Titolo:
Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.018 (Fidipù)
Note: Salve salve! Eccomi qua con il terzo capitolo della storia di
Tikki e...beh, non è che abbia molto da dire, se non che Aztlàn è la
leggendaria terra di origine degli Aztechi. Detto questo, non posso far
altro che lasciarvi al nuovo capitolo: come al solito, voglio dire grazie
a chi legge silenziosamente, a chi commenta qui e su FB (ed io sono una
pessima persona perché sono molto indietro con le risposte), a chi
inserisce la storia in una delle liste.
Grazie di tutto cuore.
«Ho
sentito che oggi hai dato spettacolo di te nella via del mercato.» esordì
la voce seria di sua sorella; Tikki alzò il capo dal tomo che stava
leggendo, scrutando la figura di Lirra, in piedi accanto a lei: «Tikki,
quante volte…»
«Non ho dato spettacolo di me.»
«Non è quello che ho sentito. Ti devo ricordare che…»
«Plagg è il mio futuro sposo ed io gli devo obbedienza e dedizione.»
recitò la ragazza, chiudendo il libro e alzandosi: «Lo so. Me l’hai
ripetuto fino allo sfinimento.» sbottò Tikki, alzandosi in piedi e
fronteggiando l’altra: erano molto simili di aspetto con gli stessi
capelli cremisi e lo sguardo blu, ma Lirra mostrava una sicurezza e una
padronanza di sé che lei avrebbe solo sognato.
«Dove stai andando adesso?» le domandò la sorella, osservandola mettere
alcuni vesti nel cesto di vimini: «Tikki?»
«A fare un bagno.» dichiarò spiccia la ragazza, scostando un ciuffo rosso
dal viso: «A quest’ora non c’è quasi nessuno e preferisco lavarmi in santa
pace.»
«Stai attenta, oggi ci sono state molte scosse.»
«Ci sono sempre molte scosse.»
Lirra annuì, portandosi una mano al petto e osservando il riquadro di
orizzonte che si intravedeva dalla piccola finestra della camera della
sorella: «Mi chiedo se stia succedendo qualcosa…» Tikki si voltò,
studiando il viso della sorella e vedendola poi scuotere il capo: «Torna
presto.»
«Sì.» assentì la ragazza, tirando su il cesto e uscendo velocemente
dall’abitazione, dirigendosi verso i bagni comuni non molto lontani dalla
sua casa; la terra tremò per l’ennesima volta, costringendola ad
aggrapparsi alla corteccia di uno degli alberi per evitare di cadere: la
scossa era stata più violenta delle altre e Tikki rimase immobile,
attaccata al suo appiglio, facendo vagare lo sguardo in lontananza,
vedendo il mare ingrossarsi sotto il tremore della terra.
Inspirò profondamente, rialzandosi in piedi e scuotendo il capo,
riprendendo poi la sua marcia e giungendo alle sale da bagno: alcune
pietre erano cadute per terra, sicuramente per colpa del terremoto.
Osservando i ciottoli candidi, superò l’entrata e si avvicinò alla
gigantesca vasca: il vapore dell’acqua saliva verso l’alto, mentre alcune
lanterne erano appese alle colonne e donavano una luce dorata al posto,
permettendo di usufruire del bagno anche durante la notte; lungo il lato
più lungo della piscina, le statue dei sette dei zampillavano
costantemente fiotti d’acqua nella vasca.
Tikki posò il suo cesto, denudandosi velocemente e immergendosi nell’acqua
calda con un gemito di piacere; liberò i lunghi capelli e nuotò sotto
acqua per alcune bracciate, giungendo fino al centro della piscina; si
issò su, asciugandosi il volto con le mani e si voltò verso l’entrata del
bagno, rimanendo a bocca aperta: «Cosa stai facendo?» esclamò, osservando
la figura di Plagg che, piegata in due e senza tunica, si stava togliendo
le braghe.
