Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: vavvina_95love03    29/07/2016    2 recensioni
STORIA REVISIONATA a Gennaio 2021.
Sono passati ormai quattro anni da quando Alice era tornata nel Sopramondo, ma a volte il destino non smette mai di sorprenderci e ti si presenta con un'occasione più unica che rara. Cosa sceglierà la nostra Alice? La mente o il cuore? La risposta sembrerebbe sì la più sconta, ma non sempre la strada per arrivarci è la più facile...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 – Decisioni

 

 

 

    Quando la sera precedente era ritornata in camera, le sembrava ancora di vivere in un sogno. Aveva davvero baciato il Cappellaio?
    Per tutta la notte, Alice, non fece altro che rigirarsi nel letto pensando alle ultime ore trascorse e continuando a chiedersi se quello che era successo fosse stata una buona idea. Lei dopo tutto non faceva parte di quel Mondo, non poteva rimanere a Wonderland e presto, molto presto, sarebbe ritornata nel suo di Mondo e avrebbe dovuto dire nuovamente addio al suo amato Cappellaio per la terza volta (quarta se si contava anche la prima volta che era stata a Wonderland quando era ancora una bambina). Lei aveva una sua vita a Londra, aveva una famiglia, sua madre e sua sorella e aveva una nave con una ciurma pronta a seguirla e a salpare con lei per ogni tipo di nuova avventura e lei amava navigare e scoprire nuovi luoghi, se avesse avuto anche solo una possibilità di scegliere tra il suo Mondo e Sottomondo, che cosa avrebbe scelto?
    Fu con queste domande e pensieri che si addormentò a notte ormai inoltrata, sognando passaggi nelle fontane, inseguimenti da parte di pirati, occhi verdi e brillanti pieni di vita e creature magiche… Per sua fortuna, i suoi incubi vennero interrotti dal gentile bussare di Angelica, che, oltre alla colazione, le portava anche un piccolo annuncio da parte della Regina Bianca.
    «Buongiorno Alice, avete passato una buona serata in compagnia del Cappellaio?» chiese la cameriera mentre appoggiava il piccolo vassoio sul comodino accanto al letto.
    Alice, che senza darlo a vedere si stava riprendendo dalla notte agitata, arrossì violentemente al pensiero di quel bacio, ma visto che Angelica sembrava non essersene accorta si schiarì la voce e le rispose. «Certamente, è stato molto premuroso come sempre».
    «Mi fa piacere» le sorrise. «Prima di dimenticarmene, la Regina Mirana ha richiesto la vostra presenza nella sala del trono subito dopo la colazione».
    «Grazie Angelica, sai per caso di cosa si tratta?» le rispose di rimando la ragazza.
    «Certamente, oggi ci saranno le prove per l’abito da sposa».
    Alice rimase come incantata e si ricordò che il giorno seguente Mirana si sarebbe sposata con il principe Edward, coronando così il suo sogno. 

