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Autore: Blue_Lily    31/07/2016    1 recensioni
Premessa: Il prologo (scritto nello stile "diario") serve a dare una visione generale di tutto ciò che è successo nei due giorni prima degli eventi. Enjoy (?)
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«Io mi chiamo Hydra, non devi sapere altro.»
"Ogni sogno contiene un umano, lo stesso. Non avrei dovuto essere codarda nel primo, non avrei dovuto essere così dannatamente debole nel secondo... E avrei dovuto ucciderlo in tempo, nel terzo. Se potessi avere una seconda chance non gli permetterei di lasciare questo mondo vivo...
Era solo un incubo, ma sembrava così vivido, il dolore così vero..."
Storia divisa in tre sezioni (Neutral, Genocide, Pacifist).
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Pacifist Run – “Solo una notte da incubo...”
 
Mi sveglio in un breve grido di terrore, rizzandomi a sedere. Ho gli occhi spalancati e il respiro affannoso, come se avessi appena vissuto un incubo... Il che effettivamente mi sembra. Sbatto le palpebre, guardandomi confusamente intorno: sono in camera mia. Do una rapida occhiata al mio corpo... Nessuna ferita, nessun livido, nulla. Quello che ho passato... Che sia stato davvero tutto un incubo? Il dolore che ho provato però sembrava così vero...
Sussulto a questo pensiero, portandomi la mano sinistra alla gola e la mano destra sull’esca: entrambe illese, neanche un’ammaccatura o anche solo un minimo dolore. Giro la testa da un lato: le ali, la coda e tutti gli altri tratti dragheschi sono spariti, come se non mi fossi mai trasformata.
Scuoto la testa, portando lentamente le gambe fuori dalle morbide e tiepide lenzuola, tremando appena per il freddo. Mi lascio sfuggire uno sbadiglio, intanto che stiro le braccia stendendole verso l’alto.
“Mi sembrava tutto troppo vero per essere un sogno... Ma aspetta: se tutto ciò potrebbe non essere successo, se è stata solo la mia immaginazione, questo vuol dire che...”
«HYDRA! CHE SUCCEDE?!»
Ma non riesco ad associare la voce ad un volto che vedo la mia porta in legno cadere violentemente a terra dopo che le è stato tirato un violento calcio. I miei occhi brillano alla vista di chi ha tirato il calcio alla porta, il mio volto si illumina con un radioso sorriso.
«Undyne!»
Grido alzandomi velocemente in piedi e, incurante del pavimento gelato, comincio a correre in sua direzione, stringendola caldamente e con tutte le energie che ho in corpo in un lungo abbraccio.
«Sei viva!»
Alzo lo sguardo appannato da delle lacrime di gioia, notando prima la sua espressione confusa, poi poco dopo il suo sorriso come intenerito. Ricambia dolcemente l’abbraccio, parlandomi altrettanto dolcemente ma ancora con una nota di confusione.
«Beh... Certo che sono viva, non è che muoio così da un giorno all’altro. Piuttosto... Prima quando sono entrata ti ho sentita gridare, che è successo?»
«Forse... Forse è il caso di raccontarti tutto...»
Sciogliamo l’abbraccio, dirigendomi verso il letto trascinandomi dietro mia cugina tenendola per mano. Una volta sedute tiro un sospiro, raccontando per filo e per segno tutto ciò che ho visto sia nel primo che nel secondo incubo, tutto il dolore, tutte le volte in cui ho visto lei e Mettaton morire davanti ai miei occhi, persino il fatto di essermi trasformata in drago e di aver ucciso tutti i mostri della mia zona! A seguire interminabili secondi di silenzio, rotti bruscamente dalla fragorosa risata di Undyne, per niente stranita o quantomeno incupita da ciò che ho appena finito di raccontare.
«Puoi dirmi per favore cosa ci sarebbe di tanto buffo in tutta questa storia?!»
Domando, alquanto seccata dalla sua reazione (anche se, conoscendola, avrei potuto aspettarmela).
«E’ tutto talmente surreale e irrealizzabile che mi viene da ridere, scusa.»
Mi risponde lei, asciugandosi una lacrimuccia prima di continuare.
«Come puoi pensare che qualcuno possa uccidermi? Andiamo, mi dovresti conoscere ormai! In secondo luogo, quell’umano di cui hai sentito parlare da me e dagli altri non riuscirebbe a uccidere neanche un singolo Froggit, figuriamoci sterminare tutti i mostri!»
A queste parole mi metto istintivamente sull’attenti, cercando di comprendere meglio e assimilare ciò che ha appena detto e ciò che dirà.
«Cosa intendi dire? L’hai per caso affrontato?»
«Ovviamente! Era mio dovere farlo!»
«E l’hai ucciso?!»
Il mio volto è più radioso di prima, forse sto per sentire quello che per due interminabili incubi ho desiderato di sentirmi dire. Forse adesso l’anima è proprio al castello di Asgore, pronta per spezzare la barriera e liberarci tutti! Forse, una volta rotta la barriera, noi potremmo trovare una nuova casa, condurre una nuova emozionante vita, come se dovessimo compiere un’avventura! E quale avventura non contiene anche un po’ di romanticismo? Io mi sarei dichiarata a Mettaton, lui avrebbe ricambiato e...
«... No.»
I miei film mentali si fermano proprio alla sua unica, rapida, imbarazzante risposta.
«... No?»
«Presisamente. Aspetta, ora ti racconto ogni cosa... »
E mi ha raccontato di come la sua armatura fosse diventata calda e pesante a Hotland, mentre inseguiva l’umano. Mi ha raccontato poi di come fosse crollata al suolo e di come lui le abbia versato addosso un bicchiere d’acqua, di come poi hanno fatto amicizia grazie a Papyrus, della lezione di cucina e della sua casa che è andata a fuoco.
«... Fammi capire, quindi tu e l’umano siete amici e la tua casa è in fiamme?»
«Precisamente!»
Risponde con un sorriso, in perfetto contrasto con la mia espressione sbigottita.
«... Tutto ciò è impossibile.»
«Mai quanto la tua storia del genocidio e della tua trasformazione completa. Sai bene che non hai ancora la forza fisica per poterti trasformare in modo completo, soprattutto in una situazione come quella! Devi ancora crescere! E’ stato solo un brutto sogno...»
Mi da un’energica pacca sulla spalla, continuando a sorridere.
«... Bentornata nella realtà!»
Sbuffo, accennando un mezzo sorriso. Di certo quelle che ho passato, anche se sotto forma di incubo, non sono state belle esperienze... Sono felice di essere tornata alla normalità, eppure c’è qualcosa che ancora non mi convince. Questa sensazione che sto provando... E’ la stessa sensazione che si prova quando si sa che qualcosa è accaduto per davvero, anche se si ha fatto solo un sogno. Devo scoprire se questa è una sensazione fondata o no... E per scoprirlo devo trovare quell’umano.
   
 
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