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Autore: Signorina Granger    30/07/2016    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Prequel di "Le Sacre 28"]
Charles Malfoy non ha nessuna voglia di raccontare la storia delle Sacre 28, ma su grande richiesta di figli e figliocci, è costretto a farlo.
Che cosa è successo in quella fantomatica competizione tra le leggendarie Sacre 28, alla quale prese parte un membro per ogni famiglia sotto giudizio di Cantankerus Nott, scrittore di "Sacre 28"?
Avete già sentito la storia dei loro eredi... ma cosa è successo nei dettagli, nel 1945?
Come è stato realizzato l'Estratto di Sodalite?
Se volete saperlo, ascoltate questa storia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 16: La fine della Storia 

 
Per gli amici che ci sono da anni e anni, nonostante tutto;
Per chi ride quando cado ma poi mi aiuta ad alzarmi: grazie

 
 
Ad Altair Black non piaceva studiare, quando era piccolo. Alla fine però si era dovuto adeguare ed essere il figlio perfetto che i Black si aspettavano...

Aveva sempre avuto voti molto alti ad Hogwarts, era stato Prefetto prima e Caposcuola poi con gran prese in giro da parte di Abraxas Malfoy, che al settimo anno era solito chiamarlo “Caposcuola provetto”. 

Si era diplomato due anni prima, eppure non aveva ancora finito di studiare... Purtroppo. 

Ma aveva scelto la strada più intricata, quindi doveva mettersela via e studiare un’ultima volta per il suo ultimo esame teorico all’Accademia, che avrebbe dovuto dare due settimane dopo. 

La sua “avventura” a casa di Abraxas si stava concludendo giusto in tempo per dargli il tempo di studiare e ripassare:  nel tardo pomeriggio lui e tutti gli altri sarebbero tornati alle loro vite e alle loro case, dalle rispettive famiglie. 

In effetti l'idea di tornare dai genitori non lo allettava poi molto, anche se non vedeva l'ora di riabbracciare sua sorella. 

Altair teneva una mano sulla fronte, sorreggendo il capo con il braccio mentre rileggeva per la milionesima volta le stesse righe: avrebbe preferito passare l'ultima mattinata in compagnia, ma se non si fosse dato una mossa il suo esame sarebbe andato non come lui e tutti si aspettavano. 


Stava per passare al capitolo successivo quando sentì una mano posarglisi su una spalla, facendogli alzare lo sguardo. 
Incontrando un paio di grandi occhi castani Altair sorrise, imitato dalla proprietaria della mano:

“Ciao... Studi?” 

“Si, mi tocca proprio... Per fortuna tra meno di un mese sarò un Auror a tutti gli effetti e non dovrò più aprire un libro per studiarne il contenuto.” 

“Beh, non ti invidio per niente. Ad ogni modo, non voglio disturbarti... Ti lascio studiare in pace.” 


Elizabeth fece per allontanarsi dalla scrivania, ma la mano di Altair le afferrò un polso e la fece sedere senza tante cerimonie sulle sue ginocchia, sorridendole:

“Non disturbi, tranquilla... Così ho la scusa per fare una pausa.” 


“Come credi, ma poi non voglio trovarmi tuo padre sulla soglia di casa mia pronto ad uccidermi perché suo figlio è stato bocciato!” 

Il tono di Lizzy era serio ma Altair rise, immaginandosi la scena... La cosa peggiore – o migliore a seconda del punto di vista – era che non sapeva chi avrebbe avuto la meglio tra Lizzy e suo padre... 

Cepheus Black non scherzava, ma nemmeno la sua docile ragazza... 


“Cosa ridi, scemo! Io sono serissima!”    Lizzy sbuffò e gli diede una leggera pacca su un braccio, sorridendo però all’occhiata eloquente che le rivolse Altair. 

Lizzy intrecciò le braccia dietro al collo del ragazzo, che invece le appoggiò un braccio intorno alla vita per non farla cadere e appoggiando il capo sulla sua spalla prima di parlare:


“È strano tornare a casa, tutto sommato... Non trovi?” 

“Oh sì, moltissimo. Sarà strano riuscire finalmente a mangiare una fetta di torta senza che un certo spilungone me la soffi.”

“Potrei dire lo stesso sulle granite, tesoro.” 

“Che c'entra... Quella che me l'hai gentilmente ceduta, non te l'ho rubata!” 


Altair roteò gli occhi ma non disse nulla mentre Lizzy invece sorrideva e gli accarezzava distrattamente i capelli biondi. 

“Ridi pure... Lo so che ti mancherò. Manco a tutte.” 


Alle parole di Altair i ruoli si invertirono e fu Lizzy a roteare gli occhi per poi fulminarlo, mentre lui sorrideva divertito:


“Fingerò di non aver sentito le ultime tre parole o rischi di trovarti con un braccio in meno Black... Anzi, con il naso rovinato. Sai, messa così sarei davvero comoda a darti un pugno in faccia!” 

“Non ho mai capito come hai fatto a colpirmi quella volta... Sei molto più bassa di me!” 


A quelle parole Lizzy sorrise, strizzandogli l'occhio:

“Cosa credi, Black? Sono piena di risorse, io.”


