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Autore: Minako_86    25/04/2009    12 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alloooora, in questo placido sabato mattina di festa, eccomi qua ad aggiornare

Alloooora, in questo placido sabato mattina di festa, eccomi qua ad aggiornare!x3

E, non ci crederete, l'avrei anche fatto prima, se non avessi avuto di mezzo shot, capitoli di altre fic e quant'altro...

 

Tutto questo per dire che, forse e dico foooorse, il blocco che mi ha attanagliata in questi mesi è superato e potrei tornare ad aggiornare ad intervalli più umani (e magari inferiori al mese!xD)!

 

Beh, stavolta, prima di passare ai ringraziamenti ad personam (sempre dovutissimi!<3) e di lasciarvi al capitolo con mega-bomba emotiva annessa... Volevo prendermi un pochino del mio e del vostro (perchè spero che non saltiate il tutto a piè pari!xD) tempo, per chiarire un paio di cosette che mi stanno a cuore!x3

 

 

>> Tanto per mettere in chiaro, si tratta delle recensioni. O, meglio, del brusco calo nel numero di queste ultime... Ora, io non sono certo il tipo che scrive a secondo di quanti commenti riceve, sia ben chiaro. Io scrivo, prima di tutto, per me stessa e perchè mi piace e mi da molta soddisfazione farlo.

Quindi non sono qui a ricattare nessuno, ecco!xD

Però non sono nemmeno così ipocrita da dire che delle recensioni non mi interessa: chiunque, qui, oltre che lettrice è anche autrice sa benissimo quanto possa essere motivante e stimolante trovare dei commenti e venire a sapere che ci sono persone che apprezzano il nostro lavoro e lo leggono con abbastanza cura, da soffermarsi quei due minuti in più per farcelo sapere.

Solo che, nell'ultimo periodo, constatavo con le cognate e altre ragazze che sono utenti/autrici attive in questo fandom, che il numero di recensioni sta calando, a dispetto delle preferizzazioni che sono comunque tante e, soprattutto del numero di letture che è sempre, più o meno quello (spesso pienamente al di sopra del centinaio per capitolo!*O*).

Ora, e non parlo per me personalmente, ma per tutte le ragazze che come me, scrivono fic, per noi sarebbe molto bello vedere quel numerino accanto al titolo del capitolo aumentare di un po' e conoscere qualcuna in più delle nostre lettrici/lettori. Non cose trascendentali, eh, anche poche righe, ma che ci facciano sapere se la storia vi piace o non vi piace (si devono sempre accettare le critiche, purchè siano costruttive), se quello che è successo nel tal capitolo vi ha colpito o anche se, magari, sono mesi che aspettate il nostro aggiornamento per sapere come va avanti, cose così. So che sembra scemo, ma per noi autrici è una cosa importante.=)

Detto ciò concludo il mio già papiresco appello, invitandovi, a fine lettura, a cliccare sul quel bottoncino lassù/laggiù.

 

Volete lasciare una recensione?x3 Baciattutte. Minako <<  

 

 

Detto ciò, eccomi a ringraziare le mie fedelissime commentatrici (e a richiamare all'appello qualche Desaparecida!xD):

 

Ele: per il ritardo, sei decisamente perdonata, visto il commento che mi hai lasciato!*O* Annabelle è odiosa, sì e non penso che questo capitolo contribuirà a migliorarne l'immagine!xD Per i Koco, tu continua a tifare perchè non è assolutamente detto che non possa succedere ancora qualcosa... o forse non succedere nulla? *ridacchia* Chissà...

 

Maybe: dunque, giusto un paio di cose!x3 Come potrai constatare da te, anche Joe avrà il suo incontro con la cara Anabelle e, beh, vedrai se avevi ragione su di lui! E quelli che, ormai, sono diventati i Noco, sì, da un certo punto di vista sono d'accordo con quel discorso della metà della mela... Però, a volte, ciò che è perfetto non è "giusto"... *ridacchia di nuovo* (Uh, a proposito di Noco, c'è una nuova shot che tu devi ancora commentare!<3) 

 

2: che cosa dirti che tu non sappia già? I tuoi commenti-papiro li amo visceralmente, amo lo svisceramento totale che fai dei miei personaggi, Jonas e non... E 'mo anche te che trovi sempre il tempo di scrivermeli, anche se sei indiscutibilmente una rompiscatole di prima categoria.*annuisce* 

 

3: idem come sopra!<3 Se esistesse un premio per la "Recensitrice del Cuore" tu e la 2 ve lo sempre aggiudichereste parimerito. Non fosse altro che per le infinite chiacchierate su msn e sui commenti chicca per chicca!<3 Sei pronta per la risoluzione del mistero? Chissà se qualcosa di giusto ieri sera lo hai detto?

