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Autore: DanieldervUniverse    30/07/2016    6 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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A\N: E adesso via di allegria.

No scherzo, dopo quel macello i musi lunghi dureranno parecchio.

DII\N: Sono fermamente convinto che voi autori non vi rendiate minimamente conto della sofferenza che portate a noi personaggi.


La carovana era nuovamente in viaggio nel giro di un'altra ora, tra le emergenze, i feriti e i rituali per rispedire le anime nell'oltremondo, percorrendo le vie rocciose del canyon e lasciandosi il campo di battaglia alle spalle.

Il carro delle provviste non era più necessario, dato che molte razioni e medicamenti erano stati usati per aiutare i sopravvissuti, e inoltre l'aumento dei membri aveva permesso di spartirsi meglio il carico.

Yuna aveva preso le erbe mediche e parte delle scorte d'acqua, mentre il resto se l'erano diviso i suoi Guardiani.

Cid non aveva detto molto da quando si erano riuniti, la ragazza si era limitata a fargli un sorriso e abbracciarlo, ed era diventato il suo quarto Guardiano.

Jecht e gli altri non avevano protestato, nemmeno Kuja, che ancora ricordava con astio il comportamento dell'uomo a Besaid.

Golbez si era tenuto a distanza fino al momento della partenza, in cui si era recato incontro al gruppo, dicendo che Maestro Seymour gli aveva acconsentito di accompagnare l'evocatrice fino al tempio successivo.

Cid avrebbe preferito cacciarlo, ma Yuna aveva accettato di buon grado la disponibilità dello stregone.

Nessuno invece si era preoccupato di chiedere a Jecht come mai Sin avesse risposto al suo richiamo di sfida.

Si erano limitati a scuotere le spalle e comportarsi come se fosse tutto normale, come se il guardiano non avesse appena dimostrato qualcosa di straordinario ai loro occhi.

Yuna e Golbez si erano incamminati fianco a fianco, scambiando qualche parola sporadica, mentre i restanti quattro si erano ritrovati in coda, ad osservarli in silenzio.

Per la ragazza lo stregone restava un mistero: era comunque un compagno di Seymour e un servo della chiesa di Yevon, ma sembrava avere altri fini...

-Perché siete così fedele a Maestro Seymour, Golbez?- chiese ad un certo punto la ragazza.

Il gigante rimase in silenzio per alcuni secondi, prima di rispondere.

-Tempo fa, poco più di un anno, mi misi in viaggio per un Pellegrinaggio- spiegò -Ero vissuto a Bevelle, sotto la protezione materna della chiesa, fino ad allora. Ero solo un orfano di strada, con un fratellino a cui badare...

-Avete un fratello?- lo interruppe la ragazza, sorpresa dal fatto che il dettaglio sembrava ripetersi nel passato dei suoi Guardiani molto spesso.

Non che considerasse Golbez uno di loro, era ancora indecisa: qualcosa la inquietava di quel gigante misterioso, ma si comportava quasi come un protettore con lei.

-Molti- riprese l'uomo -Tutti orfani, cresciuti assieme. Io, mio fratello, e i nostri amici. Un gruppetto molto affiatato e ambizioso, da quando eravamo alti quanto i banchi del mercato.

Yuna paragonò mentalmente il gigante al mercato cittadino, scoprendo di non riuscire ad immaginarselo così basso.

-Un giorno una di noi, la più giovane, decise di diventare un'evocatrice, ispirata dai racconti delle gesta di vostro padre Braska. Mio fratello e gli altri ragazzi del gruppo erano diventati tutti guerrieri formidabili, mentre l'ultima compagna si era dimostrata nel tempo un arciera infallibile. Io, invece, studiavo la magia, e Seymour era stato un mio compagno di apprendistato per molti anni.

Golbez fece una pausa riprendendo fiato.

Yuna rimase a guardarlo, quasi a voler scorgere un improvvisa crepa in quell'armatura indecifrabile.

-Partimmo la sera del giorno stesso, dopo aver visitato il Chiostro di Bevelle, con la benedizione del clero, diretti a Macalania. Il viaggio si è dimostrato semplice: con Bahamut al nostro fianco, e la nostra ferrea capacità di collaborare, nessun nemico poteva resisterci. Arrivammo al tempio senza problemi, e lì la mia Evocatrice ottenne Shiva.

Ci fu un'altra pausa, mentre il gigante si toglieva l'elmo.

Una cascata di capelli albini incorniciò un volto scuro, la pelle di un colorito ancora più denso di quella dei comuni abitanti di Spira.

Nonostante l'immensa stazza, il viso di Golbez era delicato e sincero come quello di un bambino.