“Lo so, è per questo che ti adoro. Ma seriamente, mi mancherà non vederti ogni giorno, con le tue occhiatacce glaciali seguite da un abbraccio. Io ti mancherò?” 


“Oh beh, con hai detto tu ‘manchi a tutte’, quindi datti da solo una risposta.” 


Lizzy lo guardò inarcando un sopracciglio, facendolo sbuffare leggermente per poi darle un bacio sulla guancia:

“Che ti porta se manco alle altre? Tanto a me manchi solo tu quando non ci sei...” 


“Ti conviene tesoro, ti conviene davvero.” 


                                                                                         *


“Ma quanta roba ti sei portata?”     Imogen sgranò gli occhi mentre i vestiti di Ariadne planavano dall’armadio alla sua valigia che aveva ovviamente subito un incantesimo per farci stare tutta la roba della ragazza al su interno.

La bionda le rivolse un sorrisino quasi colpevole per poi citare testualmente sua madre: quando si è fuori casa bisogna avere l’occorrente per ogni occasione.

“Beh, lo capisco... Ma nemmeno le mie sorelle si portavano dietro così tanti abiti, hai battuto un record Ariadne.” 

“se devo essere sincera, credo che se fossi stata ospite di qualcun altro mi sarei contenuta... Ma visto che si tratta di casa di Abraxas, meglio scroccare tutto il necessario.”


Ariadne sorrise prima di sparire nel bagno collegato alla stanza per raccogliere i trucchi, facendo ridere l’amica che aveva già le valigie pronte e si era appollaiata sul suo letto. 

Avevano da poco finito di pranzare e tutti si erano ritirati nelle rispettive stanze per fare i bagagli con calma..l specialmente chi si era portata dietro un mucchio di roba, come la sua cara compagna di stanza. 


“Volevo fare una passeggiata ma fa troppo caldo, direi... Tu dopo devi fare qualcosa in particolare?” 

Alle parole di Imogen la testa di Ariadne fece capolino dal bagno con una smorfia stampata in volto:

“Vorrei starmene a non fare un bel niente, ma il tuo dolce fidanzatino mi ha incastrato... Dobbiamo trascrivere la “ricetta” prima di andare via, ordini del padrone di casa.” 

“Trascriverla? E dove scusa?”  


Imogen guardò l’amica leggermente accigliata, chiedendosi dove potessero scrivere una cosa del genere: non era di certo una cosa legale... È molto probabilmente nessuno voleva farne una questione di dominio pubblico, anche perché in quel caso Gideon Malfoy avrebbe ucciso il figlio con le sue stesse mani, probabilmente.

Ariadne però non rispose, limitandosi a strizzarle l'occhio prima di sparire nuovamente nel bagno, lasciandola sola e con mille dubbi in testa. 


                                                                                    *


“Hai già fatto le valige? Oddio, devo darmi una mossa allora! Sono indietro, maledizione...” 


Aerin sbuffò, aprendo l'armadio e incantando i vestiti perché cominciassero a piegarsi da soli dentro la valigia (quanto mi farebbe comodo un incantesimo così... Nda) mentre Lizzy chiudeva la sua, soddisfatta dall’essere riuscita a fare tutto in tempo forse per la prima volta in vita sua. 


“Rilassati, l'unico motivo per cui ho già finito è che devo vedermi con Ian, Malfoy, Aghata e la Shafiq...” 

“Ancora lavorate a quell’affare? Non avete finito?” 

“No, non ancora... E Malfoy vuole trascrivere la nostra “impresa”, non posso mancare.” 

Aerin si voltò verso l’amica, assottigliando leggermente gli occhi e osservando quasi con sospetto:

“Questa cosa ha per caso a che fare con la misteriosa sparizione di ieri? Sai, mentre duellavo con Connie non ho potuto fare a meno di notare che tu, Ian e Altair eravate misteriosamente spariti.” 


“Beh, forse se invece di pensare a me ti fossi concentrata di più sulla prova Connie non ti avrebbe battuta... Non credi?” 

Lizzy le rivolse un sorrisetto e per tutta risposta Aerin le fece la linguaccia per poi informarla che diventava ogni giorno più tagliente di lingua. 


“Seriamente... Dove eravate finiti?” 

“Diciamo che io e Ian dovevamo recuperare una cosa... E Altair è finito in mezzo, non chiedermi come sia successo... Ovunque vada, me lo trovo sempre davanti.” 

“Che ci vuoi fare, si sarà impostato una specie di sensore su quando tu ti metti nei guai, vale a dire due volte alla settimana in media.” 

Lizzy afferrò un cuscino dal letto dell'amica e glielo lanciò dritto in testa per poi venire ripagata con la stessa moneta, colpita in piena faccia dal medesimo cuscino. 


“Mi piacerebbe molto fare a guerra di cuscini Aerin, ma devo muovermi... Altrimenti Malfoy chi lo sente? Ci vediamo dopo, cerca di farci stare tutto in quella valigia!” 


Con un ultimo sorriso canzonatorio Lizzy uscì dalla camera, lasciando l’amica in balia dei bagagli da preparare. 


