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Autore: Lory221B    01/08/2016    7 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Posti onirici


Sherlock volse lo sguardo verso il corpo morto di John un’ultima volta, prima di farlo sparire pronunciando una formula magica, che mai pensava avrebbe dovuto usare in una circostanza del genere. Non era in grado di guardare ancora quell’immagine del suo amico senza vita e non voleva diventasse argomento di conversazione con Jim e la sua banda.

Si rimise in piedi, in fremente attesa dell’arrivo degli altri stregoni. L’equinozio era alle porte e dovevano prepararsi alla famosa profezia, il momento della verità era vicino e il gioco era iniziato.

Quando le figure di Moriarty e Victor apparvero alle sue spalle, Sherlock si limitò ad un sorrisetto sghembo nella loro direzione, non disse niente, il suo sguardo era freddo e indecifrabile. I due stregoni fecero per parlare ma lo stregone dell’aria non li degnò di altro tempo, si diresse a passo spedito verso la torre est, meditando sul da farsi e lasciando i due a chiedersi se avessero ottenuto quello che volevano o meno.

Anche Irene si fece strada, in mezzo ai corpi dei soldati che erano stati sapientemente uccisi da Moriarty, la messa in scena era stata incredibile.

La strega si avvicinò ai suoi due complici, con lo sguardo insolente di una che aveva avuto ragione, Sherlock Holmes non era come loro credevano, non era attratto dal potere o altre cose frivole, era molto più umano di quello che lui stesso credeva.

Una volta che Irene aveva intuito il contrasto interiore  del moro e percepito i suoi pensieri, come un lievissimo sussurro nella testa dello stregone, che rimandavano costantemente al biondo, era stato facile architettare un piano che portasse alla finta morte dell’amico di Sherlock. Irene Adler non si era mai sentita così vittoriosa come in quel momento. Eppure, c’era qualcosa che la tormentava, in un piccolissimo e remoto angolo della sua coscienza.

« Vado a vedere se il piano ha funzionato » affermò la strega, guadagnandosi un’occhiata infastidita di Victor, che non vedeva di buon occhio l’eccessivo interesse della sua fidanzata, per quel Sherlock. Anche Moriarty sembrò contrariato dalle attenzioni della donna.

« Vengo con te, Irene. Dopotutto, è uno stregone potente, meglio che tu non vada da sola » commentò Jim, non attendendo una risposta di consenso dalla donna  « Victor, dai disposizioni di cercare quel villico, non possiamo permettere che spunti fuori, vivo e  vegeto »

Sherlock, intanto, era salito nella sua camera nella torre est. Il respiro si era fatto più controllato e lo sguardo più vigile. Sapeva che avrebbe presto ricevuto la visita dei suoi nuovi compagni d’avventura. Guardò un’ultima volta fuori dalla finestra, il silenzioso Borgo che non aveva la più pallida idea di quello che sarebbe successo il giorno dopo e non poté non volgere lo sguardo oltre le mura, lontano, dove tutta la vicenda era iniziata, quando stava fuggendo dai briganti.

La porta si aprì, non dovette nemmeno voltarsi per riconoscere i passi dei due stregoni; gli inconfondibili tacchi di Irene e la camminata marcata di Jim, come a compensare la sua altezza con dei passi che avrebbero dovuto incutere qualche timore, ma che lo facevano solamente sorridere.

« Sherlock, possiamo pensare che domani al tramonto ti unirai a noi? Al rituale? » chiese Moriarty, avvicinandosi.

Lo stregone dell’aria continuò a dare le spalle ai due « Non vedo altra soluzione » commentò, ancora buttando un occhio fuori dalla finestra, seguendo le ombre che sparivano nell’oscurità della sera.

« Bene » commentò Moriarty « Sapevo che avresti capito, siamo uguali noi due, messi in disparte, esiliati, senza alcun interesse per le persone comuni » provocò Jim, per mettere alla prova la fedeltà del nuovo arrivato.

