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Autore: _ Arya _    01/08/2016    8 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
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[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Html del cavolo. Però... la buona notizia è che succede meno e per non si sa quale motivo mi succede solo con questa storia... quindi abbiate pazienza, tanto è quasi finita xD






 

The Truth










EMMA POV

-Ciao- sussurrai.
Se non avessi avuto Killian a reggermi, era molto probabile che sarei crollata lì, davanti alle due figure che si erano presentate come i miei genitori. Quando l'uomo era rientrato in camera col fiatone, esordendo sfiatato con “Sono tuo padre e tua madre. Sono qui”, avevo ringraziato il cielo di non essermi ancora alzata dal letto. Avevo avuto bisogno di qualche istante per riprendermi, durante il quale il mio fidanzato mi aveva anche versato un bicchiere d'acqua perché a detta sua ero diventata un fantasma. Dopo essermi un po' calmata, ero riuscita a sussurrare un “vestiti” mentre recuperavo i jeans e la maglia del giorno prima, non avendo alcuna intenzione di mostrarmi anch'io in vestaglia davanti a quelli che, praticamente, erano due perfetti sconosciuti.
Eppure erano così dannatamente simili a me che non avevo il minimo dubbio che si trattasse davvero dei miei genitori. Nonostante avessero circa 50 anni erano entrambi molto giovanili; la donna aveva il mio naso e la mia pelle chiara e i miei occhi, mentre l'uomo aveva i capelli biondi e gli stessi tratti del viso che avevo io. Era strano. Strano ed emozionante, ma anche doloroso.
La donna scoppiò d'un tratto in lacrime, e senza dire nulla lasciai che si avvicinasse per abbracciarmi. O forse, rimasi ferma solamente perché non avevo la forza di muovermi. Un attimo dopo si aggiunse anche mio padre, ed io restai paralizzata tra le loro braccia, con la mano ancora stretta in quella di Killian, incapace di lasciarlo andare.
-Tesoro, sei così bella...- sussurrò Ginni tra i singhiozzi, per poi prendermi il volto tra le mani e guardarmi -Non hai idea... non hai idea di quanto ci sei mancata. Morirei piuttosto che lasciarti di nuovo, non so come ho fatto a sopravvivere senza di te, Emma...
-Beh l'hai fatto. L'avete fatto per 25 anni.- mi ritrovai a dire con freddezza mentre mi scostavo bruscamente. Non mi rattristai neanche un po' a vedere la sua espressione ferita. Non potevano aspettarsi che li accogliessi a braccia aperte dopo tutto ciò che avevo dovuto passare a causa loro.
-Hai ragione, Emma- intervenne James, cingendo le spalle a sua moglie -So che non c'è niente che potrà mai bastare a cancellare il fatto che ti abbiamo abbandonata ma... puoi darci la possibilità di... spiegare? Non ne andremo mai fieri, ma c'è... c'è un motivo per cui abbiamo dovuto lasciarvi... so che non hai voluto sapere nulla da Danny...
-Will. Io non l'ho mai conosciuto come Danny. E no, è vero, ho voluto conoscerlo perché è l'unico che mi ha davvero cercata in tutto questo tempo... e mi ha trovata pur avendo meno della metà dei vostri mezzi. Ma va bene. Sediamoci, a questo punto voglio sapere. Apprezzo che alla fine abbiate deciso di farvi vivi... anche se ci sono stati momenti più opportuni... tipo quando io e mio fratello abbiamo rischiato di morire.
Senza degnargli di un altro sguardo tirai Killian per mano perché mi seguisse in cucina; i due ci seguirono a ruota, per sedersi infine di fronte a noi.
-Non è che possiamo parlare in privato?- intervenne James, guardando Killian -E' una cosa tra noi. Non ho nulla contro di lui ma... è strano parlare di fronte all'uomo che è uscito mezzo nudo dalla camera di mia figlia.
-COSA?!- esclamai, afferrando subito il braccio al diretto interessato che stava per alzarsi, pronto ad esaudire le richieste di mio “padre” -Piombi qui dopo 25 anni e ti permetti di fare il padre geloso?! Il mio fidanzato resta qui, che vi piaccia o no. Altrimenti me ne vado anch'io.
-Emma posso anche andare...