                                                                                  *


“Malfoy, ti hanno mai detto che scrivi malissimo?”  

Abraxas fulminò Ian con lo sguardo mentre Ariadne e Lizzy invece ridevano sotto i baffi: Ariadne ripeteva lo stesso da anni e anni, ma Abraxas non aveva mai voluto ammettere di avere una pessima scrittura.

“Beh, allora scrivi tu visto che sei tanto bravo, Nott!” 


Il biondo porse al moro la penna d’oca, che venne presa da quest’ultimo prima di intingerla nel calamaio. 

Stavano scrivendo con più precisione possibile i passaggi per ottenere l’Estratto di Sodalite, aggiungendo anche qualche disegno esattamente come aveva fatto Gideon negli appunti che Abarxas aveva trovato precedentemente. 

Fortunatamente erano riusciti a mettere le mani su “Sacre 28” senza troppo intoppi e, sotto proposta di Ian, stavano scrivendo la ricetta sulle ultime pagine del libro, rimaste bianche. 


“Unico appunto... Cosa dirà tuo zio quando se ne accorgerà? Non so quanto ne sarà felice, Ian.” 

Ariadne inarcò un sopracciglio con aria scettica, ma il ragazzo si strinse nelle spalle senza smettere di scrivere sulle pagine di pergamena fino a poco prima bianche:


“Non credo sarà un problema... Mio zio, come “premio” per aver vinto, vuole regalare a Malfoy il libro. Ergo, molto probabilmente non si accorgerà mai delle nostre aggiunte. E poi abbiamo concordato di farci un incantesimo, no?” 


Un sorrisetto soddisfatto che fece irritare leggermente sia Lizzy che Ariadne comparve sul volto di Abraxas, decisamente soddisfatto di aver vinto giocando in casa: la prova del giorno prima era stata vinta da Altair – senza gran sorpresa di nessuno –, ma avendo vinto ben due prove Abraxas aveva accumulato più punti di tutti gli altri, risultando quindi il vincitore di quel “gioco”. 


“Smettila di ridertela, Malfoy. Almeno ti terrai tu il libro, così se qualcuno dovesse scoprire di questa storia non verranno ad incolpare ME.” 

Alle parole di Lizzy il biondo fece una leggera smorfia, non avendo considerato la questione sotto quel punto di vista... Tuttavia avevano deciso di incantare le pagine, in modo che solo un membro delle loro famiglie potesse leggere quello che stavano scrivendo: salvo imprevisti spiacevoli, quelle righe non sarebbero mai cadute nelle mani di estranei. 


Ian smise di scrivere a passò la penna ad Ariadne, che proseguì la trascrizione con una calligrafia nettamente più chiara di quella del giovane padrone di casa. 
Dopo aver infatti discusso parecchio, avevano concordato con diplomazia che ognuno avrebbe scritto un pezzo visto che nessuno aveva fatto più degli altri e avevano sempre collaborato: se fosse stato per Abraxas, ovviamente avrebbe scritto tutto lui. 


“Cosa hai intenzione di fartene? Del libro, intendo.” 

Alle parole di Ian Abraxas si strinse nelle spalle, non avendoci riflettuto a lungo nei giorni precedenti:

“Non saprei... Credo che ne parlerò solo con mio padre. E poi chissà, se avrò un figlio gli mostrerò cosa abbiamo fatto... Così sarà una questione strettamente familiare e nessuno, oltre noi, saprà mai nulla di questa storia. O almeno, non conoscerà i dettagli.” 


“Sono d'accordo... Meno persone sono a conoscenza di un segreto e meno probabilità ci sono che venga allo scoperto. Tieni, Abbott.” 

Ariadne passò la penna d'oca a Lizzy, che dopo averla intinta nel calamaio continuò a scrivere da dove la bionda si era interrotta, vale a dire gli ultimi passaggi a cui erano arrivati: non erano riusciti ad arrivare alla soluzione completa in quel poco tempo, ma avevano deciso di comune accordo di continuare a vedersi di tanto in tanto anche dopo aver lasciato Malfoy Manor per riuscirci; nessuno di loro voleva lasciare quella questione in sospeso, erano troppo vicini all’esito per fermarsi e gettare la spugna.


“Esattamente... Speriamo quindi che i nostri amici tengano la bocca chiusa, anche se non sanno di preciso tutta la storia. Ci manca solo che mezza comunità magica venga a sapere di questa storia!” 


Povero Abraxas Malfoy. Non poteva immaginare che quasi un secolo dopo il suo bis nipote sarebbe morto per proteggere il suo segreto, che aveva appena segnato la sua famiglia e quelle dei presenti nel laboratorio.


*


“Mi spieghi perché diamine ti sto facendo da palo davanti alla camera di tuo zio? Mi sento un perfetto idiota.” 

Elliott sbuffò, appoggiato con la schiena al muro accanto alla porta socchiusa della camera di Canta ke rush dentro alla quale Ian stava rimettendo “Sacre 28” esattamente dove l'aveva trovato il giorno prima.