« Non credere di conoscermi » sbottò Sherlock, voltandosi con rabbia e per un attimo Jim e Irene temettero di venir attaccati e si misero in posizione di guardia.

Moriarty abbassò la mano, non appena capì che Sherlock non aveva alcuna intenzione bellicosa « Non trattarci con sufficienza, Sherlock Holmes. Non sei più il figlio di una famiglia di nobili, con il suo maniero e i suoi servitori. Sei come noi, stregoni rifiutati che voglio prendersi la loro rivincita »

Sherlock scoppiò in un risata sprezzante e si avvicinò a Jim, fissandolo negli occhi, con un gelo che fece indietreggiare Irene « Siete solo due stregoni di serie B rispetto a me, potrei eliminarvi in qualunque momento e nemmeno ve ne accorgereste. I tuoi poteri, Moriarty, sono gli ultimi della scala degli elementi. Potrai anche essere intelligente, ma in un corpo a corpo magico chi credi avrebbe la meglio? » affermò senza mai staccare gli occhi da lui.

Moriarty fu infastidito e al contempo ammirato dalla persona che aveva davanti, fece un cenno con il mento, non di resa ma di vittoria, per averlo portato dalla sua parte e si diresse verso la porta. Quando fu sull’uscio le ultime parole dello stregone dell’aria lo accompagnarono fuori dalla camera « Non osare mai più rivolgerti a me con quel tono » concluse Sherlock, prima di voltarsi e tornare a guardare il Borgo.

Irene era rimasta pietrificata, da un lato era colpita dal nuovo lato che era emerso da Sherlock, ma d’altra parte sentiva come un sentimento di dispiacere, quasi provasse un po’ di colpa. Cercò di sentire i pensieri dello stregone, ma erano completamente schermati da lei. Fece un passo nella sua direzione, Sherlock Holmes era una creatura da ammirare, ma lui non le diede il tempo di essere raggiunto « Vattene Irene, ho finalmente capito cosa intendeva mio fratello e non è una strada da cui intendo tornare indietro. Ora, se vuoi scusarmi, credo mi riposerò, ci attende una lunga giornata »


***** *****

John aveva appena appreso, come un pugno nello stomaco, che Sherlock credeva che lui fosse morto.  Spostò Molly, per correre dal moro e urlargli che era vivo e che non doveva temere niente, ma Mycroft bloccò, trattenendolo per un braccio.

« Lasciami, sto andando da Sherlock » gridò lo stregone dell’acqua.

« Lo so, ma ti farai ammazzare prima di trovarlo e dopo non avremo davvero modo di salvarlo »

John si liberò dalla presa, adirato e fece per correre via, ma qualcosa lo colpì e perse i sensi.

« Sceriffo, doveva proprio? » chiese Mary accigliata, guardando il povero John a terra, dopo tutto quello che aveva sopportato, e Lestrade con in mano un bastone, che aveva appena sbattuto sulla testa del biondo.

« Mi sembra di capire che non abbiamo tempo per discutere » commentò lo sceriffo, fidandosi ciecamente del giudizio di Mycroft. Lo stregone del fuoco sorrise all’amico e tutti insieme trascinarono John dentro il tunnel, in modo da abbandonare velocemente il castello, prima di essere nuovamente catturati.

Quando John si svegliò, era nuovamente nel casolare disastrato, dove era stato ricoverato qualche notte prima. Si alzò di scatto, guardandosi attorno, furente.

« Lo abbiamo lasciato da solo, ottimo piano! » sbraitò, in direzione di Mycroft. Lo stregone del fuoco cercò di mantenere la calma, che vacillava di minuto in minuto e si avvicinò a John, che in risposta gli lanciò una sfera d’acqua in piena faccia.

Gli altri si guardarono smarriti, la tensione era palpabile, capivano perfettamente che John aveva bisogno di sfogarsi, ma lo stregone del fuoco stava davvero cercando di fare del suo meglio.

