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Autore: crazy lion    25/07/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 38.

LE CICATRICI DI UNA GUERRIERA
 
Mackenzie si svegliò con il cuore che batteva all'impazzata. Di solito aveva il sonno abbastanza pesante, ma quella notte era scossa da incubi, gli stessi che aveva fatto tempo prima. Arrivava fino al momento dei due spari, poi tutto si faceva nero e lei si svegliava di soprassalto, sudata e in lacrime. Dopo uno di quei brutti sogni aveva sentito la mamma scendere le scale. Si alzò e si avvicinò alla  porta, appoggiando un orecchio sul legno per ascoltare eventuali rumori. Era curiosa. Si chiedeva dove fosse andata,forse in cucina, o magari in taverna. No, non andava quasi mai là. Vi si recava solo la mattina per aprire le finestre e, poco dopo, per chiuderle.
Fino a quel momento non aveva ancora organizzato nessuna festa per i suoi amici. Non che a Mackenzie dispiacesse, anzi. Aveva già conosciuto i suoi nonni, le zie ed Andrew e, se avesse incontrato subito altre persone, non si sarebbe sentita molto bene. Qual era la parola per descrivere quella sensazione? Mackenzie ora non la ricordava, ma si sforzò di pensarci, non sapendo nemmeno lei il perché. Forse voleva solo far credere a se stessa, per un momento, di essere più grande. Del resto, a quale bambino non piace sentirsi più grande di quel che è, anche  solo per un po'? Era sicura di aver già sentito quella parola da qualcuno, forse dalla sua assistente sociale. Sì, sì, iniziava con la "d". "Disagio", ecco! Si sarebbe sentita a disagio se Demi le avesse fatto conoscere subito troppe persone, ma per fortuna non stava succedendo. La ragazza sembrava capire che a lei e a Hope serviva ancora un po' di tempo per ambientarsi alla loro nuova
vita.
La bambina aprì di scatto la porta quando sentì un rumore strano, come di qualcosa che si era appena rotto. Non sapeva che fare. Aveva paura, ma il suo istinto le diceva che la cosa giusta sarebbe stata scendere. Forse la mamma si era fatta male! Il solo pensiero la spaventava a
morte.
Le si figurò nella mente la notte nella quale i suoi genitori si erano addormentati per non svegliarsi più. Alcuni giorni più tardi l'assistente sociale le aveva detto che erano morti. Lei sapeva che cosa voleva dire quella parola, ma fino ad allora non aveva mai pensato alla morte e aveva creduto che chi moriva sarebbe potuto tornare. Lisa, però, le aveva spiegato, con tutta la delicatezza possibile, che questo non sarebbe mai successo.
"I tuoi genitori sono andati in Paradiso" le aveva detto poi, chiedendole se sapeva cosa fosse.
Lei aveva fatto cenno di sì.
E io non posso andare con loro? aveva scritto, piangendo.
"Per ora no, tesoro. Lo farai quando sarai più grande. I tuoi genitori vorrebbero che tu stessi qui e che fossi di nuovo felice, che avessi un'altra mamma e un altro papà che ti vorranno bene. Loro non sostituiranno mai i tuoi veri genitori, te lo assicuro, ma ti ameranno con tutto il loro cuore."
Le aveva spiegato in termini molto semplici che cos'erano l'affidamento e l'adozione e, dopo averla ascoltata attentamente, la bambina le aveva risposto che le sarebbe piaciuto avere una mamma e un papà perché si sentiva molto sola e sapeva che anche Hope stava male come lei, ma che non era sicura che sarebbe riuscita a volere loro lo stesso bene che aveva voluto ai suoi genitori.
"Loro lo capiranno, tranquilla Mackenzie. Vedrai che, pian piano, ti affezionerai a loro. I tuoi nuovi genitori sapranno ciò che ti è successo e proveranno ad aiutarti, okay?"
La bambina, però, non aveva voluto farsi aiutare dai suoi genitori affidatari, non solo da coloro che le avevano fatto male mandandola via, ma anche da William e Joanna. Non riusciva ad accettare il fatto che i suoi non ci fossero più.
Quello stesso discorso si era ripetuto quando lei era scappata dalla casa della sua prima mamma affidataria, un poliziotto l'aveva trovata e alla fine era riuscito a contattare sia Holly che Lisa. Quando lei aveva detto che era scappata perché voleva i genitori, e le era di nuovo stato spiegato tutto, i suoi singhiozzi erano stati ancora più forti e violenti. Mac non aveva mai parlato a nessuno del fatto che i suoi le mancavano da morire. Con Demi, però, era diverso. Lei aveva qualcosa che le diceva che poteva fidarsi e Mackenzie le voleva bene come ne aveva voluto alla sua mamma.
Tremò, riscuotendosi improvvisamente da quel ricordo e tornando al presente: forse la mamma era in pericolo. Uscì dalla stanza e, senza pensare, si precipitò al piano di sotto. In salotto non c'era nessuno ed era tutto buio. Camminò piano, a tentoni finché, allungando la mano destra, riuscì a trovare un muro. Iniziò a seguirlo, un passo dopo l'altro, fino a trovare la porta della cucina. La aprì.