-No. Tu non ti muovi di qui. Sono seria, non provarci nemmeno.
-Ok, ok. Scusa.
Mi dispiacque farlo sentire a disagio, ma non potevo accettare che quelle persone avessero pretese del genere, non in casa sua, tra l'altro. E in più, non volevo rimanere da sola, in un momento del genere volevo avere qualcuno che mi sostenesse, qualcuno di cui mi fidassi.
-Allora? Volete iniziare a spiegarmi perché ci avete abbandonati e mi avete fatto vivere per 18 anni in una casa famiglia dato che nessuno mi voleva?
-Tesoro, non volevamo che andasse così ma era l'unica alternativa che avevamo...
-Scusami ma non voglio sapere dei vostri rimpianti, non me ne faccio nulla... voglio la verità.- la interruppi bruscamente, prima che scoppiasse di nuovo a piangere. Sì, forse mi stavo comportando in maniera troppo insensibile, ma ne avevo tutto il diritto.
Incrociai quindi le braccia in attesa, voltandomi verso James. Sapevo sarebbe stato lui a parlare, l'altra era troppo scossa e avrebbe probabilmente continuato con le scuse – di cui non me ne facevo proprio nulla.
-D'accordo... allora- iniziò quello -Io e tua madre ci siamo conosciuti a scuola e a 19 anni abbiamo avuto Danny... abbiamo iniziato la nostra carriera in polizia quando ne avevamo 20, nella squadra investigativa. Non ne erano passati neanche due quando il capitano ha proposto ad alcuni detective meritevoli una carriera all'FBI e l'addestramento sarebbe stato completamente gratuito. Eravamo giovani, volevamo l'avventura e... pensavamo di poter gestire un figlio ed avere una carriera. Avremmo guadagnato anche molto, assicurando così a Danny ed eventuali altri figli un futuro brillante. Abbiamo superato l'addestramento e hanno voluto entrambi alla sede centrale di Washington. Eravamo bravi, io e tua madre. Per tre anni non ne abbiamo sbagliato una, hanno iniziato a considerarci veterani nonostante fossimo ancora novellini... e nel frattempo riuscivamo ad essere anche dei buoni genitori, non abbiamo mai trascurato tuo fratello. Poco prima che tua madre rimanesse incinta ci è stato affidato un caso sotto copertura... e abbiamo accettato perché sembrava non essere molto diverso dai soliti. C'era la mafia di mezzo... un nuovo gruppo formato da russi e americani, era curioso... per questo volevano che ci infiltrassimo per capirne di più. Scoprire il motivo di questa strana alleanza e cosa volevano ottenere... ciò implicava due mesi lontano da casa ma era estate e abbiamo deciso di mandare Danny in campagna dai nonni. Dopo esserci preparati adeguatamente, quindi, siamo partiti per il Texas... il centro operativo di questo gruppo era a Dallas. Non starò a spiegarti come abbiamo fatto perché non è importante, ma siamo riusciti a conquistare la loro fiducia ed entrare. Non ci è voluto molto per scoprire che era un'organizzazione più grande di quanto non sembrasse. Il loro obiettivo era di scatenare una terza guerra mondiale e stavano lavorando a due bombe atomiche: una per la Russia e una per gli Stati Uniti. Nel frattempo, per sostenere le spese della missione, c'era un enorme traffico d'armi. Io e tua madre volevamo tirarcene fuori perché abbiamo capito che... era troppo. Troppo per due persone con una famiglia. Avevamo scoperto le loro intenzioni, avremmo trovato il modo di far avere l'incarico a qualcuno che lo volesse. Ovviamente avrebbero dovuto coinvolgere anche forze maggiori dell'FBI.
Annuii, e lasciai che l'uomo riprendesse fiato prima di continuare il racconto. Non l'avrei mai ammesso, ma mi avevano lasciato col fiato in sospeso. Voci su un'eventuale terza guerra mondiale c'erano sempre state, ma sapere che ci fosse stata la concreta possibilità che ciò si realizzasse, metteva i brividi... in più, neanche 50 anni dopo la seconda.