-Era strano, come se fra ehm... Rydia era il suo nome, e Shiva ci fosse una strana sintonia, sembrava che avessero aspettato tutta una vita per incontrarsi. Ma purtroppo non fummo in grado di prevedere quello che successe dopo: fummo attaccati da un orda di creature, anime non morte, la notte stessa. Nonostante la sorpresa riuscimmo a tenergli testa, riorganizzandoci, ma venni colpito alle spalle e mi risvegliai la mattina dopo. Seymour e i suoi Guado erano accorsi massa, scacciando le creature, ma senza poter impedire che i miei compagni fossero trascinati via nella notte.

-Storia interessante- intervenne Jecht, affiancandosi ai due -Il rimorso ti ha convinto a fare da leccapiedi a quella ballerina blu?

-È stato Seymour a darmi la forza di andare avanti, invece di abbandonarmi alla disperazione- replicò inflessibile Golbez, assumendo un espressione dura -Mi ha convinto per il bene di Spira, aiutandomi a superare le mie debolezze e il tormento. Ho scelto di diventare suo protettore per mia libera scelta, perché rispetto ciò che sta cercando di ottenere.

Yuna passò rapidamente il proprio sguardo da Golbez a Jecht e viceversa.

-L'ho già sentita questa storia- replicò Jecht -Certe cose non cambiano mai.

-Cosa significa Sir...?

L'uomo le accarezzò il capo, sedando la sua domanda e ricacciandola nei recessi del suo animo.

-Ma in fondo è bello anche così- si limitò a dire.

-Siamo arrivati!- intervenne d'improvviso Kuja, infilando la propria testa tra i due, decisamente altero.

-Djose...- mormorò Gabranth.

Per lui era il primo tempio che vedeva, oltre a quello di Ifrit.

-Esclusa Bevelle tutti i templi si trovano in zone isolate- spiegò Cid, andando ad affiancarsi alla figlia e allontanando Golbez, che si fece da parte rispettosamente.

-È ancora molto lontano?- chiese Gabranth, riferendosi al tempio che non riusciva a scorgere da nessuna parte.

Kuja ghignò, sul punto di fare un commento ma Yuna lo anticipò.

-Tranquillo Gabranth, il tempio di Djose è unico.

Detto questo al ragazza avanzò tranquilla e sollevò le proprie braccia, intonando una litania sussurrata al vento.

A rispondere alla sua preghiera l'immensa roccia che dominava l'orizzonte si sgretolò, e i pezzi di pietra vennero sollevati in aria da delle potenti scariche elettriche generate dal tempio stesso.

-Quando un evocatore entra nel tempo di Djose questo si chiude in una fortezza di roccia per non essere violato, proteggendo l'evocatore finché Ixion non viene domato- disse Kuja, spiegando con un velo di autocompiacimento e superiorità -Solo un altro evocatore può chiedere alla fortezza di aprirsi.

-Capisco. I miei occhi sono stati ingannati dalla mia ignoranza- ammise Gabranth, con un tono quasi sarcastico.

-Voi due siete stati separati alla nascita?- chiese Cid, infastidito da quel battibecco velato.

-Anche se il tempio è già occupato non possiamo attendere oltre- intervenne Golbez -Procediamo.

I sei attraversarono la breve strada che li separava dall'edificio senza più intrattenersi in chiacchiere.

Golbez tornò ad affiancarsi alla ragazza, nonostante l'ex-miliziano lo tenesse d'occhio ad ogni passo.

-Conosce il fulmine, Lady Yuna?- chiese dal nulla lo stregone.

-Si. È una manifestazione di energia che piove dal cielo- rispose lei, non capendo bene la domanda.

Golbez rimase in silenzio per alcuni istanti guardano fisso i portali del tempio che si avvicinavano.

-Il fulmine è più che una semplice manifestazione di energia- cominciò a spiegare -Il fulmine è il simbolo della pazienza. Il fulmine attende, come un predatore, di colpire. Ha solo una chance e poi finisce, niente più che un battito di ciglia. È elegante come il vento- spiegò, indicando Kuja con il capo -E distruttivo come il fuoco- il suo sguardo andò a posarsi su Gabranth -Ma il silenzio contemplativo del fulmine è la sua vera forza. È volubile, non è flessibile, non è addomesticabile.

I cancelli del tempio si aprirono al loro arrivo, illuminando un ricco atrio decorato con le statue dei grandi evocatori del passato, e impreziosito da ricchi materiali.

-Ricordi sempre questo, Lady Yuna. Il fulmine è pazienza e perseveranza, non si piegherà, non è nella sua natura.

