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Autore: Emmastory    31/07/2016    5 recensioni
L'esistenza del regno di Aveiron continua, e Rain, nostra eroina in questo racconto, si impegna a mantenere il sorriso e la positività nonostante tutto quello che è costretta a vivere e sopportare. Fame, miseria e povertà dilaniano l'anima degli abitanti come belve feroci, e lei, addolorata per la perdita del suo tanto amato Stefan, ora scomparso per mano ignota, agisce come può per ritrovarlo e affrontare, con il suo aiuto, la minaccia dei Ladri, esseri ignobili che da tempo popolano il regno seminando terrore nei cuori della gente. Fiduciosa, è convinta dell'esistenza di un barlume di luce alla fine del tunnel che rappresenta la sua tormentata vita, in cui felicità e dolore danzano allo stesso e concitato ritmo. (Seguito di "Le cronache di Aveiron: Dimenticati)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-II-mod
 
 
Capitolo XIII

Ascantha

È passato solo un giorno, ma stando alla mia decisione, è ormai tempo di partire. Seppur triste di vedermi andare, e ansiosa all’idea di non rivedermi, Lady Fatima ha comunque fatto in modo che anche durante il viaggio mi sentissi a casa. Avvalendosi dell’aiuto di una delle sue serve, ha ordinato che una carrozza fosse predisposta per me e Stefan, e obbedendo, la ragazza ci ha mostrato un calesse trainato da ben due bianchi cavalli, che a suo dire, ci avrebbe portato a destinazione in un battito di ciglia. Ad essere sincera, avrei voluto intraprendere questo viaggio al fianco dei miei amici, ma la marcia sta iniziando, e gli eventi non possono essere forzati. Incredibilmente, qualcosa accade. “Aspettate!” grida una voce, appartenuta ad un uomo che correndo, si avvicina a noi. Voltandoci nella direzione di quel suono, Stefan ed io lo riconosciamo. È il dottor Patrick. Stanco e sudato per via della corsa che lo ha condotto fino a noi, ansima, facendo fatica a respirare. “Vengo con voi.” Trova la forza di dire, fermando con un gesto della mano il cocchiere, ormai pronto a spronare i cavalli e dare inizio alla nostra nuova avventura verso un villaggio a noi sconosciuto. “No, papà, dovrai restare qui.” Gli dice Stefan, guardandolo con aria seria. Mantenendo il silenzio, non rispondo, ma disapprovando quel comportamento, lo fulmino con un’occhiata. “Ti sbagli. È libero di venire, se vuole.” Replico poi, facendogli posto in mezzo a noi. “Va bene.” Sembra dire Stefan, che soltanto un attimo dopo, appare leggermente irrequieto. Da quel momento in poi, la nostra marcia ha inizio, e non ascoltando rumore dissimile da quello prodotto dagli zoccoli dei cavalli che colpiscono quasi ritmicamente il terreno, chiudo gli occhi, riuscendo finalmente a rilassarmi e dimenticare dolore, ansia e angoscia provate negli anni. I lunghi minuti trascorsero lenti, e senza neanche saperlo, mi addormentai. Fui svegliata dalla voce di Stefan che chiamava il mio nome, e aprendo gli occhi, scesi dalla carrozza con il suo aiuto. Il viaggio era finito, e mentre il fido cocchiere di Lady Fatima si allontanava dopo averci rivolto un amichevole saluto, unito ad un augurio di buona fortuna, presi per mano il mio amato Stefan, varcando con lui le porte della città dove avremmo vissuto. La bella, accogliente e ricca Ascantha. Lasciando che un nuovo sorriso mi illuminasse il volto, strinsi la sua mano con forza ancor maggiore. “Siamo arrivati.” Dichiarò lui, guardandomi con occhi lucenti di felicità e amore. “E non ce ne andremo.” Risposi, mantenendo quel magnifico sorriso. Un bacio unì quindi le nostre labbra, e varcando le porte di quella così ridente e amena cittadina, fummo entrambi sicuri di una cosa. Almeno per ora, eravamo al sicuro, e l’unica cosa che restava da fare, era trovare i miei genitori. Camminando alla ricerca della loro abitazione, riconoscendola solo grazie all’istinto. “È quella.” Disse infatti una voce nella mia testa, non appena raggiunsi la casa giusta. Esternamente piccola, ma graziosa e munita di un piccolo giardino, il cui prato, curato alla perfezione, ospitava anche alcuni aulenti fiori. Chinandomi, ne annusai alcuni, e tornando a concentrarmi sul mio obiettivo, bussai a quella porta.
 
 
 
 
 
   
 
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