-Ovviamente, se entri in un giro del genere non puoi uscirne vivo- continuò Ginni, poggiando la mano su quella del marito -C'era soltanto una soluzione per allontanarci... passare alla sede di New York, dove veniva controllato tutto a distanza... venivano gestiti i documenti, in poche parole. Avevamo trovato il modo... eravamo riusciti a far credere che conoscessimo delle persone nell'FBI disposte a darci informazioni preziose... tipo come riuscire a piazzare la bomba, una volta pronta, alla Casa Bianca. Hanno organizzato il nostro trasferimento a New York, alla fine, e ci stavano portando in auto, insieme ad un'altra persona che era stata promossa. È successo tutto durante il viaggio... lo... lo ricordo ancora perfettamente.- deglutì, ma fece capire al marito che voleva continuare lei.
-L'uomo alla guida ha ricevuto una telefonata e... dallo specchio retrovisore abbiamo notato l'occhiata che ci ha lanciato. Se non ce ne fossimo accorti, ci avrebbe uccisi ancor prima che potessimo rendercene conto. Abbiamo agito in fretta, abbiamo dovuto uccidere il conducente e l'altro uomo. Solo che sapevamo che non era finita, ormai sapevano di noi. E se persone del genere sanno i tuoi segreti, se non agisci in fretta vieni ucciso nel giro di 24 ore.
-Aspettate. Da parte di chi era quella telefonata?- la interruppi, mio malgrado -Chi era la spia?
-L'abbiamo saputo solamente un anno dopo...- fece la donna, con un sorriso triste -Era il nostro contatto diretto con l'FBI. Si è rivelato un simpatizzante della causa e alla fine ha deciso di unirsi a loro e... ci ha venduti. Così siamo tornati a New York e abbiamo fatto le valigie per poi prendere immediatamente Will. Avevamo solo i genitori e li abbiamo mandati sotto nuove identità in Australia. Poi abbiamo iniziato a viaggiare... per un mese ci siamo fermati all'estremo nord del Canada, credendo di essere al sicuro. È lì che sono rimasta incinta di te, tesoro... pensavamo di poter avere un nuovo inizio. Avremmo costruito delle nuove identità per tutti e ci saremmo trasferiti a Inverness, in Scozia, riunendoci alle nostre famiglie. Un nostro amico e collega aveva contatti lì e ci aveva assicurato di poterci far arrivare in sicurezza. Poi... poi un giorno ha chiamato, spiegandoci che non eravamo più al sicuro e che dovevamo fuggire il più in fretta possibile. Neanche l'FBI poteva proteggerci! L'unica cosa che poteva fare era procurarci il modo di viaggiare... viaggiare molto e farci sparire. Non ci siamo mai fermati in un posto per più di una settimana. Siamo stati in Europa, Asia, Australia, ancora America... ovunque... e intanto il tempo passava, la mia pancia diventava sempre più grande, Danny non aveva la vita che meritava e...- la sua voce si spezzò, e dovette fermarsi per non cominciare a piangere. Nonostante fossi lontana dal perdonarli, non riuscivo neanche ad immaginare che vita erano stati costretti a vivere per così tanto tempo. Loro e mio fratello. Viaggiare, non fermarsi mai, tagliare i ponti con famiglia e amici... doveva essere stato orribile. Duro e orribile.
-Tua madre stava male...- tornò a parlare James -E io, Danny... tutti. Lei più di tutti, però, ha rischiato di perderti proprio poco prima che nascessi e... e allora abbiamo deciso a malincuore di fare il nostro ultimo viaggio a Boston. Nonostante fossero passati 9 mesi, l'FBI e la CIA si stavano occupando del gruppo, ma i capi continuavano a mandare persone a darci la caccia... per vendetta. Perché erano stati smascherati per colpa nostra. E non volevamo continuare a far vivere nostro figlio in questo modo... così come non volevamo dare a te questa vita. A Boston avevamo delle conoscenze, persone coraggiose che ci hanno accolti in segretezza per far partorire tua madre e... e anche se avevamo già deciso, poche ore prima che Ginni entrasse in travaglio abbiamo parlato. Abbiamo contattato il nostro amico e ci ha fatto avere nuovi documenti per noi e per Danny... ma... dovevamo lasciarvi. Era l'unica soluzione. Lasciarvi e cancellare ogni collegamento tra noi e voi. Tuo fratello ha avuto una nuova identità, tu... tu... abbiamo fatto girare la voce che fossi morta alla nascita. Mi dispiace, tesoro. Non sai quanto ci è costato...
