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Autore: Hikari_Sengoku    27/07/2016    1 recensioni
Kaname é ormai un membro esterno della Mithril, e ha bisogno di una protezione ridotta. Viene assegnata a Sousuke una nuova missione. Chi sará il nuovo soggetto da proteggere? In quali guai trascinerá i nostri eroi? (Nuovi capitoli a scadenze non assolutamente fisse, ma piú o meno ogni settimana per i primi tempi, credo!)
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurz Weber, Melissa Mao, Nuovo personaggio, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mistero si infittisce

Il giorno dopo una zombie profumata di verbena fuoriuscí dall'appartamento di Hikari in tutta la sua decadenza. Non ebbe nemmeno il tempo di uscire del tutto che il vicino invadente del giorno prima la investí con tutta la sua bellezza mattutina ed il suo famigerato sorriso alla Mentadent. Un borbottio che doveva essere uno "sparisci" emerse con voce da oltretomba dalle labbra di Hikari.
 "Che cosa?"
"Ho detto "sparisci"" ribadí lei con lo stesso tono e dirigendosi a passo di bradipo depresso all'ascensore, che non era affatto rotto.
"E dai stellina, volevo solo farti una sorpresa!" Piagnucoló lui prendendola per il polso.
"Si certo, facendo effrazione in casa mia ubriaco fradicio proponendomi di "tirarmi su il morale!" Ma per chi mi hai presa?" Rispose lei furibonda, con gli occhi che parean fulmini e l'espressione contrariata.
"Ma stella, lo sai che non intendevo questo su, permettimi di scusarmi!" Piagnucoló ancora lui resistendo ai suoi tentativi di divincolarsi.
"E come, di grazia?" Sputó acida lei.
"Ti invito a cena da me stasera"
"Te lo puoi scordare" ringhió lei strattonando via finalmente il suo polso da quella presa ferrea e dileguandosi infine lungo le scale.
"La giornata non poteva cominciare peggio!" Pensó Hikari buttandosi in strada, e notando quasi simultaneamente una coppia di liceali di sua conoscenza pedinarla con noncuranza.
"Ragazzi, vi ho visto! É inutile che vi nascondiate dietro un paio di occhiali da sole, siete facilmente riconoscibili lo stesso!" Urló Hikari spaventandoli.
"Andiamo bene" borbottó poi fra se e se.

In cima al palazzo di fronte alla scuola, una sagoma grigia si confondeva nell'atmosfera inquinata di Tokio. Attraverso il rilevatore di calore, uno sguardo cupo e penetrante osservava la sagoma colorata in rosso di una ragazza dietro la vetrata dell'edificio. Rimase a contemplarla diversi minuti, prima di spostare lo sguardo sui suoi accompagnatori.
"Un M9? Sul serio?" Rise divertito l'uomo prima di accostare il telefono all'orecchio.
"Ci sono novitá, agente Whisdian?" Una voce gracchiante, sicuramente modificata, fuoriuscí dall'apparecchio nuovo di zecca.
"Niente di nuovo per il momento. La sorveglianza si fa piú stretta." Rispose l'uomo osservando il guidatore dell'M9  invisibile.
"E tu aggirala. Ne sei capace, no? Sai qual'é il tuo scopo"
"Si, lo so. Ho registrato le frequenze radio. Si prepara qualcosa, e sento nell'aria che non é niente di buono" Persino l'aria era immobile.
"Perfetto. Appena si scatenerá la tempesta, attiva la fase 2 del piano, e quando le acque si saranno calmate, portala da noi"
"Ricevuto"