«Il bagno?» domandò il ragazzo, togliendosi i pantaloni di stoffa scura e
gettandoli sul pavimento, mostrandosi fiero in tutta la sua nudità.
Tikki strillò, voltandosi e portandosi le mani al seno, cercando di
coprirlo, mentre il rumore di qualcuno che s’immergeva le arrivò alle
orecchie; rimase ferma nel suo punto, finché non sentì un paio di mani
afferrarle i fianchi e labbra sfiorarle la pelle della schiena, risalendo
lungo la colonna vertebrale: «Plagg…» gemette la ragazza, mentre il
giovane continuava la sua lenta ascesa, spostandole i capelli su una
spalla e lambendole il collo.
«Sono qui.»
«Lo so che sei qui.» sbottò la ragazza, voltandosi e fissandolo negli
occhi: «E sei pregato di andartene.»
Plagg sorrise, imprigionandola fra le sue braccia e chinando la testa,
sfiorandole le labbra con le proprie: «Andarmene?» bisbigliò contro la
bocca della ragazza, stringendola maggiormente contro di sé e
approfondendo il bacio, sentendola gemere contro le sue labbra. Tikki lo
colpì al petto con il piccolo pugno, mentre lui la faceva indietreggiare
fino al bordo della vasca e si aggrappò a essa: la stessa mano che lo
aveva picchiato poco prima, adesso risaliva lungo la sua spalla fino al
collo, allacciandosi all’altra e permettendo alla ragazza di stringersi
maggiormente a lui: «Tikki…» bisbigliò, lasciandole la bocca e scivolando
con le labbra lungo la mascella della giovane e poi lungo la gola,
leccando e mordicchiando.
«Plagg, non…»
«Sì, invece.»
«Io non…» Tikki non concluse la frase, stringendosi maggiormente a lui e
sospirando di piacere, chinando la testa e permettendogli più libero
accesso alla pelle delicata del collo.
«Sei così bella, Tikki.» mormorò, passandole le mani sotto i glutei e,
alzandola di peso, sorrise sentendo le gambe della giovane avvolgersi
attorno alla sua vita: «Così…»
Si fermò, ascoltando il boato profondo proveniente da lontano,
anticipatore dell’ennesima scossa della terra: Tikki si destò come da un
sogno, aggrappandosi al bordo della vasca e tenendo lo sguardo su Plagg,
che si era chinato sopra di lei in modo da proteggerla con il suo corpo:
«Plagg…»
«E’ l’ennesima scossa.»
«Ma…»
«Passerà presto.» dichiarò il giovane, spostando lo sguardo verso la
piscina e osservando alcuni calcinacci, cadere in acqua: «Questo posto non
è sicuro.» decretò, scivolando lungo il bordo della vasca con Tikki,
protetta nel suo abbraccio; faticosamente e lentamente, arrivarono alle
scale e le salirono, recuperando le loro vesti e uscendo fuori
dall’edificio, proprio mentre la terra smise di tremare.
Tikki sbuffò, afferrando la stoffa cremisi del suo vestito e infilandoselo
velocemente, scoccando un’occhiataccia al giovane che, messosi solo le
braghe, la stava fissando divertito: «Spero ti sia piaciuto lo spettacolo,
perché non ne avrai altri.»
«Disse quella che stava per cedere poco fa.»
«Io non…»
«Tikki, ammettilo: se non fosse stato per la terra che ha iniziato a
tremare, ti saresti data a me.»
«Nei tuoi sogni.» dichiarò la ragazza, fissandolo battagliera; Plagg
ridacchiò, chinandosi e rubandole un bacio, tornando poi a vestirsi:
«Per i sette dei, spero che tu…»
«Che cosa speri per il tuo futuro marito, Tikki?»
«Tante cose.»