-Abbiamo potuto stringerti solo per pochi minuti...- singhiozzò l'altra, che ormai aveva rinunciato a trattenere le lacrime -Volevamo almeno poterti dare un nome, il nome di tua nonna, Emma... ti abbiamo lasciato a Danny e l'abbiamo mandato dall'infermiera a dire che ti aveva trovata in strada e che lui era fuggito da una casa famiglia... ovviamente era tutto certificato, abbiamo pensato a ogni cosa. E per quanto è stata dura... abbiamo preso un aereo un'ora dopo... lasciandovi lì. Soli, senza famiglia ma... pensavamo... pensavamo di potervi dare un futuro migliore...- singhiozzò ancora, tirando su col naso -Speravamo che una bella famiglia vi adottasse, anche se separatamente, e vi desse la vita che meritavate fino a che l'incubo non fosse finito. Tornare è sempre stato nei piani ma... pensavamo ci sarebbe voluto meno. È solo quando Will è entrato nell'FBI che le acque hanno iniziato a calmarsi e allora siamo tornati per un po'. Ci siamo informati su di te, su di lui... abbiamo raccolto tutto il materiale possibile e non sai il dolore che abbiamo provato nel sapere che non avevi mai avuto una famiglia. Eri diventata una donna forte e di successo ma... eri stata una bambina sola...
Deglutii anch'io, e mi ritrovai a stringere forte la mano di Killian per cacciare indietro le lacrime. Ora tutto era chiaro. A qualunque cosa pensassi, mi ritrovavo a rendermi conto che non esisteva alternativa a ciò che avevano fatto. Anch'io mi sarei comportata allo stesso modo, piuttosto che far vivere a dei bambini un incubo come quello. Avevo un'altra domanda, però. Due, in realtà.
-E i nonni? E poi... perché solo ora? Avete contattato Will da tempo... e non me.
-L'ultima... mia madre, è morta un anno fa.- sussurrò, abbassando lo sguardo -Per il resto... prima non era ancora del tutto sicuro. Lui era un agente dell'FBI... tu eri una giovanissima detective privata, e... non potevamo correre il rischio tesoro. Non potevamo. Se ti fosse successo qualcosa...
Annuii scocciata, perché questa spiegazione non mi piaceva. Non ero una ragazzina. Non ero mai stata una ragazzina, maledizione, avrebbero potuto almeno fare in modo di recapitarmi un messaggio. Provare, almeno, a farmi capire che non ero sola e che anch'io avevo dei genitori che mi amavano.
-Immagino sia finita, ora... eppure avete lasciato che io, Will, Killian e gli altri rischiassimo la vita contro quello psicopatico...- sussurrai, pur rendendomi conto che Brennan Jones fosse un bambino innocuo in confronto alle persone con cui avevano avuto a che fare loro.
-Ci vergognavamo...- ammise l'uomo -Di tutto ciò che avevi vissuto per colpa nostra. Poi... l'FBI ci ha affidato un compito e non potevamo dire di no. Dopo che siamo tornati ci è voluto tanto per riguadagnare la loro fiducia, quando eravamo spariti avevano perso le nostre tracce perfino loro. Per quanto ne sapevano potevamo essere dei terroristi anche noi. È stata una missione da niente, questa... non più collegata alla banda, tutti i suoi membri sono stati uccisi ma... se avessimo detto di no... beh, l'abbiamo fatto ora.
-Cosa?
-Abbiamo mollato tutto, Emma...- fece Ginni, allungando una mano a sfiorare la mia, che decisi di non spostare per adesso -Siamo tornati ieri e abbiamo dato le dimissioni. Non vogliamo che il lavoro ci tenga ancora lontani da te e tuo fratello. Potrà anche volerci una vita ma tutto ciò che vogliamo è... farci perdonare per ciò che vi abbiamo fatto.
-Abbiamo sbagliato, tesoro. Se avessimo saputo in cosa ci stavamo immischiando non l'avremmo mai fatto. Non è mai stata nostra intenzione preferire il lavoro alla famiglia. Solo che è successo quel che è successo e...
-Era l'unica soluzione...- conclusi per lui in un sussurro, prima di rendermi conto di stare parlando.
