Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Dark prince    30/07/2016    5 recensioni
Movierse.
Stony.
" Mi guardava ferito.
Nel sogno, non ho cercato neanche di bloccare l'emorragia.
Restavo lì, seduto sopra di lui, a godermi la scena, con un sogghigno che non era mio.
un sogghigno che mi ha spaventato. "
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Mi scuso immensamente per il ritardo della pubblicazione di questo capitolo, ma il lavoro in questo periodo è serrato e non mi permette di scrivere come vorrei.
Grazie per la gentile pazienza e buona lettura.



Per Steve, compiere una missione sotto copertura e senza farsi scoprire era molto difficile, anche perché puntualmente, insieme agli altri compagni di squadra, venivano scoperti.
Spesso "grazie" a Tony e i suoi attacchi a sorpresa o con frasi del tipo "Io ho un piano d'azione.
Azione." Finendo con il rovinare tutto.
Ormai, tutti erano ben consapevoli di com'era fatto e lo accettano così com'era.
Ma, tornando al punto principale e cruciale, ecco il caro capitano che doveva cercare di aiutare un suo amico senza che questo lo sappia.
La teoria sembrava molto più semplice, almeno spiegata da Clint che aveva preferito l'attico, una parte della villa non completamente ristrutturata, invece del piano moderno e tecnologico che stark aveva costruito, per poter vegliare meglio su tutto.

Il caro arciere aveva detto a Steve di non essere invasivo, di fare piccoli e semplici gesti per potersi avvicinare, senza però mostrarsi apertamente.
Ed ecco perché lui, il caro soldato Rogers, si ritrovava a fissare lo schermino di un forno a microonde in attesa di una ciambella che si scaldasse.
Per iniziare bene il primo giorno di forzata convivenza, perché non farlo con una colazione preparata da lui?
Questi erano stati i pensieri del biondo che si era ritrovato ad armeggiare armi che non gli appartenevano come la spatola per cucinare le uova e una padella per friggere il bacon.

Poi si era ricordato della passione innata di Tony per le ciambelle, quei piccoli e mielosi dolci che a Steve mai gli erano piaciute e li trovavi insani, ma era per una giusta causa.
E per questa missione dalle mille sfaccettature, aveva indossato in grembiule dalle tonalità azzurre, per fortuna neutro e non femminile, per proteggere i pochi abiti che si era portato dietro dagli schizzi di cibo, e aveva fatto benissimo visto come si era combinato: Era arrivato a sporcarsi i capelli con una fettina di bacon, solo per difenderla da Clint che, velocemente, era passato e l'aveva rubata dalla pentola.
Quell'uomo era ignifugo oltre che scaltro.
Dal canto suo, Clint, stava cercando solo di rilassarlo visto la tensione che aleggiava in quella casa.

L'unico davvero tranquillo era Peter che girava liberamente per tutta la casa, soprattutto nel laboratorio di Tony dove avevano passato un giorno intero: A notte inoltrata il ragazzino era piombato nella scarna camera di Steve per raccontargli tutto quello che avevano fatto, rasserenando in parte il biondo che ha constatato l'aiuto prezioso del piccolo ragno per aiutare Stark.
Desideravano entrambi ardentemente che tornasse come prima.
Quando, finalmente, la colazione è pronta il capitano porge tutti i piatti sul vassoio facendo poi cenno a Peter di portarglielo, cosa che il ragazzo esegue senza fiatare, lanciandogli solo un sorriso divertito e allegro, dirigendosi a grandi falcate nel laboratorio dove Tony era dalla sera prima.

Steve si limita a fissarlo andare in quella direzione mentre si toglieva il grembiule, con uno sguardo fremente, perché voleva irrompere in quella stanza e potergli parlare di nuovo, faccia a faccia, anche se sarebbe stato cacciato nuovamente: Avrebbe ripetuto questa cosa all'infinito, più Tony lo avrebbe cacciato, più sarebbe tornato agguerrito da lui.
"Risparmia quello sguardo per le battaglie, capitano, che Coulson potrebbe chiamare quanto meno te lo aspetti."
E a parlare era la voce dell'arciere che si avvicina, poggiando un braccio sulla sua spalla, come segno di conforto cosa che sembra funzionare perché il biondo si volta verso di lui porgendogli un lieve sorriso.
"Gli risponderò che sono già impegnato in un'altra missione, ma dopo tutto quello che è successo dubito fortemente che vengano a rivolgersi a noi."