L'evocatrice e i Guardiani si fermarono a fissare il gigante, in silenzio, prima che questi potesse congedarsi con il saluto rituale.

-Non posso accompagnarvi oltre, questo è un viaggio che dovrete fare da sola. I miei ossequi, e la mia gratitudine sono rivolti a voi- disse, prendendo commiato.

-Vada in pace Sir Golbez- rispose Yuna, rispondendo anche al saluto -Grazie per la vostra fiducia.

E così lo stregone prese il volo, allontanandosi rapidamente.

-Che intendeva dire con quella frase?- chiese Kuja, rivolto a Yuna.

-Ogni evocatore deve trovare la propria forza interiore per guadagnarsi il favore di un Eone- spiegò Cid -Noi Guardiani possiamo solo guardare.

-E da quando lui è un Guardiano?- chiese Kuja, indispettito.

-Non lo è- rispose Yuna con semplicità -Ancora non è il momento.

-Ah- fece il mago, ridimensionando la propria ostilità -Quando arriverà il momento, non avrò obiezioni in merito.

-Stanno uscendo. Forza, muoviamoci- ordinò Cid, secco.

-Tutto bene?- gli chiese Yuna, prendendogli il polso -Cid, perché sei tornato con i Miliziani?

-Non devi preoccuparti di questo adesso- rispose l'uomo, evitando il suo sguardo e sgusciando fuori dalla sua presa.

Yuna indietreggiò, sorpresa, finendo tra le braccia di Kuja, che lanciò uno sguardo d'astio al guerriero.

-Guarda guarda chi si rivede- disse Jecht, con un ghigno indecifrabile.

A quel punto l'attenzione di tutti tornò a posarsi sul portale che conduce al complesso interno, in cui era contenuto anche il Chiostro.

Due figure apparvero attraverso i portoni, la prima a testa bassa, appoggiandosi allo scettro anche se non ne aveva bisogno.

La seconda era rigida, impettita, e solida come una roccia, seguendo l'altra passo per passo.

Yuna, in silenzio, gli andò incontro, mentre gli altri rimasero indietro, sentendo come l'obbligo di non interferire.

La prima figura alzò gli occhi giunta alla fine delle scale, ed emise un singhiozzo di sorpresa, attutito subito dalla sua mano che andava a ripulire gli occhi gonfi di pianto.

-L-l-lady Yuna- balbettò incerta Serah, cercando di assumere contegno -S-siete viva...

L'altra salutò secondo tradizione, senza parlare, non volendo appesantire il fragile equilibrio emotivo della compagna.

-Possa il loro ricordo accompagnarti nel tuo viaggio- disse soltanto.

Dei tre Guardiani della ragazza, la presenza della sola Lightning segnalava la perdita recente.

Serah ebbe un fremito, sforzandosi di non scoppiare a piangere proprio lì, di fronte alla compagna.

-R-ricordi... I-io ricordo solo... La spiaggia...- deglutì, cercando di restare eretta.

Lightning rimase immobile, fredda, senza neanche spostare un palpebra.

Yuna fissò la giovane Evocatrice negli occhi per un istanti, prima di abbracciarla con delicatezza.

Gabranth le aveva detto che la sua compassione era la sua forza, che tutti l'avrebbero aiutata a condividere quel dolore.

Come lei si sarebbe fatta carico del dolore degli altri, niente di più.

-Lady Yuna...- singhiozzò Serah, ricambiando il gesto -Ne vale la pena? Per tutto questo... ne vale la pena?

“Ne vale la pena?”.

Si era posta quella stessa domanda una miriade volte, e guardando i suoi Guardiani e l'affetto che provava per loro crescere, se la sarebbe chiesta ancora un migliaio di volte, senza mai sapere la risposta.

-Non sta a me dirtelo- le sussurrò all'orecchio -Va per la tua strada, e troverai la risposta da te.

Le due si separarono, tornando a guardarsi negli occhi.

Serah era ancora scossa, ma annuì convinta.

-Si... questo lo posso fare...- disse, con un ultimo singhiozzo..

A quel punto Lightning smise di essere una statua e si avviò verso i portali del tempio a passo serrato.

-Grazie... Lady Yuna- disse l'altra, con un beve inchino, prima che un sonoro schiocco risuonasse nell'aria.

-Tieni le mani a posto signorinella!- esclamò Jecht, intercettando secondo pugno di Lightning prima che potesse raggiungere il volto di Cid.

-Fuori dai piedi!- replicò quella vibrando un calcio al fianco dell'uomo, che si limitò a sollevarla in aria con occhi infuocati.

