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Autore: WibblyVale    30/07/2016    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“Spiegami perché te ne stai già andando?” domandò Gai in apprensione, mentre il suo amico si muoveva per il suo piccolo appartamento in cerca di armi.
Kakashi alzò la testa dal cassetto del suo comò per osservarlo. Il ninja verde non aveva tutti i torti, contro ogni ordine medico era uscito dall’ospedale, per seguire le tracce trovate da Genma e Raido.
“Senti, devo farlo. È importante per me.”
“Dopo Suna …”
“Sono riposato.” Lo interruppe immediatamente Kakashi.
“Se sei così riposato perché non sei con Tenzo e gli altri a cercare Sasuke?” gli fece notare Gai.
Kakashi sbuffò, perché non lo lasciava in pace.
“Si tratta di Obito, Gai.” Aveva raccontato la verità anche a lui, oltre che ai suoi compagni di viaggio, il moro avrebbe dovuto prendere le redini nel caso gli fosse capitato qualcosa.
Gai alzò gli occhi al cielo.
“Va bene, ma cerca di non fare mosse troppo avventate.”
Il Copia-ninja annuì.
“Potresti far meditare Shikamaru per me. So che hai un sacco di cose da fare, ma non posso chiedere questo a Shikaku. Lui … lui ancora non riesce ad accettare la cosa.”
“Tranquillo ci penso io!” Alzò il pollice in alto.
Il ninja dai capelli argentati raggiunse Genma e Raido alle porte del villaggio e partirono. I due shinobi avevano scoperto che l’uomo che si faceva chiamare Tobi era stato chiamato per prendere il posto di Sasori all’interno dell’Akatsuki, e che al momento viaggiava con Deidara.
Era stato facile trovarli. Deidara era un tipo piuttosto irascibile e aveva fatto saltare in aria il tempio di una cittadina del Paese del Fulmine. La cosa più difficile per gli shinobi di Konoha sarebbe stata superare i confini senza essere notati. Il Raikage non era così cordiale con i forestieri, soprattutto se si trattava di ninja addestrati.
“L’hai mai visto combattere?” domandò Raido, mentre correvano.
“Intendi oltre a quando eravamo ragazzini?” La domanda sarcastica fece ringhiare di rabbia lo shinobi con la cicatrice. Sapevano che Kakashi era nervoso per la situazione e preoccupato per i suoi allievi in missione, ma poteva fare meno il saccente.
“Si, oltre a quello, imbecille.” Rispose il castano senza nascondere la propria irritazione.
“No, ma … abbiamo gli stessi occhi, no?”
“Avete seguito allenamenti diversi.” Gli ricordò Genma. “Magari lui ha sviluppato abilità diverse dalle tue.”
“Era molto più debole di te quando eravate ragazzini, ma la situazione potrebbe essere cambiata.” Gli fece notare Raido.
“Lo so. Inoltre, Itachi era spaventato quando …”
“Quando?” chiesero in coro in suoi compagni.
Quando ha minacciato la donna che entrambi amiamo, pensò Kakashi ma non lo disse ad alta voce. Gli altri due intuirono che non ne volesse parlare, perciò non indagarono oltre.
Nel giro di un paio di giorni raggiunsero il punto in cui i due nukenin erano stati avvistati. Non fu difficile trovarli. L’intero reparto Anbu della Nuvola era stato smosso per cercarli. Certo, anche loro avevano un Jinchuriki da proteggere, e ovviamente due ninja dell’Alba nei propri territori risultavano una grande minaccia.
Ai tre shinobi di Konoha bastò evitare tutti i luoghi battuti dalle forze speciali della Nuvola per trovare i due mercenari. Erano nascosti in un piccolo porto disabitato, attendendo che le acque si calmassero.