    Quando finì di fare colazione, si iniziò a preparare e una volta arrivata davanti all’armadio stracolmo di vestiti colorati, decise di scegliere un abito a pantalone, molto simile al vestito che aveva portato dalla Cina molti anni prima e che aveva indossato al ricevimento a casa degli Ascot, solo con colori differenti.
    Quel giorno trovare la sala del trono non fu affatto difficile, ormai conosceva il castello come le sue tasche e non si sarebbe più persa neanche se fossero passati altri vent’anni. Prima di entrare nella sala, decise di bussare per rispetto e dall’altra parte della porta le giunse la voce ovattata della Regina Bianca «Avanti».
    «Buongiorno!» la salutò Alice.
    «Buongiorno a te Alice» le sorrise Mirana. «Passato bene la serata?».
    «Certamente Maestà» le sorrise Alice.
    «Sono veramente contenta per te mia cara! Dovrai assolutamente raccontarmi ogni cosa appena avremmo finito» squittì la Bianca, che nel frattempo si stava dirigendo assieme alle sarte dietro ad un separé per poter provare il vestito.
    L’unica persona, in tutta la stanza, che sembrava non sprizzare gioia da tutti i pori, era proprio la Regina Rossa, la quale non aveva fatto altro che squadrare dall’alto in basso la povera Alice mettendola sempre più in soggezione. «E allora la serata è andata bene?» disse ad un certo punto col suo tono acuto ed altezzoso.
    «S-sì!» balbettò un po’ la ragazza. Alice non si era mai fatta intimidire da Iracebeth, eppure quel suo tono, quel suo modo di osservarla, come se stesse decidendo la prossima mossa da fare. Riusciva a leggere tutto questo solo osservandola.
    La Rossa continuava a tamburellare le dita sui braccioli del suo trono a forma di cuore, gli occhi sempre più assottigliati, le labbra leggermente schiuse. Alla fine si ricompose e con il suo solito tono neutro disse soltanto «Bene, vedi solo di non mettere nei casini Sottomondo, ragazzina!».
    Alice avrebbe voluto ribattere a tono, ma quella specie di dibattito venne interrotto sul nascere dalla voce della Bianca. «Allora che ve ne pare ragazze?» disse al settimo cielo la Regina di tutta Saggezilandia.
    Alice, come anche Iracebeth, anche se quest’ultima non lo diede a vedere, rimase abbagliata dalla bellezza diafana di Mirana. L’abito era uno dei più belli che avesse mai visto, nemmeno nel suo Mondo si confezionavano abiti così belli. Era rigorosamente bianco, con la gonna ampia con tanto di strascico; il corpetto era ricoperto da piccole perline e da piccoli diamanti.
    Forse a simboleggiare il regno di Crystaland dal quale proveniva il principe Edward” pesò Alice.
    «Siete bellissima Maestà!» squittirono le sarte battendo le mani euforiche e Alice pensò che avessero espresso appieno anche il suo pensiero.
    «Grazie ragazze, ma se lo sono è tutto merito del vostro lavoro straordinario!».
    «È molto bello Mirana, vi sta d’incanto ed esalta tutta la vostra bellezza e semplicità» intervenne Alice che aveva preso tra le sue mani le mani della Bianca.
    «Certo, certo… è tutto bellissimo! Non ho dubbi che quello smidollato che ti sei scelta come futuro marito ne rimarrà estasiato» gracchiò la Rossa, ormai rispesasi dall’iniziale shock. «E comunque lo sappiamo tutte che l’abito che indossai io al mio matrimoni con il mio Tik Tok era favoloso ed all’altezza di una grande Regina!» concluse trionfante.
    «Un abito molto sopra alle righe, proprio come lei» sussurrò la Bianca all’orecchio dell’amica, che cercò di trattenere una risata, senza riuscirci granché.
    «Che hai da ridere tu?!?» disse Iracebeth indicandola con suo piccolo ed affusolato dito indice.
    «Niente vostra Altezza…» ribatté la Paladina tornando seria.
    «Sarà meglio per te!» le rispose la Rossa grugnendo.
    La Bianca, cercando di calmare un po’ gli animi, cominciò a spiegare nei minimi dettagli come la cerimonia si sarebbe svolta e nel mentre le sarte ripresero a lavorare sul vestito che la Regina ancora indossava, per renderlo sempre più perfetto. Disse ad Alice che anche se la tradizione voleva che fosse un regnante a celebrare il matrimonio, come lei aveva fatto per la sorella al suo matrimonio, nel suo caso sarebbe stato il prete di Marmorea, che aveva già celebrato l’incoronazione delle due sorelle e al quale la Bianca era molto legata.
    «E la Regina Iracebeth che cosa farà durante la cerimonia?» chiese la ragazza cercando di non farsi sentire dalla Rossa intenta a leggere un enorme libro che sembrava contenere vari incantesimi.
    «Mia sorella avrà l’importante compito di fare un discorso durante la cerimonia, credo una specie di buon augurio. Spero solo che non esageri conoscendola…» sospirò sorridendole e guardando affettuosamente la sorella maggiore. «Sai Alice, Iracebeth è davvero cambiata dall’ultima volta che l’hai vista. Solo che anni ad essere scorbutica non si possono cancellare con uno schiocco di dita. Racy ha paura a mostrarsi per quello che è realmente, dolce ed affettuosa. Che io sappia lo diventa molto quando è da sola col suo Tik Tok, ma davanti agli altri per lei è molto più facile indossare quella sua maschera di… di superiorità, credo, come se niente la potesse sfiorare. Ma io so che non è così» sorrise malinconica la Bianca.
    «Credo che voi abbiate ragione Mirana» disse solo Alice osservando anche lei la Rossa, la quale sentendosi stranamente osservata chiuse di colpo il libro che stava consultando e guardò storto sua sorella e la ragazza.
    «Che avete da guardare?! Non avete niente di meglio da fare? Una povera Regina non può più leggere in santa pace? Io me ne vado nella biblioteca reale…» disse alzandosi di scatto ed avviandosi verso la porta.
    «Racy per favore…» provò a fermala la sorella.
    Prima di uscire la Rossa rivolse un ultimo sguardo ed un’ultima parola ad Alice «E tu, Alice, ricordati ciò che ti ho detto prima, non mettere nei guai Marmorea», per poi andarsene in direzione della biblioteca reale.
    «Che cosa intendeva dire?» chiese quasi ingenuamente la Bianca.
    «Non ne ho la minima idea» le rispose a sua volta Alice.
 

