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Autore: crazy lion    27/07/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Anche in questo capitolo ho inserito una citazione, che riguarda un momento un po' particolare tra Demi ed Andrew. Questa frase di Shakespeare, per come la interpreto io, riguarda proprio il fatto che Giulietta è sorpresa di ciò che sta succedendo: sta pensando a Romeo (anche se, non avendo mai letto l'opera, non so se sia proprio questa l'interpretazione che Shakespeare ne dava). Comunque, tale frase descrive ciò che proverà Demi in quel momento e di cui parlerò nelle ultime righe del capitolo.
Sinceramente avrei voluto approfondire un po' di più la questione, ma avevo paura di girarci troppo intorno e di dilungarmi eccessivamente rendendo il capitolo troppo pesante, così ho preferito lasciarvi in sospeso e chiarire le cose tra loro nel prossimo.
 
 
 
 
 
Ma tu chi sei
che avanzando nel buio della notte
inciampi nei miei più segreti pensieri?
(William Shakespeare. Giulietta: atto II, scena II)
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 42.

UN APPUNTAMENTO SPECIALE

Andrew non venne a trovarle molto spesso nei giorni seguenti più che altro per mancanza di tempo, ma la mattina e la sera mandava a Demi un messaggio con scritto:
Buongiorno, cucciola!
e Buonanotte, tesoro!
Lei rispondeva con calore a quegli SMS che le facevano un piacere immenso. Andrew non l'aveva mai chiamata così prima d'allora, ma da un po' di tempo a quella parte lo faceva e anche lei aveva iniziato ad usare altri nomi per riferirsi a lui. Preferiva utilizzare la parola "caro" come aveva fatto tempo prima. Ogni giorno aspettava i suoi messaggi con trepidazione e, quando li riceveva, il suo cuore cominciava a martellarle nel petto. Era felice di quelle attenzioni, ma non sapeva cosa pensare. Quel bacio aveva cambiato le cose fra loro: ora sentiva Andrew molto più vicino di prima, benché ultimamente non si stessero vedendo un granché; e le mancava da morire! Pensava ad lui ogni momento e spesso ne parlava con le bambine, facendo però di tutto per non rattristarle. Lei, Mackenzie e Hope continuavano la loro vita tranquilla.
Era il 20 ottobre. Il giorno prima la ragazza aveva portato le piccole dalla pediatra perché Mackenzie aveva un po' di febbre e anche per chiederle come mai Hope non gattonava ancora. Aveva nove mesi e mezzo e Demi sapeva che i bambini cominciano a farlo a quell'età, ma a volte anche un po' prima.
"Non si preoccupi," le aveva detto la donna sorridendole rassicurante, "ci sono bambini che gattonano anche dopo i nove mesi. Alcuni addirittura lo fanno pochissimo e iniziano direttamente a camminare."
Hope stava seduta e le piaceva molto. Demi la metteva sul tappeto e la circondava di cuscini in modo che non sbattesse la testina a terra e la bambina si divertiva tantissimo a stare in quella posizione, giocando e ridendo come una pazza. Ma erano più le volte nelle quali la ragazza lasciava che esplorasse l’ambiente circostante. Non gattonava, vero, però si rotolava e si trascinava in avanti, a volte si metteva in ginocchio e, se era nel box, si aggrappava al bordo e si alzava in piedi anche se per pochissimi secondi. Era un’emozione unica, per i genitori, guardarla mentre scopriva il mondo, una gioia che cresceva ogni volta di più.
La pediatra aveva rassicurato Demi anche per quanto riguardava Mackenzie, dicendole di darle la Tachipirina e di non tenerla troppo al caldo, ma di stare attenta a non farle prendere freddo. La ragazza si era sentita una stupida ad andare dalla pediatra per quelle poche linee di febbre, ma poi aveva pensato che, essendo ancora una mamma alle prime armi, se così si poteva definire, era normale che a volte si preoccupasse eccessivamente.
