Titolo:
Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 1.736 (Fidipù)
Note: Interessante come, rileggendo il capitolo, ho notato
l'impronta molto alla Hunger Games che ho dato: devo ammettere che, mentre
scrivevo, non ci avevo fatto più di tanto caso. Comunque, salve ed eccomi
qua con il capitolo numero 4 e...beh, spero si inizi a capire come sono
stati scelti i futuri kwami.
Detto questo, al solito vi lascio i consueti ringraziamenti (Sì, non avendo informazioni random da dire, queste note sono veramente ridotte): grazie a chi legge in silenzio, grazie a chi commenta (qui e su FB), grazie a chi inserisce questa storia in una delle sue liste.
A tutti voi, grazie.
Tikki
osservò sua sorella prepararsi velocemente, come faceva ogni giorno da
quando la notte era stata illuminata dalla colonna di luce, e uscire
altrettanto frettolosamente di casa: doveva essere successo qualcosa di
molto grave, visto il comportamento della sorella e la carica che
ricopriva; con un sospiro, la ragazza radunò i piatti del primo pasto,
posandoli nel cesto e andando poi alla ricerca di altri utensili da lavare
a giro per la casa.
Una volta finito il giro, prese la cesta e fece per uscire di casa,
ritrovandosi qualcosa di nero nell’abitazione: «Nascondimi.» decretò
Plagg, fissandola serio per un secondo e poi, facendo vagare lo sguardo
per la stanza, scivolò dietro una tenda, eclissandosi.
Tikki rimase basita, scuotendo il capo e, affacciandosi dalla porta della
sua casa, osservò alcune guardie marciare spedite lungo la strada e
superare la sua abitazione: «Cos’hai fatto?»
«Niente.» dichiarò il giovane dall’altro lato della tenda, facendo
sbuffare Tikki che, posata con forza la cesta per terra, andò fino al
nascondiglio e tirò la pesante stoffa: «Tikki!»
«Hanno superato casa mia.» dichiarò spiccia la ragazza, fissandolo male:
«Cos’hai fatto?»
«Assolutamente niente.»
«Plagg.»
«Davvero.» dichiarò il giovane, alzando le mani a mo’ di difesa e
fissandola negli occhi: «Più o meno. Ti ricordi il calice dell’altro
giorno? Bene, ieri notte sono andato a riportarlo al tempio…»
«Ieri notte? Ma l’hai rubato da quasi una settimana!»
«Vooxi l’aveva rubato a me. E comunque era prendere in prestito!» precisò
il moro, guardandosi attorno e afferrando una mela da una zuppiera: «In
ogni caso, ieri sera l’ho riportato e, a quanto pare, quelli della tribù
della Volpe non sono molto accomodanti quando qualcuno gli riporta delle
loro proprietà.»
«Plagg…»
Il moro sorrise, rigirandosi il frutto fra le mani e chinandosi, sfiorando
le labbra della giovane con le sue: «Che ho fatto?» domandò poi, di fronte
allo sguardo iracondo della rossa.
«Mi hai baciata.»
«Sono cose normali fra fidanzati.» dichiarò prontamente Plagg, addentando
il frutto e masticando velocemente: «Oltretutto non mi sembra che ti sei
lamentata l’altra sera nella foresta; o la sera prima sulla spiaggia o…»
«Non ricordarmi i miei errori, d’accordo?» mormorò la ragazza, tornando
indietro e chinandosi per prendere la cesta, velocemente superata dal
giovane che, afferrato il peso, la guardò sorridente: «Non vieni con me.»
«Mi sembra un bel carico da portare.» dichiarò Plagg, provando il peso
della cesta: «E dal contenuto, direi, che sei diretta alla vasca pubblica,
giusto?»
«Ma non hai nessun guaio in cui cacciarti oggi?»
«No, spiacente.» dichiarò allegro il giovane, uscendo dall’abitazione e
aspettandola, iniziando a canticchiare una ballata di un giovane
innamorato che cercava di farsi notare dalla sua bella; Tikki sospirò,
scuotendo la testa e lo seguì, socchiudendo gli occhi alla luce del sole:
«Mentre venivo qua – o meglio, scappavo – ho intravisto tua sorella. Era
parecchio agitata.»
«Da quando c’è stato quello strano fenomeno a Routo è sempre agitata.»
spiegò Tikki, voltandosi verso Plagg e incontrando lo sguardo verde:
«Spero non sia niente di grave.»