 

Potterina: eccola, la mia pazza preferita!xD Le tue recensioni esagitate danno carica, devo ammetterlo!=D L'aggiornamento è qui, quindi spero tu esca dallo stato di trance, finalmente, anche se temo ci ripiomberai alla fine della lettura... Ma non anticipo nulla! Ringrazio infinitamente del commento, come sempre!=*

 

aya: la Desaparecida part-time!x3 Se ancora non ho avuto notizie del capitolo della tua fic, spero sia solo per gli impegni universitari che ti attanagliavano. Perchè sappi che io PRETENDO che tu vada avanti.xD Detto ciò, sei perdonata per il commento più breve del solito e se già odiavi la mamma di Coco, beh... Leggi e vedrai!*risata malvagia*

 

millape: guarda, sapere che nonostante non segui più i Jonas, continui a leggere la mia fic, mi ha fatto un piacere che non ti dico!*O* Queste sono cose che, davvero, riempiono di voglia di scrivere. Su me e Coco... Beh, lei ha indiscutibilmente delle cose di me, non posso negarlo. Anche se non ci somigliamo fisicamente o altro!xD Però lei è una mia creatura e, dopo tutto questo tempo a scriverci, ormai la conosco come le mie tasche e riesco ad immedesimarmi totalmente!x3

 

Jeeeeee: oh, mia cara, i casini come vedi sono appena cominciati!*risata malvagia* E per la scelta di Coco c'è tempo, c'è tempo. Per ora solo io e lei sappiamo chi sarà il *fortunato*!=3

 

carly4e: oh, beh, fare la scrittrice addirittura! Grasshie!^///^ *arrossisce* E Nick, il *mio* Nick io lo adoro e così il suo rapporto meraviglioso con Gabrielle, tanto che in questi giorni è protagonista fisso delle mie idee per shot!xD

 

ellievampire: una new entry!*O* *adora new entries* Ben arrivata. (Sì, anche se è finito tra quelli del prologo, ho trovato il tuo commentino!x3) Ti ringrazio del complimento e spero continuerai a seguirmi d'ora in poi! Poi, grazie a te, ho raggiunto il tetto delle 40 preferizzazioni, quindi ti sono estremamente grata, sappilo!=*

 

Puff, finito!xD Rubo solo un altro secondo per appellare le mie commentatrici scomparse: Jollina, Stargirl312, Razu_91, dollyvally, Sweet_S, Rachelle, che fine avete fatto? Io vi aspetto sempre qui, che tengo ai commenti di tutte, eh!^O^

 

 

 

 

- Capitolo 21° -

 

 

 

{ Cucciolo, dimmi cos'hai...
Perché, se piangi, sto peggio di te
e i tuoi problemi... Lo sai, sono i miei.
Perché, se piangi, vuol dire che forse, non piangi per me.
}

Cuccioli - Marco Masini

 

 

 

 

Coco agguantò il cappotto rosso, strattonandolo con tanta foga che rischiò quasi di far crollare l'intero attaccapanni. Non erano passati nemmeno dieci minuti, da che aveva riattaccato il telefono e già sentiva le spalle tremarle impercettibilmente, da tanto era in ansia per Monique.

 

A quel punto era più che evidente che Annabelle voleva qualcosa di preciso. E che, presumibilmente avrebbe  tentato di tutto per ottenerlo...

 

Ma usare Monique per arrivare a lei era qualcosa che non avrebbe mai, mai dovuto fare.

 

Infilò un braccio tremante nella manica, lasciandosela sfuggire per ben due volte, a causa dei movimenti resi febbrili dal nervosismo e soffocò un'imprecazione quando la borsa che stringeva in mano scivolò via dalle sue dita, riversando il proprio contenuto sul pavimento.

 

- Dio...! - Soffiò, chinandosi frettolosamente a raccogliere tutto.

 

Sobbalzò, quando sentì due braccia cingerle delicatamente le spalle.

 

- Calmati... - Sussurrò Joe, stringendola un po' più contro di sè per cercare di placare il violento tremolio che aveva preso a scuoterla. Lei lo fissò senza parlare, cercando inutilmente di soffocare il nodo che si sentiva in gola, prima di lasciarsi andare con uno sbuffo rabbioso.

