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Autore: Horror_Vacui    04/08/2016    2 recensioni
Primo settembre, Londra, stazione di King's Cross, binario nove e tre quarti.
Come sempre, anche in quel giorno, la vita dava dimostrazione della sua crudele indifferenza allo scorrere del tempo e alle persone che erano state strappate via dal giardino del mondo.
Il sole continuava a sorgere, il vento a soffiare forte, la pioggia a cadere incessante, mentre a soli pochi mesi di distanza si era consumata la tragedia della Seconda Guerra Magica.
Il dolore avviluppava nelle sue spire scure le anime scucite dei superstiti, mentre i cuori sanguinavano per le ferite inferte dalle perdite subite.
Eppure eccoli lì, riuniti sul binario che aveva sancito il loro ingresso nel mondo degli adulti, gli studenti che avevano combattuto quell'ultima battaglia, pronti a concludere il percorso iniziato insieme anni prima, inconsapevoli della nuova minaccia che si profilava all'orizzonte.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 6. Le Rose Nere

Poteva resistere ad ore di tortura, ma non allo sguardo inquisitore di Harry Potter.
Da quando aveva provato a salvare Malfoy dalle grinfie degli auror la sua posizione all'interno della scuola era stata del tutto
compromessa.

Non c'era luogo, angolo, anfratto, in cui poter stare tranquilla senza ricevere occhiate di disapprovazione e sentire sussurri sdegnati. La notizia succulenta aveva fatto il giro del castello, arricchendosi di merletti e infiorettature, particolari inesistenti, frasi inventate di sana pianta. L'unico motivo per cui non era stata avanzata l'ipotesi che avesse una tresca con il Serpeverde era semplice, quasi banale: lei era la Granger e lui era Malfoy.
Nemmeno le pettegole più fantasiose riuscivano ad immaginarli insieme a condividere la stessa aria, il che era una vera fortuna per entrambi. Non voleva pensare alle eventuali ritorsioni che un ipotesi del genere avrebbe potuto generare.
I suoi amici, invece, sapevano che avrebbe reagito in quel modo anche se al posto di Malfoy ci fosse stato uno schiopodo; ciò di cui non riuscivano a capacitarsi era che avesse saltato tutte le lezioni successive.
La brillante Caposcuola, capace di usare la Giratempo per seguire più corsi contemporaneamente, che non si presenta alla prima lezione della nuova professoressa di Trasfigurazione. La scusa che le era venuta in mente lì per lì, cioè di aver avuto mal di testa, era così fragile che non avrebbe convinto neppure Frate Grasso.
Harry sospettava che c'entrasse direttamente Malfoy, ma lei continuava a negare. D'altronde non avrebbe mai potuto rivelare a nessuno di aver speso due ore della propria esistenza a piangere a causa dello stronzo platinato. Non capitava da circa sei anni e lei stessa stentava a credere fosse successo davvero, figurarsi dirlo al suo migliore amico.

Era passata una settimana da allora e, nonostante gli impegni la tenessero occupata gran parte del tempo, sentiva ancora un pugno allo stomaco. Era diventata brava a mentire, ma non abbastanza da farlo con disinvoltura e senza star male all'idea di nascondere qualcosa ai suoi amici.
Rilesse per l'ennesima volta la stesso paragrafo, ma le parole apparivano come una serie di sillabe a cui non riusciva a dare un significato. Sbuffò seccata e richiuse il tomo con un tonfo. Anche studiare in biblioteca era diventato impossibile con tutti quei pensieri ad affollarle la mente e tutti quegli occhi puntati sulla nuca. Raccattò le sue cose e si alzò, diretta nell'unico posto dove nessuno l'avrebbe seguita, l'unico in cui riuscisse a trovare pace.

Il cielo minacciava poggia, ma poche gocce d'acqua non bastavano a spaventarla.
Si mosse in fretta, sperando che nessuno la notasse, seguendo un sentiero che costeggiava la Foresta Proibita, senza inoltrarvisi davvero. Superò un grosso cespuglio e... tirò un sospiro di sollievo. La quercia placida e antica, il prato e la vista del lago in lontananza, il suo posto segreto.
Nessuna forma di vita nei paraggi, c'erano solo lei e il suo libro di semiotica magica.
Dalla notte in cui aveva visto Pansy e il Corvonero misterioso scambiarsi quel gesto singolare, non aveva pensato ad altro. Ciò che si erano detti non prometteva nulla di buono e lei non poteva restare in attesa di vedere l'ennesima tragedia consumarsi tra le mura del castello.
Aveva deciso di andare per gradi, come sempre, partendo dai dati che aveva già raccolto. Le loro parole le apparivano prive di senso, mentre il gesto avrebbe potuto avere un significato universale per i maghi, come la stretta di mano per i babbani.
I libri a sua disposizione erano pochi o, almeno, non quanti avrebbe voluto, e tra quei tomi polverosi aveva trovato solo qualche indizio e riferimento a mani congiunte, ma niente che si potesse ricollegare alla magia oscura. A volte pensava di dirlo a Harry, ma si era ripromessa di non parlarne a nessuno finché non avesse avuto prove certe. E se si fosse solo trattato di una sua paranoia? No, era fuori discussione, avrebbe dovuto vedersela da sola.
Prese la coperta dalla borsa e la allargò sul prato, vi si sedette e poi si stiracchiò beata, le braccia in alto e un sorriso smagliante rivolto al cielo. Si sentiva fiduciosa, quel libro le avrebbe dato le risposte che stava cercando.