«Ogni cosa che viene da Routo è grave.» sentenziò serio il giovane,
scuotendo il capo e facendo ondeggiare le ciocche scure: «A quelli non
importa molto degli antichi insegnamenti e pensano solo ad accrescere il
loro potere.»
«Spero non ci sia una guerra.»
«E’ come sperare che il sole non sorga, Tikki.» dichiarò Plagg, storcendo
il naso e portandosi indietro alcune ciocche: «Dovrei tagliarli. Iniziano
a essere fastidiosi.»
«Ah sì?» domandò la ragazza, allungando una mano e prendendo fra le dita
una ciocca scura, carezzandola lieve: «Secondo me, ti stanno bene così,
completano perfettamente il tuo essere senza regole e assolutamente
disturbante per il prossimo.»
«Ti piacciono così lunghi?» le chiese Plagg, tirando lieve una ciocca di
capelli, che gli sfiorava le spalle: «Avrei pensato che eri più un tipo da
un taglio corto e pulito, come quello del successore della Tartaruga.»
«In effetti sì, ma tu non saresti il tipo.» mormorò Tikki, sorridendogli e
iniziando a camminare al suo fianco in silenzio, arrivando velocemente
alla vasca pubblica: Plagg posò il cesto per terra, iniziando a passare
gli utensili e le stoviglie alla giovane, che li lavò alacremente,
iniziando a creare una pila con quelli puliti.
«Ahia.» mormorò Plagg, indicando con un cenno del capo due guardie che
stavano avanzando verso di loro: «Ricorda, io sono stato con te tutta la
notte.»
«Nei tuoi sogni.» dichiarò la ragazza, alzando la testa e sorridendo ai
due militari: «Buongiorno e buona giornata.»
«Non avete sentito il richiamo?» domandò una delle due guardie, fissandoli
straniti: «I sette Gran Sacerdoti hanno convocato tutta la popolazione
alla piazza del Tempio.»
Mikko sedette con la schiena eretta, osservando la folla che riempiva la
piazza: come promessa del Gran Sacerdote dell’Ape aveva una posizione
elevata rispetto ai comuni cittadini; scoccò un’occhiata a sinistra,
osservando Flaffy parlare con Nooro e poi, poco più lontano, il suo
promesso che le sorrideva calorosamente.
Mikko cercò di abbozzare un sorriso, che subito si spense quando Abba, il
Gran Sacerdote dell’Ape, si voltò verso la popolazione: «Dovresti dirlo
che non vuoi sposarlo.» mormorò la voce seria di Wayzz, facendola
sussultare: la ragazza alzò lo sguardo, incontrando il serio allievo del
Gran Sacerdote della Tartaruga.
«E’ il promesso scelto dai miei genitori.» dichiarò Mikko, osservando il
giovane sedersi accanto a lei: «Non posso deluderli, anche se…» Si fermò,
scuotendo la testa e abbozzando un sorriso: «E tu, Wayzz? Sposerai di buon
grado la solitudine del tuo ruolo?»
«Siamo figli delle nostre tribù.» dichiarò il giovane, sorridendo: «Nella
tribù dell’Ape, il Gran Sacerdote sposa una giovane scelta dai suoi
genitori; nella tribù della Tartaruga, la stessa carica è accompagnata
dalla vita monastica.»
«In vero, siete l’unica tribù che ha abbracciato quello stile di vita per
i suoi Sacerdoti.»
«All’inizio anche la nostra tribù accettava il matrimonio per il suo
Sacerdote, ma poi hanno modificato quest’usanza poiché doveva trattarsi di
un uomo senza desideri terreni…»
Mikko annuì, tornando a osservare davanti a sé e sospirò: «Wayzz? Se ti
faccio una domanda, sarai sincero con me?»
«Sì.»
«Quanto è grave la situazione?»
«Molto.»
«Scoppierà una guerra?»
«E’ probabile.» mormorò il giovane, passandosi una mano fra i capelli
castani, inspirando e poi lasciando andare l’aria: «Gyrro mi ha chiesto di
trovare un rappresentante di ogni tribù, che si dichiari pronto a dare la
sua vita per un bene maggiore. E’ questo il punto a cui siamo.»
«Hai già un volontario per la mia tribù?»
«No, non ho ancora iniziato…»
«Mi offro io.»
«Mikko, no.»
«Qualsiasi cosa mi succederà, sarà sicuramente meglio che andare in sposa
a un uomo che non amo e che non mi ama. Mi hai detto tu di dire che non
voglio sposarlo, no?» dichiarò la ragazza, voltandosi e prendendo una mano
del giovane fra le sue: «Te lo chiedo con tutta me stessa, Wayzz, per la
tribù dell’Ape accetta me.»