“Semplice.”   Esordì il giovane Nott uscendo dalla camera e chiudendosi la porta alle spalle, parlando con il tono plateale di chi sta facendo un annuncio importante:

“Lizzy si è rifiutata, quindi eccoti qui.” 

“Oh, ma grazie. Quindi cosa sono, il rimpiazzo di Lizzy?” 


“No, ma mi sembrava più giusto chiederlo a lei visto che a differenza tua è coinvolta in questa storia! Ma visto l’intoppo di ieri si è rifiutata categoricamente... E riflettendoci non posso dire che mi dispiaccia completamente, vista la faccia non esattamente felice che aveva Black quando ha completamente frainteso cos’era successo..” 

“Mi sembrava che non fosse proprio allegro... Che hai combinato?” 


Elliott sorrise, guardando l'amico con curiosità senza però ricevere una risposta precisa: Ian preferì rimanere sul vago mentre insieme percorrevano il corridoio per tornare nella loro stanza a prendere i bagagli. 

Nott in effetti aveva sinceramente ringraziato il fatto di essersi praticamente auto-eliminato: probabilmente se non l'avesse fatto avrebbe dato ad Altair Black l'occasione valida per lanciargli contro una maledizione, e Ian non aveva molta voglia di passare a miglior vita per via della gelosia nei confronti della sua migliore amica. 


Fortunatamente per lui e meno per lei, era toccato invece a Connie l’onere di duellare con Black il giorno prima e quest’ultimo non si era fatto scappare la vittoria da sotto al naso. 


“Beh, ad ogni modo diamoci una mossa... Tra un’ora tuo zio ci vuole fuori dal Manor e non credo sarebbe felice di trovarci in ritardo pure all’ultimo giorno.” 


Ian sorrise appena alle parole di Elliott mentre iniziava a salire le scale insieme a lui: no, decisamente a Cantankerus non avrebbe fatto piacere dover attenderli anche un’ultima volta... Però d'altra parte sarebbe stato molto divertente farlo aspettare apposta, viste tutte le prove che gli aveva rifilato.


                                                                                       *


“Non sono una persona particolarmente impaziente... Ma perché siamo fermi qui?” 

Quando, circa dieci minuti prima, si erano tutti riuniti nello spiazzo davanti alla casa, Cantankerus li aveva salutati, aveva consegnato ad Abraxas “Sacre 28” e prima di tornare dentro l'enorme villa aveva suggerito ai ragazzi di non Smaterializzarsi subito a casa loro ma di aspettare qualche minuto. 

Alle parole di Maximilian Connie, che si era seduta accanto a lui su un gradino, si strinse nelle spalle prima di parlare


“Chi lo sa... Non so tu, ma io Nott ancora non lo capisco. Però devo dirlo, il sorrisetto che aveva prima di sparire dentro la casa non mi è piaciuto. Proprio per nulla...” 

“Ci credo! Non so se te lo ricordi Connie, ma l'ultima volta in cui gli abbiamo visto quel sorriso in faccia è stato prima di metterci a pulire la casa da cima a fondo! Ho quasi paura a pensare a cosa abbia architettato questa volta...” 


Connie non disse nulla, trattenendosi dall’esternare all’amico la sua idea sul fatto che Cantankerus avesse organizzato una specie di “regalo d’addio”... Se il motivo dell’attesa era quello, allora c'era da preoccuparsi.

Nel frattempo Elliott e Amelia ci accingevano a salutare tutti visto che, prima di arrivare in cortile, Cantankerus aveva fermato il Corvonero e la Serpeverde per informarli  di non prendere in considerazione le sue parole... Ergo, loro potevano andarsene tranquillamente, anche se avevano aspettato un po’ per la curiosità di vedere cosa avesse architettato il loro gentile esaminatore. 


Ian, mentre Elliott gli dava una pacca sulla spalla con un gran sorriso divertito in volto, aveva una faccia da funerale: non aveva idea di cosa stesse parlando lo zio, ma già temeva il peggio. 

Che avesse organizzato un attacco di anatre assassine?

Ne sarebbe stato capace 

Che avesse scoperto che avevano preso il suo prezioso libro in prestito senza permesso e volesse fagliela pagare? 


Sopratutto, a nessuno era ben chiaro il motivo per cui Amelia e Elliott potevano andare via subito e gli altri no... Nemmeno i due suddetti interessati sapevano spiegarselo. 


“Ci vediamo presto, ragazze... Ora dobbiamo andare, ma domani vi scriverò per sapere che accidenti è successo.”   Elliott rivolse ad Aerin e Lizzy un sorriso prima di abbracciare entrambe le Tassorosso, che nel frattempo si stavano facendo un milione e mezzo di film mentali. 

Lizzy già si vedeva un mostro spuntare da dietro l'angolo, non a caso teneva la bacchetta sotto tiro di continuo...


“Smettila di ridere, Boulstrode! Non capisco perché per voi questa faccenda non valga... Non è giusto!” 

Aerin sbuffò, facendo sorridere Elliott prima che il Corvonero raggiungesse anche Maximilian e Connie per salutarli. 

Il più tranquillo era ovviamente Abraxas, che era rimasto fuori per non perdersi la scena, di qualunque cosa si trattasse. Ariadne era impaziente come non mai e teneva le braccia conserte mentre tamburellava di continuo il piede sulla ghiaia, in attesa. 