«Si può sapere che cosa stai facendo?»
La voce che non avrebbe mai voluto sentire le pose quella domanda nel tono più annoiato e irritante possibile. Non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse, abbassò lentamente le braccia preparandosi allo scontro.
«Da quanto tempo sei qui?» gli chiese a bruciapelo.
«Ah, Granger, non ti hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?»
«Non ti ho sentito arrivare, quindi dimmi da quanto tempo sei qui» squittì velenosa.
Draco era in piedi a pochi passi da lei, le mani in tasca e il mantello scuro che svolazzava mosso dal vento.
«Oddio Granger, pensi che ti abbia seguita?!» la schernì ridacchiando.
«Cos'è, un'ammissione implicita?» si alzò per fronteggiarlo.
Lui sospirò, a metà tra il divertito e il rassegnato, e si accese una sigaretta.
«Forse. Ho bisogno di parlarti» fece una pausa espirando una boccata di fumo, il viso rivolto al lago Nero.
«Oh, davvero?» sollevò un sopracciglio arricciando le labbra con disappunto.
Era sempre più convinta che lui fosse invischiato in quella storia, anche se non nel modo in cui si sarebbe aspettata. Non ne faceva parte, ma era sicura che stesse indagando tanto quanto lei.

«Sì, davvero. Devi starmi lontana, ti stai cacciando in qualcosa che è più grande di te».
Ah! Lo sapevo.” esultò mentalmente.

«A cosa ti riferisci?» chiese poi, provando a fingersi incredula.
«I nostri incontri sono sempre meno occasionali, le persone cominciano a notarlo, soprattutto dopo quel triste spettacolino a lezione di Difesa. Per non parlare del modo in cui continui a guardare i Corvonero! Sai, dicono siano piuttosto astuti e intelligenti, quindi direi che prima o poi il diretto interessato si accorgerà delle tue strane attenzioni»
«Cosa?! Ti garantisco che tutti i nostri incontri sono occasionali. E poi cosa c'entrano i Corvonero? Anche se fosse non vedo come...»
«Stanne fuori e basta, Granger!» la interruppe «Lo dico per te e, se ti riesce, non farne parola con nessuno» gettò via il mozzicone.

«Intendi Harry?»
«Intendo chiunque» rispose guardandola da sopra la spalla, mentre la brezza gli scompigliava i capelli chiari, e poi si girò per andarsene.
«Malfoy, aspetta!»
Si rese conto di avergli poggiato una mano sul petto quando Draco la scacciò via in malo modo.
«Sei impazzita per caso?» la allontanò dandole una leggera spinta.

Fece un respiro profondo per impedirsi di reagire, doveva restare calma.
«Forse. E so già che me ne pentirò, ma anche io ho qualcosa da dirti»
«Granger, non sarò il tuo nuovo animaletto schiavizzato da salvare»

«Certo che no! È solo che...» sbuffò irritata «sto facendo delle ricerche. Ciò che è successo quella notte significa qualcosa e io devo scoprire di cosa si tratta»
Malfoy parve colpito, ma non sorpreso.

«C'era da aspettarselo, avrai già letto tutto sull'argomento vero?» disse sprezzante.
«Be' in realtà...»
«Perché me ne stai parlando, Granger? L'idea che io possa essere dalla parte sbagliata non ti ha mai sfiorata?»
Si abbassò in avanti per guardarla dritto in faccia e un ghigno sardonico gli deformò il viso.
«E se fossi io il lupo cattivo?»

Vide il tormento nei suoi occhi grigi, ma sostenne lo sguardo con fierezza. «No, non lo sei»
«Come fai a esserne certa?»
Hermione non riuscì a trovare una risposta convincente, aprì e richiuse la bocca mentre qualche lacrima iniziava a pizzicare gli angoli degli occhi.
«Come immaginavo» disse amaro e poi, così come era arrivato, se ne andò via lasciandola sola con i suoi dubbi e le sue incertezze.


*

Darò gran vantaggio a chi compie imprese di vero coraggio.
Non amava definirsi apertamente "coraggiosa", pensava fosse da presuntuosi decantare le proprie doti o presunte tali. Un tempo però era certa di esserlo stata, in qualche occasione almeno.
Ora era diverso: era diventata una pazza incosciente.
Non faceva che ripeterselo da quando aveva lasciato la propria stanza, nel cuore della notte, coperta dal mantello di Harry e con un incantesimo a rendere silenziosi i suoi passi.
Malfoy le aveva chiaramente chiesto di farsi da parte, ma chi era lui per dirle cosa fare, chi seguire e spiare? Lei era Hermione Granger, non aveva bisogno del permesso di un Serpeverde per essere paranoica e inquietante.
Sarebbe stato tutto molto più semplice con la mappa del Malandrino, ma Harry la teneva dentro la federa del cuscino e si era decisa troppo tardi a fare quella gitarella al chiaro di torcia.
Dire "Oh, ciao Harry, mi dispiace averti svegliato. Mi serve la mappa per seguire Malfoy attraverso i corridoi bui e sinistri del castello, scoprire che cosa ha in mente e se questo ha a che fare con Pansy, il suo ragazzo Corvonero e i loro potenziali progetti malvagi" non rientrava esattamente nel suo piano di non-coinvolgimento del suo migliore amico. Già.
Trattenne un grosso sospiro e spostò il peso da un piede all'altro. Era davanti all'entrata dei sotterranei da un pezzo e ancora nessun segno del furetto platinato.
Il vento fuori ululava furioso e grosse gocce di pioggia si infrangevano rumorose contro i vetri delle finestre. Gli spifferi d'aria gelida e i misteriosi scricchiolii, provenienti dall'oscurità dei sotterranei, la rendevano tesa come una corda di violino, così, quando il Barone Sanguinario uscì all'improvviso dalla parete alle sue spalle, fu costretta a tapparsi la bocca con entrambe le mani per impedirsi di gridare. Il fantasma la guardò senza vederla e si immerse nella parete di fronte.
Dopo pochi attimi, un rumore di passi pesanti la mise di nuovo in allerta e sentì il cuore in gola.
E poi eccolo, Draco Malfoy, la bacchetta stretta nel pugno, si guardò intorno un paio di volte e si diresse verso le scale che portavano al piano di sopra.