«Mikko…»
«Tu sarai il rappresentante della tribù della Tartaruga, vero?»
«Sì.»
«Lo immaginavo.»
«Mikko, io non…»
«Non sto chiedendo la tua opinione. Ti sto dicendo di accettarmi per la
mia tribù.»
Plagg osservò le vesti colorate dei Sette Gran Sacerdoti: al centro, con
la tunica verde, c’era Gyrro, il Gran Sacerdote della Tartaruga e capo in
carica per quell’anno; alla sua destra Keemi, con la tunica rossa della
Coccinella; Zayrr della Farfalla e Thoos, il Gran Sacerdote della Volpe,
con le vesti arance. Alla sinistra di Gyrro, Plagg notò subito suo nonno
Lossa, con le vesti scure del popolo del Gatto; Abba dell’Ape, in netto
contrasto con l’abito giallo e, infine, Velleva del Pavone.
«Non si riuniscono mai tutti e sette.» commentò Tikki, guardandosi attorno
e stringendosi a lui: «A parte quando c’è il passaggio di potere da un
Gran Sacerdote all’altro.»
«Dev’essere successo qualcosa di grave.»
«Pensi centri…»
«Popolo di Daitya.» tuonò Gyrro, allungando le mani davanti a sé e
portando così il silenzio nella piazza antistante il tempio dei Sette Dei:
«Tutti voi avete visto la colonna di luce che ha illuminato la notte,
giorni or sono. Era qualcosa che tutti temevamo, ma che speravamo non
sarebbe mai successa: il monito dell’antico impero non è stato ascoltato
da Routo e quell’antica maledizione è stata usata nuovamente. Presto ci
sarà una guerra fra Routo e Daitya. Una guerra che, allo stato attuale
delle cose, perderemmo.» Gyrro si fermò, abbassando le mani e attendendo
che le parole dette afferrassero la mente di tutti; un lieve bisbigliare
iniziò a serpeggiare nella folla, finché il Gran Sacerdote prese
nuovamente parola: «Assieme agli altri Gran Sacerdoti abbiamo attuato un
piano: un’antica pratica ci è stata tramandata dall’Impero perduto,
qualcosa da usare solo in caso di pericolo e, mai come ora, abbiamo
attraversato un momento buio nella nostra storia. Per questo, per il bene
di tutti, vi chiedo di guardare nei vostri cuori e di trovare il coraggio
di alzarvi: uno solo per ogni tribù, una persona sola per il bene di
tutti. Questo vi chiedo, popolo di Daitya: un volontario per ogni tribù!»
Tikki inspirò profondamente, afferrando la mano di Plagg e stringendosi a
lui: «Da domani, per sette giorni, il mio allievo Wayzz cercherà fra voi
chi ha il coraggio di ergersi per il bene degli altri. Sette giorni, prima
che la nostra fine arrivi.» concluse Gyrro, voltandosi verso il suo
pupillo e fissandolo con orgoglio paterno.
«Wayzz della tribù della Tartaruga si offre volontario.» dichiarò il
giovane allievo, alzandosi in piedi e osservando il popolo di Daitya.
«Mikko della tribù dell’Ape si offre volontaria.» lo imitò Mikko,
scoccando un’occhiata ad Abba e trovandolo a bocca aperta: sorpreso e
sconvolto; la ragazza socchiuse gli occhi, scuotendo la testa e tornando a
fissare davanti a sé.
Aveva deciso.
Quello sarebbe stato il suo destino.
Plagg osservò tutto, portandosi una mano alla bocca e scuotendo la testa:
«Qualsiasi cosa hanno in mente di fare, non penso che quei poveracci
torneranno indietro.»
«Non hai intenzione di candidarti, vero?»
Il giovane si voltò, incontrando lo sguardo preoccupato di Tikki e
sorrise: «Ti pare che vado a fare qualcosa da cui so che non tornerò più,
proprio adesso che hai finalmente accettato il nostro fidanzamento?» le
domandò, chinandosi e sfiorandole le labbra con le proprie: «Non ti
lascerò, Tikki. E tu? Hai intenzione di candidarti come Mikko per sfuggire
al nostro matrimonio?» La rossa scosse il capo, abbozzando un sorriso:
«Bene, a quanto pare per le tribù della Coccinella e del Gatto dovranno
trovare altri idioti.» dichiarò spavaldo Plagg, passandole un braccio
sulle spalle e attirandola verso di sé.