"Brava, Mackenzie!" esclamò Demi battendo le mani.
La bambina sorrise. Seduta sul tappeto del salotto, aveva appena finito di costruire una torre con dei cubetti di legno. La mamma era vicino a lei e la guardava, mentre Hope, nel box, giocava con una bambola a poca distanza da loro con un paio di peluche. Ogni tanto si alzava e poi si risedeva subito.
"Prova a farne una ancora più alta" disse Demi a Mac, per incoraggiarla.
Lei iniziò a costruire un'altra torre vicina alla precedente, mettendo i cubetti l'uno sopra l'altro in maniera perfetta  e sorridendo mano a mano che la costruzione si alzava.
Poco dopo Hope cominciò a lamentarsi e Demi andò da lei.
"Che c'è? Vuoi venire in braccio?"
"Mmm, lalalalalala, brrr" fece la piccola, sorridendo e allungando le sue manine verso la mamma.
Demi si intenerì e sorrise a sua volta.
"Dai" disse, "andiamo insieme a vedere cosa fa Mackenzie."
La prese in braccio e la riempì di baci sulla testina, mentre la piccola si aggrappava a lei. Non appena Demi si fu seduta sul tappeto con la bambina sulle gambe, questa allungò una manina, guardando la torre di Mackenzie. La donna provò a fermarla, ma Hope fu più veloce e fece crollare la costruzione, ridendo divertita.
"Sei proprio una monella!" esclamò la ragazza. "Non devi distruggere il suo gioco" disse poi, alzando un po' la voce.
Mackenzie guardò la mamma e poi si girò dall'altra parte, offesa, dopo aver fatto la linguaccia a sua sorella.
"Ora la ricostruiamo, Mackenzie, non preoccuparti. Hope è piccola e i bambini alla sua età si divertono a distruggere le cose. Non lo fa con cattiveria, credimi!" esclamò Demi parlando con dolcezza.
Voleva che ci fossero tranquillità e armonia tra le sue figlie.
Pochi minuti dopo, le bambine stavano giocando insieme con i cubetti di legno. Demi avrebbe voluto vederle sempre così, felici e ogni giorno pregava Dio perché le sue bambine non soffrissero mai più.
Un'ora passò al volo, tra giochi e risate. A un tratto, però, quella calma venne interrotta dallo squillo del telefono. Le bambine guardarono l'apparecchio che continuava a suonare e demi si alzò. Mise Hope nel box, la quale protestò, poi andò a rispondere.
"Pronto?"
"Ciao, ti ho disturbata?"
"Ciao Andrew. No, anzi!"
"Che stai facendo?"
"Sto giocando con le bambine a costruire e distruggere torri. Tu?"
"Mi sto annoiando in ufficio a preparare documenti su documenti, preferirei di gran lunga giocare, te lo assicuro."
"Non ti invidio per niente."
"Immagino. Comunque, dato che stavo rischiando di addormentarmi per la noia, ho deciso di fare una pausa. Avevo bisogno di sentire la tua voce" le disse.
Sembrava stanco.
"Mi fa piacere che pensi che la mia voce ti distragga!"
"Ascolta, Demi, ti vorrei proporre una cosa" aggiunse, abbassando la voce.
"Sì?" chiese lei, curiosa.
"Ti piacerebbe uscire con me a cena la notte di Halloween?"
"Sei serio?" domandò la ragazza ridendo piano.
Dal tono sembrava che lo fosse, ma non ne era sicura.
"Sono serissimo."
"Vuoi davvero portarmi a cena nella notte più spaventosa dell'anno?"
"Andiamo, Demetria, non dirmi che ti fa paura! Non ti facevo così fifona!"
"Ehi! Non sono una fifona!"
"Sì, invece. Demi è una fifona, Demi è una fifona" canticchiò.