«E sono certo che nessuna di queste mi piaccia.» decretò il ragazzo,
infilandosi la tunica nera e passandosi le mani fra le ciocche nere, che
gli arrivavano fino alle spalle: «Sinceramente non capisco perché tu sia
tanto contraria al nostro matrimonio. Dai, non puoi dire che ti è andata
così male, come a Mikko per esempio.»
«Forse sono contraria per il semplice fatto che tu riesci a infilarti in
ogni letto disponibile?»
«Fammi entrare nel tuo e ti giuro, sui sette dei, che ti sarò fedele per
tutta la mia vita.»
«Disse quello che ha costretto il Gran Sacerdote della Farfalla a trovarsi
delle nuove vergini.»
«Te lo ripeto, Tikki: concediti a me e sarai l’unica donna con cui mi
unirò.» dichiarò serio Plagg, studiandola con lo sguardo verde: «Ma
immagino che non ci sia solo questo…»
Tikki alzò la testa, fissandolo seria in volto: «Ti sarebbe andata bene
chiunque della mia famiglia: Lirra o io era indifferente, vero?
L’importante è che fosse qualcuno legato al Culto della Coccinella;
purtroppo però la bella, perfetta e docile Lirra è destinata a diventare
Gran Sacerdotessa e così sei stato costretto a ripiegare su di me.»
«E questa dove l’hai sentita?»
«E’ quello che dicono.» dichiarò la ragazza, afferrando il cesto con i
suoi abiti e scuotendo il capo: «E in effetti perché non dovrebbe essere
così?»
«Peccato che non sia così. E la gente dovrebbe smettere di chiacchierare.»
ringhiò Plagg, afferrandola per un polso e costringendola a guardarlo: «E’
per questo che non vuoi assolutamente legarti a me? Per quello che
dicono…»
«Perché non sei fedele e perché sono semplice lo…»
«Sai, quando ho accettato questo matrimonio l’ho fatto a una sola
condizione, ovvero che mia moglie saresti dovuta essere tu.» dichiarò
Plagg, lasciandola andare con un gesto stizzito e scuotendo il capo: «Lo
ammetto, non sono un tipo altamente raccomandabile come marito, ma non è
che tu mi abbia lasciato qualche possibilità: hai iniziato a ringhiarmi
contro da quando è stato stipulato il fidanzamento.»
«Non è…»
«E per quanto riguarda Lirra, sinceramente preferirei farmi monaco come
Wayzz piuttosto che sposare una che ha un palo…»
«Plagg!»
«Cosa c’è? E’ vero che si comporta come una che…»
«Plagg! E’ mia sorella maggiore!»
«Sì, ed io ho il bisogno di dire ad alta voce che la futura Gran
Sacerdotessa della Coccinella è una che ha un palo infilato su…»
Tikki lasciò andare il cesto, posando entrambe le mani sulla bocca del
giovane che, con lo sguardo sorridente, la fissava: «Ho capito. Ho
capito.» mormorò, abbassando le dita e osservando la bocca piegata in un
sorriso.
«…infilato su per il deretano.» concluse velocemente il ragazzo, ridendo
allegro e scuotendo il capo: «Ce l’ho fatta.»
«Non ci credo che l’hai detto…» sospirò la ragazza, scuotendo la testa e
fissandolo sconvolta: «Ti rendi conto di chi è mia sorella?»
«Non è ancora Gran Sacerdotessa.» Plagg liquidò la questione con un cenno
della mano, recuperando il cesto della giovane: «Adesso, spero tu abbia
capito che voglio solo te.» dichiarò, osservandola e notando lo sguardo
diffidente che Tikki aveva: «Cosa devo fare per fartelo capire? Vuoi che
stia un periodo in castità? Lo farò. Vuoi…» il ragazzo si fermò,
osservando un punto in lontananza e aggrottando le sopracciglia: «Da
quella parte c’è Routo.»