Hermione lo seguì attraverso il dedalo di corridoi, si muoveva svelto, di tanto in tanto si fermava dietro una statua o un'armatura e, prima di svoltare un angolo, controllava che la via fosse libera.
Sospetto, molto sospetto.
Per lei comunque non era un problema fare qualche sosta. Non era mai stata un tipo sportivo e tenere il passo del Serpeverde stava diventando una vera impresa.
Era poi così presa a seguirlo che non si rese conto di dove stesse andando finché non si fermò davanti a una porta e bussò.
Che idiota! Come ho fatto a non pensarci prima? Hermione, stai perdendo colpi...
Conosceva quel posto, conosceva quell'aula e, soprattutto, conosceva l'uomo con i capelli arruffati e il maglione di traverso che si affacciò alla porta sbadigliando.
Brett Dukes. Era abituata a intrighi del genere, perché non aveva fatto subito due più due?

Il silenzio era così pesante che avrebbe potuto sentire cadere un capello a terra, ma lui non sembrò accorgersi della sua presenza e, quando il professor Dukes lo invitò ad entrare, si accovacciò e sgattaiolò dentro la stanza poco prima che la porta venisse chiusa e sigillata.
Stupida pazza incosciente.

Nell'esatto momento in cui Dukes aveva iniziato a lanciare incantesimi di protezione, mentre Draco se ne stava appoggiato ad un banco, con il fare annoiato di chi è abituato alla procedura, aveva visto davanti agli occhi la follia di quel piano: seguire Malfoy, scoprire fino a che punto fosse coinvolto e poi tornare al proprio dormitorio. Era semplicemente folle!
«Allora» esordì Dukes «hai pensato a quello che ti ho detto? Alla proposta di fare squadra con lei?»
«Sì, certo, e non se ne parla. Preferirei tornare ad Azkaban e farmi mangiare l'anima da cento dissennatori» disse Draco mortalmente serio.
«Pff, il solito melodrammatico! Ti ho già elencato tutti i vantaggi di...»

«Non mi interessa! Nemmeno ti immagini quante rogne porterebbe con sé e poi non accetterebbe mai le mie condizioni» si strinse nelle spalle.
Brett sorrise e mosse qualche passo nella direzione di Hermione, che si pietrificò trattenendo il fiato. Harry avrebbe infierito sul suo cadavere, ne era certa.
«Be', perché non glielo chiediamo?» disse il professore e con un gesto rapido le sfilò via il mantello.
Dopo un attimo di smarrimento, Hermione puntò la bacchetta contro di loro. Aveva peccato di leggerezza ed era stata scoperta, non poteva far altro che difendersi fino allo stremo delle forze.
Tuttavia, l'espressione accigliata di Draco, quella divertita di Dukes, unite al fatto che nessuno dei due avesse ancora tirato fuori le bacchette, la fecero sentire... ridicola.
«Cosa... cosa sta succedendo qui?» si rivolse direttamente a Draco.
Lui grugnì come un vecchio orso e si accese una sigaretta, ma non disse nulla.
«La vuoi smettere di fumare ogni volta che ti faccio una domanda?!» sbottò innervosita.
Draco la guardò dall'alto in basso, infuriato come non l'aveva mai visto prima.
«Ti avevo detto di starmi alla larga» disse gelido.

«Io non mi arrendo mai, dovresti saperlo» tese ancora di più il braccio, stringendo il legno tra le dita fino a farle sbiancare. Il ragazzo non si scompose.
«Potter lo sa?» la domanda la colpi come una freccia in pieno petto.
Aveva mantenuto la promessa non dicendo nulla al suo migliore amico, ma poteva fidarsi davvero di Draco e del professore fino a quel punto? Nessuno sapeva che lei si trovasse lì e non era così presuntuosa da pensare di riuscire a cavarsela contro due maghi. Mentendo però avrebbe coinvolto Harry...