"Piantala" lo fermò, fingendosi ofesa. "Non mi fa paura, no, non più, ma è una notte un po' particolare e si sente che l'aria è diversa, mi spiego? Ci sono i bambini che girano per le strade vestiti in mille modi diversi a fare dolcetto o scherzetto ed è bello, solo che uscire a cena in una serata nella quale si dice ci siano streghe, vampiri e fantasmi mi sembra un po' strano, ecco tutto."
"Allora, se non l'hai mai fatto perché non provare? C'è sempre una prima volta!" esclamò Andrew.
"Si tratta di una cena fra amici o di cos'altro?" chiese lei, alla quale la sua proposta allettava parecchio.
"Si tratta di una cena fra amici di vecchia data. Allora, ci stai? Io nei prossimi giorni sarò molto occupato con il lavoro, solo ad Halloween sarò libero la sera."
"D'accordo, ci sto!"
"Fantastico!"
"Dove mi porterai?"
"Sorpresa! Ti verrò a prendere alle 20:00."
"Bien sûr, mon chevalier!" esclamò Demi.
"Cos'hai detto?"
La ragazza rise. Aveva dimenticato che Andrew non conosceva il francese.
"Certo, mio cavaliere!" tradusse.
"Oh, è un bel complimento, grazie; e detto in francese lo è ancora di più. Sei molto elegante quando lo parli, sai? Anche a me piacerebbe impararlo, un giorno."
"Potrei insegnartelo io."
"Sarebbe bello. Quando avrò tempo, magari. Ora devo tornare al lavoro. Ci vediamo il 31 ottobre."
"Okay. A presto e grazie per l'invito" disse ed Andrew riattaccò subito.
Probabilmente era molto preso dal lavoro e non poteva fermarsi a parlare di più con lei.
Il 31 ottobre arrivò in un battibaleno. Qualche giorno prima Demi aveva chiesto alla mamma di tenerle le bambine e lei aveva detto di sì. Era sempre felice di occuparsi delle sue nipoti. Demi le portò da lei alle 18:00, così avrebbero cenato in tutta tranquillità.
"Se vuoi puoi lasciarle qui stanotte" le disse Dianna sorridendole.
"Sei sicura? Non vorrei disturbarvi troppo."
"Figurati! Non è un disturbo! Mac, ti va di restare qui stanotte con i nonni e le zie?"
La bambina annuì, diede un bacio alla mamma e poi corse verso Madison, che stava scendendo le scale di corsa per abbracciare le sue nipotine.
"Se ci fosse qualsiasi problema, chiamami immediatamente" disse Demi a Dianna, la quale le sorrise e le assicurò che l'avrebbe fatto.
Le sue bambine non avevano mai dormito senza di lei da quando le aveva portate a casa e la ragazza temeva che avrebbero potuto svegliarsi nel cuore della notte piangendo perché volevano la mamma. Mackenzie non aveva più avuto incubi, ma chi le assicurava che non sarebbe successo più? Dormire fuori casa avrebbe potuto renderli ancora più spaventosi, se fossero ricominciati.
Demi salutò e abbracciò Madison e, dopo aver detto alla madre che sarebbe tornata il mattino seguente, uscì.
Una volta in macchina, guardò il seggiolino vuoto di Hope e il sedile sul quale era stata seduta Mac e, per la prima volta dopo molti mesi, sentì nel cuore e nello stomaco un vago senso di vuoto e solitudine. Stava per tornare indietro e rinunciare a quella cena senza le figlie, ma poi si disse che sarebbe stato stupido farlo, così accese il motore e tornò a casa sua. Quando entrò, la prima cosa che fece fu accendere la televisione: almeno l'avrebbe aiutata a distrarsi. Batman corse sul divano accanto a lei e Demi passò l'ora successiva a coccolarlo mentre guardava un programma di cucina, poi spense la TV, fece una doccia e si mise un paio di jeans attillati, una maglietta e una felpa tutti di colore blu. Si vestì in modo semplice, anche perché con Andrew si sarebbe sentita a disagio se avesse indossato qualcosa di elegante. Lui adorava la sua semplicità e per questo lei non voleva farsi vedere diversa da com'era. Non avrebbe avuto senso.