Già.
L'ultimo scontro aveva decisamente risvegliato gli animi, anche se la situazione sembrava paradossalmente calma, anche nelle città e fra la comune gente.
Questi pensieri vengono scacciati via da un boato, un forte rumore tipico di una esplosione, che proveniva dalla stanza dove Peter si era diretto: Come Steve alza lo sguardo, nota anche del fumo nero innalzarsi e la cosa non prometteva nulla di buono.
Ci vogliono pochi secondi prima che il Capitano scatti in quella direzione, per andare a controllare di persona, ma viene fermato da una delle frecce di Clint, una di quelle speciali al quale lui è tanto affezionato, compresa di una corda per bloccargli le gambe e farlo cadere come una pera: Deve solo ringraziare la sua costituzione robusta per il fattore che lo schianto a terra non gli avesse recato danno, non quello fisico almeno.

Passano veloci pensieri nella mente del biondo che ora si ritrova a fissare il pavimento da molto vicino, ma di certo non sarebbe restato lì a guardarlo per molto tempo per via che qualcuno di sua conoscenza gli doveva una spiegazione.
Clint.
Lui si avvicina con passo calmo verso Steve, con ancora il suo arco tra le mani e pronto per essere usato, e quando si trova perfettamente di fronte all'uomo disteso a terra, si piega sulle ginocchia per poterlo almeno guardare negli occhi.
"Ricordi cosa ha detto?
Di non farci vedere."

Ma a quelle parole, che sembravano assurde anche per lui, Rogers lo guarda spalancando gli occhi azzurri, sbalorditi, ma il tono che usa lasciava molto intendere la rabbia che stava montando in lui.
"Spero vivamente che stai scherzando, Barton!
Lì c'è del fumo nero e tu pensi alle stupide minacce di Tony?!?!"
E si ritrova spiazzato quando nota Clint semplicemente annuire, che si volta appena verso la porta, sorridendo beffardo.
"Quella vecchia volpe vuole solo una minima scusa per mandarci via: Fidati di me."


"Signor Stark... Perché ha fatto bruciare la colazione da Dummy?"
Peter.
Spiderman.
Un povero ragazzo che, senza neanche saperlo, si era trovato a confrontarsi con qualcosa di decisamente più grande di lui.
Si era ritrovato con Tony in una stanza senza via di fuga, perché le uscite erano state bloccate dallo stesso Stark: Il ragazzo aveva pensato che volesse farlo morire dal fumo del cibo bruciacchiato.
Steve.
Ironman.
Un uomo talmente ricco da potersi permettere qualsiasi capriccio volesse, era intendo a fissare la fonte di tutto quel fumo con uno strano e soddisfatto sorriso stampato in viso, un viso stanco e sfinito dalla nottata appena passata, con addosso abiti che... Beh: Era proprio il caso che il genio miliardario di andare a fare una doccia.

"Quella colazione non è opera tua, no?"
Oh, erano stati forse scoperti?
Eppure solo una volta Peter aveva preparato qualcosa per Tony, non poteva credere che aveva già memorizzato il suo modo di preparare le cose, era impossibile.
Ma non se la sentiva neanche di mentire, quindi finisce con l'annuire consapevole di far innervosire l'uomo.
Nella stanza esplode una risata sadica e divertita, seguita da un Tony piegato in due mentre era seduto sulla sua sedia a rotelle.

"Che furbo che sei, Barton."
E tra le risate che lo stavano soffocando e le lacrime che gli impedivano una concreta visione di tutto, riesce a voltarsi verso la porta, dicendo anche all'intelligenza artificiale di sbloccare le porte e permettere a Peter di uscire.
Ma il ragazzo era ancora lì che lo guardava decisamente confuso e poco propenso a lasciare la curiosità da parte.
Ma forse aveva compreso cosa aveva avuto in mente l'altro.
"Ha creato tutto quel fumo solo per attirarli qui e cacciarli perché si erano fatti vedere...?"