Sei ore dopo, i tre riemersero naufraghi dall'apparato scolastico, ma solo uno era destinato ad essere salvato da una zattera extralusso. Un bolide nero, una Jaguar xj, sostava acceso davanti all'ingresso,  con il finestrino abbassato per permettere al guidatore di vedere chi passava.
"Ehi, bambolina! Ti va di farti un giro sul mio bolide?" Chiese in tono strascicato il tipo alla guida, sbattendo leggermente la bottiglia semivuota sulla carrozzeria con fare allusivo.
"Mathieu! Che cazzo ci fai qui? Sei ancora ubriaco?" Lo aggredí lei avvicinandosi all'auto. Non aveva nè la voglia nè il tempo di stare appresso ad un cretino, ossessivo tra l'altro. La stava perseguitando, per caso?  Subito Sousuke e Kaname la seguirono, pronti ad intervenire. Quel tipo cominciava a non piacergli affatto.
"E dai stellina che ti ho fatto? Non dirmi che non vuoi un passaggio" rispose lui sfiorandole i fianchi con due dita.  Lei gli sbatté a terra la bottiglia, che si frantumó al suolo in una pozzanghera trasparente. "No che non lo voglio il tuo passaggio! Mi hai stancato, Mathieu. Se non la finisci di perseguitarmi, ti denuncio! Che cavolo ti é preso, me lo spieghi? Com'é che hai preso ad ubriacarti?" Urló Hikari fuori di se. Giá era distrutta per conto  suo, ci mancava solo questa.
Contemporaneamente Mathieu uscí dall'abitacolo e, chiuso lo sportello,  le si paró di fronte. "Smettila di urlare, mi fai venire il mal di testa. Non farti pregare e vieni con me!" Le ringhió attirandola per i polsi verso di se. Sousuke non attese oltre e senza darle il tempo di divincolarsi, si intromise tra i due, immobilizando il ragazzo con il muso contro il cofano e puntandogli una pistola alla tempia. I muscoli di Mathieu guizzarono allenati, ma lui non si oppose. "Hai finito, individuo sospetto! Se oserai un'altra volta avvicinarti a Kurojima, ne risponderanno te e la tua famiglia, sono stato chiaro?" Gli urló nelle orecchie Sousuke. Hikari, appoggiata alla carrozzeria nera brillante, venne spinta per sbaglio dal gomito di Sousuke dentro al finestrino. "Un binocolo?" Disse fra se e se afferrando l'oggetto dal sedile passeggiero. Era piú lungo di quanto li ricordasse, e guardandoci dentro vide solo giallo e arancione, in un mescolio sfocato. Doveva essere un caleidoscopio non messo a fuoco.
"Ehi Kurojima, che devo farci con questo? Credi abbia imparato la lezione?" La voce di Sousuke la riscosse dai suoi pensieri.
"Eh? Si, si, lascialo andare" rispose distratta, per poi fulminare Mathieu. " E tu. Non farti piú vedere. Prendi il tuo  ^bolide^ e sparisci" gli ringhió minacciosamente mentre lo prendeva per il dietro del colletto e lo ributtava nella macchina. Mathieu le mandó un'ultima occhiata astiosa, prima di dileguarsi a velocitá folle nella via, sollevando una gran nuvola di polvere.
"Credi che si fará rivedere?" Le chiese Kaname.
"No, non credo, e comunque non mi interessa. Se mai dovesse tornare alla carica, saró io stessa a cacciarlo. E non gli piacerá" concluse Hikari cacciandosi le mani nelle tasche e incamminandosi verso casa. Le nuvole si addensavano lentamente sulle loro teste, oscurando il sole. In quell'atmosfera cupa, i tre ragazzi raggiunsero le loro case, preparandosi ognuno a modo suo alla giornata che li aspettava.