Quando l'uomo suonò il campanello, la ragazza era già davanti alla porta.
"Sei bellissima!" esclamò Andrew entrando.
"Non indosso niente di speciale, ma grazie. Vuoi bere qualcosa prima di andare?"
"No ti ringrazio, sono a posto. Aspetta un secondo" disse, mentre infilava una mano nella tasca del giubbotto per cercare qualcosa.
"Che stai facendo?"
"Eccolo! Non spaventarti ora" sussurrò Andrew, mentre la bendava con un grande fazzoletto nero.
"Cosa…"
"Shhh, non fare domande e vieni con me. Attenta, cammina piano."
Andrew la accompagnò fino alla macchina, poi aprì la portiera e la aiutò a salire. Non vedendo niente, Demi si sentiva completamente spaesata. Non sapeva cosa fare, né che dire, non aveva un punto sul quale fissare il suo sguardo e questo la disorientava ma, anche se la situazione le pareva un po' strana, decise che non avrebbe avuto paura e che si sarebbe fidata di Andrew. Lui era una persona responsabile, sapeva quello che faceva e non l'avrebbe mai messa in pericolo. L'uomo salì al posto di guida, aiutò Demi ad infilarsi la cintura e poi partì.
"Dove stiamo andando?" gli chiese lei, impaziente, mentre il battito del suo cuore accelerava e sentiva le gote in fiamme.
"Tra poco lo capirai."
"Se hai deciso di farmi una sorpresa, questo è il miglior modo!"
"Lo so."
Il tragitto fu breve. Quando Andrew spense la macchina, la curiosità di Demi crebbe ancora di più e, se all'inizio si era sentita spaesata, ora quel sentimento aveva lasciato il posto ad una forte eccitazione. Andrew la aiutò a scendere e la accompagnò fino ad una porta che le fece toccare con le mani, poi prese una chiave ed aprì.
"Siamo a casa tua?" azzardò.
"Sì, esatto!"
"Non capisco! Cosa ci dovrebbe essere di speciale?" Era delusa, ma non sapeva perché. Forse sperava che Andrew l'avrebbe portata in qualche posto particolare, ma non avrebbe saputo dire quale. Sperando che lui non si fosse offeso, cercò di spiegarsi. "Non fraintendermi, non ti voglio offendere, solo mi domando perché mi hai bendata. Sono venuta altre volte qui."
Lui non parlò e la accompagnò in cucina. Le fece sentire la sedia, le disse di dargli la giacca e di accomodarsi. Dopo aver appeso i cappotti, Andrew tornò da lei e le tolse la benda. Quel suo improvviso cambiamento le fece male. Era arrabbiato? L'aveva ferito? Aveva combinato un disastro dicendo quelle cose. Aprì la bocca per scusarsi, ma lui la precedette.
"Ecco svelato il mistero!" esclamò, raggiante, come un bambino al quale è stata appena regalata una caramella.
Demi si guardò intorno. La stanza era illuminata solamente da alcune candele poste al centro del tavolo e, vicino ad esse, c'era un mazzo di 31 rose bianche.
"Wow, non so cosa dire. Credevo ce l'avessi con me per quello che avevo detto poco fa."
"No, figurati. Anch'io avrei reagito così, probabilmente. So che le rose ti piacciono moltissimo. Ne ho comprate trentuno per festeggiare Halloween."
"Tu sei pazzo!" esclamò lei ridendo. "In positivo, intendo. Di solito non si comprano rose alle amiche, se sono solo questo, o sbaglio?"
"Beh, si può sempre fare un'eccezione alla regola. Volevo solo creare una bella atmosfera, tranquilla e rilassante."
"Ci sei riuscito! È tutto così bello" osservò, come trasognata.
"Mi fa piacere."
"Che si mangia?"
"Tu vai subito al sodo, eh?" la canzonò. Lei lo capì e arrossì per l'imbarazzo. "Comunque pasta al forno."