-Lasciala andare subito!- esclamò Cid, afferrando il polso dell'altro -Adesso.

Il tono minaccioso nella voce dell'amico fece alzare il sopracciglio del veterano, ma acconsentì senza fare tante storie, lasciandola cadere a terra.

-Non mi serve la tua pietà!- esclamò Lightning rivolta all'ex-miliziano -Dopo tutto quello che hai fatto non meriteresti nemmeno di parlarmi!

-Light ti prego...!- fece Serah, posando una mano sulla spalla della maggiore ma quella la scostò con uno strattone.

-Ora basta. State intralciando il nostro pellegrinaggio, non avete il diritto di farlo- intervenne Kuja, duro.

-Vai al diavolo tu! Non c'entri niente in questa storia!- replicò la comandante.

-Nessuno di loro c'entra!- esclamò Serah, mettendosi di fronte a lei.

-Silenzio!- disse Yuna, facendo ammutolire tutti.

Il suo tono semplice e potente ebbe la forza di calmare la dirompente marea di sentimenti ostili.

-Papà, che storia è questa?- chiese con semplicità l'Evocatrice.

Cid sospirò, innervosito.

Era facilmente visibile il fatto che non apprezzasse condividere i propri segreti.

-Anni prima di incontrare Braska ero il braccio destro del generale Farron, quando i Miliziani erano ancora forti e orgogliosi. Il generale era una brava persona, ma l'odio che provava per Sin gli causava molto spesso violenti scatti d'ira e lo portò lentamente all'alcolismo. Il suo impegno ardimentoso nella causa l'aveva reso vittima di un odio incontrollabile. Quando sua moglie morì dando alla luce la sua seconda figlia il dolore spazzò via quei pochi resti del guerriero onorevole che avevo imparato a rispettare. I Miliziani persero rispetto a causa del suo comportamento, e la loro stessa missione venne messa in discussione. Mi rivolsi varie volte al consiglio dei Maestri di Yevon cercando di convincerli a prendere provvedimenti, ma non ostante gli sforzi del Maestro Jyscal Guado non furono effettuate misure preventive. Fu allora che realizzai che al clero non interessava niente del destino dei Miliziani o della gente che veniva messa in pericolo dal loro comportamento fuori controllo. Quel giorno decisi che avrei preso la faccenda nelle mie mani e avrei cessato per sempre di obbedire al clero. Non ci fu giornata migliore: una tempesta calò con furia su Bevelle, e tutti si chiusero in casa. Fui il solo, nella notte, ad attraversare quelle strade maledette, fino alla casa del generale. Era stranamente quieta: di solito egli passava la notte ad urlare infuriato mentre le bambine piangevano senza posa, terrorizzate. Trovai la porta aperta, forse a causa dell'alcool, ma quando un breve gridò di terrore raggiunse le mie orecchie nonostante l'ululare della tempesta, non potei che essere grato dell'imprudenza del generale. Dall'altro lato della casa, nella camera delle bambine, trovai l'immagine di quell'uomo stagliarsi sulla culla della neonata addormentata con un pugnale insanguinato in mano.

Cid fece una pausa drammatica, abbassando lo sguardo sulle sue mani, finché le unghie non si allungarono diventando artigli e la folta peluria bianca non apparve a ricoprire le membra.

-È stata la prima volta che questa forma si manifestò. Non ricordo molto del mio passato, prima di entrare nella Milizia, tranne che fu il giovane Farron a condurmici. Il mio mentore, il mio amico... E questo l'ha ucciso. Quando capii cosa avevo fatto era ormai troppo tardi: la testa del generale era riversa a terra, separata dal corpo dalla forza dei miei artigli. La neonata piangeva, e con lei piangeva la maggiore, nascosta dentro l'armadio con un taglio sulla guancia.

Cid passò il suo sguardo sulle due ragazze, incontrando lo sguardo rancoroso di Lightning e quello confuso di Serah.

-Da quel momento nemmeno i Miliziani mi avrebbero accettato, ero diventato un mostro. Presi le due bambine avvolte in una coperta e le portai al tempio di Bevelle, dove trovai Maestro Jyscal in partenza. Il Guado sarebbe stato disposto a prendere le due con se, ma Mika ci trovò, impedendolo: prese le bambine con se e mi esiliò per i miei crimini, concedendomi la fuga. Da quel giorno giurai che mai più avrei fatto di me uno strumento di Yevon.


A\N: E con questo abbiamo le storie di Cid e Golbez (almeno in parte). Quindi direi che possiamo chiudere e andare alla prossima. Ciao.

  
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