Quel giorno, tutto pareva attendere in una cupa aspettativa. Il cielo era scuro come pece, e poco dopo la sveglia una pioggia fitta e malinconica, di quelle che rigano i vetri e annebbiano gli occhi come lacrime, prese a cadere a goccie calde e pesanti. Hikari alzandosi mise nel portafoglio un biglietto dell'autobus e uscí, seguita a ruota da Kaname e Sousuke, che notando il suo malumore rimasero a distanza di sicurezza. Al posto dei libri, Sousuke non aveva accettato compromessi su questo punto, entrambi tenevano negli zaini due corde, un arpione, un coltellino svizzero e un binocolo, e in quello del ragazzo un fucile e qualche fumogeno. Usciti da scuola, l'atmosfera era rimasta invariata. Una cappa di mistero e sospetto avvolgeva la ragazza che, indifferente, si trascinava sotto l'ombrello scuro verso la stazione dell'autobus. Prima di  entrarvi, prese la penna per scrivere un appunto.  Sousuke ricevette una chiamata da Kurz sul telefonino. Strano, avevano i ricetrasmettitori, perché chiamarlo al telefono?
"Ragazzi, c'é un problema! Il ricetrasmettitore dell'M9 e il cavo video sono andati in tilt, sono costretto a tornare alla base questo pomeriggio per resettarlo. Pensate di farcela da soli?"
"Certo Kurz. Non c'é bisogno di preoccuparsi. La seguiremo noi. Tu va e risistema in fretta l'M9. Ci sentiamo piú tardi" Sousuke chiuse la telefonata e lo disse a Kaname. I due seguirono in silenzio Hikari, che rimase indifferente a loro per tutto il viaggio, fissando malinconicamente il paesaggio rigato di pioggia fuori dal finestrino. "Anche quel giorno pioveva" sussurró a se stessa piú triste che mai. La sua espessione era piú cupa del cielo, e intimoriva chiunque provasse ad avvicinarla, lasciando vuoto il posto accanto a lei, nell'autobus stranamente silenzioso ai loro orecchi.
Nè il tempo, nè l'umore di Hikari si modificarono affatto durante l'arco della giornata, anzi. Sembrava piú depressa del solito, mentre abbandonava la mensa scolastica prima del tempo. Uscí nella strada inondata di pioggia senza l'ombrello. Quasi a volerlo fare a posta, portava una maglietta a mezze maniche e dei pantaloni della tuta cosí grigi da uniformarsi all'atmosfera cupa di quel giorno. Attendeva a schiena curva l'autobus, lasciando i capelli biondi e fradici colarle sugli occhi. Teneva lo sguardo basso e lasciava che la pioggia e il freddo le scivolasse a dosso con indifferenza, il tutto rendendola una sagoma invisibile in quella grigia e triste giornata. Persino l'euforia di Kaname per il pedinamento si era sciolta come neve al sole nel sentire tutta quella cupa tetraggine.  Hikari salí sull'autobus, e immobile attese accanto al finestrino. Sospiró. Quei due non avevano proprio idea su che cosa fosse la moderazione. Scese due fermate prima, eclissandosi tra i vicoli per depistarli, ma non erano loro il problema maggiore. Qualcun'altro la stava seguendo, vedeva la sua sagoma muoversi sui tetti. Si infiló in un sottopassaggio, poi in un vicolo, infine in una viuzza che sfociava in aperta campagna, ma continuavano a starle alle costole. Vedeva i suoi due compagni fare capolino dagli angoli delle strade. Si mise a correre per seminarli, infilandosi in un vicolo cieco. Un tombino era aperto, proprio accanto al muro di confine. Vi si buttó dentro il piú in fretta possibile, ma entrando batté la schiena. Arrivata al fondo, si diresse a colpo sicuro nella direzione della campagna.  Si immerse senza remore nella mota maleodorante che le impastava i piedi, e si incamminó a passo spedito, ignorando bellamente le pareti trasudanti sudiciume della fogna. Arrivata alla fognatura della Via, si fermó. Un pezzo di lamiera era legato da uno straccio rosso ad una tubatura vicino ad un tombino, mentre attaccato a quello a fianco ce n'era un altro legato da uno straccetto bianco. Un sorriso sarcastico le piegó le labbra, mentre si dirigeva verso il primo tombino. Quello straccio era impregnato di sangue.