Amelia e Elliott si erano appena Smaterializzati – il contratto che avevano dovuto firmare il mese prima non aveva più valore da quel giorno – quando qualcosa, o meglio qualcuno, comparve nel viale che collegava i cancelli del Manor fino all’ingresso, passando in mezzo al labirinto e al giardino. 


Aerin, che stava parlando ininterrottamente con Ian su cosa stesse succedendo, si beccò una gomitata da Lizzy in petto:  la Tassorosso si voltò verso l'amica, guardandola come a chiederle che accidenti volesse. 

Elizabeth però non parlò, limitandosi ad accennare con il capo alla persona che si stava avvicinando al gruppo.
Aerin seguì lo sguardo dell'amica e sgranò gli occhi quando mise a fuoco chi le stava andando incontro con un gran sorriso stampato in volto.

“Oh mio dio... Kristen!” 


Un sorriso si allargò velocemente sulle labbra di Aerin, che in un attimo era corsa incontro a sua sorella e l'aveva abbracciata – o meglio stritolata – ignorando le sue proteste. 


“Ma chi è?”     Connie, che si era alzata per veder è meglio, fece capolino accanto a Lizzy, guardando la ragazza più piccola di lei di uno o due anni con aria accigliata, cercando di riconoscerla ma senza buoni risultati:

“È sua sorella minore.”    Rispose Lizzy sorridendo mentre guardava l'amica abbracciare e parlare con Kristen, chiedendole che accidenti ci facesse lì.

“Ah... Quindi è di questo che parlava Cantanke- REX!” 


Connie era scattata verso il viale così velocemente da far quasi muovere l'aria intorno a lei e i capelli di Lizzy, che insieme a Maximilian sorrise nel vederla saltare praticamente in braccio al fratello maggiore che non cadde solo perché ormai ci aveva fatto l'abitudine.


“Fatemi capire... Nott ci ha fatti venire a prendere da dei nostri parenti? E chi se l’aspettava!” 

Ariadne sollevò un sopracciglio, sorpresa da quanto stesse succedendo: si era aspettata un po’ di tutto, ma non quello. 

Accanto a lei Imogen si stava torturando le mani, tendendo il collo come se fosse quasi speranzosa 
 di vedere qualcuno... Inutile dire come le sue labbra si piegarono in un sorriso quando un uomo fin troppo familiare si Materializzò ad una ventina di metri di distanza, accanto alla soglia del labirinto. 

Imogen, che in genere manteneva un atteggiamento è un comportamento piuttosto tranquillo e pacato come sua madre le aveva inculcato, quasi corse verso suo nonno Alexander prima di stringerlo in un abbraccio. 

L'avrebbe comunque rivisto presto, ma non poteva non farla felice trovarlo a Malfoy Manor per tornare insieme in Scozia... Quando c'era suo nonno nei dintorni Imogen Selwyn tirava fuori una parte di se che spesso seppelliva sotto un abito elegante e un sorriso cortese, ritornando la ragazzina che rideva e si arrampicava sugli alberi sotto gli occhi dei nonni, in Scozia. 


“È suo nonno?”   Ariadne si rivolse ad Abraxas, che annuì senza staccare gli occhi dalla sua fidanzata che sorrideva a suo nonno mentre gli diceva qualcosa di incomprensibile per via della distanza. 

Sapeva benissimo quanto la ragazza fosse affezionata ai nonni che l'avevano cresciuta da quando, a circa due anni, i genitori l'avevano spedita in Scozia perché non avevano tempo o voglia di crescere una bambina con altri tre figli già grandicelli. 

Malfoy stentava quasi a credere che fosse stato Cantankerus Nott a contattare i loro cari per chiedere che li venissero a prendere... Ma era ovviamente felice per la sua ragazza, vedendola sorridere come di rado capitava.

Altair invece non stava facendo troppo caso a cosa succedeva intorno a lui, gli occhi fissi sul viale con impazienza crescente: Connie era stata raggiunta dal fratello, Aerin da sua sorella e Imogen da suo nonno... Per Maximilian era appena arrivata una ragazza che doveva essere la sua fidanzata, quindi non poteva non sperare che sua sorella Cassiopea si facesse viva. 


Ian stava invece in piedi accanto a Lizzy, salutando quasi distrattamente Aerin e Connie prima che le due si Smaterializzarono insieme ai rispettivi fratelli: possibile che centrasse SUO ZIO? Probabilmente era una specie di sogno, oppure Cantankerus aveva preso una brutta botta in testa... 

Doveva esserci una spiegazione, perché non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere... E credeva di conoscere suo zio abbastanza bene. 

“Chi l'avrebbe mai detto, eh? Tutti hanno un cuore da qualche parte... Anzi, sai una cosa Ian? Credo che spesso le persone che lo nascondano siano quelle più buone, infondo.”

Alle parole di Lizzy Ian annuì distrattamente, ancora stentando a credere a cosa stesse succedendo... Quando poi comparve anche, poco dopo, Cassiopea Black che praticamente saltò in braccio al fratello maggiore, Ian Nott ebbe quasi la certezza che suo zio si fosse bevuto il cervello.