"L'hai comprata alla rosticceria che c'è qui vicino?"
"No, l'ho fatta io."
"Sai cucinare?" chiese lei, ridendo e prendendolo garbatamente in giro.
"Hahaha, sei proprio simpatica. Diventi sempre più divertente ogni volta che ti vedo. Certo che so cucinare!"
Poco dopo Andrew servì la cena. Demi si complimentò con lui: la pasta al forno era ottima, cotta al punto giusto e molto delicata. Parlarono del più e del meno, principalmente delle bambine e del lavoro di Andrew. La verità era che, vedendosi così spesso, a volte non era facile trovare argomenti nuovi dei quali parlare.
"Sai a cosa stavo pensando?" gli domandò Demi a un tratto.
"No, dimmi."
"Al fatto che, dopo che l'adozione sarà finalizzata, dovrò tornare al lavoro. Come farò quando sarò in tour? Dovrò lasciare le bambine a mia mamma e a suo marito, però mi mancheranno tantissimo. Quante cose mi perderò, Andrew? Forse i primi passi di Hope, le sue prime parole, il primo giorno di scuola di Mackenzie e anche le parole di lei, se ricomincerà prima o poi."
Il suo tono era grave e teneva gli occhi bassi. Andrew le si avvicinò di più e le mise una mano sulla spalla.
"Ehi, cara, non dire così! Non perderai niente di tutto questo, te lo assicuro. I tour non sono tanto lunghi di solito, al massimo durano tre mesi; e poi potresti comunque rimanere a casa altri sei dopo la finalizzazione dell'adozione. Te lo puoi permettere e, comunque, se avessi bisogno di soldi te li darei io."
"Tre mesi passano lentamente per una madre che deve stare lontana dai propri figli, almeno credo" sospirò. "Grazie, sei molto gentile, ma non mi va di chiedere denaro e soprattutto non agli amici."
"Andrà bene Demi, vedrai. Non perderai nulla di tutto ciò. Anche perché avevi appena iniziato a lavorare sul tuo album prima di prenderti questa pausa per le bambine, o sbaglio?"
"Continuavo a lavorare sulle stesse canzoni, quindi sì, sono ancora all'inizio e per fare un album ci vogliono come minimo due anni, a volte di più. Sono già stata in tour nel 2016 per "Confident "Appunto, era quello che stavo dicendo io. Ci vorrà del tempo, tu lavorerai ma tornerai sempre a casa la sera. In ogni caso, anche quando sarai via e lascerai le bambine qui per far seguire loro la scuola, sapranno che il tuo cuore sarà sempre con loro. Ci sono le mail, il  telefono, Skype, potrete sentirvi e scrivervi tutte le volte che vorrete!" esclamò Andrew, strappando un sorriso alla ragazza.
"Sì hai ragione, ma non sarà la stessa cosa. La lontananza porta sempre con sé la nostalgia."
"Lo so. Carlie mi è mancata molto quando è partita per il Madagascar ed è stata via per tre mesi. Immagino che per una madre sia molto più difficile, ma tu sei sempre stata presente per loro e sono sicuro che farai di tutto per esserlo anche in futuro. Vedrai che Hope e Mackenzie lo capiranno e magari, qualche volta, potresti portarle con te se i tuor saranno d'estate. Quando tu andrai via starò anch'io con loro, te lo prometto, Demi. Sarò come una specie di zio per loro e, magari, in futuro, anche un po' un papà, se loro lo vorranno. Non so se accadrà mai qualcosa tra di noi, forse quel bacio è stato solo ciò che è stato e resteremo amici, ma in ogni caso io voglio far parte della tua e della loro vita. Ti voglio bene e amo le tue bambine come se fossero mie figlie."
Era sincero e Demi gli sorrise, emozionata, commossa e un po' stupita. Sapeva che Andrew voleva molto bene alle bambine, ma non credeva che le amasse così profondamente.