«Wow!» esclamò all'improvviso Dukes «Ragazza mia, hai il cervello che ti fuma» ridacchiò.
«Come?» era sempre più confusa.
«Ha agito da sola per non coinvolgere i suoi amici, ha mentito a Potter, ma non vuole dircelo perché teme che possiamo approfittarne per farle del male. Visto Malfoy? Te l'avevo detto che potevamo fidarci»
Hermione aveva molte altre domande ora, aprì la bocca e sollevò l'indice della mano sinistra...
«Risparmia il fiato, Granger» disse Draco, molto più rilassato dopo le parole del professore.
«Questo idiota qui è un auror ed è un Legilmens, non ci sono barriere mentali che non possa oltrepassare» sospirò e si passò una mano sul viso.
Con la coda dell'occhio vide Brett sorridere a labbra strette, le sopracciglia arcuate verso l'alto e la testa leggermente piegata in avanti, verso Draco. Lui sospirò e grugnì di nuovo, poi spostò lo sguardo su di lei: era come un bambino costretto a chiedere scusa per una marachella, se la situazione fosse stata meno tesa sarebbe scoppiata a ridere.

«Ci farai l'abitudine» disse a fatica «benvenuta in squadra, Granger».

*

Disgusto, rifiuto e un pericoloso tic all'occhio destro.
Come aveva fatto a non sentire il caos di pensieri dentro quella testolina Grifondoro? Avrebbe dovuto colpirlo il ronzio incessante alle spalle e, invece, per un errore così banale, ora si ritrovava ad affrontare ciò che aveva provato a impedire.
Brett li aveva fatti accomodare nel suo studio e li guardava da dietro la scrivania con un sorriso sornione stampato in faccia. La Granger era sulle spine, stava seduta impettita e non la smetteva di portare una ribelle ciocca di capelli dietro l'orecchio; in passato come minimo gliela avrebbe strappata via, ma non era più interessato a scherzi del genere.
Brett fece una risatina.

«Va bene ragazzi, per quanto trovi divertente ascoltare cosa pensate uno dell'altra, direi che è giunto il momento di informare nel dettaglio la signorina Granger» a quelle parole le guance della ragazza divennero rosse come pomodori.
Il professore sospirò, si tolse gli occhiali, li mise nella custodia, poi con studiata lentezza incrociò le mani davanti a sé. La Granger trattenne il fiato, Draco invece roteò gli occhi al cielo.

«La vuoi piantare?!» esclamò esasperato.
«E va bene! Io sono un auror, lui è un pentito e sta collaborando con il Ministero perché sospettiamo che i mangiamorte stiano riorganizzando i ranghi, facendo leva su giovani e giovanissimi. Fine della storia» disse allora Brett sbrigativo e poi si stiracchiò portando indietro le braccia e le gambe sulla scrivania.
La tensione sul viso di Hermione sparì, al suo posto sorpresa mista a un pizzico di delusione.
«Tutto qui?» chiese rivolta a Draco. Lui le riservò un'occhiata al veleno.
«Sì, è tutto qui. Che ti aspettavi, cadaveri in un baule e una nuova invasione del castello?»
«Forse» disse piccata. «Va bene, andiamo con ordine. Come faccio a sapere che dici la verità? Mostrami la placca di riconoscimento» disse a Brett.

«Che tipetto autoritario» ridacchiò l'auror tirando fuori dal maglione la collana «eccola qui! Vuoi guardarla da vicino?»
Lei non se lo fece ripetere due volte.
«Mmh, sì direi che è proprio una placchetta del Ministero» incrociò le braccia al petto tornando al suo posto. «Com'è che gli altri auror non ti hanno riconosciuto?»
«Ah, ma sei davvero la s...»
Stava per dire la fatidica frase che aveva perseguitato Draco per sette anni.
«Non. Dirlo. Se sento dire un'altra volta che questa qui è la strega più brillante del suo corso, giuro che do fuoco alla scuola!»
«Malfoy, sei patetico» chiarì la diretta interessata.
«Okay, calma, è già abbastanza difficile continuare a gestire questo andirivieni di pensieri tra voi due, se litigate è la fine»
«Che vuoi dire?!» sbottò il Serpeverde, le narici dilatate come un toro infuriato.

«Che fossi in voi mi troverei una stanza» disse allora Brett facendo spallucce.
Draco restò bloccato per alcuni secondi, il cervello inceppato su quel pensiero.
«Devi farti vedere, ho giusto un paio di contatti al San Mungo» si riprese poi.
Hermione tossicchiò: era rossa fino alla punta dei capelli ma provava in ogni modo a mascherare il disagio. Come sempre.
«V-va bene, mi hai detto abbastanza, i dettagli possiamo rimandarli a un secondo momento. Adesso che si fa? Avete un piano, piste da seguire?»

«Cosa?!» Draco sentiva l'infarto sempre più vicino «Questa è senza dubbio la situazione più assurda in cui tu ti sia mai trovata e accetti così? Senza pensare alle conseguenze?»
«Ho già pensato alle conseguenze e a tutti gli scenari possibili e sì, anche alla possibilità di una tua collaborazione con il Ministero. Ecco perché sono qui, Malfoy»
«Ah sì? Sai che ti dico? Sei tu la prima pista da seguire. Devi essere un mangiamorte sotto copertura oppure sei sotto Imperius, chi lo sa!»
Hermione gli lanciò un'occhiata di biasimo.

«Ma fa sempre così?» chiese poi all'auror.
«Il più delle volte. Chissà cosa farà quando vi dirò qual è la missione...» ghignò Brett.
«Aspetta, fammi indovinare, è qualcosa di potenzialmente mortale?»
«Oh, Draco! Sei sempre così melodrammatico» scosse la testa «Si tratta solo di andare nella Foresta Proibita e scoprire cosa ha organizzato Pansy Parkinson per stanotte. Non pensa ad altro da una settimana, deve essere qualcosa di veramente importante»
«Nella Foresta Proibita? Stanotte?» disse Hermione sulle spine.
Brett sollevò la manica del maglione e diede un'occhiata all'orologio da polso babbano.

