa, più allegra, per cercare di alleggerire l'atmosfera.
"Bene; oggi andremo a fare un po' di shopping."
"Che bello! Allora vi lasciamo e ci vediamo presto."
"D'accordo, ciao."
Quando mise giù il telefono Demi si sentì più leggera e fu solo allora che riuscì a pensare lucidamente. Le dispiaceva moltissimo che quella donna si fosse tolta la vita. Le era stato insegnato che non bisogna mai gioire della morte di nessuno, nemmeno del più crudele degli uomini. Ammetteva, però, che avrebbe tanto voluto denunciarla e sapere quale punizione le sarebbe stata data. Tuttavia si impose di non pensarci, almeno per il momento.
Tornò in cucina e, vedendo che Mackenzie le sorrideva e che pareva rilassata, capì che non doveva aver sentito la telefonata.
"Dai, andiamo!" incitò le figlie, prendendo poi Hope in braccio.
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
questo è uno dei capitoli più corti che ho scritto fino ad ora. Il prossimo e anche quello successivo si concentreranno proprio su Mackenzie, Hope e Demi. Andrew tornerà tra un po', non disperate. Anzi, vi anticipo che presto le cose, tra lui e Demi, evolveranno.
La storia sta diventando sempre più lunga e ne sono
contenta.
Non so se ha molta importanza dirlo, ma ho iniziato a pubblicare questa storia anche sul sito www.Fanworld.it, un altro sito di fanfiction e storie originali al quale sono iscritta, con lo stesso nickname, da pochi mesi. Lì ho pubblicato, come qui, anche le mie altre storie "Rajni" e "Due gatti meravigliosi", che trovate nella mia pagina.
Una è una oneshot, l'altra una storia di quattro capitoli. Se vi va, andate a darci un'occhiata.
A domani con il capitolo 37!
crazy lion
   
 
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