Nascosti dietro uno scoglio i tre ninja organizzarono un piano. Dovevano riuscire a dividerli, dovevano arrivare ad Obito e occuparsi di lui singolarmente. L’occasione arrivò presto, senza che loro agissero in alcun modo. Deidara se ne andò verso il paese un paio d’ore dopo il loro arrivo.
“Lasciatemi da solo con lui.” Ordinò Kakashi. “Copritemi le spalle.”
Gli altri due ninja, per quanto di malavoglia, accettarono l’ordine. Trovavano giusto che i due vecchi amici si parlassero. Se l’uomo sotto la maschera era davvero Obito, nemmeno loro sarebbero riusciti ad ucciderlo così a sangue freddo.
Kakashi attivò il Raikiri ed uscì dal suo nascondiglio. L’uomo mascherato, che stava sonnecchiando sdraiato sulla sabbia, sentì quel rumore conosciuto e scattò in piedi. Sotto la maschera il suo sorriso si allargò in un ghigno malefico.
“Non puoi farmi niente con quella mossa.” Informò il suo avversario.
“Sono qui per parlare.” Spiegò il Copia-ninja, spegnendo i fulmini sul suo braccio, ma tenendo ben stretto il Kunai nell’altra mano.
“Non credo di volerlo io però.” Per Tobi era difficile mantenere la calma davanti a quell’uomo. Era colpa sua se aveva perso tutto, l’odio che provava nei suoi confronti non riusciva ad essere cancellato del tutto dalla consapevolezza che quel mondo era illusorio.
“Me lo devi.”
Obito ringhiò. “Io non ti devo niente.”
“Hai ucciso Minato-sensei e ora stai cercando di uccidere il mio allievo, me lo devi eccome. Io stesso ti devo qualcosa …”
L’uomo mascherato inclinò la testa di lato, cosa stava dicendo?
“Ti devo ringraziare e chiedere perdono.”
Fu allora che l’Uchiha capì e la rabbia montò in lui così tanto che si sentiva scoppiare.
“Quella stronza. Come ha fatto? Credevo di aver messo un sigillo sulla lingua della tua fidanzatina. Sei stato tu a toglierglielo?”
Certo! Siccome aveva usato lo Sharingan, e Kakashi aveva il suo stesso occhio, probabilmente poteva disfare quello che lui aveva fatto.
“Si, sono stato io.” Mentì. Poteva dire che era stato Itachi e metterlo nei guai, ma una parte di sé gli disse che era meglio lasciarlo fuori da questa storia.
“Capisco.”
“Obito …”
“Non chiamarmi così!” gridò il moro e sparì dalla sua vista. Riapparve pochi secondi dopo dietro di lui colpendolo alla schiena e facendolo cadere a terra. “Ucciderò Shiori e ucciderò il bambino solo per vederti piangere ciò che più ami al mondo. Te li porterò via come tu hai portato via Rin a me!” La rabbia dell’Uchiha si riversò nei confronti del suo vecchio compagno.
Kakashi scattò in piedi e liberò il suo Sharingan. Diresse un pugno verso il suo avversario ma lo passò da parte a parte come se fosse un fantasma. Il sorriso di Obito si allargò sotto la maschera. Il Copia-ninja si chiedeva come fosse possibile che il ragazzo che conosceva si fosse trasformato in questo.
“Davvero saresti capace di uccidere un bambino innocente?” domandò.
“Per colpire te? Sì.” Rispose.
“Colpire me?” L’uomo sotto la maschera trovava l’espressione confusa sul volto del suo avversario impagabile. Quindi il Copia-ninja non sapeva la verità sul bambino di Shiori, la faccenda si faceva molto interessante.
“Sì, immagino che portarti via un figlio sia una vendetta sufficiente.”
Kakashi sbarrò gli occhi. “Lui non è mio figlio.” Il suo corpo cominciò a tremare, perché Itachi gli avrebbe mentito? E Shiori? Gli avrebbe davvero fatto una cosa del genere?