 

- Come diavolo faccio a calmarmi?!? - Singhiozzò, sedendosi a terra mentre lanciava un pacchetto di fazzoletti davanti a sè, in un gesto stizzito. Si asciugò le lacrime, passandosi il dorso della mano sulle guancie pallide.

 

- Per esempio, convincendoti a farmi venire con te. - Continuò, posandole un bacio leggero sulla tempia.

 

- Joe, ti ho già detto che... - Tentò di opporsi, ma venne bloccata dalle dita calde di lui, che si posarono sulla sua bocca dischiusa.

 

- Ti prego, Coco... - Sospirò. - Io non ce la faccio a starmene qui ad aspettare, sapendoti in questo stato.  L'ansia che mi sento addosso in questo momento è almeno cento volte quella che hai tu. -

 

- Joe...! - Scostò la sua mano, prima di inumidirsi le labbra con fare infastidito.

 

- Io non ti lascio andare. - Obbiettò, stringendo la presa sul suo corpo minuto. Tanto che la schiena di lei si appoggiò completamente contro il suo petto.

 

- No! -

 

Gabrielle se lo scrollò bruscamente di dosso, alzandosi con un movimento fin troppo deciso.

 

Senza aggiungere altro nè rivolgergli lo sguardo, raccolse la borsa e, dopo averci ficcato dentro alla rinfusa quello che riuscì a recuperare, schizzò fuori dalla porta, lasciandolo lì, seduto sul pavimento gelido del salotto.

 

 

Schizzò nella cabina dell'ascensore, pigiando il tasto del piano terra senza nemmeno guardare e si appoggiò alla parete, sospirando profondamente. Se c'era una cosa di cui non aveva la minima intenzione, questa era sicuramente prendersela con lui...

 

Picchiò un pugno contro la superficie lucida, rivolgendosi mentalmente una lunga sfilza di insulti.

Rendendosi conto, poi, al contatto tra la pelle tesa del braccio e il metallo freddo della parete, che era uscita tanto in fretta da scordare il cappotto... probabilmente, a quell'ora, ancora stropicciato sul pavimento.

 

Stupida.

 

Stupida perchè, in lontananza, si avvertivano già i primi tuoni minacciosi: avrebbe piovuto quasi sicuramente.

 

Stupida, ancora, perchè aveva finito per scaricare i nervi sull'unica persona che non avrebbe voluto allontanare. Mai. Joe si era arrabbiato sicuramente... E ne aveva tutte - e più di tutte - le ragioni.

Si accomodò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, fermandola con le dita tremanti.

 

Era tutta colpa dell'ansia paurosa che quella maledetta telefonata aveva scatenato dentro di lei.

Sapeva benissimo che sarebbe successo qualcosa, e che sarebbe successo da un momento all'altro. Perciò le lacrime di Lulù erano esplose nella sua testa come gocce di benzina sul fuoco.

 

E lei aveva bruciato tutto quello che aveva intorno, in un certo senso. Si era staccata da Joe come se scottasse.

 

Altro pugno al muro, giusto perchè, anche per come si odiava in quel momento, non aveva abbastanza forza per colpire sè stessa.

 

Joe, Joe, Joe. Joe.

 

Il pensiero di lui e dell'espressione con cui l'aveva lasciato le martellava senza sosta nella mente.

L'improvvisa, ingombrante presenza di Ananbelle nella sua vita già cominciava a logorarla. Prima Kevin, poi Monmon. Se, adesso, a causa sua, avesse rischiato anche di perdere Joe... Non osava nemmeno pensarci.

 

Scoraggiata, sollevò lentamente lo sguardo sulla sua immagine riflessa nello specchio, proprio nel momento in cui l'ascensore si fermava con un sobbalzo e le porte si aprivano sull'atrio del palazzo...

 

Sussultò piano quando, lentamente, alle sue spalle apparve una figura familiare. Incrociò i suoi occhi scuri attraverso il vetro freddo, osservando, con un piccolo nodo in gola, il cappotto rosso stretto fra le mani e un sorriso dolcissimo allargarsi sulle labbra di lui. Non riusciva nemmeno a pensare a quanto velocemente avesse dovuto correre giù dalle scale... per essere lì prima di lei.

Si guardarono per qualche interminabile secondo, senza che nessuno dei due proferisse parola.