«Mmh, sì. Direi che è quasi ora, e tu mia cara Granger capiti al momento giusto. Questo SalameVerde non può farcela da solo, ha bisogno del tuo aiuto e... oh, andiamo, leggo nella tua testa, sapevo che saresti venuta stasera, ti ho anche fatta entrare! Non mi cadere così sulle banalità!»
«S-sì, scusa»
Parlare con Brett Dukes era una delle esperienze più bizzarre in quel mondo di cose bizzarre. Rispondeva a tutte le domande, quelle poste e quelle pensate, senza avvisare né fare distinzioni. E lo odiava per questo... ma anche per altri cento motivi diversi.
Tuttavia, vedere per la prima volta la Granger in difficoltà gli fece provare un pizzico di maligna soddisfazione. Così tanta che gli venne voglia di una sigaretta.

«Non mi va di litigare, quindi sorvolerò sul SalameVerde» disse mettendosene una tra i denti.
La accese toccandola con la punta della bacchetta e aspirò.
«Perché diamine un auror esperto dovrebbe mandare due studenti nella foresta a spiare potenziali mangiamorte? Vuoi farci fuori entrambi o il tuo obiettivo è solo uno di noi due?»

«Facile: non è la mia missione, è la tua. Io sono qui solo a vigilare su di te, gli aiuti sono miei personali extra»
«Mi stai dicendo che dovrei esserti grato?» soffiò fuori il fumo e guardò di traverso la Granger. Lei ricambiò per orgoglio, ne era certo.

«Granger, sei ancora convinta?»
«Oh sì, lo è, puoi giurarci» sbadigliò rumorosamente «Ah e prima che tu me lo chieda, signorina, le parole misteriose su cui ti arrovelli da giorni non hanno alcun significato»
«Cosa?! È impossibile, devono voler dire qualcosa!»
«Giusto!» Brett batté un pugno sulla scrivania e si alzò in piedi «Ora fuori dai piedi, andate a scoprire qualcosa. Vi consiglio di usare la scopa e un incantesimo di disillusione, sarà più facile trovarli e nascondervi» fece l'occhiolino a Hermione.
«EH?! Di già? Non dovremmo prima organizzarci?» disse sempre più sconvolta.
«Certo. Cosa proponi? Niente, eh? Fuori da qui» Brett sbadigliò ancora «ci vediamo domani mattina» disse e, senza aggiungere altro, aprì la porta e uscì.

Draco roteò di nuovo gli occhi al cielo e tirò via Hermione per un gomito.
«Muoviti Granger, non abbiamo tempo da perdere»
«E il mantello di Harry?» chiese lei disorientata, sollevando il viso per poterlo guardare negli occhi.
Erano a pochi centimetri, profumava di buono e non riusciva a capacitarsi del motivo per cui, in una situazione del genere avesse notato il profumo della Granger.
Dannato auror irlandese.
«Non si può volare con un mantello addosso e poi non ci servirà a molto dentro la foresta, dobbiamo muoverci in fretta e camminare in due sotto quel coso non è l'ideale. A meno che tu non voglia fare la Serpeverde e portarlo solo per te...» ghignò, il mozzicone di sigaretta che pendeva tra le labbra sottili.
«No, non lo farei mai!» disse, gli occhi animati dal fuoco dell'orgoglio Grifondoro. «Il mantello appartiene a Harry e non posso perd...»
«Lascialo lì! Non lo toccherà nessuno, promesso!» le urla di Dukes provenienti dal piano di sotto misero fine alla discussione.


*

La Nimbus 2001 era nei sotterranei e non c'era modo di prenderla senza farsi scoprire, motivo per cui Draco era stato costretto a prendere in prestito una delle scope che i primini usavano per esercitarsi. Inutile dire quanto questo lo rendesse nervoso.
«Sembri una vecchia teiera, lo sai?» disse Hermione facendo un piccolo salto per raggiungerlo.
Come era già successo nel corridoio, non riusciva a tenere il suo passo.
«Granger, questa è una Comet. Una fottuta Comet!» scacciò via i capelli bagnati dalla fronte con un gesto arrabbiato.

«Lo so, ma è pur sempre una scopa, a noi serve che si sollevi in alto quel tanto che basta»
Draco si fermò e lei fece altrettanto. La luce debole e fioca del Lumos di Hermione tremò come la fiamma di una candela, riflettendo un bagliore azzurrino sui volti di entrambi.
«Credi che sia un gioco, Granger? Saranno anche ragazzi della nostra età, ma sanno bene come si scagliano le maledizioni. Se ci dovessero scoprire...»
«Non lo faranno. I nostri passi saranno silenziosi e useremo un incantesimo di disillusione. Se c'è qualcosa che ci mette in pericolo è il tuo borbottio costante per una stupida scopa!» disse, provando a mantenere il tono di voce basso.
Era una notte cupa e senza stelle, il freddo trasformava i loro respiri in bianche nuvolette, mentre la pioggia cadeva incessante. Erano ormai fradici, i piedi immersi nell'erba umida del campo di Quidditch. Draco era molto più alto di lei e la guardava in cagnesco, pronto a morderla, ma Hermione non si fece scoraggiare.