In quel momento Genma e Raido apparvero accanto a lui. Avevano sentito abbastanza per essere confusi, ma anche per capire che il Copia-ninja stava combattendo con demoni troppo grandi per lui.
“Oh, voi due, quanto tempo. Siete qui per prendervi una rivincita.”
“Fottiti!” ringhiò Genma.
“Lui non ti ucciderebbe, ma ti giuro che noi non abbiamo gli stessi scrupoli.” Lo avvertì Raido.
“Lo so.” Il nemico cominciò a sparire. “Mi dispiace, ma non ho tempo per nessuno di voi.” I suoi occhi si fissarono in quelli di Kakashi e quest’ultimo rimase immobile e tremante fino a che, quello che una volta era stato suo amico, non scomparve nel nulla.
Genma e Raido si prepararono a rincorrerlo, ma il Copia-ninja risvegliatosi dalla trance gridò loro di fermarsi.
“Sa dove sono. Li farà uccidere.” Rivelò, la sua voce bassa quasi inudibile.
“Sei impazzito? Dobbiamo fermarlo. È l’occasione migliore che …” cominciò ad urlare Genma.
“Ha degli uomini su Shiori, cazzo! Se non … non li avverte regolarmente loro …”
Raido si avvicinò al compagno e lo strinse per le spalle. “Kakashi, Shiori è morta.” Gli ricordò, come se l’amico fosse impazzito improvvisamente.
Il Copia-ninja si scrollò il compagno di dosso, spingendolo lontano da sé.
“No, non lo è. Shiori è sotto copertura. Shiori è Kasumi.”
I due rimasero a bocca aperta e per qualche secondo non furono in grado di parlare.
“Da quanto lo sai?” balbettò il ninja con la bandana.
“Da sempre. L’ho aiutata io ad andarsene.”
“E … E avete avuto un …” cominciò Raido cercando di trovare le parole giuste.
“No!” urlò Kakashi. “L’ha detto per confondermi. Lei non … non me l’avrebbe mai tenuto nascosto, lei …” Il Copia-ninja tirò un pugno contro una pianta vicino a lui con tutta la forza che aveva facendola cadere a terra. “Scusate ho bisogno di qualche minuto.”
Camminò lontano dai suoi compagni, cercando di riguadagnare una calma che al momento non possedeva. Avrebbe distrutto qualunque cosa si fosse presentata sul suo cammino. Ricordò lo sguardo di Itachi quando gli aveva parlato del bambino, gli era sembrato di vedere pietà in quello sguardo, ma aveva pensato che fosse perché lui aveva qualcosa che il ninja dai capelli argentati non avrebbe avuto. E se invece … No! Shiori non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere, per nulla al mondo. Lei sapeva.
 
Anni prima, due giovani shinobi erano sdraiati sull’erba della riserva dei Nara, circondati da cervi. L’unico rumore era il vento tra le fronde degli alberi e i loro respiri. La giovane dai lunghi capelli neri aveva il capo appoggiato sul petto del suo ragazzo, con l’indice disegnava il contorno dei suoi muscoli al di sotto della leggera maglietta.
Shiori aveva parlato dei propri genitori, di come l’avevano cresciuta, e di come grazie a loro avesse capito cosa significasse essere un ninja e una donna forte. Poi, con tono sommesso, delicata come una carezza, la ragazza chiese a Kakashi come fosse suo padre. Sapeva che a lui non piaceva parlarne, ma forse gli avrebbe fatto bene sfogarsi.
Il ninja dai capelli argentati le accarezzò dolcemente i capelli e le baciò la fronte.
“Era un bravo shinobi e un bravo padre. Così credevo.”
Shiori si puntellò sui gomiti e lo guardò dritto negli occhi. L’espressione sul suo volto chiedeva, anzi pretendeva, qualcosa in più.