 

E stranamente per i suoi standard, Joe aspettò che fosse Gabrielle a fare il primo passo, limitandosi ad aprire le braccia per accoglierla, quando la vide girarsi di scatto per corrergli incontro.

 

- Scusami... - Mormorò, stringendosi contro lui e lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.

 

- Non è colpa tua. Sono io che vivo del tuo sorriso e, se e tu stai male... Se sei triste, Coco, non c'è modo che per me possa essere diversamente. - Le sussurrò Joe di rimando, scostandole delicatamente i capelli dalla spalla per accarezzarle la pelle tiepida.

 

- Non c'è bisogno di esagerare... Mi avevi già quasi convinta prima, a farti venire con me...! - Si sforzò di scherzare, sebbene il peso che si sentiva sul cuore si fosse alleviato di troppo poco.

 

Lui si chinò a posarle un bacio sulle labbra socchiuse, cancellando la traccia di quel finto entusiasmo.

 

- Non importi di sorridere. - Soffiò, senza allontanarsi. - Nemmeno se lo fai per me. So benissimo che, in questo momento, non hai la forza per farlo e va benissimo così. -

 

- Joe... - Soffiò, bloccandosi quando avvertì le sue mani posarle il cappotto sulle spalle tremanti.

 

- Shh... - Continuò, rubandole un altro, microscopico bacio. - Ho detto che va bene così. Prima sistemiamo tutto quello che non va... Te l'ho promesso, farò in modo che tu non debba più vivere un'esperienza come quella di ieri sera. -

 

{Solo se sapessi fare un miracolo... Allora potrei crederci.}

 

Riflettè Gabrielle, sospirando mentre si infilava le maniche e le sue mani si insinuavano sotto quelle di lui per aiutarlo ad allacciare i grossi bottoni di legno colorato. Quando ebbe finito i suoi occhi chiari si incastrarono per una frazione di secondo in quelli di Joe.

 

- Andiamo? - Le domandò piano, indicandole il portone aperto da cui entrava un flebile soffio di aria fredda.

 

Coco annuì rapidamente e lo prese a braccetto, stringendoglisi appena contro e riuscendo a formulare, a mezza voce, un unico pensiero quando furono fianco a fianco sull'asfalto grigio del marciapiede.

 

- Stai con me, Joe...Ti prego. Stai con me. -

 

 

***

 

  

L'appartamento di Gerry non era troppo lontano da quello dove stavano Gabrielle e Monique.

Mentre percorrevano le piccole viuzze a quell'ora deserte, un pallido raggio di sole si infilò a sorpresa tra un paio di grossi nuvoloni grigi, offrendo a Joe la possibilità di nascondersi dietro i suoi amati occhiali da sole bianchi, senza esser e preso per un pazzo o un maniaco. Se li sistemò sul naso, senza riuscire a trattenere un profondo sospiro di sollievo.

 

- Ti agita andare in giro senza, eh? - Gli chiese Coco, un po' a sorpresa. Inclinò impercettibilmente il capo, per riuscire a guardarlo in viso.

 

- Più che altro, ho paura che mi riconoscano... Perchè, se mi riconoscono, mi assalgono. E, se mi assalgono, non ci vorrà più di una decina di minuti perchè scatti una macchina fotografica. E se scatta... Beh, lo sai cosa può fare una foto di troppo. - Concluse, alzando le spalle.

 

- Ah già...! - Esalò lei, staccandosi improvvisamente dal suo braccio. -  Scusa. -

  

Con un sorriso sornione, che non credeva sarebbe stato capace di tirare fuori in una situazione del genere, Joe la agguantò per un polso, prima che potesse allontanarsi troppo e la strinse nuovamente a sè, posandole un bacio sui capelli.

 

Poi parve ripensarci e scese come un fulmine alle labbra pallide, regalandole un secondo bacio... Decisamente più intenso. Sicuramente più lungo. Totalmente incurante del fatto che si trovavano per strada.

 

- Non ci provare mai più...! - Soffiò contro la bocca di lei. - Non allontanarti mai così, da me. Capito? -

 

- Ricordi quello che hai... abbiamo promesso a Debra? - Ribattè Gabrielle, scostandosi in un vano tentativo di riprendere fiato.

 

Un soffio di gelido vento invernale le agitò i capelli, facendo sì che si attorcigliassero attorno al collo niveo mentre lui si avvicinava nuovamente.

 

- Joe, dai... - Lo rimbrottò, lasciandosi sfuggire un microscopico sospiro.