Finalmente all'aria aperta, respiró a pieni polmoni l'aria umida di quel pomeriggio di pioggia. Sorpresa si guardó intorno. Era arrivata! Si trovava alla pista di pattinaggio vicino all'ospedale in rovina. I ricordi, aiutati dalla pioggia, la avvolsero. Si ricordó trascinarsi lontano dall'incidente durante il caldo temporale estivo. Si ricordó di essersi spinta fino ad una passante che sostava di fronte al vecchio ospedale. Un giovane viso di donna la accolse nella nebbia dei suoi ricordi... Quando la nebbia si diradó, il viso che aveva sognato fece capolino per un attimo dalla finestra della vecchia casetta dei pattini, facendole segno di entrare. Due, anzi tre paia di occhi, contrariamente alla volontá di non essere seguita di Hikari, fissavano la scena dai palazzi circostanti, attraverso i binocoli. Sousuke si mise in contatto con Mao: "Uruz 2, dacci la frequenza della cimice sulla tuta di Kurojima" "Ricevuto". Dopo pochi secondi di gracchiante silenzio, un paio di voci fuoriuscirono debolmente dagli apparecchi acustici dei due ragazzi.
"Ciao Hikari. Come va? Novitá? Sei tutta bagnata!" Disse la donna, che aveva a prima vista una faccia dolce e simpatica, con occhi castano scuro e lunghi capelli castani semiraccolti sulla nuca.
"Signora Rangetsu. Sono felice di vederla" rispose la ragazza. Le tre spie guardarono la scena attraverso la finestra opaca della casetta, in cui c'erano solo scaffali impolverati, due vecchie sedie impagliate e una cassetta del pronto soccorso.
"Signora... La Mithril mi ha messo alle costole quattro agenti. Crede che stia per accadere qualcosa di brutto?" Le chiese Hikari a bruciapelo.
"Peró, complimenti per averlo scoperto! Puoi stare tranquilla: Nel caso in cui dovessi sapere qualcosa sarai la prima a saperlo" La rassicuró la donna.
"Come sta suo marito?"
"Bene, ha tanto lavoro da fare! L'esercito non lo lascia un attimo tranquillo" rispose la donna mentre rovistava nella cassetta.
"Gli porga i miei saluti" Il silenzio caló per qualche secondo mentre la donna finiva di rovistare.
"Bene. Ora siediti a cavalcioni sulla sedia, spogliati e fammi vedere le tue ferite" Hikari subito ubbidí, dandole le spalle, mentre la donna si sedeva sull'altra sedia. Ma di quali ferite stava parlando?!
Hikari si tolse la maglia informe e grigia, rimanendo in canottiera. Macchie irregolari di un rosso-brunastro coloravano il tessuto, ormai inservibile, mentre dal bordo della canottiera spuntava una fasciatura che si prolungava fino alla base del collo, anch'essa lercia. "Oh, oh! Qualcuno non ha seguito le mie istruzioni! Ti avevo detto di non strafare, e tu guarda cos'hai combinato! Vediamo in che condizioni stanno. Non dovevi fare tutta questa strada sotto la pioggia. Potevi portarti un ombrello!" Disse lei guardando lo straccetto sporco con aria di rimprovero. "Non é stata la pioggia, ho sbattuto contro il bordo del tombino." Ecco perché c'erano quelle macchie di sangue nelle fogne che abbiamo seguito! Pensó Kaname. Delicatamente, la donna afferró il bordo della canottiera e cominció a sollevarlo. Hikari rimase straordinariamente impassibile. Con un suono vischioso di sangue rappreso, la canottiera si sollevó, mostrando una fasciatura di cui a malspena si capiva il colore originale, tant'era pregna di siero e sangue, tendendo da un giallino malato ad un rosso vivo, che si gonfiava e si alzava purulenta in alcune zone, mentre in altre sembrava essersi incollata alla pelle col sangue. Il tutto, Sousuke poteva immaginarlo, emanava un puzzo di carne aperta, siero e sangue molto pesante per chi non c'era abituato, ma la donna non parve farvi caso. Doveva essere preparata. "Ma guarda che casino che hai combinato! Aspetta, che ti risistemo io. Dovresti stare piú attenta peró, e non trascurarti solo perché non lo senti!" Hikari annuí soltanto, indifferente. Lentamente la donna taglió la garza con un bisturi, lasciando cadere le bende a terra. Quando ebbe finito, agli occhi dei ragazzi apparve uno spettacolo raccapricciante: La schiena di Hikari era ricoperta di sangue, che fuoriusciva da lunghe ferite simili a frustate che ricoprivano interamente la sua schiena. I bordi delle ferite, tutte di diversa lunghezza, erano rialzati e gonfi, probabilmente infettati, e la carne aperta trasudava liquidi. Il pavimento si riempí di sangue, ma Hikari non aveva alcuna reazione, sembrava non sentire nulla. I due ragazzi fissarono lo spettacolo inorriditi. Che diavolo le era successo, e chi era quella donna?
 




Ed eccomi di ritorno con il capitolo piú depresso di questa storia. Giuro, non ne faccio piú così! Forse solo il prossimo... Ringrazio ancora LightorDarkness per aver recensito questa storia, e per avermi fatto notare gli errori di battitura. Alla prossima settimana!
P.S. Saró in route scout fino al nove, quindi non aggiorneró perlomeno fino al 12. Auguratemi buona fortuna!


http://www.grandeblu.it/index.php?url=saccheggio&id=53936
   
 
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