Poi restammo tutti in silenzio, durante il quale io non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo. Mi era costato molto dovergli dare ragione, però ne avevano. Non potevo fare l'ipocrita e fingere che se fossi stata al posto loro avrei portato dei bambini con me per esporli al pericolo durante tutta la loro infanzia. Quale essere umano avrebbe sottoposto i propri figli ad un tormento simile?
-Posso abbracciarti, piccola?
Scossi la testa. Non ero pronta agli abbracci, era troppo. Il fatto che li capissi, non voleva dire che li avessi perdonati. Con l'infanzia di merda che avevo trascorso, avrei preferito scappare tutta la vita ma avere a fianco dei genitori che mi amavano. La prima persona con cui avevo conosciuto l'affetto era stata Ruby e l'amore era arrivato solo con Killian. Era stato il primo a farmi capire cosa si provasse ad essere messa davanti a tutto e tutti, a farmi capire cosa significasse essere unici e speciali per qualcuno. Lui era la mia famiglia, molto più di quanto lo fossero loro due.
Eppure, non riuscivo neanche ad odiarli. Ero sempre stata convinta che esistesse un'alternativa all'abbandono... e allora, detestarli sarebbe stato semplice. Potevo rinfacciargli e chiedergli perché avevano intrapreso una carriera del genere avendo già un bambino. O perché ne avessero voluto avere un altro quando erano praticamente esiliati ai confini del mondo per fuggire. Ma sapevo che a volte certe cose non si potevano controllare: forse non facevo parte dell'FBI, ma ero una detective anch'io, se non avessi mai assaggiato il rischio non avrei mai vissuto a pieno. Ed ero rimasta incinta involontariamente una volta... e mezzo. Che diritto avevo di giudicare?
Senza dire altro mi alzai in piedi e lasciai la stanza, diretta verso il balcone: mi mancava l'aria e avevo un gran bisogno di respirare quella fredda del mattino invernale di New York. Nessuno disse nulla, per fortuna, e rispettarono la mia scelta. In quel momento non volevo neanche Killian, avevo un gran bisogno di rimanere sola, anche solo per qualche minuto.
Quando richiusi la porticina dietro di me e, quando il mio corpo fu scosso dall'aria gelida, lasciai che le lacrime scivolassero libere, poggiata al parapetto a guardare la strada.


KILLIAN POV

-Volete qualcosa da bere? Mangiare?- offrii, dopo due minuti buoni di silenzio imbarazzante. Avevo una gran voglia di andare a vedere come stesse Emma, ma sapevo che sarebbe tornata quando se la fosse sentita. Aveva bisogno di un momento solo per sé e l'avrei rispettato.
-No, grazie...- sussurrò la donna, e scosse la testa anche l'altro. E ora? Avrei dovuto rimanere altri cinque, dieci, quindici minuti a limitarmi a guardarli in silenzio?
-Grazie, Killian.
-Eh?- feci confuso, alzando di nuovo lo sguardo sulla madre di Emma, così dannatamente simile a lei in un milione di tratti.
-Per esserti preso cura della nostra Emma... durante quest'anno. Sembrate molto... molto uniti. È bello che abbia trovato una persona come te... sei quasi morto per lei. Hai ucciso per lei.
-Lo so. E lo rifarei senza pensarci due volte. E... conoscendo Emma, credo che ora le piacerebbe sapere cosa fareste voi per lei. Fino a dove vi spingereste per conquistare la sua fiducia...
Non volevo giudicarli e non potevo farlo per lo stesso motivo per cui Emma non gli aveva urlato contro. Aveva capito che avevano fatto l'unica cosa possibile e questo l'aveva frustrata tremendamente. Forse, per lei sarebbe stato molto più facile avere una ragione per detestarli, o almeno per arrabbiarsi. Invece nulla. Avrebbe sempre sofferto quell'abbandono, avrebbe sempre fatto parte di lei, ma non avrebbe potuto prendersela con nessuno.
-Scusate, vado a vedere come sta...- conclusi, e mi alzai per percorrere la cucina e raggiungerla sul piccolo terrazzo in camera mia, sapendo sarebbe stata lì. Le piaceva quel posto, una volta mi aveva rivelato che la calmava sedersi e guardare le strade piene di vita di Manhattan.