« John » affermò duramente Mycroft, avvicinandosi a lui « Prima che tu dica o faccia qualcosa di stupido, era necessario andare via dal castello. Dobbiamo elaborare un piano ed evitare che tu muoia prima di aver recuperato mio fratello, sei la sua unica salvezza a questo punto. E per inciso, sono abbastanza stanco di dover giustificare ogni mia mossa, mi preoccupo di mio fratello da sempre, questo è un punto fermo »

Watson aveva ancora un’espressione omicida negli occhi, ma ormai erano lontani dal palazzo reale, non aveva senso continuare a lottare con gli unici alleati che aveva.

« Bene  » continuò Mycroft « Vedo che hai capito, ti spiace seguirmi nell’altra stanza? Vorrei parlarti in privato »

John si alzò di malavoglia, scrutando gli altri compagni che sembravano intenti a mettere in atto qualche pozione magica, o stavano facendo finta per cercare di stemperare il clima già teso.

Lo stregone dell’acqua seguì Mycroft in un luogo ancora più angusto ma appartato, sbuffò più volte non trattenendo il fastidio e l’insoddisfazione. Non voleva essere lì, voleva tornare di corsa nel palazzo e gridare a Sherlock che era vivo, che non aveva fatto niente di male, che erano ancora insieme contro il resto del Mondo.

Mycroft, nonostante riuscisse a capire l’attaccamento di John, ne era sorpreso. Non credeva che suo fratello sarebbe riuscito a trovare qualcuno che lo capisse e tenesse così tanto a lui. Quello stregone era davvero particolare e aveva avuto ragione a definirlo come possibile salvezza o rovina finale, la vita di Sherlock era appesa ad un filo, grazie e per colpa proprio dei suoi sentimenti per John.

Mycroft rimediò due sedie, che sembravano abbastanza robuste da reggerli e iniziò a parlare, raccontando al biondo tutto quello che ancora non sapeva, di Moriarty, di Trevor che aveva sostituito il legittimo Re, del loro piano di realizzare la profezia.

John ascoltò tutto stringendo i pugni, ancora più scontento di aver lasciato Sherlock da solo « Perché volevi parlarmi in privato? »

« Immagino che mio fratello non si sia disturbato a spiegarti le basi della magia, credo le dia per scontate o comunque lo annoino »

« Non mi sembra il momento per delle lezioni private »

« Invece sì, dobbiamo essere tutti pronti, niente deve essere lasciato al caso » rispose risoluto.

John smise di passeggiare nervosamente avanti e indietro e si mise a sedere sulla sedia che il maggiore degli Holmes aveva preparato, in attesa delle rivelazioni di Mycroft.

« Gli stregoni del fuoco e dell’aria sfruttano principalmente l’intelletto per le proprie magie, gli stregoni dell’acqua come te e della terra, si basano principalmente sui sentimenti. Cervello contro cuore, per dirla con parole semplici » e sottolineò con un’espressione schifata le parole “cuore” e “semplici”.

« Grazie per la considerazione » rispose John, capendo che non lo riteneva abbastanza sveglio da comprendere una spiegazione complessa.

« Lo stregone migliore, sa padroneggiare entrambi i lati della magia, usa cervello e cuore. Curiosamente deve essere quello che fa Jim Moriarty, altrimenti come stregone della terra sarebbe un incapace se usasse solo l’intelletto. Ho scambiato due parole con lui, ma è evidente che ci troviamo davanti ad una mente superiore alla media »

«Fantastico » commentò John « Quindi? »

« Se mi lasciassi finire, invece che abbaiarmi contro! » rispose lo stregone del fuoco « Comunque, non è il solo a coordinare intelletto e sentimenti. Anche Sherlock lo fa, solo che non ne è conscio, per questo le cose gli sfuggono di mano. L’ho capito subito, da piccolo reagiva spesso tramite le emozioni, per questo gli avevo consigliato di non farsi coinvolgere, volevo che usasse la magia in maniera più corretta »

« Sherlock potrebbe essere più potente di tutti, quindi? » chiese John, senza stupore, dato che riponeva in lui ogni fiducia.