Lizzy poteva anche aver ragione, ma l'immaginarsi suo zio come un tenero agnellino proprio gli riusciva difficile. 


“Mi sei mancata moltissimo, Cassy...”   Altair sorrise rimettendo la sorella a terra, che ricambiò vivacemente:

“Anche tu, mi sentivo sola a casa con mamma e papà! Ad ogni modo... Ti sei divertito? Aspetta, vado a salutare Abraxas e Ariadne...” 

Cassiopea fece per partire alla volta dei due biondi ancora fermi sulle scale e intenti a parlare tra loro, ma Altair la bloccò prendendola per un braccio:

“Aspetta, dopo... Prima ti voglio presentare una persona.” 


La più piccola di casa Black inarcò un sopracciglio, non capendo chi volesse presentarle il fratello con tanta urgenza: non era solito presentarle i suoi amici probabilmente per gelosia, eccetto Abraxas che conosceva da prima di andare a scuola per via delle loro famiglie... Di chi stava parlando? 


Gli occhi azzurri di Cassiopea si posarono sui due ragazzi verso i quali il fratello stava andando: un ragazzo alto moro e una ragazza più bassa dai capelli di un castano così scuro da sembrare quasi neri. 

I due stavano parlando ma, sentendoli arrivare, si zittirono e si voltarono contemporaneamente verso di loro prima che Altair parlasse:

“Lizzy, lei è mia sorella Cassiopea...”


Elizabeth guardò la ragazza che le stava davanti per un attimo prima di sorriderle mentre le porgeva la mano, certa di averla già vista a scuola anche se aveva un paio d'anni in meno. 
D'altro canto, anche Cassiopea stava osservando con cipiglio assorto l'altra, assolutamente certa di averla già vista: non ricordava come si chiamasse ma la sua faccia non le era nuova...

“Cassy, ti presento Elizabeth Abbott... La mia fidanzata.” 


Cassiopea parve come illuminarsi sentendo quel nome, collegando subito i pezzi: ma certo, era la ragazza che aveva preso a cazzotti suo fratello al sesto anno! Aveva deriso Altair per un sacco di tempo per quella storia...

Solo mentre stringeva la mano di Lizzy Cassiopea realizzò appieno cosa avesse detto il fratello, sbattendo le palpebre un paio di volte e guardando prima lui e poi Lizzy con gli occhi sgranati:

“Molto piacere... Aspetta. Che? Lei è...” 


Elizabeth esitò, guardando la ragazza con un sopracciglio inarcato e chiedendosi se fosse per caso sotto shock o meno.
Ian nel frattempo se ne stava in silenzio, non perdendosi una sillaba del discorso che aveva preso una piega decisamente interessante:

Cassy infine sorrise, assestando al fratello una piccola pacca sul braccio e uscendosene con un “beh, era anche ora!”


Suo fratello le aveva accennato qualcosa su una ragazza in un paio di lettere... Ma lei non ci aveva fatto molto caso: era ormai abituata all’attenzione scrupolosa che Altair rivolgeva alle donne. Non avrebbe però di certo pensato che quella ragazza gli piacesse veramente, trattandosi oltretutto della stessa che una volta gli aveva quasi rotto il naso. 

Altair Black era solito stufarsi in fretta delle ragazze... Chissà che Lizzy non durasse. 


Cassiopea aveva già iniziato a tartassare fratello e futura cognata di domande quando Ian sfiorò la spalla di Lizzy, accennando con il capo a qualcosa oltre i fratelli Black. 

La mora si sporse leggermente, sorridendo lievemente quando vide chi aveva catturato l'attenzione dell’amico prima di congedarsi con gentilezza da Cassiopea. 

Lei però non si scompose, limitandosi a sorriderle con aria divertita e promettendo che avrebbero perfettamente avuto modo di conoscersi... Figuriamoci, aveva tutta l'intenzione di passare ai raggi X la ragazza che era riuscita ad accalappiarsi suo fratello: doveva per forza essere un osso duro se aveva scatenato il suo interesse, poco ma sicuro.



“Beh, mi spiace deluderti mio caro... Ma Abraxas ha presentato Cassiopea alla Abbott... E sai cosa significa, no?” 

Alle parole di Ariadne Abraxas rispose con un mezzo grugnito, evitando di replicare che ovviamente aveva capito cosa intendesse: di tutte le ragazze che aveva avuto, Altair non ne aveva mai presentata nessuna alla sua famiglia... Figuriamoci a sua sorella, a cui era legatissimo. 

Se aveva tenuto a presentare Lizzy a Cassiopea, voleva dire che ci teneva veramente... Ergo, Abraxas poteva anche considerarla ufficialmente sua cognata. 


“Beh, anche Imogen è andata via... Però sono felice per lei, adora stare con suo nonno.” 

“È normale, Ariadne. Conosci sua madre, no?”    Ariadne sorrise alle parole dell’amico, annuendo con un cenno del capo mentre si chiedeva mentalmente se qualcuno sarebbe venuto per lei, visto che ormai solo lei e Ian sembravano essere rimasti soli. 
    


