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Autore: Emmastory    31/07/2016    4 recensioni
L'esistenza del regno di Aveiron continua, e Rain, nostra eroina in questo racconto, si impegna a mantenere il sorriso e la positività nonostante tutto quello che è costretta a vivere e sopportare. Fame, miseria e povertà dilaniano l'anima degli abitanti come belve feroci, e lei, addolorata per la perdita del suo tanto amato Stefan, ora scomparso per mano ignota, agisce come può per ritrovarlo e affrontare, con il suo aiuto, la minaccia dei Ladri, esseri ignobili che da tempo popolano il regno seminando terrore nei cuori della gente. Fiduciosa, è convinta dell'esistenza di un barlume di luce alla fine del tunnel che rappresenta la sua tormentata vita, in cui felicità e dolore danzano allo stesso e concitato ritmo. (Seguito di "Le cronache di Aveiron: Dimenticati)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-II-mod
 
 
Capitolo XII

Il viaggio della fortuna

Notte. Sono sdraiata sul letto nella mia stanza, protetta dalle mie calde coperte e dalla presenza del mio amato Stefan. A occhi chiusi, dorme come un bambino, e al contrario di lui, io sono ora sveglia. Stranamente, sono ancora concentrata sulla notte che abbiamo passato insieme, e oltre ad esserne felice, ne sono anche spaventata. So bene cosa un atto di quel genere comporta, e in un momento di questo calibro, in cui povertà, fame e miseria non fanno che dominare l’intero villaggio, la più ovvia conseguenza sarebbe per me una sorta di maledizione. Liberandomi in fretta da quel pensiero, scuoto energicamente il capo, e alzandomi dal letto, prendo posto alla mia scrivania. La mappa regalatami da mia madre giace lì chiusa con un cordino. Basil l’ha già letta, e incredibilmente, ha scoperto che la destinazione non è un villaggio, ma bensì una città non lontana da Aveiron. A quella scoperta, non ho potuto fare altro che sorridere, e lasciando che quel ricordo si annidi nella mia mente, riesco a trovare la tranquillità. Sciogliendo quindi il nodo che ho fatto per evitare che qualcuno di diverso da me o lui potesse aprirla e scoprire il mio piano, la guardo con attenzione. Indica con coordinate precise il luogo in cui lei e mio padre vivono, ma nonostante tale consapevolezza, non mi sento pronta ad affrontare questo viaggio da sola. Ricordo ancora perfettamente il giorno in cui, scappando di casa, sono quasi morta fra le nevi, ragion per cui, ho ora preso una decisione. Stefan deve saperlo, e partiremo insieme ad ogni costo. Ora come ora, la testa mi duole tremendamente, e degli orribili capogiri mi debilitano. Tornando a letto, mi addormentai con difficoltà, svegliandomi solo con l’arrivo del mattino. Il dorato sole non si fece quindi attendere, e sentendomi stanca ma al contempo piena di energie, saltai giù dal letto, come ero solita fare da bambina nei giorni di festa o a Natale. Anche stavolta, i miei comportamenti potevano apparire infantili, ma a me non importava, il mio unico desiderio era quella di rivedere i miei genitori. Avevo vissuto la mia giovinezza credendoli scomparsi da questo così vasto e crudele mondo, e ora, in età adulta, avevo scoperto la verità. Erano vivi, e volevano solo che fossi felice. A quel ricordo, un sorriso mi illuminò il volto, e non appena il sole illuminò il suo viso, Stefan si svegliò. “Vestiti.” Gli ordinai, con fare serio e autoritario. “Cosa? Perché? È presto!” si lamentò, ignorando la mia richiesta e rigirandosi nel letto. “Andremo dai miei genitori. Sono certa che vorranno conoscere l’uomo che ho sposato.” Dissi, avanzando poi quella più che giusta ipotesi.” “Hai ragione, dammi un minuto.” Rispose, chiedendomi con quelle parole di lasciare la stanza affinchè si vestisse. Obbedendo a quella sorta di ordine, lo lasciai da solo, e vagando per la casa, raggiunsi la sala centrale. Lady Fatima occupava il suo come sempre il suo posto, e guardandomi, azzardò una semplice domanda. “Hai deciso, Rain cara?” mi chiese, alludendo alla discussione che avevamo avuto poco tempo prima. “Andremo oggi.” Dissi, fiduciosa  e sorridente. Felice di sentire quelle parole, la Leader mi si avvicinò, e nel farlo, mi sussurrò qualcosa all’orecchio. “Buona fortuna, ragazza mia.” Quattro semplici lemmi ordinati per formare quell’altrettanto semplice frase, che per qualche strana ragione, se pronunciata da lei, assumeva uno strano ma tuttavia importante significato. Avendo vissuto al suo fianco per molto tempo, sapevo bene che era palesemente attratta dal genere femminile, e dati i comportamenti che assumeva nei miei confronti, mi ero forse scioccamente convinta che lei, una Leader dal cuore inizialmente duro, provasse per me un pizzico d’amore o se non altro di muta affezione. Congedandomi da lei, dovetti ammettere di volerle bene a mia volta, e prima di andarmene per sempre dalla casa che mi aveva offerto ricovero e salvezza per tre lunghi anni, ebbi cura di salutare anche i miei grandi amici Basil e Samira, ben sapendo che forse non li avrei più rivisti. A quella notizia, molte lacrime furono versate, e molti abbracci furono scambiate, e nonostante il dolore che sapevo sarebbero certamente derivati dalla partenza mia e di Stefan, i miei amici erano anche lieti di avermi vista maturare, e intraprendere il vero viaggio della fortuna.
   
 
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