E proprio come immaginai, era proprio lì, poggiata contro il parapetto con la lunga chioma bionda che scivolava dolcemente sulla sua schiena. Mi avvicinai facendo un po' di rumore per non coglierla alla sprovvista e spaventarla, poi, una volta raggiuntala, le cinsi le spalle. Lei non si oppose minimamente e si strinse a me tirando su col naso, senza dire nulla. Io abbassai leggermente lo sguardo e come temetti trovai i suoi occhi arrossati e ancora lucidi, così come il viso. Aveva pianto fino a poco prima e quasi mi dispiacque non averla seguita per poterla consolare.
-Ti senti bene?- domandai, in un sussurro tra i suoi capelli.
-Non lo so...- ammise, per poi stringersi più forte a me e rabbrividire. Aveva la pelle d'oca sulle braccia, ed effettivamente era troppo freddo per stare all'aperto a maniche corte. Sfilai quindi la felpa e gliela poggiai sulle spalle, per poi avvicinarla nuovamente a me. Mi sentivo stupido a non sapere cosa dire, ma sapevo anche che nulla avrebbe potuto farla sentire meglio, o almeno diversamente da come si sentiva in questo momento. Avrebbe sicuramente avuto bisogno di tempo per assimilare tutto... tempo per provare a perdonare, almeno un pochino, i suoi genitori.
-Ti va di rientrare?
-Non molto... ma immagino di doverlo fare.
-Tranquilla. Staranno lì ad aspettarti anche per ore, se serve, me lo sento...
-Sarei quasi tentata di metterli alla prova...- sorrise lievemente, alzando lo sguardo su di me -Ma sarebbe troppo crudele, vero?
-Forse un po'... ma non importa, tu hai aspettato molto di più.
-Già. Ma io non sono come loro... andiamo.- decise, alzandosi sulle punte per stamparmi un bacio sulle labbra prima di rientrare. Aveva ragione, non era come loro e non era come la maggior parte delle venticinquenni. Era una ragazza giudiziosa e molto matura e amavo anche questo di lei. Non l'avevo mai vista come una ragazzina; non che avessimo poi tutta questa differenza d'età, ma avere completamente la testa sulle spalle a 25 anni, non era da tutti. Sapeva ridere e scherzare, sapeva essere libera e spensierata... ma quando si trattava di cose serie, era molto più brava di me a gestire la situazione.
-Emma, piccola... stai bene?
-Voglio farmi un caffè...- fece, ignorando la domanda del padre -Ne volete anche voi? Abbiamo anche dei cornetti, credo...
-Certo... grazie tesoro.
La ragazza annuì e si diresse verso la macchina del caffè – che tanto mi aveva rimproverato perché trovava fosse da viziati, ma intanto la utilizzava spesso anche lei.
-Ho mandato un messaggio a Will... spero non vi dispiaccia se ci raggiunge.
-No, certo che no! Hai fatto benissimo...
Lei si limitò ad annuire, poi tornò al caffè mentre io tiravo fuori le tazzine e tutto il resto. Sembrava che al momento non avesse molta voglia di chiacchierare e confrontarsi, ma li aveva invitati a rimanere per colazione ed era un enorme passo avanti. Ero certo se ne rendessero conto anche loro.
Mi avvicinai quindi per aiutarla e porgerle le tazzine una ad una prima di portarle a tavola. Al suo aggiunsi un po' di panna e cannella come le piaceva, e lo stesso feci col mio. Ormai mi ero abituato a prendere il caffè in questo modo e l'avevo fatto anche quando era stata lontana.
-Ti piace la cannella... anche a me piace la cannella...- intervenne sua madre quando vide le tazzine, illuminandosi in viso. Mi fece quasi tenerezza, e me ne avrebbe fatta ancora di più se non sapessi che, pur non potendo fare altro, avevano condannato la mia Emma ad un'infanzia fatta di solitudine.
In risposta, la giovane prese la cannella e prima di sedersi a tavola ne spruzzò un po' anche sul caffè della madre.
-Sì, la metto un po' su tutto... non è una cosa comune. Ora capisco da dove viene questa fissa...- accennò un sorriso, ed io guardai gli occhi dell'altra inumidirsi di nuovo. Ero felice anch'io della piega che stava prendendo quella situazione, Emma stava reagendo molto meglio di quanto avrei immaginato. La strada da fare era ancora lunga, ma la partenza era decisamente da A.
-Dove vivrete?- fece poi, improvvisamente -A Washington?