    Dopo più di due ore, l’abito da sposa di Mirana era finalmente ultimato ed era ormai pronto per il giorno seguente: il giorno delle tanto attese nozze della sovrana di Marmorea.
    Mentre si dirigevano verso il giardino la Regina disse ad Alice che nel pomeriggio sarebbe giunto a palazzo il principe Edward, anche lui per poter prendere parte agli ultimi preparativi e soprattutto per conoscere l’amica più cara della sua futura moglie.
    «Mi sento molto lusingata» rispose Alice.
    «Non devi cara. Edward ogni tanto si fa un po’ prendere dalle circostanze. Sono diverse settimane che non ci vediamo e non vedo l’ora che arrivi».
    Alice quasi non riconosceva la sua amica, quando si parlava del principe il suo umore saliva alle stelle, forse era quello che faceva capire che una persona era innamorata o semplicemente era dovuto anche all’aria che si respirava visto l’imminente matrimonio.
    Sul loro cammino si materializzò all’improvviso, dal nulla, uno dei loro più cari amici. 
   
«Stregatto, che piacere vederti!» disse la Regina, per nulla spaventata dall’ingresso del gatto.
    «Maestà, Alice. Vi ho sentito parlare e non ho saputo resistere» rispose girando su sé stesso e facendo un enorme sorriso a mezzaluna.
    «Tranquillo Stregatto, n-».
    «Regina Mirana! Regina Mirana!».
La frase della Bianca era stata interrotta da Angelica, la quale stava chiamando molto affannosamente, per colpa della corsa che stava facendo, la Regina.
    «Angelica. Che succede?» si rivolse a lei molto preoccupata Mirana.
   Angelica, che aveva arrestato la sua corsa davanti ai tre, cercò di riprendere fiato appoggiandosi con le mani alle ginocchia e dopo qualche secondo sembrò essersi finalmente ripresa. «Maestà, il principe Edward VII di Crystaland è arrivato! E non è solo!».
    La Bianca corrugò lo sguardo «Che vuol dire che non è solo Angelica?».
    «Il Re e la Regina di Crystaland, sono giunti anche loro a palazzo con il figlio. Vostra sorella, la Regina Iracebeth, attualmente li sta intrattenendo nella sala del trono e mi ha chiesto di venirvi a chiamare immediatamente. Pare che i sovrani di Crystaland vogliano parlarvi del matrimonio di domani» disse tutto d’un fiato la ragazza.
    «Va bene Angelica, grazie per avermi avvertita». Mirana sembrò aver ritrovato la sua compostezza, che fino a pochi secondi prima sembrava aver perduto alla notizia dell’arrivo a palazzo dei genitori del suo futuro sposo.
    Alice si ricordava che qualche giorno prima Mirana le aveva raccontato che i sovrani di Crystaland non vedevano di buon occhio il loro matrimonio e che il principe Edward, pur di sposarla, se n’era andato abdicando al trono come successore di suo fratello.
    «Sarà meglio che vada, non è cortese fare aspettare i nostri ospiti» sorrise la Bianca. «Alice, Stregatto, vogliate perdonarmi».
    «Nessun problema vostra Maestà. Spero possiate risolvere il problema» le sorrise Stregatto.
    Poco dopo i due rimasero da soli nel giardino circondati dalle variopinte rose disposte ai lati del piccolo sentiero ed Alice si sentì improvvisamente osservata dallo Stregatto, che accortosene gli rivolse un sorriso mellifluo. «Mia cara piccola Alice, in verità sono venuto a palazzo a portarti un messaggio…».
    «Un messaggio? E da parte di chi?» chiese incuriosita la ragazza.
    «Ma non immagini nemmeno chi potrebbe mai avermi mandato qua, sapendo che lo avrei preso in giro a vita?» sorrise il gatto.
    Alice ci pensò un po’ su. «Credo di aver capito chi ti manda…» e gli sorrise. «È il Cappellaio, non è così?».
    «Ho sempre detto che hai intuito mia cara... Ti sta aspettando al vecchio mulino storto, ti ricordi come ci si arriva mia cara?».   
    Lo Stregatto non faceva altro che continuare a girare su sé stesso, continuando a scomparire e a ricomparire in punti diversi e facendo un po’ girare la testa alla povera Alice. «Si, credo di ricordarmi dove di trova» gli rispose prontamente.
    «Nel caso, segui sempre il sentiero e alla Grande Quercia prendi il sentiero che va a destra…», Mentre parlava il suo corpo scompariva lentamente, ad eccezione dell’enorme sorriso che invece rimase sospeso in aria per alcuni secondi, per poi scomparire a sua volta.
    «Stregatto…?» Alice si guardò in torno nella speranza di vederlo ricomparire «Sempre il solito, non cambierà mai…» borbottò tra sé e sé.