« Sì, se non si deconcentra. E qui entri in gioco tu, avete un collegamento speciale »

John arricciò le labbra, meditando su quell’ultimo concetto. “Collegamento” ripeté a fior di labbra, ripensando a quando era entrato nel sogno di Sherlock, a tutte le volte che aveva letto i suoi pensieri, alle visioni oniriche spesso popolavano le sue fantasie.

« John, mi stai ascoltando? » chiese Mycroft.

« Posso comunicare con Sherlock » sentenziò « Sono entrato spesso nella sua testa, nei suoi sogni persino, in una specie di luogo onirico »

« Come quando eri incosciente? » chiese Mycroft dubbioso « Quando ti ha preso la mano ed è entrato nel tuo sogno? »

« Lui era lì davvero? » chiese lo stregone, portandosi istintivamente la mano sulle labbra, ricordando in maniera piacevole quel bacio che si erano scambiati e non riteneva fosse reale.

« Può funzionare » rispose il maggiore degli Holmes, parlando più tra sé che con John « Siete lontani ma Molly ed io ti aiuteremo, potenziando i tuoi poteri. Ci servono candele e acquamarina, speriamo che Molly abbia l’occorrente in quella sacca che porta sempre con sé »


**** **** 

Poco dopo, John era disteso nel centro di un cerchio disegnato con l’incenso, in maniera un po’ imbarazzata, non era abituato a cercare di addormentarsi mentre un gruppo di persone lo fissava speranzoso. Molly e Mycroft si  sistemarono rispettivamente vicino al cuore e alla testa, mentre Anthea, Greg e Molly si unirono a loro, sedendosi nelle restanti parti del cerchio. Si presero tutti per mano e recitarono una formula che Molly aveva elaborato per l’occasione “Acqua, terra e fuoco, il potere dell’aria io evoco; Portami lontano dove inizia il sogno, portami dove John ha bisogno

John si concentrò a lungo, chiuse gli occhi, e pensò al maniero nel bosco, quello che aveva visto nel sogno di Sherlock, lugubre e triste, come doveva essere l’anima del suo amico, quando ripensava alla morte dei genitori.

Fu un attimo e si trovò di nuovo lì. Percepiva distintamente l’umidità della sera, l’odore dell’erba bagnata e in lontananza qualcosa che gli ricordava il granturco. Aveva freddo, ma non era solo la temperatura dell’aria, era proprio quel luogo, così oscuro.

Fece qualche passo, ma era difficile distinguere le sagome in quel sogno. Poi finalmente, o purtroppo, le fiamme nel maniero, quelle che avevano messo fine alla vita dei signori Holmes e devastato Sherlock, illuminarono quasi a giorno quel posto onirico, e poté scorgere l’inconfondibile profilo del suo amico.

« Sherloooooock » gridò forte John, con tutto il fiato che aveva.

Sherlock si voltò, con un mezzo sorriso e a passi sicuri si diresse verso John, che stava correndo nella sua direzione. Quando furono a un passo, John allargò le braccia e lo strinse più forte che poteva « Sono vivo, sono vivo, non ero io, ti prego credimi, non è un semplice sogno »

Nel momento in cui si strinsero, lo scenario mutò, si fece improvvisamente giorno, l’aria si fece calda e si trovarono accanto al tranquillo ruscello che scorreva nei pressi del villaggio del moro.

« Ti stavo aspettando, John. Ce ne hai messo di tempo » commentò Sherlock, sorridendo felice. L’unico pensiero che passò per la testa di John fu “è bellissimo”. Per un attimo dimenticò completamente perché si trovava lì, voleva solo restare ad ammirare i capelli ricci del moro, mossi dal vento, gli occhi azzurri come il cielo e quello sguardo colmo di speranza.

