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Autore: Emmastory    01/08/2016    4 recensioni
L'esistenza del regno di Aveiron continua, e Rain, nostra eroina in questo racconto, si impegna a mantenere il sorriso e la positività nonostante tutto quello che è costretta a vivere e sopportare. Fame, miseria e povertà dilaniano l'anima degli abitanti come belve feroci, e lei, addolorata per la perdita del suo tanto amato Stefan, ora scomparso per mano ignota, agisce come può per ritrovarlo e affrontare, con il suo aiuto, la minaccia dei Ladri, esseri ignobili che da tempo popolano il regno seminando terrore nei cuori della gente. Fiduciosa, è convinta dell'esistenza di un barlume di luce alla fine del tunnel che rappresenta la sua tormentata vita, in cui felicità e dolore danzano allo stesso e concitato ritmo. (Seguito di "Le cronache di Aveiron: Dimenticati)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-II-mod
 
 
Capitolo XV

Con il cuore in mano

Una settimana. Questo il lasso di tempo trascorso dal mio trasferimento ad Ascantha al fianco di Stefan, e oggi, incredibilmente, sto malissimo. Ora come ora, sono impegnata a pensare al discorso che lui ha intrattenuto con mio padre. A quanto sembra, è felice che io abbia trovato l’amore, ma non riesce a fidarsi dell’uomo che amo. Intanto, il tempo scorre, e il petto mi duole. La porta della mia stanza si apre con uno scatto, e chiedendo il permesso, qualcuno esita prima di entrare. È Stefan. “Posso entrare?” chiede, muovendo qualche incerto passo nella mia direzione. “Vattene via.” rispondo, non avendo in corpo neanche un grammo di forza per guardarlo negli occhi. Le iridi marroni di cui mi sono follemente innamorata, lo sguardo capace di rapirmi in ogni occasione, la dolcezza delle sue parole rivolte al mio indirizzo, tutte piccole cose che ancora una volta ero arrivata a odiare. “Rain, dai, ci stai ancora pensando?” continua, ignorando il mio volere e sedendosi al mio fianco. Sa bene che il pensiero legato alle parole di mio padre mi tormenta ancora, e guardandomi spera di rimettere insieme i cocci del mio animo, anche stavolta spezzato e ferito. “Sì, e fa male, Stefan. Mi hai amato, eppure so di non essere tua. Mio padre aveva ragione. Non c’è mai stato nulla di serio fra noi.” Continuo, dandogli le spalle al solo scopo di non vedere il suo volto. “Cosa sono io per te? Solo una ragazza, una sciocca, un infimo giocattolo, giusto?” chiesi, dopo alcuni attimi di silenzio dettati dalle difficoltà che incontravo nel respirare. “No, Rain, sbagliato. Tutto ciò che hai detto è sbagliato. Tu sei mia moglie, ed io ti amo. È per questo che ti ho sposata.” Rispose lui, guardandomi con aria seria e al contempo innamorata. Ferma e inerme di fronte a lui, non ebbi la forza di parlare, e provando una stranissima sensazione di calore in tutto il corpo, chiusi gli occhi. Iniziando inconsapevolmente a tremare, scoprii di aver appena ricevuto un suo bacio. I miei sentimenti mi travolsero come un fiume in piena, e lasciandomi andare, non opposi resistenza. Lasciai infatti che il tempo continuasse a scorrere, e nello spazio di un momento, mi ritrovai sdraiata sul letto. Nessuno di noi due proferì parola, poiché ancora una volta, le nostre azioni parlarono per noi. Baci rubati, sguardi scambiati, tocchi delicati e infine, stanchezza. Quel caldo pomeriggio si tramutò presto in sera, e con l’arrivo della notte, non provai che felicità unita a piacere. Come sapevo di aver ripetuto almeno un’infinità di volte, amavo Stefan con tutta me stessa, ed ero mortalmente certa che lui amasse me. Dopo il discorso di mio padre Ronan, avevo lasciato che una spina di gelosia mi colpisse e avvelenasse l’anima, ma dopo quanto era accaduto, avevo nuovamente scoperto una verità ormai assodata. Io e lui ci amavamo, e nulla ci avrebbe divisi. Cadendo preda del sonno, dormii profondamente, e svegliandomi nel bel mezzo della notte, sentii un ricordo infilarsi fra le fessure e le crepe della mia mente. Ne ero sicura. All’ interno del mio animo c’era ancora qualcosa, qualcosa che avrei voluto dirgli con il cuore in mano.  
   
 
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