La mamma stava spazzando con una scopa e raccogliendo con una paletta dei vetri che si trovavano per terra, alcuni grandi, altri più piccoli. Mackenzie pensò che avesse rotto un bicchiere.
"Tesoro!" esclamò Demi vedendola. "Non entrare. Stavo bevendo e ho rotto un bicchiere che mi è caduto di mano. Sono proprio distratta! Aspettami qui un secondo, okay?"
Quando ebbe finito di raccogliere tutti i vetri, uscì in giardino e li buttò in un contenitore apposito, dopodiché rientrò in cucina e passò l'aspirapolvere, mentre Mackenzie, dal salotto, la osservava. Quando ebbe terminato, ripose l'aspirapolvere nell'antibagno, dove era sempre stato e poi disse:
"Non dovrebbero essercene più, ma per un po' di giorni è meglio se non camminiamo a piedi scalzi in casa."
Mackenzie la guardò e indicò qualcosa con un dito.
"Che c'è?" le domandò Demi, non riuscendo a capire.
La piccola si avvicinò a lei, le prese una mano e le toccò il polso, poi la guardò interrogativa. Stava osservando il suo tatuaggio. Prese un foglio e una penna e scrisse:
Che cos'è, mamma?
"Questo è un tatuaggio, Mackenzie. Sai che cos'è?"
Lei fece cenno di no con la testa.
"Una persona se lo fa quando vuole ricordarsi sempre una cosa che per lei è importantissima, come una frase, o un animale che le ricorda quella cosa. Un tatuaggio può anche far ricordare a qualcuno una persona. Per esempio io ho questo e ci ho fatto scrivere Stay strong, per ricordarmelo ogni giorno. Ne ho uno uguale anche sull'altro polso e uno sulla spalla con scritto I am a warrior, perché è così, io mi sento una guerriera."
Ti fanno male le braccia con quei tatuaggi?
Mackenzie era molto interessata e curiosa,come tutti i bimbi quando imparano qualcosa di nuovo.
"No. Fa male farseli, ma poi passa tutto. Io sono contenta di quelli che ho. Bisogna stare moltoattenti a non farsene troppi, perché a quel punto non hanno più senso. Sai, ci sono persone che hanno il corpo coperto di tatuaggi, che col tempo diventano brutte proprio per questo. La cosa migliore è farsene pochi, uno o due, per ricordarsi cose importanti."
Mackenzie le toccò di nuovo il polso, soffermandosi sulle sue cicatrici. Alla fine le aveva notate, si disse Demi. Prima d'allora non era mai successo che lei gliele toccasse. In realtà Mackenzie le aveva viste tempo prima, ma non ci aveva fatto molto caso.
Mamma, che cosa sono queste? le domandò.
"Si chiamano "cicatrici"" le rispose. "Sono un po' come quelle che hai tu sul viso. Sai, quando ci si fa molto male si creano questi segni. Può far soffrire ricordare chi li ha fatti, o perché, ma è anche vero che le cicatrici sono la prova che noi abbiamo lottato e siamo sopravvissute, nonostante tutto. Siamo ancora qui, anche se abbiamo delle cicatrici tu sul volto, io sui polsi ed entrambe nell'anima. Dobbiamo essere felici di questo, o almeno provare ad esserlo."
Perché? Come faccio ad essere felice? L'uomo cattivo ha ucciso i miei veri genitori!
Mackenzie si rattristò. Era normale, si disse la ragazza. Forse le aveva detto troppe cose e in modo sbrigativo. Non sapeva come spiegarglielo, ma voleva provarci lo stesso, per ridarle il sorriso.
"Significa che siamo coraggiose. Le tue, Mackenzie, sono le cicatrici di una guerriera, così come quelle di Hope e le mie" concluse, sorridendo.
Era bello vederla in quel modo. A Demi faceva meno male pensare alle sue cicatrici in positivo e sperava che anche  per Mackenzie sarebbe stato lo stesso. Non voleva dirle perché lei se le era fatte, la bambina era ancora troppo piccola per sapere certe cose. Gliene avrebbe parlato, un giorno.
La piccola accennò un lieve sorriso e rilassò i lineamenti.
Mamma, a te fanno male le tue cicatrici?
"No, tranquilla. Una volta sì, quando me le ero appena fatte, ma adesso non più. Le tue ti fanno male? Se è così me lo devi dire, Mackenzie."
No, ma quando l'uomo cattivo mi ha scottata ho pianto tanto! scrisse, mentre una lacrima le rigava il viso.
"Lo posso immaginare, amore, ma ora è tutto finito. Lui non ti farà più niente!"
Si abbracciarono e rimasero lì, immobili, per un tempo lunghissimo, godendosi l'una l'affetto dell'altra e sentendosi confortate da esso.
"Ti andrebbe di dormire con me stanotte, Mackenzie?" le propose la mamma.
Sì!
Il volto della piccola si illuminò di quella luce che Demi tanto adorava. Avevano parlato di cose importanti, profonde, molto forti, ma la piccola aveva fatto bene a porle tutte quelle domande e a dire qualcosa sui suoi genitori. Si stava lentamente aprendo. Era un ottimo segno.
Quella notte madre e figlia dormirono abbracciate, al caldo e sentendosi al sicuro l'una accanto all'altra.
   
 
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