“Quando tornava a casa passava ore con me, mi portava in giro, mi raccontava le sue missioni e giocavamo spesso insieme. Era davvero un buon padre. Si è occupato di me con cura. Non molti altri shinobi avrebbero avuto il cuore così tenero da fare anche da madre. Mi raccontava le favole prima di andare a letto.”
La giovane kunoichi gli accarezzò il volto. “Ma provi anche tanta rabbia nei suoi confronti.” Si pentì di averlo detto. Non voleva intromettersi troppo.
Lui le sorrise, vedendo il senso di colpa nei suoi occhi. “Va bene, tesoro. Non è niente.” Sospirò. “Si, alla fine ha lasciato un bambino da solo. Non è stato abbastanza forte, e ha costretto me a diventare più forte del necessario. Non ha avuto nemmeno la decenza di … Sono io ad averlo trovato.” Rivelò, una leggera lacrima scese lungo la sua guancia.
“Amore io …” lei questo non lo sapeva.
“Pochi sanno la verità.” Anche lui si mise a sedere.
Shiori lo abbracciò.
“Sto bene, Shiori, dico sul serio. Ormai è passata.”
Lei lo guardò negli occhi. “Non fare lo stoico.”
“Io non sarò come lui.” Fu la sua risposta. “Quando avrò dei figli, io sarò presente per loro, non li abbandonerò. Sarò quello che credevo che lui fosse.”
Lei gli posò un leggero bacio sulle labbra.
“Credo che entrambi abbiate un cuore troppo grande. Tuo padre non riusciva a sopportare il dolore, ma sono certa che ti amasse sopra ogni altra cosa.”
Lui scosse la testa. “Ho anche pensato che mi incolpasse per …”
Shiori capì senza che lui finisse la frase. “Kakashi, tua madre era malata già prima di avere te. Tuo padre non ti incolpava di nulla.”
La ragazza gli asciugò quelle silenziose lacrime con il pollice della mano.
“Ti amo.” Disse lui.
“E io amo te.”
Lui le posò un bacio sulla fronte e la riportò a sdraiarsi sull’erba con lui.
“Hai detto QUANDO.” Cominciò lei per smorzare un po’ la tensione. Kakashi finse uno sguardo confuso. “Hai detto quando non SE avrò dei figli” ripeté la ragazza più chiaramente.
“Si, ho detto quando.” Rispose lui, coinvolgendola in un bacio appassionato.
 

Tornò dai suoi compagni dopo una mezz’ora buona in cui aveva vagato senza meta. I due lo aspettavano seduti a terra e mangiando qualche pillola alimentare. Quando lo videro tornare, scattarono in piedi.
“Scusate.” Cominciò a dire loro.
“Non c’è bisogno che ti scusi.” Lo interruppe Genma. “Cosa dobbiamo dire all’Hokage?”
Kakashi li guardò confusi.
“Immagino che mentiremo sui motivi per cui la missione è fallita.” Spiegò più chiaramente Raido.
Il Copia-ninja annuì.
“Ragazzi, per questa questione del bambino …”
“Credi sia davvero tuo figlio?” domandò Raido avvicinandosi a lui nel tentativo di consolarlo.
“Non so cosa sperare. Ma credo che stesse solo tentando di confondermi. Shiori … se fosse stato mio me lo avrebbe detto.”
I due compagni annuirono.
“Torniamo a casa?” chiese il ninja con la bandana. “E comunque terremo acqua in bocca.”
“Grazie.”
I tre shinobi ripartirono, tornando a casa un po’ più afflitti e combattuti, con molti più dubbi e domande, ma sperando di risolverli presto.
 
Al suo ritorno Kakashi si trovò ad affrontare un'altra prova. Il team Kakashi era tornato. Tenzo lo attendeva davanti a casa per spiegargli l’accaduto. Il Copia-ninja notò che il volto dell’amico era pallido e i suoi occhi erano cerchiati ed iniettati di sangue. Che cosa poteva mai essere successo?