Oh, era stato scoperto.
Immediatamente cambia espressione Tony, alzando le spalle come in segno di difesa, osservando il ragazzo con l'espressione più innocente che poteva pescare dalle sue doti da grande attore, come quando combinava qualcosa di grosso in gioventù.
O direttamente con gli Avengers.
"Mi credi capace di una simile cosa? Oh, mi offendi."
Quasi subito mette via quella espressione e le mani vanno ad poggiarsi sulle ruote della sedia a rotelle, per spingersi verso il tavolino dove era poggiato il suo caffè bollente.

Caffè bollente e corretto, con della grappa.
Peter non si era reso conto di quella cosa, anche perché non si era avvicinato al tavolo dove Stark aveva tutti i progetti in corso, e Tony non lo lasciava avvicinare facilmente, non al momento visto che tra i progetti c'era anche quello di una struttura per permettergli di tornare a camminare.
Il tutto doveva sembrare facile da creare, almeno per lui, ma Tony aveva in mente qualcosa di più grande, qualcosa di poco ingombrante e piantato direttamente nella carne e nelle ossa che poteva sostenerlo e aiutarlo a riprende le sue funzionalità motorie.

Ma Parker osa muoversi tra i tavoli, almeno per recuperare il vassoio annerito e quello che restava della colazione, per gettarlo e aprire la ventilazione per far passare quella puzza.
"Si era impegnato."
Quelle parole, sussurrate da Peter che non aveva l'intenzione di dirle direttamente a Tony, lo raggiungono, e il miliardario si volta a fissarlo con la tazza poggiata alle sue labbra: Anche lui si era impegnato l'ultima volta e il risultato era quella sedia a rotelle.
Sbuffa e torna a bere, poggiando la schiena completamente contro la sedia per rilassarsi alcuni secondi, fissando gli ologrammi dei vari progetti, fino a quando non si sofferma su uno.

"Piccolo ragno, ti andrebbero un paio di zampe in più da aggiungere a quella tutina?"
Il ragazzo, decisamente attratto da quelle parole che sembravano un canto angelico, lo fanno voltare con una luce intensa e viva nei suoi occhi.
"Che cosa vuol dire, Signor Stark??"
E la sua voce lasciava intuire che era entusiasta anche se ancora non aveva compreso bene cosa intendesse, ma se l'aveva detto Tony, sicuramente sarebbe stata grandiosa, ma un dubbio lo ferma, tanto che si volta subito verso il progetto della struttura e Stark percepisce subito il suo sguardo dove andava.

"Prendila come un incentivo per impegnarci su quello... Diciamo che non ho avuto molto tempo per costruire altre cose e questo sarebbe un buon allenamento."
Una grande e mezza verità.
Non era il tempo a mancargli, assolutamente: Dopo l'incidente di tempo ne aveva da buttare, compreso di andare al parco e dare da mangiare a delle stupide papere.
Era la voglia.
Era il suo prezioso cervello che non riusciva più a comprende: immagini confuse, numeri sparsi qua e là, colori accesi e poi il buio totale.
La sua mente continuava a vacillare e i suoi pensieri a vagare insieme al cuore che sembrava a volte andare troppo piano, come se stesse per morire da un momento all'altro, o talmente veloce da pensare che potesse scappare dal suo petto.

Ah, che cosa stupida associare i sentimenti al cuore che era semplicemente un muscolo involontario e l'emozioni solo formule chimiche come l'endorfina, la serotonina e alte ancora.
I suoi pensieri si bloccano quando la mano di Peter viene poggiata sua spalla del miliardario, facendolo tornare alla realtà e i suoi neuroni sembrano tornare in una linea retta.
Almeno quelli.
Per il resto, avrebbe sistemato in un'altro modo.
"Promesso, ma poi ci occupiamo dell'altro progetto!!"
Peter gli sorride entusiasta, anche se forse aveva osato troppo nel parlare.