 

- D'accordo, d'accordo. - Acconsentì, lasciandola andare. - Ma tu vieni qui. - Aggiunse, indicandosi il braccio a cui lei si riaggrappò, qualche secondo dopo.

 

- Va bene cosi? - Si accoccolò meglio contro di lui, tanto vicina che quasi rischiava di inciampare nei suoi piedi ad ogni passo che muoveva.

 

- Perfetto. -

 

Da quel momento in poi, camminarono praticamente in silenzio. Più si avvicinavano alla meta, più Coco sembrava chiudersi in sè stessa... Si passava continuamente le dita fra le ciocche spettinate dalle raffiche, tentando inutilmente di tenerle in ordine e sbuffando ogni volta che quelle tornavano ad arricciarsi davanti ai suoi occhi chiari.

 

Quando svoltarono nella via giusta, riprese a tremare impercettibilmente, proprio come le era successo poco prima di uscire di casa. Joe la costrinse a sciogliere momentaneamente la presa sul suo braccio, prima di passarglielo intorno alle spalle.

 

- Calma. Io sono qui per te, lo sai. - Le sussurrò all'orecchio, soffermandosi per un momento in più con le labbra contro la sua pelle liscia.

 

Lei chiuse gli occhi di scatto, per riaprirli lentamente qualche secondo dopo. Annui lentamente, tornando a torturarsi le labbra.

 

- Il problema... - Esalò, osservando l'atro lato della strada con ansia crescente. - E' che credo che lo sia anche lei. -

 

Indicò con un rapido gesto del capo il portoncino di legno verde che avevano davanti, semiaperto, e dal quale era appena uscita una figura familiare.

 

Joe osservò la donna stringersi nel lungo trench beige e accomodarsi una ciocca scura dietro l'orecchio, prima di alzare lo sguardo con un gesto secco del capo. Avvertì il respiro di Gabrielle farsi improvvisamente irregolare e vide le sue mani stringersi fino ad impallidire, mentre quella avanzava vero di loro.

 

- Lei è... - Bisbigliò, incapace perfino di terminare la frase.

 

- Sì. - Sentenziò Coco, prendendo un respiro profondo nel tentativo di mantenere saldo il tono di voce. - Lei. -

 

La prima, primissima cosa che lo colpì, quando Annabelle fu abbastanza vicina da poterla vedere chiaramente in volto, fu che la sua bocca aveva la stessa, identica forma di quella di Gabrielle.

Pur sotto uno strato di lucido rossetto color albicocca, la forma sottile e leggermente arcuata delle labbra era perfettamente riconoscibile. E il naso. Il naso da bambola di porcellana che tanto gli piaceva sul viso della sua Coco, quasi stonava, sotto quegli occhi nocciola cupo... Così come i lunghi capelli boccolosi, sapientemente acconciati in una morbida crocchia.

 

Era come vedere l'immagine terribilmente distorta di qualcosa che conosceva troppo, troppo bene.

 

- Gabrielle. -

 

Il corso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dalla sfumatura incolore con cui la donna pronunciò il nome della figlia. Il suo sguardo vuoto lo lasciò completamente basito.

Se pensava al tono di voce caldo e morbido di Denise, quando li chiamava a raccolta... Anche solo per una delle sue leggendarie sgridate: era arrabbiata, ma aveva comunque negli occhi tanto amore, da impedire loro di dubitare che potesse non amarli, per il resto della loro vita.

 

Essere cresciuti da una donna così, implicava il rifiuto totale dell'idea che una madre potesse non considerare i propri figli come la cosa più preziosa.

 

Per tutto questo e anche qualcosa d'altro che non sapeva spiegarsi bene, Annabelle gli faceva paura. Seriamente.

 

- Cosa ci fai qui? - Sibilò Coco, in francese, socchiudendo gli occhi chiari in maniera molto poco promettente.

 

- Ho portato una cosa a tua sorella. - Rispose quella, piuttosto evasiva. - Ma, ti prego, parliamo in inglese... Tanto scommetto che è americano anche lui. - Bisbigliò, con malcelato fastidio. Si sistemò meglio il foulard di seta intorno al collo, arricciando il naso in maniera del tutto identica a come faceva sempre la figlia. 

 

- Vogliamo escludere il tuo amico in questo modo? Non è carino, credi? - Civettò, poi, lanciando a Joe un'occhiata fuggevole, mentre Coco gli si stringeva contro.