«Adesso farai quello che dico io, intesi?»
«Perché?» disse Malfoy a denti stretti.
«Perché mi tiro fuori dai guai da anni e perché sono più brava di te a lanciare incantesimi, quindi, mio caro purosangue, accetta l'onta e lasciami fare quello che mi riesce meglio»
«Cosa? Andare in biblioteca?» provò a schernirla, ferito nell'orgoglio.
Hermione sospirò.

«Infrangere le regole» disse e poi afferrò il manico di scopa, ma Draco provò ad allontanarlo.
«Che credi di fare?»
«Pensavo di andare a farmi un giro, arrivare a Hogsmeade e bere una burrobirra ai Tre Manici»

«Non sei divertente, Granger»
Lei scosse la testa esasperata e poi agitò la bacchetta, colpendo se stessa, Draco e la scopa.

«Fatto! Ora siamo invisibili, ma non durerà molto, ti avverto»
«Bene» grugnì lui e
montò in sella al vecchio manico «adesso sali, stai zitta e tieniti forte. Ce la fai?»
Hermione trattenne il fiotto di soda caustica e fece quanto detto nel modo più stizzito che poteva.
Circondò con le braccia l'addome del ragazzo e, quando la Comet iniziò la sua lenta ascesa, si strinse così forte a lui da sentir mancare il respiro, il cuore a mille e le gambe molli.
Odiava volare e tutte le esperienze di volo non le erano servite ad altro se non a rafforzare la sua paura per l'altezza. Nascose il viso tra le pieghe del mantello di Draco, incurante del fatto che lui fosse Malfoy, l'acerrimo nemico di sempre.

«Granger siamo a soli due metri da terra e ho già tre costole incrinate, sei ancora in tempo a ritirarti» disse pungente.
«NO!» esclamò lei, la faccia ancora premuta contro la sua schiena «Posso farcela»
«Okay, ma non so se posso farcela io. Allenta la presa, non cadrai... te lo prometto»
Hermione sbuffò, gli occhi che pizzicavano per le lacrime e il freddo, e allargò le braccia, arpionando immediatamente con le mani la stoffa del maglione di Draco.
«Va meglio?» disse con voce tremante.

«No, adesso sei troppo distante, appoggiati come hai fatto prima» le rispose con tono neutro.
Hermione allora si rese conto di quanto e in che modo avesse violato la regola non scritta fra loro due. Il muro invalicabile eretto in un lampo dal pregiudizio, il giorno in cui si erano conosciuti, era stato distrutto con altrettanta velocità dall'istinto.
«Granger? È tardi» disse, ma non appariva più infastidito. Forse era imbarazzato tanto quanto lei.
«S-sì, scusa» ritornò ad abbracciarlo, ma con meno veemenza.

Malfoy diede una leggera spinta alla scopa e questa ricominciò a salire.
Le fu inevitabile pensare a Harry e al fatto che avesse salvato la vita a Malfoy proprio in sella a una scopa. Lei e Harry non ne avevano più parlato, eppure era successo ed era convinta che per Malfoy fosse cambiato qualcosa, anche se non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.
Un lampo squarciò il cielo e un tuono rombò sinistro in lontananza, facendola tremare.

La pioggia continuava a cadere senza tregua e più di una volta Draco fu costretto a brusche virate per mantenere la giusta direzione.
La foresta era più grande di quanto avessero immaginato, una gigantesca massa oscura mossa dal vento, che si stagliava minacciosa sotto di loro.
Draco era sceso di quota e i rami a volte toccavano loro i piedi, quasi volessero agguantarli. Aveva deciso di concentrarsi sul confine più vicino al castello, convinto che Pansy e gli altri non avrebbero potuto fare molta strada.
Hermione cominciava a sentire il corpo intorpidito, gli occhi le bruciavano e faceva fatica a tenerli aperti. Temeva che per lui fosse lo stesso, se non peggio.
Avevano ormai perso le speranze, quando un bagliore luminescente attirò l'attenzione del ragazzo.
Si voltò indietro «Granger! Guarda là!» disse indicandole con il braccio un punto poco distante.
Dopo un attimo, un nuovo bagliore comparve intorno ad alcuni alberi, illuminandoli per pochi istanti. Conosceva quella luce: erano nei guai.
«È una barriera! Stanno creando una barriera!» gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, per contrastare i tuoni.

Draco non le rispose, spinse al massimo delle sue possibilità la vecchia Comet, diretto a uno degli alberi colpiti dall'incantesimo. Hermione allora si strinse forte a lui, preparandosi all'impatto: se la barriera fosse stata già eretta, sarebbero finiti bruciati come delle falene attirate da una lampada elettrificata.
Gli occhi e i pugni serrati, si preparò alla morte, maledicendo se stessa e la propria stupidità, e poi... sentì gli aghi del pino graffiarla e impigliarsi tra i capelli.
Contro ogni aspettativa, ce l'avevano fatta.