John cercò di tornare in sé, si scostò, guardandosi attorno, molto colpito dal legame che c’era tra loro, capace di farli incontrare anche nei sogni. John era certo che quello fosse Sherlock, era entrato nel suo sogno, non vi erano dubbi, ma non era sicuro che Sherlock lo sapesse.

« Amico, ascoltami, io sono davvero qui. Sono entrato nel tuo sogno, sono vivo, hanno trasfigurato un corpo in me » parlava concitato, temendo che uno dei due si svegliasse, senza avere il tempo di finire il discorso.

Sherlock gli mise una mano sulle labbra, bloccandolo « Credi davvero che io non sia in grado di distinguere un corpo finto dal tuo? » chiese lo stregone, fintamente indignato dall’essere sottovalutato « Il mio potere mi permette di capire le menzogne, superato lo shock mi sono reso conto che qualcosa non andava »

« Cosa? » chiese John, colpito e meravigliato dalla rivelazione « Come? » esalò, quasi commosso.

« Non eri tu, qualcosa stonava, i capelli non erano morbidi come i tuoi » commentò arrossendo e abbassando lo guardo e il biondo lo trovò ancora più dolce e meraviglioso  « Poi, quando Molly è andata via, ho controllato le cicatrici sul fianco del corpo, non c’erano. Nessuna magia può imitare perfettamente un altro corpo, non eri tu »

John sorrise, felice, riprendendo ad abbracciandolo « Veniamo a liberarti »

Sherlock riprese ad accarezzargli i capelli, certo che anche nel sogno sarebbero stati come nella realtà « Tranquillo, l’allegra banda di stregoni crede che stia dalla loro parte. Domani, evocheremo l’incantesimo della profezia, e lì dovrete intervenire »

John lo guardò, accennando uno sguardo di finto biasimo « Sherlock Holmes, adesso credi nella profezia? »

« Non lo so, ma vorrei evitare che risorga la magia oscura »

« Non accadrà, a loro manca una parte importante della profezia » ribatté John, adesso vedeva finalmente tutto chiaramente.

« Quale? » chiese Sherlock, non capendo cosa gli stesse sfuggendo.

« Noi » rispose semplicemente e così dicendo si avvicinò per baciarlo, appoggiò teneramente le labbra e fu di nuovo come nei suoi sogni più vividi, anzi meglio, non aveva idea che baciare il moro potesse essere così meraviglioso.

Sherlock sarebbe rimasto lì per sempre, in quel sogno magico, ma la notte prima o dopo doveva finire e John doveva avvisare Mycroft di quello che stava per accadere. Si staccò da lui a fatica, mentre il biondo continuava a posargli piccoli baci sul collo.

« John è davvero necessario che mi ascolti » fece, con non poca difficoltà, cercando di rimettere le sinapsi insieme « Devi dire a Mycroft che aveva ragione, le quattro torri del palazzo corrispondono ai quattro elementi: fuoco a sud, aria ad est, acqua ad ovest e terra a nord. La base del castello è a pentagono per indirizzare meglio la magia. Ognuno di loro porterà una pietra: Ambra, Cristallo di roccia, Ametista, Smeraldo, e un’erba: alloro, agrimonia, gelsomino e artemisia. Dovrete fare altrettanto »

John annuì, cercando di memorizzare ogni dettaglio. Si baciarono un’ultima volta, perché sapevano che il loro tempo nel sonno si stava esaurendo « Vai John, ci vediamo tra poco »

« Certo, io e te contro il resto del Mondo » Rispose sorridendo « Un’ultima cosa, tuo fratello vuole che impari a usare testa e cuore per le tue magie, solo così controllerai i tuoi poteri al meglio »

« Mio fratello ha usato la parola “cuore”? » chiese perplesso.

« A dopo, Sherlock »

***** *****
Angolo autrice:
Colpo di scena (spero), Sherlock è pur sempre Sherlock, mica si può ingannarlo ;)
Vi ringrazio delle meravigliose recensioni, alla prossima!
   
 
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