-No... abbiamo preso in affitto un appartamento qui vicino. Tua madre ed io vogliamo conoscerti, starti accanto. Manterremo la promessa questa volta, vedrai.
-Ok. Sentite, sarò sincera... voglio darvi una possibilità. Non voglio dire che vi ho perdonati e non so se ci riuscirò mai, fino in fondo. Però voglio scoprire se vale la pena provarci. Non vi darò un'altra possibilità, dopo questa... ne avete già avute troppe e pur non avendovi mai conosciuti avete sempre deluso le mie aspettative. Potevate e dovevate venire di persona invece di mandare messaggi criptici da telefoni irrintracciabili.
-Lo so, Emma. Abbiamo sbagliato. Ma... ne varrà la pena. Vedrai.
-E' ciò che spero...- sussurrò.

 

***


EMMA POV

Non mi sentivo ancora molto a mio agio, ma lasciai comunque che i miei genitori mi abbracciassero, ricambiando leggermente la stretta. Era strano, perché nonostante avessimo passato delle ore insieme, per me continuavano a essere poco più che due sconosciuti. Anche se, dovevo ammetterlo, era stato divertente quando James mi aveva chiesto dove vivessi... la sua faccia quando gli avevo detto che mi sarei trasferita presto dal mio ragazzo, era stata qualcosa di unico. Una tipica espressione da padre geloso e iperprotettivo, e sia lui che Ginni avevano riempito Killian di domande. Lui molto di più, però. Per un attimo, solo per un attimo, mi ero sentita in famiglia. Poi mi ero ricordata che le due persone mi avevano fatto vivere un inferno per quasi 18 anni, e allora mi ero resa conto che forse, perdonarli, sarebbe stato più difficile del previsto. Volevo tentare, però, e Will era stato d'accordo con me. Era stato molto tenero quando gli aveva detto che se mi avessero ancora fatta soffrire, avrebbero chiuso per sempre con tutti e due. Era bello avere un fratello maggiore che per me avrebbe fatto di tutto... qualcosa di buono me l'avevano dato i miei alla fine, anche se l'avevo scoperto solo da poco.
-A presto tesoro. Spero ti piaccia il vestito... non conoscevamo bene i tuoi gusti e...
-No, no, è... è davvero molto bello. Grazie. Volete venire domani alla presentazione del libro di Killian? Alla Barnes & Noble?
Quando mi resi conto di non avere la minima idea del perché glielo stessi proponendo, era ormai troppo tardi. Perché l'avevo fatto? Non era giusto che mi comportassi in maniera così disponibile... dovevo dargli modo di capire che ciò che avevano fatto era stato grave, e che non sarebbero bastati dei bei regali per conquistarmi, ma i fatti. La determinazione.
-Certo. Se... se vi fa piacere.- fece la donna, guardando prima me e poi Killian, incerta. Era così bella: non riuscivo a fare a meno di smettere di pensarlo. Il soprannome di Biancaneve le si addiceva totalmente, con quei lunghi capelli corvini e la pelle chiara e lucente, anche se segnata da qualche ruga dell'età. Lo stesso valeva per James, un perfetto principe azzurro che nonostante i suoi cinquant'anni non aveva un solo capello bianco.
-Assolutamente- rispose Killian, guardandomi per cercare la mia approvazione: io annuii, non era il caso di ritirare la proposta, ormai.
-Ci vediamo direttamente lì... vi scriverò- feci, prima che li invitasse a partire da casa insieme a noi. Dovevo pur limitare il danno, non erano ancora parte della famiglia... ed io volevo dedicare quel giorno al mio uomo. Era il suo giorno e meritava tutta la mia attenzione. Gli avrei preparato la colazione, sistemato la cravatta e tutto il resto: sarei stata una fidanzata perfetta perché, a volte, esserlo non mi dispiaceva. Lui lo era con me in ogni minuto... e poi, ne valeva la pena.
Quando i due alla fine uscirono richiudendosi la porta dietro, mi lasciai andare tra le braccia di Killian esausta. Quelle ore erano state emotivamente estenuanti, di solito non mi sentivo così stanca neanche dopo ore e ore ad investigare per i vari casi. In più avevo mal di pancia, segno definitivo che non fossi incinta, per fortuna.
