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Autore: TIZKI    30/07/2016    0 recensioni
Questa è la prima confessione di una serie che hanno come filo conduttore il delitto. Le confessioni sono frutto esclusivo dell’immaginazione; nulla di tutto ciò che leggerai è successo veramente: la realtà è di gran lunga più bieca, ma molto, molto meno interessante…
Se hai paura, se non te la senti, se pensi di non riuscirci: fermati qui, non oltrepassare questa linea.
La donna protagonista della prima confessione vive in una famiglia numerosa. La convivenza con un agglomerato di esseri umani farà scaturire nella mente, che esimi luminari potrebbero definire disturbata, reazioni lucide, di una lapalissiana evidenza.
La mente a volte spazia in ambiti che possono essere particolarmente pericolosi, essa trasforma le visioni oniriche in realtà e viceversa.
Non stupirti se troverai in questa confessione e nelle prossime situazioni talmente assurde ed incredibili da riservare loro la condizione di irrazionalità; esse saranno sempre lì ad attenderti: loro non hanno fretta.
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sei sempre lì davanti come uno stuzzicadenti piantato nella pupilla. Un tremendo mal di testa mi stritola le meningi. Tu non ti sposti. Famelico assassino, violentatore di prostitute, azzannatore di carni putrefatte. Tutto gira, il vomito mi assale e non riesco a scrivere. Come un macigno quell'essere immondo sta di fronte a me. Pesa sulla mia coscienza, un peso enorme, un immenso volto tumefatto. Vattene via. Lo stomaco si stringe e la gola brucia corrosa dall'acido. Sputo ma non esce nulla e la cavità si inaridisce. Lui sta sempre là; mi guarda con quegli occhi acquosi e disassati. Il blu intenso del suo sguardo conficca sempre più a fondo lo stuzzicadenti dentro di me. Non fa male ma il fastidio mi esaspera. Mi madre era orgogliosa di me e amava i miei occhi. “Tu hai occhi del mare” mi diceva; di mare profondo e pulito. Sì, proprio come i tuoi, bastardo che mi fissi. Lei non ne aveva colpa, lei mi amava e quando mi teneva la mano sentivo le onde bagnarmi il petto. La testa, la testa: bastardo, ho la testa che mi scoppia e tu sei sempre lì a fissare lo stuzzicadenti che morde il cristallino e solletica la retina. Sei una merda e puzzi come la merda; non ti è bastata la lezione di ieri vedo. Parla, parla quanto vuoi, imitami se ti fa piacere, ma resterai sempre quel testa di cazzo che ho incrociato e non mi ha più mollato. La testa esplode e non ho più le forze di digitare su questa piccola tastiera; le braccia sono pesanti e i pensieri escono a fatica. Devo assolutamente riposarmi ma quel ghigno mi terrorizza. Che fai? Hai paura? Senti dolore anche tu? Un obbrobrio simile non dovrebbe avere il diritto di stare al mondo. Lo vuoi capire che ti odio? Ti allontani se mi allontano e ti avvicini se voglio annusarti; smettila di scimmiottare i miei movimenti. Non mi fai paura, le scimmie sono stupide e tu sei la più stupida. Sei calvo, hai la pancia e quel pisello floscio che hai in mezzo alle gambe a malapena si distingue nella foresta di peli che ti ricopre. Vestiti, vecchio clochard; copri la tua nudità e lasciami in pace, non vedi che sto scrivendo? Non mi fai paura untuoso lombrico. Ti odio con tutte le forze che ancora mi reggono. Spegnete quel ticchettio che urla e corrode il mio essere. Devo concentrami, devo scrivere, ho bisogno di scrivere. Il vomito sale e le dita tremano; non centrano i tasti e devo continuare a cancellare ciò che scrivo. Sono stanco e tu mi fai sempre più schifo. Non ho saliva, non posso sputarti e tu ridi bastardo. Hai sgozzato mia madre che ora sta facendo marcire il legno del tavolo in cucina e tieni ancora stretta quella lama insanguinata. Ti ho osservato sai? Ti ho visto mentre piantavi quell'affilato pugnale nella sua pancia e lo tiravi su fino al cuore. Gli occhi, gli occhi di lei tanto simili ai miei si spegnavano e io guardavo. Caldo sui piedi nudi, umido sulle braccia e dolce sulle labbra. Getta a terra qual cuore, bastardo. Ridammi il cuore di mia madre brutto figlio di puttana. Ti sfondo, bastardo. No, noo, …il vetro si è rotto e le mie mani sanguinano. Tu, diviso in più pezzi continui a guardarmi, bastardo.
   
 
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