***

 

    Durante il cammino verso il mulino, Alice rimuginò sulle parole dello Stregatto. “Perché aveva detto che avrebbe preso in giro a vita il Cappellaio per averla mandata a chiamare? Sicuramente sapeva qualcosa che a lei sfuggiva…”.
    Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse della biforcazione del sentiero e andò a sbattere in piena faccia contro la Grande Quercia che lo Stregatto le aveva indicato.
    «Ehi! Ragazzina stai un po’ attenta a dove cammini!» disse una voce un po’ rauca, che ricordava molto quella di un anziano.
    «Chi ha parlato?» chiese un po’ sorpresa rimettendosi in piedi.
    «Io! Chi vuoi che abbia parlato sciocca di una ragazzina! Mi vieni addosso e non mi chiedi neanche scusa! Che modi sono questi!?».
    Alice si fece un po’ indietro in modo da vedere la figura intera dell’albero e si accorse che la Grande Quercia la stava fissando con occhi assai furenti e con i rami incrociati davanti al tronco, come in attesa di scuse da parte della ragazza. Scuse che non tardarono ad arrivare.
    «Chiedo scusa, non stavo prestando attenzione alla strada da quanto ero immersa nei miei pensieri…» si affrettò a dire la giovane.
    «Tsk» fu l’unica risposta della pianta.
    «Non badarci più di tanto vecchio mio» una farfalla blu sgargiante si appoggiò con delicatezza ad uno dei fiori che spuntavano alla base della Grande Quercia. «Alice è sempre stata una ragazza con la testa fra le nuvole, anche quando arrivò qui la prima volta da bambina e chiamava questo posto “Il Paese delle Meraviglie”…».
    «Brucaliffo!» esclamò Alice molto sorpresa.
   «Alice, l’ultima volta che ti ho visto mi chiedevo se fossi diventata più sveglia dell’ultima volta che ti sono venuto a prendere e per fortuna lo sei diventata…».
    Alice non sapeva che ribattere, perciò il Brucaliffo riprese il suo discorso.
    «Ti vedo molto turbata, non tutti vanno a sbattere contro gli alberi, a meno che nel tuo Mondo non sia normale… Comunque sia, sono venuto a cercarti per ricordarti che domani sarà il tuo ultimo giorno a Sottomondo…».
    «L’ultimo giorno?! Che significa?» gli rispose allarmata Alice.
    «Sciocchina. Significa che dovrai ritornare a casa, non puoi rimanere qui per sempre… A meno che tu non voglia rimanere…» le disse guardandola di sottecchi.
    «Io non lo so» rispose la ragazza molto confusa.
    «Che cosa non sai?» la sollecitò il Brucaliffo.
    «Se sono davvero pronta ad andarmene. Sono molta confusa in questi ultimi giorni, non so cosa si giusto fare o non fare».
    «Credo che dovrai prendere una decisione. Il tempo non aspetta nessuno». Il Brucaliffo si rimise in volo e con qualche spinta di ali si posizionò proprio davanti alla faccia di Alice. «Ricordati, solo tu sei padrona del tuo destino, solo tu puoi scegliere, ma qualsiasi cosa tu sceglierai ci sarà sempre qualcuno che ne soffrirà, è inevitabile. Credo che tu sappia già che “Non si vive per accontentare gli altri”» e così dicendo la farfalla si allontanò ed Alice rimase di nuovo da sola, o meglio rimase in compagnia della Grande Quercia.
    «Un ottimo consiglio quello del Brucaliffo. Spero che tu non lo sprecherai. Ed ora di grazia dov’eri diretta? Così da poterti indirizzare e tornare a dormire in santa pace» disse scorbutica la Quercia.
    «Dal Cappellaio, al mulino storto» rispose Alice sovrappensiero.
    «Prendi il sentiero a destra» e così dicendo con uno dei grandi rami indicò il sentiero alla ragazza.
    «Grazie!».
    «Non c’è di che!» disse infine rimettendosi in posizione per poter tornare a dormire.