"Grazie, hai detto delle cose bellissime" gli disse, abbracciandolo, mentre una lacrima dai suoi occhi cadeva sulla spalla di lui.
"Ehi, che fai? Guarda che se inizi a piangere comincio anch'io e poi faremo un lago."
Risero entrambi. Demi si sentiva un po' più sollevata ora che si era sfogata con l'amico.
"Ti va se guardiamo un film?" le chiese Andrew dopo cena.
"Prima lavo i piatti."
"No, tu sei un'ospite, non devi…"
"Voglio" puntualizzò lei ed Andrew la lasciò fare.
Demi li lavò, li asciugò e li mise al loro posto in perfetto ordine.
"Nemmeno io sono così ordinato!" esclamò l'uomo, che aveva continuato a guardarla.
"Questo è un lavoro da donne, caro mio. Mia mamma sostiene che gli uomini non lo fanno mai bene, c'è sempre qualcosa che non va: o mettono tutto in disordine, o lasciano un bicchiere sporco."
"Tua mamma ha una grande considerazione delle capacità di noi uomini" disse Andrew ridendo.
"Guarda che lei ama moltissimo Eddie e comunque dice solo la
verità."
Videro un film horror perché ad Andrew piaceva molto quel genere, così Demi decise di accontentarlo, ma più volte, seduta sul divano accanto a lui, lo strinse forte dato che certe scene le fecero rizzare i capelli dalla paura.
Finito il film, lei gli chiese se avrebbe potuto rimettere lui il DVD nella custodia e posizionare quest'ultima al suo posto.
"Io sto troppo comoda qui" gli disse, sdraiata sul divano.
"Certo, lo faccio. Posso provare una cosa prima?"
Senza aspettare la sua risposta si alzò, si chinò su di lei e la baciò per la seconda volta in poco tempo. Stare con Demi, parlarle, sentire il calore delle sue labbra era come un elisir di vita per lui. Andrew, che aveva ritrovato, grazie a lei e alle bambine, un po' di significato da dare alla sua vita, si era stancato di guardarla scorrere davanti a lui giorno dopo giorno e di andare avanti solo per gli altri. Voleva continuare anche per se  stesso, o almeno provarci e, per una volta, viverla, questa vita. No, non si sarebbe scusato stavolta, perché non considerava quel bacio sbagliato e, sperava, nemmeno lei. La guardò negli occhi interrogativo, aspettando la sua risposta, ma Demi non faceva altro che ricambiare il suo sguardo, restando immobile. Non sapeva cosa dire perché non era sicura di quel che provava e, anche se avesse parlato, temeva di usare le parole sbagliate. Quel bacio le era piaciuto tantissimo, eppure lei dubitava. Ora, però, Andrew aveva il diritto di ricevere una risposta. Cos'avrebbe dovuto fare? Confessargli che non era sicura dei propri sentimenti, oppure mentirgli e azzardare un "Ti amo"? Non lo sapeva. Non voleva affrettare le cose, ma allo stesso tempo sentiva che ciò che provava per lui era qualcosa di forte. Era amore? Non sapeva nemmeno questo. "Amore" era una parola grossa, importante.
Demi odiava quegli attimi pieni di insicurezza e grande confusione. Non sopportava di sentirsi così indecisa, ma quel momento era cruciale, avrebbe potuto cambiare le cose tra loro, quindi ora il suo compito era quello di pensare con lucidità per capire cosa sarebbe stato più giusto dire.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
buenos días. Devo allenarmi con lo spagnolo dato che domenica parto XD.
Beh, che ne dite di questo capitolo? Piaciuto? Io ci ho lavorato tantissimo, ormai lo so a memoria dato che l'ho letto infinite volte, ho cancellato e aggiunto parti, ma ora sono piuttosto soddisfatta.
Secondo voi quale sarà la reazione di Demi? Che cosa risponderà ad Andrew?
Ditemelo se vi va, sono molto curiosa di sapere la vostra opinione.
Il prossimo capitolo arriverà fra un pochino.
   
 
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