Fu come entrare dentro una serra: la pioggia smise di bagnarli e il rumore divenne sempre più morbido, fino a ridursi ad un leggero scroscio sul tetto della barriera protettiva appena creata.
Draco si accostò a un grosso ramo in alto e le fece segno di scendere, picchiettandolo con la punta della scarpa. Entrambi si sistemarono sull'albero, seduti vicini per non cadere.
Draco avvolse un braccio intorno al tronco e uno intorno alle spalle della ragazza. Hermione, invece, eseguì un altro incantesimo di disillusione e tenne la bacchetta in mano, pronta a entrare in azione. Da quella posizione riuscivano a vedere solo una piccola parte della radura sottostante.
Era stato acceso un fuoco e intorno a esso si stavano radunando delle figure incappucciate. Hermione avvertì la stretta di Malfoy farsi più forte. Sollevò gli occhi e vide il suo viso impaurito ma anche terribilmente concentrato.

«Miei cari confratelli» esordì la voce stridula di Pansy «siamo qui riuniti questa sera per dare il benvenuto ai nostri nuovi adepti!» disse spostandosi al centro, vicino al fuoco.
Le fiamme rosse e gialle le illuminarono il volto e Draco sussultò: indossava una maschera, ma non quella dei mangiamorte. Era liscia e bianca, copriva solo gli occhi e il naso e su tutto il lato sinistro presentava un ricco ricamo scuro, che però dall'alto non riuscirono a decifrare.
Hermione interrogò Draco con lo sguardo ma lui scosse la testa, incredulo tanto quanto lei.

«Sono tempi duri questi, molti di noi vengono braccati per errori che non hanno commesso. Ci chiamano “mangiamorte”, servi di quel sanguesporco che ha distrutto così tante nobili e antiche casate Purosangue!» fece una pausa, mentre si diffondevano brusii di approvazione.
Iniziò a muoversi, misurando ad ampi passi il cerchio intorno al falò.
«So che alcuni di voi erano dubbiosi, non erano sicuri di voler venire qui stasera, ma io vi dico: fidatevi di me!» aprì le braccia come un predicatore.

«Noi non serviamo un padrone! Noi serviamo una causa, LA NOSTRA CAUSA!» s'infervorò e alcuni dei ragazzi incappucciati la incitarono applaudendo.
«Il mondo magico ha bisogno di tornare al suo antico splendore, le tradizioni devono essere preservate prima che tutto questo scompaia! E l'unico modo che abbiamo è: restare uniti!»
«R
ózsák örökre!» urlò uno dei ragazzi alzando in aria il pugno e tutti lo seguirono, compresa Pansy.
«E adesso forza! Fatevi avanti!»
Tre persone, che fino a quel momento erano rimaste lontane dalla visuale di Draco e Hermione, entrarono nel cerchio.
«Quello che vi accingete a fare è un giuramento per la vita, non si torna indietro» disse la Serpeverde con tono solenne «vi chiedo quindi: siete certi della vostra scelta?»
L'unica ragazza del terzetto si separò dagli altri e raggiunse Pansy.
«Sì!» disse togliendosi il cappuccio. Un viso minuto nascosto da grossi occhiali da vista e un caschetto di capelli scuri, lisci come spaghetti.
Hermione si tappò la bocca per trattenere l'esclamazione di sorpresa: Brenda Sullivan, la diligente Corvonero amante delle regole e del silenzio in biblioteca, la stessa Brenda che aveva provato ad opporsi alle idee di Matt Turner, adesso stava per entrare in una setta e sembrava pronta a combattere una guerra.
I due ragazzi la imitarono subito dopo. Uno era un Tassorosso del quarto anno dai folti capelli biondi e l'altro un Serpeverde del quinto. O almeno così parve di ricordare a Hermione.

«Molto bene. Adesso toglietevi i mantelli e mettetevi in ginocchio» disse Pansy e quelli eseguirono.
Non indossavano nulla a parte i pantaloni e le scarpe, fatta eccezione per Brenda, che portava un pudico brassiere. Erano dei ragazzini, poco più che bambini. Hermione sentì il cuore in gola e si mosse in preda all'agitazione, ma la mano grande di Draco si serrò con una tale forza sulla sua spalla che il dolore le fece quasi lacrimare gli occhi.
La guardò di traverso: anche lui era preoccupato quanto lei, ma se li avessero scoperti non avrebbero avuto scampo.
Pansy, nel frattempo, aveva cominciato a recitare una formula in una lingua sconosciuta, spigolosa e dura. Alla fine indossò un guanto – uno di quelli in pelle di drago che usavano a lezione di Erbologia – e mise la mano coperta nel fuoco, estraendone una barra ferro incandescente, alla cui estremità vi era un simbolo stilizzato. Una fiore, forse una rosa.
Con passi misurati aggirò i tre ragazzi, si mise alle loro spalle e sollevò il marchiatore (Draco fremette), poi lo calò sulla spalla di Brenda, che strinse gli occhi e serrò la bocca con i pugni chiusi.

«Noi ti accogliamo» dissero prima Pansy e poi gli adepti in coro.
Il gesto venne ripetuto con gli altri ragazzi, il Tassorosso pianse digrignando i denti mentre la carne veniva ustionata e marchiata, il Serpeverde lanciò un urlo cupo, simile a un ringhio.
Uno degli incappucciati si avvicinò e sussurrò un incantesimo, toccando con la bacchetta la spalla di ognuno di loro, e i tre sembrarono rilassarsi. Il Tassorosso cadde in avanti, reggendosi con le mani.