"Cioè... Se vuole."
Tony, dal canto suo, manda giù tutto il caffé che era rimasto in tazza per poi porgergli un sorriso ampio.
"Si si, ma qui comando io quindi a lavoro.E sappi che non ci saranno pause per lavarsi."
E peter, prima di iniziare il tutto, china il capo per annusarsi la maglietta:Tanto era ormai troppo tardi.


Le ore passano interminabili per chi non viene coinvolto nelle cose altrui, soprattutto per Steve che si ritrovava a stare fermo in camera a fissare il soffitto, senza neanche la voglia di mangiare qualcosa: Trovava noioso anche quello ormai e sentiva di non star facendo molto, almeno quello che vorrebbe.
I suoi sensi erano sempre in allerta, almeno dopo quella mattina, e aveva percepito i passi di Clint e quelli di Peter andare nelle loro rispettive camere, ad orari diversi e con peso diverso.
Ma non aveva sentito Tony: lui doveva essere anche chiuso nella sua fortezza.

Chiude gli occhi, passandosi una mano sul viso prima di lasciarsi andare ad un sospiro pesante, e combattendo contro la voglia di alzarsi e andare finalmente in quella stanza: A pensarci bene era stato raramente nel laboratorio di Tony e, ogni volta che ci capitava, era perché aveva fatto danni o creato armi che volevano uccidere il genere umano.
A pensare a quelle cose ora gli veniva da sorridere, ma in quei momenti voleva davvero uccidere Stark.

Ormai sembrava una ossessione e per non tornare a ripensarci, si alza per andare a bere qualcosa, cercando di essere il più silenzioso possibile, passando per il corridoio, il secondario, che portava nel salone con il pianoforte e il piccolo "bar" casalingo che aveva sempre un po' di tutto, evitando accuratamente la cucina dove di solito passava Tony.
questa volta, però, aveva decisamente scelto il posto sbagliato.
Senza neanche rendersene conto, passa di fronte a lui, che era bellamente seduto sul divanetto con una bottiglia di Gin tra le mani, che ora lo fissava con sguardo annebbiato e sofferente.

Il buon capitano si rende conto del suo errore fatale solo quando sente un tonfo, ed era la bottiglia ormai prosciugata del suo contenuto.
Come un gatto punto sulla schiena da un ago appuntito, il biondo si volta verso un Tony che si, lo stava guardando, ma non riusciva a tenere neanche la testa ben dritta e si sentiva l'odore di Gin da lontano: Aveva bevuto, e anche tanto.

Questo non impedisce al miliardario di alzare un dito, accusatorio, e indicare il capitano, ridendo come un ebete e senza alcun senso.
"Tana per... Te, Soldatino Rogers."
Steve,non riesce neanche a "spaventarsi" per la conseguenza di essere stato visto dato dalla visione dell'altro che biascicava le parole e continuava a dire frasi che non avevano alcun senso, ma la preoccupazione maggiore avviene quando lo vede sporgersi troppo di lato e nota la sua lenta e dolorosa caduta verso lo spigolo del tavolo.
Inutile dire che si affretta ad afferrarlo e riposizionarlo dritto, ignorando i coloriti insulti che gli stava regalando e i tentativi di prenderlo a pugni, che ad una persona normale avrebbero anche fatto male, ma era troppo occupato di prendersi cura di... Lui.

"Stark, forse è meglio che ti riporto a lette e...bah, neanche mi ascolti, che continuo a fare."
Sospira il biondo che lo guarda finalmente negli occhi, rendendosi anche conto che la situazione era più grave del solito: Era sudato Tony, di un biancore spaventoso e... Sembrava non iniziare più a reagire neanche agli stimoli esterni.
Prontamente gli controlla il polso, ritrovandosi a premere in diversi punti perché non riusciva a sentire la vena, sembrava del tutto svuotato dentro Tony, constatando anche che era freddissimo al tatto.