“Ciao.” 

Lizzy accennò un sorriso, puntando gli occhi in quelli verde chiarissimo di suo fratello Stephen, che rispose per poi allargare le braccia come a richiedere un abbraccio.

La sorella obbedì, appoggiando il capo sulla spalla del fratello senza evitare di provare un po’ di delusione. Ci aveva quasi sperato, ma nemmeno stavolta era andata come aveva pensato.

“Non è voluto venire, immagino.” 


Stephen si limitò ad annuire debolmente, sciogliendo l'abbraccio con la sorella e guardandola con due parole scritte negli occhi ereditati dalla defunta madre: ‘Mi dispiace’. 

Già, dispiaceva anche a lei.
Di certo sarebbe dispiaciuto anche a Catherine...

Forse l'unico a cui in fondo non importava era il padre. 


Lizzy si costrinse a sorridere, non volendo farsi rovinare ancora una volta la giornata da suo padre e il suo egoismo:

“Non importa. Sai una cosa? Peggio per lui. Sono felice di vederti fratellone, mi sei mancato... Dai vieni, così saluti Ian e ti presento un paio di persone.” 


Stephen annuì, sollevato che la sorella non avesse preso troppo male il fatto di aver visto lui e non il padre... O forse, come spesso capitava, Elizabeth si era schiaffata in faccia un sorriso e aveva nascosto la delusione in un angolo. 

Però, mentre le metteva un braccio intorno alle spalle e si avvicinava ad Ian e a quelli che riconobbe come Altair e Cassiopea Black, Stephen Abbott poté giurare di averle visto gli occhi illuminarsi è un sorriso sincero incresparle il volto.

Chissà, forse quell’esperienza a Malfoy Manor le aveva fatto solo bene...


                                                                                    *


Ian teneva lo sguardo sul viale deserto, seduto su un gradino mentre si teneva i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Altair e Lizzy erano andati via qualche minuto prima con i fratelli al seguito e Abraxas era tornato dentro il Manor in compagnia di Ariadne che aveva reclamato la “pausa per il the”. 

Quando anche Maximilian si era Smaterializzato con Danielle, Ian Nott era rimasto solo. 

Non gli era difficile capire con che criterio suo zio avesse scritto a destra e a sinistra:  la prima prova. Infondo Lizzy aveva di certo visto suo fratello e Elliott Amelia... Ecco perché Cantankerus aveva detto ai due che potevamo andare via, perché erano la cosa più importante l'uno per l'altra. 


Quanto a lui... Beh, forse nessuno della sua famiglia lo aveva tanto a cuore, visto che nessuno si era fatto vivo. 

Ian sospirò, quasi invidiando la sua migliore amica: certo Lizzy era senza madre e non aveva un vero legame con suo padre da anni, ma almeno aveva suo fratello... Lui aveva entrambi i genitori, ma poteva dire di avere un forte attaccamento con loro? Probabilmente no. 

Stava quasi per alzarsi e andare via, certo che non sarebbe venuto nessuno, quando sentì un rumore alle sue spalle. 

Un rumore familiare, nel bene e nel male.

Un sorriso comparve quasi involontariamente sul volto del ragazzo, che non si mosse ma parlò senza alzare lo sguardo:

“Ciao zio... Sei venuto a vedere se sono ancora qui? Beh, mi spiace deluderti ma è così.” 


“Sai Ian, stavo quasi pensando dii smetterla di usare il bastone o di insonorizzando... È fin troppo riconoscibile.” 

Cantankerus Nott piantò il bastone d’avorio su un gradino, sedendo accanto al nipote senza tante cerimonie. Nessuno dei due si voltò verso l'altro, tenemmo gli occhi ognuno davanti a se:

“Io te lo dico da anni, ma quando mai Cantankerus Nott ascolta qualcuno?” 


“Vero, faccio sempre di testa mia... E tu non sei tanto diverso, Ian. Tra vent'anni ne riparleremo, magari.” 


Ian non disse nulla è per qualche minuto tra i due regnò il silenzio, finché Cantankerus non si alzò e invito il nipote a fare lo stesso:

“Coraggio, andiamo.” 

“Andiamo? Dove?”


“Beh, hai intenzione di restare dai Malfoy a vita? Non per offendere, ma a me piace casa mia... Ed è ora di tornarci, non trovi?” 


Ian guardò lo zio con stupore crescente mentre questi gli appoggiava una mano sulla spalla e lo spingeva con leggera pressione giù per i pochi gradini, scendendo sulla ghiaia e iniziando a camminare verso il lungo viale. 

Nessuno dei due parlò nel breve tragitto, ma Ian non poté fare a meno di pensare a cosa stesse facendo: tutti gli altri erano stati raggiunti ed erano andati via con le persone che li amavano di più... E lui era con suo zio, ancora una volta. 

Poteva anche criticarlo o prenderlo in giro, ma la verità era semplice: Cantankerus Nott l'aveva cresciuto e infondo si volevano bene, anche se a nessuno dei due piaceva ammetterlo. 

E forse non sbagliava, forse Ian somigliava più a suo zio che a suo padre... Di certo lo conosceva meglio. 