«Ora alzatevi in piedi e unitevi a noi, Rose Nere! Rózsák örökre!»
«Rózsák örökre!» urlarono tutti i presenti, poi accadde l'impensabile.
Un grosso corvo nero saltò fuori da uno dei rami dell'albero su cui erano nascosti Draco e Hermione e prese a volare e gracchiare rumoroso.

«CHE SUCCEDE?!» urlò isterica Brenda gettandosi a terra.
Le Rose Nere si dispersero e iniziarono a scagliare incantesimi e fatture intorno a loro.
Il corvo volò più volte in direzione del pino, per poi tornare indietro: puntava a loro. Erano ancora disillusi ma presto non sarebbe più bastato...

Draco si mosse svelto e scosse Hermione per invitarla a fare altrettanto. Quando entrambi furono in piedi, in bilico sul ramo, le circondò la vita con un braccio e poi fece pressione sulla nuca, tra i ricci castani, per costringerla ad avvicinarsi di più. “Su” le sussurrò all'orecchio.
Gli rivolse uno sguardo interrogativo e Draco in risposta le indicò la Comet.
Hermione capì: per andare via su quella scopa dovevano salire più in alto. Si aggrappò allora ai rami e diede il via all'arrampicata, sentì le mani di Draco aiutarla facendo leva sulle sue gambe e poi sui piedi. Quando raggiunse un ramo abbastanza robusto per potersi fermare, si inginocchiò e protese le mani verso il basso “La scopa” mimò con le labbra in direzione di Draco. Nonostante il momento critico, lui ghignò sorpreso e le passò il vecchio manico.

Continuarono a salire finché si vide il cielo tra le fronde spinose e il ragazzo decise che poteva bastare. Nel frattempo tutte le Rose Nere erano fuggite dalla radura e la barriera stava svanendo.
Sentirono lo sfrigolare dei loro schiantesimi contro i tronchi di alberi e arbusti, ma loro erano ormai usciti dalla foresta.
Si trovavano all'incirca a cinque metri da terra, quando una voce esplose come un petardo.
«ECCOLI!» urlò e poi la coda di paglia della scopa prese fuoco: erano stati colpiti.
L'incantesimo di disillusione aveva esaurito il suo effetto.

«Che cazzo succede?!» strillò Draco in preda al panico, mentre la scopa perdeva potenza.
«Va' a fuoco! La scopa va a fuoco!»
«Ferma! Non cercare di spegnerla, è inutile! Proverò ad atterrare, tu resta attaccata, hai capito?»
Erano due sassi in caduta libera.
Draco prese a muoversi a zig zag, alzando e abbassando il manico della scopa nel tentantivo di rallentarla, ma la velocità non accennava a diminuire...

Erba e fango, Hermione li sentì sul viso. L'impatto le aveva tolto il fiato, ma aveva avuto i riflessi abbastanza pronti da tenersi la testa con le mani e la fortuna di cadere su un fianco.
Si mise carponi e aprì la bocca in cerca d'aria, Pansy e i suoi la stavano raggiungendo, sentì le grida e lo sciacquettio dei loro passi veloci.
Infilò a fatica una mano tra le pieghe del mantello fradicio, ma non trovò altro che stoffa zuppa e pesante. Presa dal panico strisciò in avanti, tastando il prato con mani tremanti: la bacchetta sembrava svanita nel nulla.
Il respiro affannoso e la testa che girava, sapeva solo di dover fuggire, perciò si rimise in piedi.
Nonostante il buio, riuscì a intravedere la sagoma del Platano Picchiatore a pochi metri dietro di sé: la scuola non era lontana, poteva farcela.
Mosse alcuni passi ma andò a sbattere contro qualcosa e il cuore perse un battito.
«Granger, s-sono io» sibilò Draco, aveva il fiato corto e tremava come una foglia. «D-dobbiamo muoverci, ma n... n-non verso il castello. Ci... ci stanno chiudendo l-la strada».
Era disarmata e non ci vedeva, quella voce sarebbe potuta appartenere a chiunque. Allungò le mani davanti a sé e incontrò il viso gelido del ragazzo; ne percorse i contorni con le dita fino a quando non si convinse che si trattasse davvero di Malfoy.
«Sei vivo» sospirò sollevata.

«E tu dei aver sbattuto la testa. Tieni» le mise tra le mani la bacchetta «L'ho trovata tra i resti della Comet»
«Oh! Grazie, io...» un incantesimo si abbatté sul terreno vicino a loro, come un fulmine.
«Cazzo! Granger, fatti venire in mente un'idea perché io le ho esaurite tutte»

Pensa Hermione, pensa...
Erano accerchiati, non potevano andare verso il castello e non potevano tornare indietro. La scopa era distrutta quindi non c'era modo di salire verso l'alto e aggirarli...


«Ho un'idea. Ti avviso, potrebbe non piacerti»
«Non ha importanza, mi va bene anche scendere all'inferno» un altro incantesimo li sfiorò.

«E allora seguimi!» lo prese per mano e si mise a correre.
Fatture e maledizioni si infransero intorno come una pioggia di comete ed Hermione sentì di non aver mai sfidato così tanto la sorte.

«Sei impazzita?!» disse Draco quando lo costrinse a fermarsi.
Erano ai piedi del Platano, che si agitò immediatamente, tendendosi all'indietro per colpirli.

Hermione toccò la radice segreta che apriva il passaggio sotterraneo e poi, con le ultime energie rimaste, lo trascinò giù con sé.
   
 
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