Lo accolse in casa e gli offrì una tazza di tè che però rifiutò.
“Dammi qualcosa di forte.” Disse, facendo sbarrare gli occhi all’amico. Tenzo beveva raramente, soprattutto alle feste, ma senza mai esagerare. Se ora lo stava chiedendo di sua spontanea volontà, significava che qualcosa di brutto era successo.
L’Hatake prese un paio di bicchieri e li pose sulla tavola e versò del sakè in entrambi. Dopo aver bevuto un sorso, il ninja dell’Arte del Legno cominciò a parlare. La missione era fallita. Orochimaru si aspettava il loro arrivo e, alla fine, Sasuke era scappato con lui. Naruto si era trasformato e aveva ferito Sakura. La cosa positiva era che Sai si era rivelato un buon alleato.
Kakashi si passò una mano tra i capelli. Questa, purtroppo, sembrava essere la buona notizia, perché questi fatti non spiegavano per niente l’aspetto distrutto del castano.
“Ten, cos’altro è successo?” chiese preoccupato.
“Orochimaru si è lasciato indietro un prigioniero. Non so se per la fretta o se l’ha fatto apposta, quel bastardo ha dei piani per me incomprensibili.” Il ninja sospirò e cercò per qualche minuto di trovare le parole più adatte.
Kakashi attese in silenzio che l’amico raccogliesse le idee.
“Il prigioniero era Kenta.” Per l’ennesima volta nel giro di poche ore Kakashi si ritrovò spaesato. “Non sappiamo perché fosse lì, non ha voluto parlare. È in uno stato tremendo, sembra in astinenza da non so quale droga. Tsunade ce l’ha in cura e Sakura le sta dando una mano, ma … Qualunque cosa quel pazzo gli abbia fatto l’ha distrutto. Shikaku, Shikamaru e gli altri sono con lui, ma lui ha pianto e urlato di dolore per la maggior parte delle sue ore di veglia. Non ha detto nulla se non una cosa …”
Ed ecco quello sguardo disperato. Quella cosa, qualunque essa fosse, era il motivo per cui Tenzo stava così male.
“Che cosa ha detto?”
“Ha detto …” Le mani dell’uomo tremavano per il terrore e una solitaria lacrima scese dai suoi occhi. Kakashi non aveva mai visto il castano piangere. “Ha detto che Orochimaru ha catturato Shiori.”
Per qualche secondo il Copia-ninja sentì il vuoto attorno a sé. Sperava di aver capito male, ma era evidente dall’afflizione nel volto dell’amico che non fosse affatto così. Cercò di riprendere il controllo di sé stesso e scattò in piedi.
“Andrà tutto bene, Tenzo.” Cercò di consolarlo, per quanto lui stesso non lo credeva più possibile. “Portami da lui, gli devo parlare.”
“Lui non parla. È in uno stato di shock.”
“Non m’importa.” Sottolineò lui con forza.
Il ninja dell’Arte del Legno cedette senza troppo combattere, era totalmente privo di forze ormai. Percorsero velocemente le strade di Konoha e raggiunsero l’ospedale. Shikamaru, non appena vide il Copia-ninja gli corse incontro, accompagnato dai suoi due migliori amici.
“Ti ho detto che c’era qualcosa di strano.” Gli fece notare.
“Si, me l’avevi detto. Ma lui ha parlato?” chiese il jonin sbrigativo.
“A parte dire che mia zia è nelle mani di quel mostro? No, non ha detto nient’altro?”
“E Inoichi?”
“Non si è azzardato a frugare nella sua mente. È già troppo sconvolto.”
Kakashi non disse più nulla, ma si diresse verso a camera del paziente. Shiakaku cercò di fermarlo, ma lui ignorò ogni persona attorno a sé. Si chiuse la porta alle spalle e, velocemente, attivò una tecnica di fuoco per fonderne le giunture. Dall’esterno sentì i suoi compagni urlare, ma lui aveva bisogno di risposte.