 

 

***

 

    Intanto nella sala del trono la Regina Mirana, il principe Edward e la Regina Iracebeth stavano parlando con i sovrani di Crystaland. Tutti e tre speravano che quell’assurda decisione da parte dei due coniugi, di chiudere i ponti con il loro Regno e con il loro secondo genito, potesse finalmente giungere ad una conclusione.
    A prendere parola per primo fu il Re August Edward VI, «Regina Mirana, Regina Iracebeth, siamo giunti fin qui dal lontano regno di Crystaland per potervi parlare. In particolare per poter parlare con voi Regina Mirana e al vostro futuro sposo, nostro figlio». Il Re era una persona molto robusta e stoica, con una folta barba bruna e capelli molto lunghi castani raccolti in una coda di cavallo bassa. Il suo tono, per quanto volesse sembrare tranquillo, appariva invece burbero e autoritario. «Quello che avete deciso voi e nostro figlio non è affatto degno di una sovrana e di un principe, voi dovreste essere d’esempio per i vostri sudditi e dovreste essere i primi a convenire alle regole!»
    «Re August, se perm-», provò ad intervenire Mirana, ma venne interrotta bruscamente da un’alzata di mano del Re, come a intimarla di lasciarlo finire di parlare.
    «Non ho ancora finito. Quello che avete fatto è imperdonabile, per fortuna mio figlio non è il legittimo erede al trono, visto che questo andrà di diritto al mio primo genito, ma, come potrete ben aver intuito, non ho affatto apprezzato la sua decisione di abdicare e di voltare le spalle alle sue responsabilità da principe. Come anche il fatto che abbia lasciato la sua futura sposa il giorno prima delle nozze per poter stare con voi…».
    «Caro, forse adesso state esagerando, non siamo venuti qui per questo ricordi?» cercò di rabbonirlo la Regina Camilla, poggiandogli una mano sul braccio.
    «Camilla, se non facciamo noi un discorsetto a questi due, come potranno mai governare un regno! Qualcuno deve pur mettergli del sale in zucca!» disse alzando le spalle ed indicando con aria quasi innocente i due futuri sposi.
    «Caro! Ti sembrano cose da dire!?» rispose furente la moglie.
    «Ben detto! Io sto con il Re August, qualcuno dovrebbe metterti un po’ di sale in zucca sorellina! Ah Ah Ah» rise di gusto la Rossa.
    A rimettere ordine nella sala fu la Regina Camilla, che con compostezza batté le mani per richiamare tutti e per ritornare al discorso in questione, che questa volta fu lei a continuare. «Quello che mio marito ed io volevamo dirvi… è che ci dispiace per quello che è successo anni fa. Non avevamo il diritto di scegliere una moglie a nostro figlio, dopotutto con suo fratello è stato molto diverso, visto che sia lui che la contessina Rachael erano già innamorati l’uno dell’altra. Quello che però più ci ha adirato, è stata più che altro la vostra tempistica, proprio il giorno prima del matrimonio! Era normale che sia io che mio marito eravamo adirati ed è successo quel che è successo».
    La Regina Camilla era una donna veramente minuta, con un corpo molto esile, ma era una donna molto regale, una donna che si faceva rispettare, forse anche più del marito. «Se non è troppo tardi, vorremmo chiedere il vostro perdono, ad entrambi. Lo so avremmo dovuto farlo molto tempo prima, ma l’orgoglio ce lo ha impedito».
    Mirana sentì come un grosso peso dal cuore svanire lentamente, finalmente i due regni potevano di nuovo tornare a collaborare come una volta e sia lei che Edward avrebbero avuto la benedizione dei due sovrani, che erano sia per Mirana che per Iracebeth, come dei secondi genitori.
    «Madre, Padre! Anche io vi chiedo scusa, forse mi sono comportato da immaturo e mi pento di non aver avuto il coraggio di essere venuto io a chiedervi scusa in prima persona. Spero che domani sarete anche voi presenti al nostro matrimonio
» e prendendo la sua futura sposa tra le braccia, aggiunse «Noi ne saremmo veramente onorati!».
    «Certamente figliolo!» gli rispose il padre.
    Tutti, ad eccezione di Iracebeth che si chiedeva ancora che ne era stato del discorso tutto autoritario del Re August e della sua proposta di mettere un po’ di ordine e disciplina nel Regno, si strinsero in forte abbraccio.