  

- Quello che ti ho detto ieri su Kevin... Vale anche per lui. - Soffiò, puntandole contro un dito.

 

- Certo, certo. - Continuò Annabelle, senza togliersi quello strano sorrisino dalle labbra.

 

Joe sentì immediatamente un brivido di inquietudine corrergli lungo la schiena.

 

- E lui è...? - Gli occhi freddi di lei presero a scrutarlo con attenzione, fissandolo come se volessero trapassarlo. Avvertì il leggero movimento di Gabrielle, ma la anticipò prima che potesse fare o dire qualunque cosa.

 

- Il suo fidanzato. - Ringhiò, stringendosela al petto con fare possessivo.

 

- Joe...! - Esclamò Coco, a mezza voce, cercando inutilmente di sovrastare il soffio di vento che li investì. Senza ascoltarla,  si sfilò gli occhiali da sole, continuando a fissare con assoluta determinazione la donna che gli stava davanti.

 

- Un fidanzato innamorato, possessivo, geloso... Protettivo. - Aggiunse, calcando particolarmente il tono su quell'ultima parola.

 

- Molto ammirevole. - Sbuffò Annabelle, picchiettandosi un dito sulla guancia. - Quindi immagino che non accetterai di buon grado la richiesta di lasciarmi sola con mia figlia... - Decretò.

 

- Non se ne parla nemmeno! - Rafforzò la presa sui fianchi di Gabrielle, sussultando quando senti le piccole mani fredde di lei scostare le sue. Abbassò lo sguardo, incrociando i suoi occhi lucidi di lacrime.

 

- Joe, per favore... - Lo implorò. - Non... Non c'è bisogno. -

 

- Mi sembra di avertelo già detto, Coco, io non ti lascio. - Ribattè, ostinato. 

 

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, mentre Joe scuoteva piano la testa in un inconfondibile cenno negativo. Sconfitta, prese un breve respiro, prima di voltarsi e tornare a fronteggiare la madre.

 

- Lui rimane. - Soffiò, stringendosi nelle braccia e rimanendo a capo chino.

 

- Bene, come vi pare. Se voleste seguirmi, ora... - Abbozzò, indicando un piccolo bistrot in fondo alla strada, affacciato sull'angolo con una via più trafficata. - E' un discorso lungo e io non ho la minima voglia di stare qui a congelare! -

 

Detto ciò, si avviò con passo svelto, lasciando ticchettare gli stiletti sul lastricato di pietra.

 

Prima di lasciare che la seguisse, Joe esitò per un attimo, scendendo a sollevare il mento di Gabrielle con le dita e costringendola a guardarlo di nuovo. Osservò la sua espressione atterrita e le ciglia già umide, prima di chiudere gli occhi di scatto, abbassandosi leggermente a posare la fronte contro quella di lei.

 

{Sarò forte anche per te, lo giuro... Parola di Danger.}

 

 

***

 

 

- Un cafè au lait, mercì. - Esclamò Annabelle, senza nemmeno guardare in faccia il giovane cameriere.

 

Chiuse il menù con uno scatto, mentre Coco aggiungeva all'ordinazione una lattina di coca-cola per Joe e un the per sè.

 

- Adoro quando parli in francese... Mi fa impazzire. - Le sussurrò lui all'orecchio, strappandole un piccolo sorriso.

 

La donna trattenne a stento un mormorio di disapprovazione, quando Joe allacciò le braccia attorno ai fianchi della figlia, con fare protettivo.

 

Aveva sempre trovato più che falsi i gesti di quel genere. Spesso volti a mantenere un mero stato di apparenza e non di sostanza. Peccato che conoscesse molto, molto poco sia lui che Gabrielle e non avesse la minima idea di ciò che si nascondeva in quelle mani intrecciate.

Se avesse smesso di misurare le vite degli altri solo con il suo metro, forse, avrebbe avuto meno brutte sorprese.   

 

Aspettarono in silenzio che il ragazzino brufoloso di poco prima terminasse il giro dei tavoli e tornasse con le loro ordinazioni.

 

Annabelle con il capo leggeremente inclinato e una mano a sorreggerselo delicatamente, lo sguardo perso sulle macchine che sfrecciavano veloci al di là del vetro, Joe e Coco occhi negli occhi, come estraniati dal mondo, mentre lui le trasmetteva silenziosamente tutto il sostegno e l'amore di cui era capace.

 

Vennero simultaneamente riportati alla realtà, poco dopo, dal tintinnio musicale della ceramica contro il piano di marmo.