Kenta fu svegliato dal quel trambusto e aprì lentamente gli occhi, quando capì che si trattava di Kakashi cominciò ad agitarsi nel letto. Il Copia-ninja gli si affiancò e gli pose una mano sulla spalla per tenerlo fermo. L’uomo era dimagrito tantissimo, i suoi occhi erano infossati e cerchiati di viola, le labbra secche. Era evidente che stesse male.
“Voglio la verità.” Si limitò a dire.
“Shiori è in pericolo!”
“Questo l’ho capito. Che sta succedendo? Perché lei era lì? Perché tu eri lì? Cosa vuole farle? Parla!” Non voleva essere così duro. Sapeva che l’uomo stava male, ma doveva sapere.
“Io … io l’ho tradita … io …” cominciò a farfugliare.
Il Copia-ninja strinse i pugni. Vide che l’uomo stava per riaddormentarsi, così si affrettò a fare l’unica domanda a cui voleva veramente una risposta.
“Il figlio di Shiori … lui è … è mio?”
Kenta sbarrò gli occhi e tornò a guardarlo. “Quel bel bambino.” Disse con un tono tra l’affettuoso e il disperato. “Lui è …” Il suo corpo si irrigidì e fu preso dalle convulsioni.
Proprio in quel momento la porta della stanza fu abbattuta e Tsunade corse dentro. Lanciò un’occhiataccia di rimprovero all’Hatake poi si fiondò sul suo paziente, mentre Kakashi veniva portato fuori di peso da Shikaku.
“Che cazzo ti è saltato in testa?” gli urlò.
“Shikamaru mi ha detto che nel comportamento di Kenta c’era qualcosa di strano. Dovevo sapere. Ha detto che è stato lui a tradirla. Non so perché.”
Il capoclan Nara si passò una mano tra i capelli. “Merda.” Poi, cercò di riprendere una certa calma. “Come facciamo a trovarla? Orochimaru è … Non conosciamo nessuno dei suoi covi.”
Kakashi scosse la testa in quel momento non aveva alcuna idea.
“Kakashi, è in pericolo!”
“Lo so! Ma non abbiamo molte informazioni!”
Shikaku sospirò e si grattò il pizzetto.
“Non è in pericolo.” Affermò Shikamaru avvicinandosi a loro. “Orochimaru ha un piano per lei. Questo lo sappiamo da sempre.” Era incredibile come in quel momento riuscisse a mantenere la calma. Tutti stavano dando di matto, ma lui voleva essere utile, quindi cercò di ragionare lucidamente.
“È vero.” Assentì Kakashi. “Ciò non toglie che non dovrebbe stare con lui.”
“Dobbiamo chiedere a Jiraiya aiuto.” Propose Shikaku.
In quel momento Tsunade uscì dalla stanza, corse incontro al Copia-ninja e, prendendolo per il colletto della giacca, lo sbatté contro il muro.
“Ti sembra il modo di trattare un paziente?! Un mio paziente tra l’altro!” ringhiò.
“Scusami, Tsunade-sama, ma …”
“Niente ma! Ora l’ho messo in coma farmacologico, così voi imbecilli sarete costretti a lasciarlo in pace.”
“Ha delle informazioni importanti!” ribatté Kakashi.
“Avvicinati a lui senza chiedere il MIO permesso e ti solleverò da ogni incarico.” Lo minacciò. “E vale anche per tutti voi!” Gridò rivolta agli altri. “È malato e dobbiamo permettere che guarisca, chiaro?”
Un coro di sissignora seguì la domanda.
Quando fu riposto a terra, Kakashi rimase con la schiena appoggiata contro il muro. Ora aveva più domande di quando era partito e sapeva che per poter rispondere ad ognuna di esse avrebbe dovuto trovare Shiori.
  
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