 

***

 

    Nel mentre, al mulino storto, Alice e il Cappellaio stavano prendendo il tè con i loro amici, Mally ed il Leprotto. Avevano passato tutto il pomeriggio a parlare e scherzare e ad Alice, tutte le volte che stava assieme a quei tre, le sembrava di finire in un manicomio di matti, anche se la cosa non le dispiaceva affatto. Adorava le loro bizzarrie.
    «E così domani è il grande giorno della parata! Sei pronta Alice per marciare fiera sul Grafobrancio, come la Paladina di Marmorea!?» esultò il Ghiro.
    «Parata! Parata! Parata!» continuò invece a gridare saltando il Leprotto.
    «Suvvia ragazzi, Alice sa perfettamente quello che dovrà fare domani! E sarà meravigliosa con l’armatura in groppa a quel felino troppo cresciuto!» disse intervenendo Tarrant che stava versando un altro po’ di tè ad Alice. «Oh, che smemorato! Me ne stavo per dimenticare dolce Alice, ho una sorpresa per te! L’altra sera non ho avuto occasione di dartela».
    «Che cosa?» chiese Alice.
    «Questo!» le disse porgendole una scatola tutta infiocchettata. «Aprilo! E spero che ti piaccia!».
    Alice sorrise all’amico e prendendo in mano la scatola, iniziò a slegare i vari fiocchetti, in modo da poterla aprire. Quello che vi trovò dentro la lasciò senza parole. Tarrant le aveva confezionato uno splendido cappello, Alice non aveva mai visto tanta bellezza e tanta semplicità tutta insieme.
    «Coraggio! Indossalo, vediamo come ti sta!» la incitò il Cappellaio.
    «Con questo vestito? Non credo che ci starà a pennello» gli fece notare Alice.
   
«Pennello!» si intromise la Lepre Marzolina guardando con occhi fissi la ragazza.
    Tarrant alzò gli occhi al cielo e lo ignorò rivolgendosi nuovamente all’amica. «Allora ti guarderò solo dal collo in su, cancellando completamente il tuo corpo».
    E così dicendo portò le braccia in avanti tenendo le mani aperte e le dita incollate l’una all’altra, in modo da “coprire” in prospettiva il corpo di Alice, la quale sorrise alla stramberia dell’amico, per poi indossare il cappello. Tutti e tre i suoi amici rimasero affascinati dalla sua bellezza.
    «Cappello…» disse un Leprotto con gli occhi un po’ fuori dalle orbite.
    Mentre Mally aggiunse: «Wow Alice, ti sta davvero bene! Dovresti indossarlo al matrimonio di domani! Scommetto che l’abito che la regina ti ha fatto confezionare starà a pennello col cappello! Oh, ho fatto una rima come quelle del Cappellaio!» rise il Giro.
    «Sì, credo che potrebbe calzarci con l’abito!
» confermò Alice. «Grazie Cappellaio, è davvero bellissimo!» aggiunse prima di sporgersi dal suo posto per poterlo abbracciare.

 

***

 

    Quella sera, sia il Cappellaio che Alice vennero invitati a cena a palazzo assieme ai sovrani di Crystaland ed al principe Edward.
    Alice era molto felice per Mirana, quando quest’ultima le raccontò che finalmente i due Regni erano tornati in buoni rapporti e che i suoi futuri suoceri avevano perdonato sia lei, che loro figlio e che l’indomani avrebbero preso parte alla parata ed alla cerimonia. Mirana era emozionata, ma più di lei lo era Edward, che quando l’aveva conosciuta, non aveva fatto altro che chiedergli del Sopramondo, dei suoi viaggi, ma soprattutto del giorno in cui aveva ucciso il Ciciarampa e del giorno in cui Sottomondo aveva quasi rischiato di scomparire, a causa della compromissione del tempo, provocando in entrambi i casi l’irritazione della sua futura cognata.
    Da quello che Alice aveva capito, Mirana ed Edward erano veramente fatti l’uno per l’altra, si dice che gli opposti si attraggono, ma a volte può capitare che ad attrarsi siano persone affini tra loro. Edward amava follemente Mirana ed Alice glielo leggeva negli occhi, i quali si illuminavano ogni volta che la Regina Bianca gli faceva un sorriso, oppure ogni volta che chiedeva una sua opinione su una cosa qualunque. Aveva anche notato che, per quanto Iracebeth facesse ogni tanto delle piccole battute poco carine nei confronti della sorella, non poteva far a meno di sorridere vedendola felice, come lei lo era con il suo Tik Tok. 

