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Autore: Emmastory    30/07/2016    5 recensioni
L'esistenza del regno di Aveiron continua, e Rain, nostra eroina in questo racconto, si impegna a mantenere il sorriso e la positività nonostante tutto quello che è costretta a vivere e sopportare. Fame, miseria e povertà dilaniano l'anima degli abitanti come belve feroci, e lei, addolorata per la perdita del suo tanto amato Stefan, ora scomparso per mano ignota, agisce come può per ritrovarlo e affrontare, con il suo aiuto, la minaccia dei Ladri, esseri ignobili che da tempo popolano il regno seminando terrore nei cuori della gente. Fiduciosa, è convinta dell'esistenza di un barlume di luce alla fine del tunnel che rappresenta la sua tormentata vita, in cui felicità e dolore danzano allo stesso e concitato ritmo. (Seguito di "Le cronache di Aveiron: Dimenticati)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-II-mod
 
 
Capitolo XI

Ladri e mostri

Incredibilmente, ero riuscita a dormire per delle ore, ma un’improvvisa sensazione di fredda unita ad un immotivato timore, mi costrinse a svegliarmi. Aprendo gli occhi, scoprii la presenza di Stefan nella stanza. “Rain, sta calma. Va tutto bene. È stato solo un incubo.” Mi disse, carezzandomi il viso e i capelli con dolcezza. Sorridendo, gli deposi un bacio sulle labbra, e rigirandomi nel letto, capii che aveva ragione. Mi ero appena svegliata da un incubo orribile. I volti dei miei genitori, altri individui incappucciati, e poi più nulla. Il vuoto più totale. Tacendo il mio terrore, attesi l’arrivo del mattino, e alzandomi dal letto con la presenza del sole nel cielo, mi decisi. Non potevo più nascondermi, e Stefan doveva conoscere la verità. “Dobbiamo parlare.” Gli dissi, guardandolo con aria seria e conducendolo nuovamente nella nostra stanza. Una volta arrivata, frugai per un attimo nel mio zaino, estraendone il libro in cui nascondevo la mappa regalatami da mia madre. Da alcuni giorni cercavo invano di decifrarne le indicazioni, ma ogni volta, non facevo che fallire. “Dove credi che porti?” mi chiese, sedendosi al mio fianco e tentando di aiutarmi. “Non lo so, ma lo scopriremo insieme.” Risposi, decisa a trovare l’uscita di quel metaforico labirinto. In quel preciso istante, il mio pensiero andò a Basil. Difatti, ricordavo bene  che aveva disegnato una mappa con le giuste coordinate per tornare a casa nel momento in cui mi ero persa fra la neve, ed ero mortalmente sicura che sarebbe stato in grado di leggerne una. In fin dei conti, Basil era un ragazzo abile, e date le parole di sua sorella Samira, costantemente positive, ero convinta di potermi fidare. Riflettendo, rimembrai i momenti in cui mi aveva fatto da spalla, e sorridendo, lasciai andare quella mappa. Posandola su una piccola scrivania presene nella stanza. In quel momento, avvertii di nuovo quella sensazione. Freddo misto a paura e terrore. Il ricordo di quello spaventoso incubo continuava a tormentarmi. Voltandomi di scatto verso Stefan, lo guardai in cerca di conforto, e in quel preciso istante, qualcosa di totalmente inaspettato accadde. Stringendomi a sé con delicatezza, Stefan provò a baciarmi, e lasciandolo fare, mossi il collo. Avevo ormai intuito il suo volere, e i miei istinti si erano ormai fatti vivi. Io e lui ci amavamo alla follia, e sapevo bene che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggermi. Sollevandomi leggermente da terra, mi adagiò sul letto in maniera delicata, e nello spazio di un momento, una scia di roventi baci si avventurò dapprima sul mio collo, e poi sul resto del mio corpo. “Ti amo.” Diceva, trovando sempre più faticoso contenersi. Il tempo scorreva, e sentendomi sempre più attratta da lui, provai un’istintiva sensazione di sicurezza. Nonostante i problemi che minacciavano di mettere la parola fine al nostro rapporto, riuscivamo costantemente a trovare il modo di parlare. Per tale ragione, Stefan conosceva ognuna delle mie preoccupazioni, compresa la folle paura che provavo nei confronti dei Ladri. Parlandogli, avevo confessato di temerli, e sin dall’inizio del nostro rapporto, aveva promesso di prendersi cura di me, quasi come se fossi una dolce bambina. Intanto, i suoi baci uniti alle sue attenzioni continuavano a inebriarmi i sensi. Prendendomi una singola pausa per respirare, mi lasciai guidare dai sentimenti, pronunciando quindi una frase di cui non mi sarei mai pentita. “Sono pronta.” Sussurrai, sorridendo con fare malizioso. A quelle parole, Stefan non rispose. Le parole non gli servivano, poiché le sue azioni avrebbero parlato per lui. Le ore notturne si susseguirono, e continuando ad amarci, ci finimmo di baci e carezze. Improvvisamente, una sensazione di appagante calore mi invase il corpo, e abbandonandomi ad un piccolo gemito d’amore, mi accasciai sul letto, sfinita. Alcuni secondi passarono, e imitandomi, Stefan si concentrò su di me. guardandolo, non ebbi la forza di parlare. I momenti che avevamo passato erano stati a dir poco indescrivibili. Quella notte era stata nostra, e finalmente, ero sicura di una cosa. L’amore che io e Stefan provavamo l’uno per l’altra era sconfinato. Non provando alcun rimorso, l’avevo amato fino a donarmi completamente a lui, guadagnando in questo modo un’unica certezza. Come mi ripeteva da tempo ormai immemore, avrebbe fatto del suo meglio per proteggermi, adoperando ogni grammo delle sue energie per scacciare dalla nostra vita Ladri e mostri.
   
 
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