Lui non era un medico, ma era ben cosciente che era meglio fare qualcosa: Senza dire altro, prende di peso il moro, portandolo come se fosse un peso piuma fino al bagno, attento a dove posizionarlo per non fargli male non farsi male:Per fortuna il megalomane della situazione aveva un bagno degno del suo ego.
Quando riesce a farlo sedere si ritrova costretto a inginocchiarsi e avvicinarlo al water, e tutto questo gli sembrava paradossalmente ridicolo ma questo pensiero viene mandato via come guarda Tony e nota le sue condizioni:Non risponde neanche più, sembrava un pupazzo di pezza tra le sue mani, poteva distruggerlo con una singola mossa.
Era indifeso.

Nel frattempo, Clint e Peter, che avevano sentito i passi svelti e pesanti, erano giunti per controllare ma Steve gli fa cenno di uscire, di lasciarli soli; Di sicuro non voleva essere visto in quelle condizioni.
Quando comprende che il moro era incapace di vomitare tutto quello che aveva ingerito di sua volontà, arriva a forzarlo lui, ficcandogli di prepotenza due dita in gola e tenendolo fermo, fino a quando non riesce nel procedimento.
Passano quasi tutta la notte in quel bagno, ma il biondo non fiata, neanche quando lo riporta in camera per farlo riposare, limitandosi a quello, lasciandolo da solo con Peter che, testardo, ha deciso di restare con lui tutto il resto del tempo.

Stanco e spostato va in cucina prendendosi un lungo e rinfrescante respiro, osservando con odio il resto delle bottiglie che erano rimaste.
Sarebbero sparite all'istante.


Sono le 09:00 del mattino.
Dovrei essere completamente annientato da questa notte che ho passato, almeno a livello fisico.

Invece?
Invece sento tutto a pezzi tranne questo corpo che un esperimento mi ha donato.
Ho rivisto spezzoni del passato che ho pensato fossero andati, ricordi ormai perduti o che ho cercato di eliminare.
Invece erano lì, pronti ad uscire quando sarebbe stato opportuno.
Mi rendo pienamente conto, solo adesso, che non è lui l'unico a dover essere aiutato.
Ho sentito come se la mia anima venisse mangiata da tanti piccoli essereini neri e informi, come se a stare male non fosse solo Tony.
Ho compreso tante cose in questa notte.
Forse troppe e non riesco a elaborarle.
... Non voglio perderlo.


Eccolo lì, con la sua divisa perfettamente in ordine e l'espressione seria, ma che nascondeva un sorrisetto sarcastico.
Camminava tranquillo tra le varie macerie, evitando accuratamente di sporcarsi il vestito scuro che aveva addosso, almeno fino a quando non raggiunge le scale e sta per salirle: In un batter di ciglia si ritrova completamente sporco di bianco, per la polvere che si era posata sul corrimano della scala, che qualcuno gentilmente aveva alzato soffiandoci con forza sopra nella direzione dell'agente.

Coulson alza piano lo sguardo, togliendosi automaticamente gli occhiali quando finalmente intravede la persona che aveva causato tutto quello.
"Barton, anche lei qui?"
L'arciere, a quelle parole, sorride e si avvicina, con le mani in tasca e l'espressione divertita.
"Philip, tu sai sempre dove mi trovo, per questo sei qui."
Lo raggiunge, fino a quando non si trova di fronte a lui, guardandosi seriamente negli occhi, fino a quando non scoppiano a ridere e si abbracciano amichevolmente, ma l'arciere sapeva bene perché fosse lì.

Dopo qualche secondo di rilassamento, si staccano da quell'abbraccio e Clint torna a guardarlo serio, senza attendere oltre per parlare perché era meglio che, per quel giorno, Tony non vedesse nessuno.
"Non sono ancora pronti, siamo solo all'inizio di questa strada tortuosa."



"Essere come me comporta un sacco di cose.
Essere derisi, evitati, reietti, odiati... Essere soli.
Molte persone tendono a cambiare per non diventare così; Sole.
Perché la solitudine spaventa, ma a me spaventa più dover cambiare e diventare quello che non sono mai stato e mai sarò." P.P.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Dark prince