-Vuoi che andiamo a riposare un po'? Poi per il pranzo ordiniamo delle pizze...
-Devi smetterla di spendere soldi tutti i giorni...- lo rimproverai dandogli un buffetto sulla guancia, anche se poi l'idea non era così male. -Ok, dai. Offro io a tutti, però. Will, tu che fai?
-Torno a casa tua e vi lascio in pace... ci vediamo poi per pranzo, magari...
-Ok, grazie. Non è che non ti voglio qui, ma tanto ora mi addormenterò... e mi sveglierò alle due. Chi vuole mangiare prima prenda i soldi dal mio portafoglio in borsa in salotto.
-Tranquilla sorellina, nessuno morirà di fame per un paio d'ore...- commentò divertito, poi poi chinarsi a baciarmi sulla fronte.
Dopo aver salutato entrambi andò via, così io e Killian ci dirigemmo verso la camera da letto, dove mi liberai dei vestiti e mi infilai a letto direttamente in biancheria: ero troppo stanca per indossare il pigiama.
-Emma, così mi rendi difficile lasciarti dormire...
-Simpatico. Vieni qua e sta' zitto, su... non mi sento bene, odio essere una donna.
-Uh okok, arrivo... vuoi qualche antidolorifico?
-No, voglio solo dormire e abbracciare qualcosa di caldo... quindi muovi il culo e buttati a letto.
Fortunatamente non se lo fece ripetere due volte e mi imitò lanciando via i vestiti per venirsi a sistemare insieme a me sotto le coperte. Quando mi strinsi a lui il sollievo fu immediato, un rimedio migliore di una borsa dell'acqua calda o qualsiasi antidolorifico del mondo.
-Sei comoda, vedo...
-Molto- confermai, lasciandogli un bacio a stampo prima di accoccolarmi con la testa tra il suo collo e la spalla. Due ore così sarebbero state molto più che rigeneranti, mi sarei svegliata completamente rilassata e in forma.
-Allora adesso dormi tesoro... al tuo risveglio ti racconterò di come ho fatto il detective un paio di giorni fa... ti ho rubato il lavoro, scusa.
-Cosa?- di che diavolo stava parlando? Che voleva dire che aveva fatto il detective? Stava scherzando o era serio e aveva fatto qualche sciocchezza durante la mia assenza? Con la schiena a pezzi, poi!
-Sh, sh, ora dormi...- sussurrò con un sorriso divertito, per poi afferrare il cellulare che era appena vibrato. Avrei continuato con le domande fino a che non si fosse deciso a parlare, se alla vista di qualcosa sul telefono il suo volto non si fosse contratto in una smorfia sorpresa, infastidita oppure... oppure non sapevo dire cosa nemmeno io. In ogni caso, era molto poco rassicurante.
-Abbiamo un problemino, Swan...











 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Intanto scusate, risponderò alle recensioni e leggerò i nuovi capitoli delle storie domani... perché sto morendo di sonno e non so neanche come ho fatto a finire il capitolo xD Perdonate eventuali errori, non ho fatto revisioni ahahaha
Questo capitolo alla fine è stato completamente dedicato ad Emma e i suoi genitori... e ci voleva, una spiegazione fatta per bene, dopo tutto questo tempo. Alla fine loro non hanno avuto alternative... hanno cercato di pensare a cosa fosse meglio per i loro figli. Emma anche se li capisce ed è frustrata perché non riesce a odiarli, però, ancora non ce la fa a perdonarli... Sia per la sua infanzia che per il passato più recente, dato che avrebbero potuto farsi vivi già da qualche anno, volendo. A darle la forza è stato Killian che le è stato accanto e che per poco non ha legato a tavola con delle manette xD Spero non sia stato un capitolo noioso e che sia stato esaustivo... non mi pare di essermi dimenticata nulla ma non si sa mai, fatemi sapere. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e sarà più leggero... poi ci sarà un epilogo, e dopo quello riprenderò con On Adventure With The Pirate 2 e la nuova ff, Restoring Our Broken Solus di cui ho postato prologo e primo capitolo per dare un'idea di come sarà... Grazie a tutti, come sempre siete gentilissimi e mi mancherà anche leggere le vostre opinioni!
Un abbraccio e a presto :* ora vado a dormire altrimenti morirò xD
   
 
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