    La serata volò e Alice si ritrovò in compagnia del Cappellaio mentre camminavano lungo i corridoi del castello. Avevano detto agli altri che avrebbero fatto una passeggiata nei giardini prima di rivedersi l’indomani. Ma invece dei giardini, alla fine optarono per la balconata che dava verso le montagne.
    Il sole stava tramontando e l’aria era leggermente frizzantina. Il panorama era bellissimo, le montagne, ricoperte di neve sulla cima, riflettevano i colori del tramonto.
     «E così domani è il grande giorno!» annunciò il Cappellaio.
    «Già, domani molto probabilmente a quest’ora sarò diretta verso casa…» gli rispose Alice appoggiandosi con i gomiti alla balconata dandogli le spalle per ammirare il paesaggio.
    Tarrant improvvisamente si fece molto serio. «Sai, te lo chiesi già una volta, molto tempo fa. Per la precisione la seconda volta che tu tornasti a Sottomondo ed eri ormai diventata una giovane adulta… Ti avevo detto che, se volevi, saresti potuta restare…». Alice si voltò a guardarlo con aria sorpresa ed il cuore a mille. «Potresti restare se tu lo volessi, mia dolce e cara Alice… Potresti restare con me…» concluse avvicinandosi lentamente a lei.
    «Cappellaio, io non lo so» gli rispose confusamente e tristemente la giovane donna.
    «Che cos’è che ti blocca Alice» le chiese dolcemente accarezzandole i capelli e portandoglieli dietro all’orecchio.
    «Tarrant… io ho paura» confessò infine.
    «Oh Alice, ho tanta paura anch’io! Così tanta, che credo di poter impazzire sempre di più» ormai il volto del Cappellaio era sempre più vicino a quello della ragazza. «Alice… Io ti amo…» gli disse infine.
    Alice non sapeva che cosa rispondergli, era come paralizzata, il suo cervello sembrava non ragionare più. Quella frase… Il Cappellaio le aveva detto che l’amava! E poi la sua vicinanza la stava confondendo sempre di più. Il suo corpo però decise di sua spontanea volontà di annullare quella poca distanza che c’era tra il loro visi in modo da poterlo finalmente baciare. Bacio a cui il Cappellaio rispose subito, poggiando una mano sul fianco della fanciulla e una dietro alla nuca, mentre Alice allacciava le sue braccia al collo di lui; così facendo i loro corpi divennero come un tutt’uno e, allo stesso tempo, il bacio si approfondiva sempre di più, divenendo sempre più intimo.
    «Ehm ehm…!!!».
    Qualcuno alle loro spalle cominciò a tossire, come a reclamare la sua presenza.
    I due si separarono di scatto rossi in volto. Rossi come i capelli del loro interlocutore, o meglio della loro interlocutrice.
    «Ma bene… vedo che avete scambiato questa balconata per una stanza da letto! Se volevate dare spettacolo tanto valeva andare nella piazza del paese. Non trovate?» disse schietta la Rossa. «Cappelliere, vattene! Devo parlare da sola con la ragazza».
    «Maestà io…» provò il Cappellaio.
    «Non hai sentito quello che ti ho detto!?» lo zittì Iracebeth.
    «Certamente Maestà! Me ne vado. Con permesso» e così dicendo, se ne andò senza guardare in faccia nessuno, con lo sguardo fisso sul pavimento di marmo e la fronte corrugata.
    «Veniamo a noi due. Non ero stata abbastanza chiara questa mattina, quando ti ho detto di non causare guai?» Iracebeth stava ormai diventando più rossa del sole che tramontava alle spalle di Alice.
    «Ecco io… non capisco che cosa vuole dirmi, che cos’è che ho fatto!» replicò Alice.
   «Che cos’hai fatto…? Nel mio studio! Forza cammina!» così dicendo si incamminò a passo di marcia, seguita da una sempre più confusa ed imbarazzata Alice. «Guarda te se devo essere io a sistemare i guai di quell’impiastro di mia sorella, come se lei non conoscesse le poche e semplici regole di questo Mondo…» borbottò una volta arrivata davanti alla porta dello studio.
    «Quale regola?» chiese Alice che non aveva potuto fare a meno di ascoltare il borbottio della Regina.
    «Entra! Ti spiegherò ogni cosa, anche se è giusto che tu sappia che non lo faccio per te o per il tuo cappelliere, sia chiaro!» le riferì la Rossa in modo acido ed arrogante.