«Cosa?» domandò Tikki, voltandosi e osservando anche lei l’orizzonte: una
colonna di luce si levava alta, rischiarando il cielo notturno e attirando
a sé le nuvole, che creavano cerchi concentrici attorno al pilastro
luminoso: «Cos’è?» domandò la ragazza, voltandosi verso il compagno e
notandolo scuotere il capo.
«Non lo so.»
Wayzz osservò la colonna luminosa, picchiando il pugno contro l’imbotte di
legno della finestra: Routo ce l’aveva fatta. Ignorando gli avvertimenti
del passato aveva utilizzato il potere più pericoloso di tutti e ora…
Ora li avrebbero annientati.
Daitya non sarebbe più esistita, se Routo avesse rivolto le sue mire
espansionistiche verso di loro.
Qualcuno bussò alla sua porta e immediatamente il giovane andò ad aprire,
incontrando lo sguardo impaurito di un servitore: «Il Gran Sacerdote vuole
vederla, signore.» dichiarò questi, chinandosi lievemente e andandosene,
dopo il cenno affermativo di Wayzz.
Il giovane si voltò verso la finestra, osservando la colonna di luce e
scuotendo la testa: «Che i sette dei ci proteggano.» mormorò, socchiudendo
gli occhi e chiudendo la porta della sua stanza; marciò spedito lungo i
corridoi del Tempio della Tartaruga, arrivando fino alla stanza del Gran
Sacerdote e, senza tante cerimonie, entrò: «Cosa sta succedendo?» chiese,
senza tanti preamboli, posando lo sguardo sul suo mentore.
Gyrro, Gran Sacerdote della Tartaruga, era seduto al tavolo, studiando
assorto alcune carte: «Routo ha attivato il Quantum.» dichiarò spiccio,
alzando la testa e incontrando lo sguardo dorato del giovane: «E tu sai
cosa significa questo.»
«Distruzione. Catastrofe. Cataclisma.» snocciolò Wayzz, scuotendo il capo
e passandosi una mano fra i capelli castani: «Cosa faccio? Se Routo…»
«Non se, ma quando. Wayzz.» mormorò Gyrro, alzandosi faticosamente dalla
sedia e lasciando cadere una pergamena sul tavolo: «Dal resoconto delle
nostre spie, Routo ha intenzione di espandere il suo potere, la sua terra
e quale sarà il primo punto dove guarderà?»
«Daitya.»
«E noi siamo troppo deboli contro la potenza bellica di Routo.»
«Cosa possiamo fare, maestro?»
Gyrro scosse il capo, inspirando profondamente: «Ci sarebbe un modo per
fermarlo, ma richiede un sacrificio troppo grande.» mormorò l’uomo,
massaggiandosi il mento: «Domani convocherò una riunione con tutti i Gran
Sacerdoti e vedremo il da farsi. Se siamo fortunati, magari Routo si
volgerà prima verso le terre di Aztlàn.»
«Arridiamo della sfortuna altrui, maestro?»
«Sì. Se ciò ci permette di vivere ancora un po’, sì.»
«Cosa volete che faccia?»
«Io spero che questa possibilità non venga mai usata, ma voglio che tu
trovi una persona, per ognuna delle sette tribù, che si dichiari
volontaria a donare la sua vita per un bene maggiore.»
«Ma cosa…»
«Questo è ciò che ti chiedo Wayzz.»
Il ragazzo annuì, socchiudendo gli occhi: «Devo trovare sei persone,
ognuna per ogni tribù, che si dichiari volontaria a donare la sua vita per
un bene maggiore. D’accordo.»
«Sette, Wayzz. Mi sembra di averti insegnato a contare.»
«Sei, maestro. Per la tribù della Tartaruga sarò io stesso il candidato.»
Gyrro lo fissò, annuendo e posandogli una mano sulla spalla: «Sei un
ragazzo incredibilmente coraggioso e coscienzioso, Wayzz. Ho scelto bene
il mio successore.»
«Grazie, maestro.»