 

Gabrielle afferrò la sua tazza con le mani tremanti e cominciò a mescolare metodicamente il liquido ambrato, mentre la madre, di fronte a lei, faceva lo stesso.

 

- Bene. - Cominciò quella, improvvisamente, schiarendosi la gola. - Non mi è mai piaciuto fare inutili giri di parole, perciò ti dirò chiaro e tondo quali sono le mie intenzioni: voglio che tu venga con me. -

 

Lo schianto del cucchiaino che crollava a terra, rotolando sul pavimento di cotto, risuonò nell'aria immobile cento volte amplificato.

 

- COSA!? - Fu la voce aspra e livida di Joe a risuonare al posto di quella sottile di Coco.

 

- Non stavo parlando con te...! - Sibilò la donna, con una vena di vera cattiveria negli occhi scuri.

 

- SI', INVECE! - Proseguì imperterrito, alzando il tono di un'altra ottava. - Perchè è un pezzo del mio cuore, quello che lei sta chiedendo per sè. -

 

- Ma senti che poeta! - Lo schernì, con aria sprezzante. - Peccato che qui non stiamo giocando, quindi smettila, ragazzino. -

 

- Joe... - Mormorò Gabrielle, a volume inudibile, posandogli una mano sul braccio. Lui continò a fissare Annabelle in cagnesco, sbattendo un pugno seccato sull'incolpevole tavolino.

 

Le tazzine sobbalzarono per il contraccolpo, spruzzando qualche goccia del loro contenuto tutto intorno.

 

- Io non.. -

 

- JOE. - Lo richiamò Coco con un po' più di veemenza, riuscendo, questa volta, ad attirare la sua attenzione. - Ti prego... - Aggiunse, in un soffio, quando i loro occhi si incontrarono.

 

Lui sembrò calmarsi un minimo e per un momento riagguantò la sua bibita, bevendone un lungo sorso rabbioso.

 

- Perfetto. - Sentenziò Annabelle, tornando a concentrarsi sulla figlia. - Vedo che almeno qualcuno, qui, ha mantenuto il giusto senso del limite. Dicevo... Fra una settimana partirò per le prossime tappe della tourneè e voglio che tu venga con me e ti dimentichi Parigi e tutto quello che c'è qui, Gabrielle. -

 

- Per quale... - Si fermò lei, soffocando una risatina più che amara. - Per quale maledettissimo motivo io dovrei accettare una cosa del genere? Eh!? SPIEGAMELO! - Esplose.

 

La madre rimase impassibile, limitandosi a scrollare una bustina di zucchero.

 

- Perchè lo farai, mon cherìe. Lo farai. -

 

- No. - Lapidaria. Strizzò il bordo del tavolo, sentendo Joe rilassarsi leggermente, al suo fianco.

 

- E invece sì. Non hai alternative... - Soffiò, querula. - O, meglio, una ce l'hai. Però... Non so. -

 

- Cosa non sai...? - Esalò Coco, in un fil di voce.

 

- Se sei disposta ad un compromesso del genere. - Finse un colpo di tosse, mentre prendeva a lisciare le pieghe del foulard che aveva poggiato sulle proprie gambe. - Se tu rifiuti, mi vedrò costretta a portare Luciane al tuo posto. -

 

Per Gabrielle fu come se le avessero tirato un pugno violento dritto nello stomaco... Ripensò alla telefonata di qualche ora prima, alla voce disperata della nipotina ed alla brutta, bruttissima sensazione che l'aveva assalita, quando aveva sentito di Monique tanto alterata da arrivare ad urlare in quel modo, senza preoccuparsi della bambina.

 

E, magicamente, tutti i pezzi andarono al loro posto.

 

- Non puoi...! - Abbozzò.

 

- Tecnicamente sì. Lulù è minorenne per cui, al contrario di te, non può decidere per sè. -

 

- Ma sua madre sì. E Monique non te la lascerà mai! - Scostò bruscamente la tazza di te, ancora intoccata.

 

- Monique non ha voce in capitolo, credimi. E ancora meno ne avrà, quando presenterò al giudice... questo. - Detto ciò, tirò fuori dalla borsetta grigia una busta di plastica trasparente.

 

Coco allungò la mano per prenderla e quella di Joe si sovrappose subito alla sua, stringendola appena e sollevando il foglio per poterlo leggere.