 

***

 

    Il Cappellaio, che era appena stato cacciato dal castello in malo modo dalla Regina Rossa, si era seduto su una delle panchine del giardino e teneva in mano un fiore che continuava a rigirarsi tra le dita pensando al bacio di poco prima. La sua Alice lo aveva baciato, bacio che non era assolutamente paragonabile a quello della sera precedente. Questo voleva forse dire che anche lei lo amava? Che sarebbe rimasta con lui per sempre? Eppure, quando le aveva confessato i suoi sentimenti, non gli aveva risposto niente, o meglio, sì, aveva risposto con quel bacio, ma sentiva che la sua Alice era molto turbata, che dentro di sé non aveva ancora preso una decisione.
    Il fatto di non sapere, però, con esattezza quello che la ragazza pensava lo mandava fuori di testa, lui voleva sapere. Se Alice avesse deciso di non rimanere a Sottomondo perché voleva tornare dalla sua famiglia lo avrebbe capito e, se così fosse stato, questa volta le avrebbe chiesto di poter venire con lei, non sapeva come, non sapeva nemmeno se era possibile ma, se lei veramente ricambiava i suoi sentimenti, l’avrebbe seguita anche in capo al mondo, o meglio, in capo ad un altro mondo!
    Decise quindi che non c’era più tempo da perdere, doveva avere una risposta alla sua domanda quella sera stessa. Tutti lo conoscevano, e tutti sapevano che il Cappellaio non era una persona molto paziente. Perciò si diresse di nuovo al castello, in direzione dello studio della Rossa. Prima di andarsene aveva sentito la Regina urlare alla sua Alice di seguirla nel suo studio per parlarle. Parlare di cosa poi, Tarrant non se lo sapeva spiegare. Che cosa aveva Iracebeth da dire alla sua Alice, lei che non sopportava minimamente la ragazza.
    La porta dello studio era leggermente aperta, e dentro di esso la Rossa ed Alice stavano parlando. Tarrant si appoggiò al muro per ascoltare i loro discorsi, sapeva benissimo che origliare non era corretto, ma il loro argomento lo aveva colpito nel profondo del cuore, che piano piano stava andando a pezzi…
    «Quindi è deciso! Tornerai nel tuo mondo domani stesso. Forse non riuscirai a partecipare al matrimonio di mia sorella… ma sono sicura che nel caso decidessimo di procedere così, se ne farà una ragione» affermò la Rossa.
    «Certamente, ne sono consapevole. Se è come dite voi non ho altra scelta, non posso lasciare mia madre e mia sorella, sono la mia famiglia e non meriterebbero una mia improvvisa scomparsa…» rispose sommessamente Alice.
    Le voci delle due donne, giungevano ovattare ma chiare alle orecchie del povero Cappellaio.
    «Bene! Domani lo riferiremo anche agli altri, ormai è tardi!» concluse Iracebeth.
    «Va bene Maestà. Solo, una cosa…» la interruppe Alice.
    «Che cosa c’è adesso?!» rispose esasperata la Regina.
    «Non voglio che il Cappellaio lo sappia. Lui non capirebbe…» le riferì Alice con un groppo in gola.
    «Il cappelliere? Ah! Per me puoi fare quello che vuoi! La decisione è la tua e a me non mi importa se glielo vuoi dire o meno!».
    Tarrant aveva ormai il cuore a pezzi. Come aveva potuto la sua Alice fargli quello.  Non voleva che lui sapesse che se ne sarebbe andata l’indomani? In questi giorni lo aveva forse preso in giro?! Forse gli piaceva prendersi gioco dei suoi sentimenti? No, lei non poteva essere l’Alice di cui si era innamorato! Quell’Alice era un’altra persona. E, col cuore a pezzi, il Cappellaio si allontanò dallo studio per dirigersi verso casa.
    No, non avrebbe mai perdonato Alice per quello che gli aveva fatto…

   
 
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