Molte persone si lamentano delle proprie famiglie e, purtroppo, non sempre si è fortunati sotto questi punto di vista.
Ma non possiamo scegliere con chi avere un legame vincolante come il sangue, quindi mettiamocela via e cerchiamo di vedere il lato positivo in tutto: non possiamo scamparla, accettiamo quello che ci è capitato e non facciamone un dramma... Perché anche lo zio più scontroso spesso può nascondere un grande affetto per noi, più di quanto non immaginiamo. 


                                                                                 *


Ariadne Shafiq teneva gli occhi chiusi, circondata solo dal silenzio e da un leggero venticello che le accarezzava i capelli biondi e il viso. 

Il sole stava tramontando e il cielo era variopinto da bellissime sfumature di arancio e rosa, ma lei se le stava perdendo...
Se le stava perdendo perché aveva altro a cui pensare. 


Ariadne pensava a quando, anni prima, il suo vicino di casa nonché migliore amico se n'era andato senza che potessero salutarsi. 
Pensava a tutte quelle volte in cui avevano parlato, riso, giocato insieme.

Pensava a come fosse possibile che qualcosa finisse così, talmente in fretta da non darti il tempo di rendertene conto. 

Non aveva mai potuto dire addio a Miquel e si chiedeva come fosse diventato, se quello che aveva visto nella sua ormai lontana prima prova fosse solo una sua idea, un’immagine... O era davvero diventato così, crescendo? 

Si chiedeva se anche lui, ogni tanto, si chiedesse che fine avesse fatto la sua bionda vicina di casa... 

Ma Miquel si era diplomato a Beauxbatons, in Francia. Probabilmente non si sarebbero mai più rivisti. 

Dicono che se un’amicizia va oltre i sette anni, è destinata a durare per sempre. 
Non so se sia davvero così, ma so una cosa: a volte le amicizie più dure da mandare avanti sono proprio quelle che coltiviamo da molto tempo.

Continuare a voler bene, ad essere amico ad una persona che abbiamo conosciuto a 20 anni non è minimamente difficile come mantenere un legame con qualcuno che conosciamo da una vita: i bambini crescono, le persone cambiano e a volte le amicizie finiscono...   Perché semplicemente siamo cambiati, siamo diversi e niente ci rende più affini come un tempo.


“Ehi... Credevo fossi andata via.” 


Ariadne Shafiq aprì gli occhi, voltandosi verso un bambino viziato, un ragazzo arrogante, un giovane uomo ambizioso e pieno di insicurezze. 
Ariadne Shafiq si voltò verso Abraxas Malfoy, il suo migliore amico è quasi un fratello.

Sorrise, stringendosi nelle spalle:

“Beccata... Mi ero persa nei miei pensieri, sai che adoro stare qui.” 

“Beh, ma dovresti andare a casa... La tua famiglia ti starà aspettando. Coraggio, vieni: ti accompagno io fino ai cancelli, ti va?” 

Abraxas le porse la mano e senza nessuna esitazione lei la prese, lasciandosi aiutare a rialzarsi.

Senza che le loro mani si allontanassero i due si incamminarono nel viale, percorrendo una strada ormai conosciuta. 

Ma infondo è questo il bello degli amici: ci terranno per mano, sempre e comunque. 
Il sangue non è sempre una garanzia e a volte i membri di una famiglia non crescono nemmeno sotto lo stesso tetto... 

Abbiamo la fortuna di poter scegliere i nostri amici e, se l'abbiamo fatto bene, questi ci resteranno accanto così a lungo da non poter immaginarci senza di loro, da non poter ricordare con precisione come eravamo quando loro non c'erano a tenerci per mano, a ridere di noi quando siamo caduti per poi aiutarci a tirarci su. 

L’amicizia è un terno all’otto, è un po’ come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita, ma qualunque cosa sia... Prova e guarda come andrà a finire. 


                        
A volte va bene, altre va male.

Nessuno lo sapeva bene come Ariadne Shafiq... O quel bastardo di Cantankerus Nott, che l'aveva schifosamente fatto apposta a non far venire nessuno per lei in modo da poter restare sola con il suo “fratello acquisito”. 


Che volete che vi dica... Questi Purosangue, quante ne combinano. 










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Angolo Autrice Assonnata:


Buonasera, o quel che è visto che ormai è quasi l'una. 
Volevo pubblicare prima ma non ho fatto in tempo prima di uscire, quindi l'ho fatto appena tornata.

Che ne dite, vi è piaciuto? 

Spero ovviamente di sì visto che è l'ultimo capitolo vero e proprio... Naturalmente ci sarà l’Epilogo ma sarà in un contesto leggermente differente XD tuttavia, non voglio fare spoiler quindi meglio tacere.


Non ci metterò molto a scriverlo quindi arriverà di certo prestissimo... Non assicuro per domani ma di certo dopodomani al massimo potrete leggerlo :) 

Risparmio i ringraziamenti e i discorsi per il prossimo capitolo, altrimenti mi addormento sull’ipad... Perciò buonanotte, ci vediamo presto e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! 

Signorina Granger 

   
 
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