 

Scorse velocemente le prime righe, saltando tutta l'intestazione e non curandosi nemmeno troppo del minaccioso elenco di nomi, di avvocati e assistenti sociali. Arrivò alla parte centrale del documento, dove la richiesta di affidamento di Luciane Lemoin da parte di Annabelle prendeva forma...

 

Sentì Gabrielle singhiozzare silenziosamente e gli costò un immenso sforzo di volontà, il limitarsi ad accarezzarle la schiena, abbracciandola stretta, e soffocare l'impulso di lanciare quella cartellina dritta in faccia alla madre di lei.

 

- Tua sorella non è sposata, ha un lavoro che tutto si può definire meno che stabile e sicuro e vive in casa di un uomo che ha quasi il doppio della sua età, facendosi mantenere quasi in tutto e per tutto da lui. - Sorrise, bevendo un altro po' del suo caffellatte. - Io non ho dovuto fare niente... Mi basterebbe consegnare quel foglio e, nel giro di una settimana, avrei il permesso in carta bollata di portare la bambina via con me. -

 

Coco sollevò lentamente lo sguardo, fissando gli occhi chiari in quelli dell'altra donna. Tanto carichi di rabbia che l'azzurro, da limpido, sembrava essersi fatto cupo, spento. Quasi grigio.

 

- Va bene. - Esordì, restituendole la busta. - Se... Se ti piace ottenere le cose in questo modo, va bene. Verrò con te. -

 

Joe sentì il cuore mancare ben più di un battito e il respiro morirgli a metà strada tra il petto e la gola, mentre sulle labbra di Annabelle andava allargandosi un sorriso vittorioso.

 

- No... Coco... Non puoi! - Balbettò, troppo sconvolto per pensare ad una frase più sensata. - NO! -

 

- Ma dimmi, almeno, perchè. - Continuò, rivolgendosi alla madre e cercando di ignorare l'ostinazione disperata con cui le braccia di lui si erano strette intorno al suo corpo.

 

- Perchè sei mia figlia. - Rispose, con surreale naturalezza. - Perchè, per quanto abbiano cercato di convincerti del contrario, tu mi somigli, Gabrielle. Non solo perchè sembri me quando avevo vent'anni: tu sei come me... E ho l'intenzione di vederti seguire i miei passi e continuare quello che io ho cominciato. - Esclamò, lasciando per la prima volta che gli occhi le si illuminassero, trasmettendo un minimo di emozione. - Ti farò ricominciare a suonare e presumibilmente, un giorno prenderai il mio posto... Perchè è questo ciò che voglio per te. - Sentenziò.

 

- Tutto qui? - Ribattè Gabrielle, in tono incolore. - E' solo questo? -

 

- Sì. E' solo questo. - Riprese, piccata. Poi si alzò, senza aggiungere altro.

 

Frugò nelle tasche del trench alla ricerca di qualche spicciolo e, dopo averli trovati, li appoggiò con noncuranza sul tavolino.

 

- La partenza è già fissata, domenica mattina da Charles de Gaulle. ti farò avere il biglietto e le altre indicazioni nei prossimi giorni. Fatti trovare pronta. - Con queste parole le voltò le spalle e in un attimo, fu fuori dal locale.

 

- Vigliacca...! - Ringhiò Joe, osservando la figura sottile sparire in mezzo al fiume di passanti.

 

Gabrielle non reagì. Rimase in spettrale silenzio, senza muovere un muscolo fino a quando, una manciata di secondi dopo, qualcosa scattò dentro di lei. Un singhiozzo sfuggì alle labbra serrate, mentre le lacrime, trattenute fin troppo a lungo, prendevano a rigare le guance arrossate.

 

Si mosse così velocemente, che lui quasi non si accorse di quello che stava succedendo.

 

Con un mugolio sommesso, spinse via la tazza in un gesto stizzito e quella piombò a terra in un assordante rumore di ceramiche infrante, mentre lei nascondeva il viso fra le braccia abbandonate sulla tovaglia macchiata e scoppiava in un pianto sconsolatamente liberatorio.

 

Incurante degli sguardi incuriositi degli altri clienti e del cameriere, Joe le circondò le spalle tremanti, accucciandosi quasi sopra di lei, tenendola stretta e sussurrando piano il suo nome, per un tempo che gli parve infinito.

 

 

 

{ Tell me I was dreaming,
that you didn't leave me here to cry.
[...]
And it was just my imagination telling lies...
Tell me that you didn't say "Goodbye". }

Tell Me I Was Dreaming - Travis Tritt

  
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